La Juventus non è in vendita

John ElkannAbbiamo ricevuto una mail ed un articolo, con un interessate punto di vista, dal nostro lettore Giorgio, un servitore dello Stato in pensione . Giorgio ci ha autorizzato a pubblicarlo, cosa che facciamo volentieri, firmandolo con il suo nick “Il Martinello”.


Leggo da più parti continue invocazioni alla attuale proprietà (IFIL/ELKANN) di vendere la Juventus a qualcuno che abbia voglia e possibilità di investire nella squadra e riportarla così ai fasti che si merita.
Anche io sono dell’idea che gli attuali proprietari della squadra bianconera non hanno nessuna voglia di continuare il loro rapporto con un soggetto economico (tale è considerata da loro la Juve) fondamentalmente ingombrante e scarsamente in sinergia con le attività strategiche del gruppo a cui bene o male è legato. Pertanto ho sempre sperato che questo distacco sia inevitabile e che prima o poi arrivi a consumarsi. Purtroppo, allo stato dei fatti:

1 – Murdoch, il più gettonato dai tifosi juventini, non credo abbia mai pensato di acquistare una squadra di calcio italiana. Ci aveva provato con il Manchester Utd. ma è stato respinto dall’antitrust inglese. In Italia, da questo punto di vista, non avrebbe dovuto avere problemi dal momento che le autorità economiche italiane non hanno mai trovato niente da dire per analoghe situazioni al cospetto delle quali le sue incompatibilità con lo Utd. sarebbero state quisquiglie. Ma ci sono altri argomenti che evidentemente sconsigliano il sig. Murdoch ad immischiarsi nella gestione diretta del calcio italiano ove, non a caso, imperversa il suo più importante alter ego che, fra l’altro, domina non solo le televisioni e l’economica italiana ma anche la politica. È evidente che una contrapposizione con un simile personaggio sarebbe destinata ad un fallimento annunciato.

2 – Giraudo, col ramo per così dire cadetto della famiglia Agnelli, aveva operato con argomenti seri e consistenti per realizzare il progetto di affrancare la Juventus dalla Fiat. Ma anche lui è stato respinto con perdite e per molti non è chiaro ancora capire perché e da chi. La versione più accreditata, confermata in modo assolutamente esplicito da Blatter, è quella che a volerlo far fuori sia stato Montezemolo col suo entourage il quale non aveva avuto nessuna difficoltà a tacitare il barlume di juventinità rimasto nel cuore dei nipoti dell’Avvocato e aveva così potuto con una fava acchiappare non so quanti piccioni: liberarsi di personaggi scomodi, sdebitarsi con qualche amico, accrescere i propri meriti nei confronti di certi poteri istituzionali ecc..

3 – Qualcuno ha anche vagheggiato che all’acquisto della Juventus potesse essere interessata la Warner Bros o non so quali altri soggetti economici di rilevanza internazionale che però non si sono mai concretamente materializzati. Considerato che la Juventus è una squadra fra le più importanti del mondo, seguita da milioni di tifosi e potenzialmente appetibile quanto se non più di certe squadre inglesi di mezza tacca, appare sorprendente che nessuno abbia valutato positivamente un investimento sul suo marchio.

Inoltre è evidente che un eventuale distacco della Juventus dalla famiglia Agnelli e dalla FIAT significherebbe la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Credo che il calcio non sarebbe più lo stesso non solo per noi juventini ma anche per i tifosi delle altre squadre. Comunque, ragionando su questo eventuale scenario, mi sono anche chiesto se, pur auspicandolo, non fosse troppo azzardato darlo per scontato. Infatti ho sempre avuto l’impressione che qualcosa di indefinibile e misterioso si opponesse al suo accadimento, senza sapermi dare tante spiegazioni.

