Chi di intercettazione fiorisce, di intercettazione perisce

intercettazoniIn questi anni, dal dopo Calciopoli in poi, abbiamo riso e ci siamo divertiti abbastanza a leggere, ma soprattutto ad ascoltare, una pletora di personaggi puntare il dito contro Luciano Moggi. Si sono divertiti a coniare, o quantomeno ad attribuire, nomignoli da affibbiare al ex D.G. della Juventus pre 2006. Una sottile ironia sulla "fortuna" pallonara di Luciano Moggi ma, contemporaneamente e volontariamente, un accostamento alla figura che nel tempo, gli addetti ai lavori, soprattutto giornalisti, hanno ritagliato e appiccicato ad un protagonista indiscusso del calcio italiano dal 1970 fino ai giorni nostri usando un eloquente nomignolo: Lucky Luciano.

Per chi ancora non lo sapesse, Salvatore "Lucky" Luciano Lucania è un emigrante siciliano che, partendo dal nulla, è arrivato a capo di una delle più potenti famiglie mafiose italo-americane, i Genovese, restandone Boss indiscusso dal 1931 al 1946. Ora, seppur con le dovute differenze, quale miglior appellativo avrebbe potuto essere usato per sottintendere, per alludere, per insinuare che la fortuna di Moggi esiste, subdolamente sottolineandone il perché? Che poi a Moggi, istrione e sornione, forse non dispiaceva neppure tanto, anzi, contribuiva a creare nell'immaginario collettivo quella sensazione del "Non ti preoccupare, ci penso io".

Siete mai riusciti a contare in quanti millantino, o abbiano millantato in passato, ma anche oggi, per ovvi e differenti motivi, la conoscenza o l'amicizia di Luciano Moggi? Una serie infinita delle più disparate categorie: procuratori, tifosi più o meno VIP, allenatori, giocatori, telecronisti, politici e soprattutto giornalisti, proprio loro, i giornalisti. Il passo è breve, soprattutto per loro, passare da amicizia a conoscenza e viceversa a seconda delle stagioni, far passare uno scambio di favori, sport nazionale italiano, per un profondo legame o, al contrario e se conviene, come una semplice e innocente cortesia. Ma cosa volevano costoro da Lucky Luciano Moggi? Vallo a capire, intanto però fino al 2006 le grazie del D.G. di una delle squadre più forti e riconosciute al mondo facevano comodo a loro tanto, giusto per essere chiari, quanto anche a lui faceva comodo averli intorno, perché i buoni rapporti e soprattutto la buona stampa servono, lo si è visto. Perché per "loro" avere notizie di prima mano sulla Juventus non era facile a quei tempi, ottenere in esclusiva una notizia sulla Juventus era cosa ambita, molto ambita, ricevere una maglietta firmata di Nedved, Zidane o di Del Piero era un onore, intervistare i giocatori della Juventus, soprattutto alcuni, non era cosa per tutti. Va a finire che Mourinho aveva ragione parlando di "prostituzione intellettuale".

Tutto qui? No, non è tutto qui. C'è anche, come abbiamo sentito nelle varie ed innumerevoli intercettazioni l'aspetto ludico della vicenda, perché con il calcio, ricordiamocelo, ci si diverte anche: i biglietti per la partita. Magari i biglietti per "la" partita, quelli introvabili, quelli che nemmeno i bagarini, quelli che 1.000 euro non bastavano o quelli della tribuna VIP. Biglietti per amici importanti, biglietti che magari servivano da scambio per ottenere altri favori personali, biglietti che grazie a Moggi (ma mica solo lui) e grazie alla sua millantata "amicizia" potevano essere facilmente ottenuti. Questuanti in fila come fedeli alla comunione, una sfilza di personaggi, chi con la tessera di partito, chi con la bandierina sventolante o il fischietto in bocca, chi con la Bic sull'orecchio o il lap top nella borsa elemosinavano, e pregavano per ottenere il magico tagliando.

Gli stessi personaggi che, poggiandosi su intercettazioni parziali, illegalmente divulgate, intercettazioni personali, private e, una volta ascoltate, destabilizzanti, oltre che della situazione lavorativa dei protagonisti, anche della sfera dei loro affetti personali, poco dopo aver ottenuto quanto bramavano, testimoniavano "un po' così" o scrivevano di quel bastardo di "Lucky" Luciano Moggi e perché no, anche di suo figlio. Quegli stessi personaggi che, approfittando di intercettazioni vigliacche, subdole e supine, mirate a distruggere invece che a fare chiarezza, intercettazioni che determinano la differenza tra un Santo e un diavolo, il giorno prima elemosinavano e il giorno dopo scrivevano "Lo sapevo", "Ecco perché" "Lo conoscevo solo perché ci dovevo lavorare". Magari lo scrivevano nella penombra di una mail privata, lo dicevano da un cellulare non intercettato o lontano da orecchie indiscrete. Pochi, davvero pochi, coloro che invece conoscevano davvero Moggi e potevano parlarne anche male, se solo avessero voluto, o se solo fosse stato vero, mi viene in mente Tosatti. Il resto? Giudicateli voi, per me sono e restano conigli. Senza prova alcuna, parlano e stra-parlano, scrivono e stra-scrivono, perché "lo conoscevano", mentre invece avevano solo chiesto un obolo.

Continuerò a divertirmi, magari scrivendo a qualche giornalista, di quelli seri eh, sia chiaro, di "scoop" per sentito dire, o di rivelazioni eclatanti perché io... Io lo conosco Moggi, una volta mi ha fatto un autografo sul mio libro (Che fine ha fatto la Juve n.d.r.), per poi ricordare a questi trasparenti commentatori che sono informazioni private, e il privato resta tale. Continuerò a scrivere perché io so ma non posso dirvelo, anche se per i nostri lettori magari uno strappo si potrebbe anche fare. Facciamo così, mandatemi la mail privata e vi prometto che, grazie alle mie amicizie, vi svelerò segreti che non potete sapere, ma che dovrete portare nella tomba per sempre con voi perché, in fondo in fondo, un po' coniglio lo sono anche io. Vi giuro, me lo hanno scritto, privatamente.