L'arte del masochismo

krasicRipigliatevi, però. Va bene tutto, sono d'accordo, tant'è vero che dal giorno di chiusura del mercato non mi sono ancora fatto una ragione della rosa che ci portiamo in giro per l'Italia e, soprattutto, per l'Europa (dell'Europa che conta meno, oltretutto). Ma se guardi gli highlights di Bologna-Juve e ti cospargi il capo di cenere, caro tifoso juventino, lasciatelo dire: non capisci un cazzo.

Bevendo un rapido caffè, stamane, ho fatto in tempo a cogliere il lamento di due che "lascia stare il rigore che non c'era, è che proprio non meritavamo di vincere". In quanti siete, mi domando, a esservi ridotti così? Cioè, davvero devo credere che un tiro scoreggiato (e deviato) di Mutarelli in novanta minuti - e che Storari, mica Lev Yashin, ha parato senza affanni con le mani ma avrebbe potuto bloccare con il mento - sia sufficiente a rendere la pariglia alle due capocciate di Amauri, all'avvitamento sotto porta di Quagliarella, al rigore ciccato da Iaquinta e alla parata di Viviano su Marchisio? "Eh ma abbiamo giocato male, e poi il rigore è scandaloso".

Che state diventando, voi, apostoli del Conte Eiacula? L'avevo sentito giusto domenica all'ora di pranzo, il vate di Fusignano, lamentarsi di questa insopportabile mania dei dirigenti italiani di chiedere sempre se "abbiamo vinto" e mai "come abbiamo giocato". Che detto dal testimonial di una società di scommesse è già di per sé straordinario; se poi lo abbini allo schifo estetico espresso dalla sua nazionale a USA '94, diventa sublime. Che vi ha preso, state ancora espiando forse?

Se c'è una cosa che l'arrivo di Andrea Agnelli dovrebbe renderci, miei prodi ma molto arrugginiti compari di tifo, è l'indissolubile binomio "triplice fischio finale/marca tre sul tabellino" di bianconera memoria. E che a giocare bene siano gli altri, che mica siamo spagnoli noi. Come fate a non gustare almeno i segnali che ci arrivano dolci come miele, tipo i due gol su tre segnati in fuorigioco contro la Sampdoria o il rigore un po' così di ieri, contro la squadra dell'ex patron della valle dei rutti. Da lì bisogna ripartire, senza perdere un attimo di più, che di tempo ce ne hanno già fatto perdere una marea. Non abbiamo sempre e solo badato al sodo, forse? Di che cosa vogliamo cianciare?

Se poi la testa che impatta i cross che non si vedevano da anni è quella di Amauri e non quella di Trezeguet, o se a dare il colpo di grazia con l'ultima pallottola rimasta a saltellare sulla linea di porta ci tocca Quagliarella e non Trezeguet, mica vorrete scomodare la Corte Suprema del Merito? Magari parlatene con Marotta. Ma merito di che? Ci prendevamo con goduria gli 1-0 con gol di Zalayeta nel finale dopo aver giocato di merda e adesso, proprio adesso, ci mettiamo a discettare di estetica e De Coubertin? Ma come state?

I rigori inesistenti, i gol in fuorigioco, le moviole nevrotiche. Il sentimento popolare, insomma. Tutte ciliegine meravigliose, se non fosse che per ora manca la torta. Leggetevi e mandate a memoria il Bignami di Del Lago. E ripigliatevi.