Andrea Agnelli mi piace, ma...

andrea agnelliCome juventino di Torino, ho gioito anch'io, e molto, all'arrivo di Andrea alla guida della Juve. E’ uno di noi, è cresciuto a pane e Juve, porta il cognome giusto, è il figlio del Dottor Umberto, è sempre stato molto vicino a Giraudo e alla Triade... addirittura, si ipotizza che Calciopoli sia stata concepita (nell'ambito di una sorta di faida famigliare) anche per limitare la sua ascesa all'interno del gruppo.
Ora però, ad un anno di distanza dal suo insediamento alla presidenza, credo che tutto ciò cominci a non bastarci più: è tempo che la fiducia che un po' tutti gli abbiamo concesso venga ulteriormente alimentata da fatti nuovi.

Intendiamoci, a me piace il modo nel quale Andrea gestisce la propria comunicazione verso l'esterno. Uno stile discreto, quasi "sabaudo", con poche apparizioni pubbliche (quasi mai inutili o fuori luogo), con molto lavoro dietro le quinte. Anzi, auspicherei che questa sobrietà comunicativa venisse estesa a un po' tutto il mondo Juventus, ai dirigenti e, in particolare, ai giocatori.
Si parla troppo, troppo presenzialismo: la ricetta dovrebbe prevedere meno parole inutili e più fatti, più lavoro, magari in silenzio, secondo la consolidata tradizione dello "Stile Juventus". Vedremo: le scelte per la prossima stagione sembrano andare nella direzione giusta (Conte, Pirlo). Confido che si raggiunga almeno questo, come primo risultato: il ritorno ad una Juve che parla sul campo, e non fuori.

Su Calciopoli, Andrea Agnelli ha detto in quest'anno cose importanti.
Il 27 ottobre: "Non appena sarà dimostrata la correttezza dell'operato dei vecchi dirigenti, lavoreremo per revoche, restituzioni e risarcimenti"; l'11 dicembre: "Aspettiamo la conclusione del procedimento, nel caso in cui verrà accertata la correttezza dell’operato della società considereremo eventuali azioni per la riassegnazione dei titoli"; il 15 dicembre: "In cuor mio tutti sanno cosa penso di Calciopoli, e cioè che è stato un procedimento ridicolo"; il 22 maggio: "Se la Figc ci mette più di un anno per rispondere al nostro esposto, allora forse non ha la coscienza troppo pulita".
In questi giorni, Andrea ha inoltre precisato che sul tema "ci sono delle strategie che porteranno avanti gli avvocati". Sono d'accordo, in linea di massima, ma con qualche distinguo.
E' bene che gli avvocati siano pronti a portare avanti le strategie, ma è altrettanto importante è che dietro queste strategie ci sia una fame di risultati, di verità, di giustizia. Dato che la Figc la sta tirando per le lunghe, bisogna decidere da che parte stare: o si subisce passivamente tutto quello che si sta subendo in una posizione debole (quindi colpevole, agli occhi degli altri), o si prende in mano la situazione, pretendendo giustizia, dettando i tempi ed eventualmente prendendo poi la strada dei tribunali extra-calcistici.
Cinque anni fa, in occasione di Calciopoli, la società ha scelto di scaricare i propri dirigenti e abbandonarli ai rispettivi destini. Gli effetti nefasti di quella scelta si sentono e si sentiranno per chissà quanto tempo ancora. Perdita di competenze, perdita di immagine, perdita di competitività, perdite finanziarie. E' un circolo vizioso dal quale bisogna cominciare ad uscire. Occorre prendere in mano la situazione e abbandonare l'attendismo e i tentennamenti.
Già oggi non occorrono né sentenze né altro per richiedere l'applicazione dell’Art. 39 del Codice di Giustizia Sportiva e avviare la revisione dei processi: i fatti nuovi ci sono, e si conoscono già dall'aprile 2010 (pubblicazione delle prime intercettazioni "sfuggite"), con l’evidente coinvolgimento di molti altri soggetti, che (se accertato a suo tempo) avrebbe radicalmente modificato il quadro sanzionatorio e l'esito stesso dei processi sportivi.