Poi, qualche giorno fa, ho letto alcune interessanti considerazioni dell’Avv. Luca D’Auria che, fra le tante cose puntualmente esposte con evidente cognizione di causa, ha anche detto (spero mi perdonerà se lo cito testualmente) “Una tragica realtà: il sistema calcio è regolato da una normativa pre-medioevale, nonostante viva d’interessi milionari coinvolgendo imprese pubbliche e private in sponsorizzazioni e “business” di ogni genere. Dovrebbe essere retto da una disciplina adeguata, da regole che garantiscono gli investimenti, la linfa da cui trae sostentamento. Invece chi investe nel calcio deve sapere che non sarà mai garantito da regole di accertamento giudiziario accettabili. Chi accetta di vivere in quel mondo non può lamentarsi delle conseguenze economiche di decisioni che ne traumatizzano gli investimenti e i sacrifici economici”.
A queste, che reputo considerazioni molto significative, di recente se ne sono aggiunte delle altre, quelle di Flavio Briatore che, a proposito del calcio italiano, avrebbe detto “In Italia la casta degli eletti che gestisce il calcio e ogni altro aspetto della società non ti permette nemmeno di partecipare“.
Ecco, mi sono detto, finalmente qualcuno, non so quanto causalmente, ha squarciato il velo di mistero che, almeno per quanto mi riguarda, circondava il destino della Juventus e dei suoi tifosi risolvendo i miei dubbi.
LA JUVENTUS NON È IN VENDITA PERCHÉ NON PUO ESSERE VENDUTA. È lo stesso sistema calcio, quello che D’Auria definisce una tragica realtà e Briatore un centro di potere in mano ad una casta di eletti, che così ha decretato con opere e omissioni più o meno esplicite. E la proprietà si è adeguata. Infatti, la Juve è facilmente governabile, diciamo ricattabile fino a quando fa parte di un sistema economico-finanziario (quello IFIL/FIAT) che ha da salvaguardare grandissimi interessi extracalcistici. Non lo sarebbe più se la sua proprietà venisse sostituita da altri soggetti che, invece, avrebbero come unico fine quello di difendere il loro investimento e la loro imprenditorialità senza tanti condizionamenti.
La Juventus, che conta da sola su un terzo dei tifosi italiani, ha una peculiarità che nessuna altra squadra possiede: quattordici milioni di tifosi che, chiamati a raccolta da qualcuno ben dotato di idee e mezzi, potrebbero mettere a soqquadro il sistema calcio non solo rendendo scontato l’evento sportivo ma anche ponendo la società su un altro pianeta dal punto di vista organizzativo, economico e politico. Per questo la Juventus è un’anomalia nel panorama calcistico italiano sulla quale è necessario comunque e sempre esercitare un certo controllo e non è tollerabile che sfugga di mano.
Ve lo immaginate Murdoch che fa concorrenza a Berlusconi? O la Warner Bros che, dopo aver impegnato milioni, se non miliardi, nella Juventus, accetta la normativa pre-medioevale dell’attuale sistema senza garanzie per i suoi investimenti e magari diventa anche complice dei condizionamenti arbitrali determinanti per il conseguimento dei risultati sportivi? O Giraudo che, con il formidabile apparato messo in essere e con alle spalle un gruppo di magnati stranieri che lo avrebbe svincolato dal potere ricattatorio degli ambienti economico-finanziari italiani, si accinge a relegare definitivamente Berlusconi e Moratti nel limbo dei perdenti e gli altri padroncini del calcio in quello dei pidocchiosi?
Ecco perché la IFIL non venderà mai la Juventus pur avendone tutto il diritto e probabilmente anche la convenienza. La IFIL (o chi la rappresenta) non ha il nulla osta per procedere, anzi, una simile operazione, sarebbe considerata uno sgarbo nel famoso salotto buono dove le regole del mutuo soccorso non possono essere disattese. Per ora la Juventus deve rimanere dove sta.

La famosa casta degli eletti ha cercato di farla fuori, di annullarla dal panorama calcistico italiano per eliminare l’anomalia della sua gigantesca presenza in un mondo di nani. Ma ha sottovalutato la presa affettiva che la mai dimenticata Fidanzata d’Italia aveva ancora sui suoi milioni di tifosi. Ora sta cercando di mettere una pietra sopra le nefandezze commesse predicando la “normalizzazione” alla quale anche l’attuale proprietà è obbligata ad adeguarsi. Gli stessi personaggi che hanno brigato per portare a compimento farsopoli ora stanno operando per evitare che gli effetti non ne vengano vanificati.
Ed hanno pensato ad un'altra strategia per annientare la Juventus. Privarla delle risorse economiche necessarie ad allestire una squadra in grado di competere con le più forti, prosciugarla di risultati e farla lentamente cadere nell’oblio una volta che lo zoccolo duro dei suoi sostenitori finisca di assottigliarsi sempre di più vuoi per obsolescenza vuoi per stanchezza.
Un primo colpo l’hanno inferto con la questione dei diritti televisivi ridimensionando una delle più importanti entrate della società.
Un altro lo stanno portando a termine con la questione stadio per la quale non c’è nessuna comprensione da parte delle autorità sportive e politiche.
Il terzo, in gestazione, è quello di escluderla dalla Champions League senza i cui introiti già dal prossimo anno non so come si farà a far quadrare i conti. E tutto ciò avverrà con una proprietà che, attraverso una dirigenza sapientemente istruita alla latitanza, sta operando per rabbonire i tifosi e prepararli al triste declinante futuro. Quindi, amici juventini, nessuna speranza o nessuna paura, (naturalmente tutto dipende da come la pensate e vi ponete rispetto a questa proprietà, scegliete voi), LA JUVENTUS NON È IN VENDITA, È “SOLO” DESTINATA A SPARIRE.

Il Martinello