Per favore, ditegli che...

juve stemmaIn attesa di altri nuovi arrivi e salutando gli ultimi acquisti della Juventus, vorrei avere il piacere di scrivere due righe per dare il nostro personale ma, spero, condivisibile benvenuto a tutti coloro che vestiranno nel prossimo futuro e negli anni a venire la casacca a strisce verticali bianche e nere, di quella squadra che ha riempito la bacheca con decine e decine di trofei nazionali ed internazionali vinti con merito e classe, tanto da dover aprire un museo per contenerli tutti. Ogni tanto, durante la fase onirica del giorno, quando cioè un essere umano dovrebbe lasciare spazio ai propri sogni, ambizioni e, perché no, illusioni, mi capita di pensare alla mia (o meglio, nostra) Juve… Che emozione sarebbe poter vestire quei colori, scendere a giocare sui più gloriosi campi del mondo e senza nemmeno volere un euro in cambio… Ed è allora che penso ai fortunati campioni che, invece, questa chance ce l’hanno per davvero: tuttavia, in un calcio sempre più dominato dagli interessi economici e pubblicitari, la magia e l’epica di questo mondo di eroi piano piano stanno svanendo. E la Vecchia Signora non fa eccezione. Eppure, non riesco a non pensare che i pochi eletti, selezionati a vestire la maglia bianconera, non sentano qualcosa di più di un semplice contratto, di una mera firma con annesso acquisto di casa a Torino e incombenze varie. Insomma, non è un lavoro come gli altri: già di per sé il mestiere del calciatore è per pochi privilegiati…quello di vestire la maglia della Juve è un onore, un’opportunità, il peso di una possibile gloria immortale. Come si fa a non pensarci?

E allora, chiedo un favore a chi dovrà passare la penna al neo-acquisto di turno per la chiusura dell’accordo: che quel momento non sia solo la fine di un'estenuante trattativa, ma l’inizio di un’avventura lunga 115 anni; che la firma non sia solo la certezza di una sistemazione economica: anche gli altri possono offrire quei soldi. Ma solo la Juve regala, senza volere alcun denaro in cambio, certe emozioni e certe possibilità. Chi non vuole accettare, resti dov’è.

Ditegli che venire alla Juve significa amarla, alla follia, e fare di tutto per lei. Non avete idea di cosa si potrebbe avere in cambio da noi tifosi, non avete idea di cosa succederà quando alzerete le prossime coppe.

Ditegli che venire alla Juve vuol dire giocare contro i più forti: ma se avrà consapevolezza della maglia che sta per indossare, saprà che nessuno è più forte di lui. I suoi occhi dovranno essere un monito per gli avversari da quando entrerà nello stadio fino a quando metterà piede nella doccia.

Ditegli che venire alla Juve è anche portare con sé una storia lunga, in alcuni momenti sarà un peso, ma sempre un onore che forse ora non può ancora capire: molti club hanno un passato memorabile, è vero. Ma quanti possono vantare Charles, Sivori e Boniperti, Platini, Zidane e Del Piero, leggende viventi del calcio e dello sport mondiale?

Ditegli che parte della storia bianconera si è trasformata in una storia azzurra: elencate ai nuovi arrivi i giocatori che militavano nella nostra Nazionale negli anni in cui si vinsero titoli mondiali, europei ed olimpici. Nessun’altra squadra di club ha fornito tanti campioni alla Nazionale italiana di calcio, una delle più vittoriose e forti del pianeta.

Non dimenticate di dire di quella notte, che molti si ricorderanno meglio di me, ma di cui bastano le immagini per mettere i brividi. E che solo dei coglioni possono godere nel vedere certe cose.

Ma ditegli anche della notte di Roma del 1996, dove davvero si potè esultare senza un groppo in gola, finalmente, dopo troppe finali perse e tanti momenti amari. Come quelle volte che dei signori veri ti lasciano per sempre per colpa di un destino beffardo: chi aveva scritto, con umiltà, correttezza e dedizione, pagine memorabili del calcio mondiale e chi le stava per incominciare. Ho rimosso la notte dell’Heysel, ma non la figura di Gaetano Scirea, peraltro idolo di mio padre; e non dimenticherò quando una mattina appresi dai telegiornali della sconfitta del povero Andrea Fortunato contro una malattia che sembrava volgesse al termine. I vostri gol, cari neo-acquisti, dedicateli anche a loro.