Importante e in parte condivisibile anche l'ulteriore precisazione sull'argomento: "Ma andare fuori e urlare tutti i giorni non ci sposta più di tanto".
Andrea non vuole urlare ogni giorno? Ok, è giusto che non lo faccia ogni giorno, ma su questo almeno ogni tanto è necessario che si faccia sentire: buona parte della tifoseria manifesta grande disagio (e grande rabbia) per quanto avvenuto nel 2006, sensazioni che aumentano in funzione di quanto è emerso e accaduto al processo penale di Napoli. Non ci si può limitare a qualche frecciatina occasionale verso la Figc o verso l'Inter. Calciopoli è stato ed è soprattutto un fenomeno mediatico, costruito creando una sorta di pensiero nazionalpopolare per far passare l'idea della colpevolezza juventina, peraltro inesistente e mai provata. Ancora oggi, molti media continuano a riportare le notizie dei processi solo in chiave colpevolista, ignorando il resto (cioè praticamente tutto).
Inoltre, il nuovo scandalo delle scommesse potrebbe relegare in secondo piano Calciopoli: vende di più, desta oggi un maggior interesse presso il pubblico. Credo sia facile ipotizzare che potrebbe tenere impegnata per molto la Procura federale, fornendole ottimi motivi per far trascorrere altro tempo. Più in generale, mi aspetto una nuova ondata giustizialista e un nuovo sentimento popolare fondato sul finto moralismo e sulla voglia di mostri da sbattere in prima pagina.
Ma anche richieste di pena, istanze di ricusazione, proposte di radiazione ad hoc sono tutti elementi che possono contribuire a distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dal tema principale: la giustizia su Calciopoli
Diventa inevitabile, e sempre più urgente, rispondere con fermezza anche a questa offensiva mediatica, pretendendo che sulla questione venga diffusa un'informazione più corretta e completa. Quello di continuare semplicemente a vigilare (e nel contempo a tacere) rischia di diventare un atteggiamento perdente, anche agli occhi della tifoseria. Un cambio di marcia a questo punto è auspicabile, oltre ad essere quanto mai necessario e indifferibile.
Fermo restando che non è necessario urlare: siamo juventini e non amiamo certo urlare. Ma le parole giuste, a volte, basta saperle dire: non serve urlarle.

Parlando della contestazione a società e squadra, è ovvio che, quando le cose vanno male e c'è frustrazione, i tifosi contestano. Ed è altrettanto ovvio che non è possibile contestare sempre tutto ed il contrario di tutto. E' giusto sottolineare (così come fatto di recente da Andrea) che, se tra le mura amiche arrivano spesso fischi ed insulti, certi giocatori non sono sereni e non scendono in campo tranquilli: ed è giusto chiedere che i tifosi siano più vicini alla società e alla squadra e la sostengano… ma questo è sempre accaduto, anche negli ultimi cinque anni, periodo nel quale i tifosi non hanno certo fatto mancare il loro sostegno.
Forse oggi molti tra i tifosi si stanno semplicemente un po' stancando. Stancando di sentirsi soli nel difendere la Juve, di non sentirla quasi mai difesa da chi dovrebbe farlo più di ogni altro, cioè la società stessa.
Per ottenere il riavvicinamento dei tifosi alla società, è necessario che Andrea avvicini la società ai tifosi: non può essere una richiesta unilaterale. I fischi fanno male, certo. Ma il silenzio della società, ogni volta che il nome Juventus viene insultato, umiliato, calunniato negli stadi, in tv, sulla stampa... quel silenzio fa più male di quanto non ne facciano i fischi dei tifosi durante il riscaldamento.

Forte, e ribadito anche di recente, il richiamo di Andrea Agnelli all'importanza di non dividerci, di essere uniti. Forte e chiaro.
E legittimo... anche se è difficile avere una percezione comune della nostra identità: quando la stessa viene calpestata pubblicamente ogni giorno dai media senza che nessuno la difenda, non c'è unità che tenga. Non è agevole riconoscersi in una società che si lascia accusare di ogni nefandezza, praticamente senza reagire.
La Juve che conosco io reagisce vincendo sul campo... e, di fronte alle basse insinuazioni (peraltro presenti anche in passato), reagisce con silenzi stampa, con comunicati forti e ben indirizzati, e/o negando la presenza di giocatori a trasmissioni televisive. In maniera civile, ma con fermezza... in maniera civile, ma reagisce.
E' bene che la Juve cominci (ovvero riprenda) a farsi valere in tutti i settori: sul campo, sul mercato, nei tribunali, nei media, nelle stanze del potere.
Credo tocchi soprattutto ad Andrea Agnelli unificare i tifosi in nome della bandiera bianconera... e, più ancora, in nome dell'onore, della verità e della giustizia.
Forza, Andrea!