Nessun dorma

andreaCi avevo sperato. E tanto. Quel 28 aprile 2010, ero davvero di buon umore nel sapere che Andrea Agnelli sarebbe diventato Presidente della Juventus. E si rincorrevano i pensieri e le riflessioni degli ultimi quattro anni: la vicinanza alla Triade e in particolar modo a Giraudo, l’essere progenie di cotale padre, il distacco dalla sua amata Juventus per quattro lunghi anni, il rapporto col cugino e con la Famiglia. Poi dinanzi ai miei occhi si è profilato un repulisti generale: dall’area tecnica, allo staff medico, alla comunicazione. Un solo dubbio: Blanc rimane. Sì vabbè rimane… E poi l’esposto: si richiede di togliere il cartone e parità di trattamento. Sembrava passato un abisso, forse la Juve iniziava a difendersi. Ero rimasto persino stranito dalla dichiarazione di “Mr. 400 milioni nel cricket” in risposta al petroliere ecologista in quel di Villar Perosa, nel mezzo di una campagna acquisti estiva non molto esaltante. E poi l’assemblea degli azionisti (dove Blanc c’era, anche se una volta fatto lo stadio se ne andrà…), la dichiarazione di stima a Luciano Moggi e la rivendicazione degli scudetti con l’ipotesi di revisione dei processi-farsa sportivi di quattro anni fa. Mi sono detto: vuoi vedere che ci siamo? Cobolli, il Manzoni, i valori di Facchetti mi sembravano incubi lontani. Poi ecco gennaio con una Juve che sul campo dava segnali positivi e Marotta prendeva Toni e Barzagli (e per fortuna anche Matri). E allora la dilatazione temporale si è ristretta, Marotta assomigliava sempre di più a Secco e forse forse mi sono anche riuscito a spiegare l’immancabile presenza di Blanc. New Holland era e New Holland è.
Negli ultimi tempi mi sono beccato tante critiche da tifosi juventini rancorosi e arrabbiati come me, i quali sostenevano che fossi troppo buono con Andrea Agnelli e che in fondo la differenza con chi l’aveva preceduto non era poi molta. Sia sul campo che in tribunale. Io sostengo semplicemente che lui ha dato una scadenza: la sentenza di primo grado a Napoli. E io voglio crederci, quella è anche la mia scadenza personale. Però devo ammettere che l’immobilismo in corso Galfer è ancora presente. La Juventus F.C. (o quel che ne rimane) in questo momento non può non tenere conto dell’aspetto mediatico della questione Farsopoli. Anche se ormai la farsa è stata svelata, in troppi ancora si permettono di insinuare panzane sulla Juventus e sulla sua storia senza sapere nulla sul processo di Napoli.
Presidente, se lo ricorda come ci hanno illegalmente mandato in B? Hanno dovuto creare un “pensiero unico” nazionalpopolare per provare la nostra colpevolezza perché illeciti non ne hanno mai trovati. Ci hanno sbattuto in B, distrutto una squadra, una società, una Storia. E che Storia. Hanno autorizzato qualsiasi beota ubriacone di un qualsiasi bar italiano a offenderci e denigrarci. Ed è stata la New Holland a fare questo. “Ancora a parlare siete voi juventini! Il vostro avvocato ha chiesto la B!” E non voglio parlare del ricorso al Tar, vero e definitivo de profundis della nostra gloriosa storia. Presidente, Lei nel corso dell’assemblea azionisti aveva parlato di come Calciopoli rappresenti quasi uno “spartiacque” nella storia della Juventus, quasi stigmatizzando questo atteggiamento. E beh, piaccia o non piaccia, deve prendere atto di questa cosa. Le dirò di più, Calciopoli è stato il momento in cui si è attaccata la spina alla Juventus. Cinque anni di stato comatoso, difficili da digerire. Pensi cosa può pensare un semplice tifoso innamorato proprio come Lei di fronte alle cose incredibili uscite dal processo di Napoli. Rabbia, sdegno, frustrazione. Distrutti dall’invidia degli avversari. E basta. Però sa, siccome in Italia non è che freghi più di tanto a nessuno della giustizia, del bene comune e dei diritti degli altri, va a finire che l’invidia degli avversari penetra lassù, ai piani alti, negli stessi potentati che tengono a proprio piacimento in mano la vita di milioni di persone che forse, nella loro innocenza, ancora si illudono di essere “cittadini”. Gli stessi che hanno creato Farsopoli. E allora mi spiega come si fa (se si ha la volontà di farlo) a far valere i propri diritti, su un argomento così facile ad essere distorto, se non si ci “arma” a puntino? Nessuno Le chiede di fare la guerra alla FIGC, Presidente, o di violare la clausola compromissoria (anche se sarebbe doveroso). Io Le chiedo di farsi intervistare come ha già fatto e ripetere pochi ma chiari concetti: ”La fase dibattimentale a Napoli ci sta dando conferma della correttezza dell’operato della società negli anni contestati. So che in un momento delicato come può essere questo, di attesa della decisione sulla ricusazione del giudice Casoria, i toni devono essere bassi, ma ho dato mandato ai legali della società di preparare la richiesta di revisione dei processi sportivi del 2006. La Juventus farà ricorso all’art. 39 del C.G.S. indipendentemente dal fatto che a Napoli ci sia o meno la sentenza di primo grado”. E in attesa di sapere qualcosa da Napoli, dovrebbe invitare i media (La Stampa e i giornali del gruppo RCS, oltre alle principali emittenti televisive) a diffondere una corretta informazione sulla questione e ad organizzare dibattiti dove siano presenti la parte juventina e la parte colpevolista, per spiegare il perché la Juve abbia preso questa decisione. Senza un po’ di potere mediatico non si va da nessuna parte, caro Presidente. Ed è ancor di più inaccettabile il silenzio su questi argomenti del canale tematico, unico piccolo strumento di diffusione juventina. Non è con qualche dichiarazione con cadenza mensile che si combatte una battaglia come la nostra, Presidente, bisogna farsi sentire. Ancor di più se si ha ragione. Penso che chi ha creato tutto questo casino aveva un solo obiettivo: distruggere la Juventinità, l’orgoglio gobbo. Ebbene ci stanno riuscendo. Ne vedo molti, troppi, che sono disillusi, abbattuti, c’è chi non vede neanche più la partita. Se la Juventus ci tiene un minimo ai suoi tifosi, deve promuovere la diffusione di una corretta informazione su Calciopoli, non ci bastano più le sentenze di primo grado senza opportuna copertura mediatica. E io nonostante tutto ci credo. Io credo ancora in Andrea Agnelli e spero possa agire di concerto con le mie idee. Nel caso in cui non fosse così, Presidente, avrei un altro consiglio che potrebbe apprezzare anche Suo cugino: dichiaratela morta nel 2006 e cambiatele nome e maglia. Per i colori sociali si potrebbe prendere spunto dal logo di Exor, così, tanto per gradire.