E ditegli di altri due anziani fratelli, scomparsi non più di 10 anni or sono, che cambiarono l’Italia rendendo il nostro paese uno dei primi al mondo: due assoluti campioni di intelligenza e di stile, con il bianconero nel DNA; non è facile perdere, ma vincere, spesso è ancora più difficile. E come vincevano loro, beh, non c’erano paragoni.

Ditegli che se oggi la Juve non è in Champions League e sta scivolando giù nel ranking UEFA, la colpa sarà di chi volete voi, ma tutto parte da quel maledetto 2006; dite loro che la Juve, in quella stagione, aveva questi panchinari: Abbiati, Chimenti, Birindelli, Chiellini, Balzaretti, Criscito, Zebina, Blasi, Marchisio, Del Piero, Mutu, Olivera, Zalayeta… La maggior parte di questi giocatori è titolare inamovibile nella sua attuale squadra, ed è nel giro delle rispettive Nazionali. Volete che elenchi gli altri 11 che scendevano solitamente in campo? Non ce la faccio a non farlo (e mi scuso con il capitano, messo in panca dal mister Capello, non dal sottoscritto): Buffon Pessotto Cannavaro Thuram Zambrotta Emerson Vieira Camoranesi Nedved Ibrahimovic Trezeguet. Pazzesco che questa squadra sia finita in serie B…

Ah, ditegli come è arrivata la serie B: dite che le telefonate di Moggi, sbattute illegalmente sui giornali, non costituivano un illecito sportivo, che l’illecito per cui è stata punita la Juve era inesistente nel Codice di Giustizia Sportiva in vigore; spiegate che una società come la Juve, con una tale storia, un evidente movimento economico e di immagine per l’intero calcio italiano è stata sbattuta in serie B nel giro di 15 giorni, dopo aver ascoltato le 50 telefonate degli imputati… Peccato che le altre 179.950 telefonate circa fossero state scartate dagli inquirenti!

E dite che di onesto, in questo mondo, c’è solo l’amore per la maglia che si indossa: perché tra quelle intercettazioni ce n’erano di ben peggiori rispetto a quelle attribuite ai dirigenti juventini. Chi ha vinto gli scudetti italiani degli ultimi anni, nessuno escluso, ha davvero commesso illeciti negli anni precedenti al 2006. Talmente tanti che non mi va di descriverli tutti: passaporto falso del giocatore Recoba, che ha patteggiato sei mesi di reclusione, pedinamenti di calciatori, arbitri e dirigenti, telefonate ai direttori di gara ed ai loro assistenti (“glielo dico che sei un nostro uomo”, “il numero uno degli arbitri”…), plusvalenze fittizie tra le milanesi e le romane, che tanto si odiano, ma il loro è un matrimonio d’interessi…

Ma noi, e questo è da dire, da far capire attentamente, siamo i “ladri”, noi siamo i “dopati”: peccato che le accuse siano sempre a carico nostro, d’altronde noi juventini sappiamo solo RUBARE. Sta di fatto che mi è capitato di leggere la definizione di “rubare”: 'prendere di nascosto o con la forza qualcosa che è di altri, sottrarlo illecitamente'. Orbene, se una cosa è in possesso di qualcuno e la sottrai è rubare! E quindi, di grazia, una partita è rubata se, una volta acquisito il risultato, ti sottraggo i 3 punti; allo stesso modo, un campionato è rubato se al club Campione d’Italia sottrai lo scudetto già vinto… Chi sarebbero, dunque, i ladri?

Perché non mi è chiara una cosa: nel 2002 il ladro chi era? Questa persona qui? Dite a chi arriva che lo troveranno in panchina, ma in quella giornata indimenticabile per tutti i tifosi d’Italia, lui c’era, sul campo, per vincere, sul campo, l’ennesimo scudetto. Capite cosa significa o no?

Preparate un video, ditegli queste cose quando e come volete. Ma il messaggio deve arrivare in testa a tutti! Basta parole al vento senza i fatti, basta scenate in mezzo al campo e, soprattutto, basta scoraggiarsi quando si prende un gol: tu sei la Juve, le partite durano 90 minuti più recupero, supplementari e rigori, il campionato finisce all’ultimo secondo dell’ultima giornata e le coppe si alzano se si arriva in finale e le si vince!
Sono convinto che ci siano persone, anche e soprattutto all’interno della stessa società, che sanno meglio di noi cosa dire a chi arriva, ma per leggere questo articolo bastano 10 minuti. Dieci minuti che possono valere l’intero investimento e l’intero ingaggio; e non sottovalutate queste parole, che saranno emozioni di un tifoso, ma che non dovrebbero mai più lasciare chi vestirà o avrà indossato la maglia della Juve.