Quell'oggetto speculativo che chiamiamo Juve

agnelli vaderetroSapete che cos’è oggi la Juventus? La Juventus è come la par condicio, come il contraddittorio, il buon governo o il bene comune. Se volete, come la pace nel mondo, l’evoluzione dell’uomo, i tagli alle tasse e le creme antirughe. Ciò che una volta era una società sportiva con oltre cento anni di onorata storia è ora un realtà meta-esistente, un oggetto la cui descrizione e definizione sono più importanti dell’oggetto stesso. A dirla col filosofo, un ente la cui realtà teoretica ha superato, negli effetti, quella sostanziale.
La Juventus, come le cose elencate sopra, si è gradualmente ridotta a semplice oggetto speculativo, per poi trasformarsi in una redditizia utilità intorno alla quale dibattere e congetturare. Parlare, scrivere e discutere della cara Vecchia Goeba è attualmente un esercizio a tutti gli effetti conveniente, dal quale è possibile ricavare vantaggi di ogni tipo.
La Juve serve soprattutto ai giornali: alla Gazzetta, che - nonostante i tempi - si concede periodici titoloni, conditi da fantasiose promesse di rilancio (senza tralasciare attentissimi approfondimenti su ogni nuovo risvolto processuale), al Corsport che fa orecchie da mercante sui favori alla Roma, ma che si fa mercante di orecchie alla prima ingiusta rimessa laterale per la Juventus. Fa comodo soprattutto a Tuttosport che, ancora una volta, capeggia una caccia al colpevole in cui già si conosce il bersaglio: messo in croce Ranieri, ammazzato Ferrara, ora è il turno di Del Neri. Per carità, nessuna lancia spezzata per quest’ultimo, ma pare assurdo che ora si cerchi di far passare Vialli (non allena da nove anni…) come colui che verrà a capo del busillis, mentre carichi di terra bruciata cascano in continuazione ai piedi del tecnico di Aquileia: per il quotidiano torinese il tifoso juventino è stanco di questa presenza in panchina, al punto da manifestare la propria impazienza attraverso gruppi Facebook e iniziative in rete che ne propizino la più solerte cacciata. Strano come ci si sia immediatamente accorti di questa novità, mentre non un font è stato sprecato per dar conto della pletora sanguinante di realtà on line, petizioni, raccolte di firme e maledizioni assortite che da cinque anni a questa parte vengono “dedicate” alla Casa Madre, con la sua corte di Elkann, Montezemolo, Grande Stevens, Blanc, Gabetti e compagnia di giro.
La Vecchia Signora, a conti fatti, è davvero un bene comune. E’ la scappatoia ideale per chi desidera giustificare i propri insuccessi, fa comodo a radio e televisioni che, senza opposizione alcuna, ne hanno fatto un Ettore attaccato al carro, un cadavere straziato da mostrarsi nudo, affinché venga ancor più umiliato e offeso. Serve anche agli avversari, per riempirsi la bocca, per augurare tempi migliori, per captar benevolenze inneggiando ad un (generico) glorioso passato. E’ utile agli operatori di mercato, che giornalmente azionano il frullatore dei sogni e delle promesse, e agli opinionisti, per andare di studio in studio, giacca-cravatta-microfono a blaterare le solite banalità su arbitri sequestrati, schede telefoniche, ammonizioni mirate e fili tirati che manco il teatro dei Pupi. E’ perfetta per ex calciatori in cerca di lavoro, per i predatori di prebende e per chi – al diavolo il masochismo! – si atteggia a gran signore della non-polemica e del laissez-faire, quando di fronte ha gli eserciti schierati per l’esecuzione.
Di questo passo è solo questione di tempo. Prima o poi, chiuso il ciclo e sfogati gli animi, arriveranno anche la tenerezza, le pacche sulle spalle e la comprensione. All’odio si sostituirà l’indulgenza e anche l’ultima utilità sarà raggiunta: dotare il nuovo calcio pulito di quel briciolino di umanità che proprio gli mancava. A quel punto ci avranno definitivamente ammazzato.