Control Alt Canc

tifosiL’ultimo fatidico giorno di mercato è passato tracciando il confine tra la vecchia stagione e quella nuova. Dopo la sosta per la Nazionale inizierà (purtroppo già da meno tre) la quinta stagione del progetto Blanc.
Quindici giorni per dare una botta di antivirus, tanto per risciacquare tutto. Deframmentare la confusione ispirata da proclami, sorprese, disillusioni e mettere in ordine i pensieri, altrimenti si rischia di ragionare molto ma molto al rallentatore. La squadra bianconera, la società bianconera, i tifosi bianconeri… tutto bianco o nero? No, tutto separato da scale di grigio difficili da cogliere. Sfumature impercettibili che però fanno la differenza e pongono interrogativi inquietanti. Siamo disorientati, scollati, impauriti, sfiduciati, eppure bisogna fare tabula rasa per poter analizzare.
Mentre resetto il mio cervello in vista della nuova stagione processuale che si apre a Napoli in ottobre, l’unica nella quale è obbligatorio essere competitivi e possibilmente vincenti, non posso fare a meno di ripetere a me stesso che il denominatore comune dell’improvvisazione sembra farla da padrone anche in questo nuovo corso, per il quale non c’è il tempo per nessuna luna di miele. Non avrei voluto commentare l’argomento del giorno, ossia la rosa rinnovata e ingiudicabile a disposizione del mister in questo momento, perché ho sempre trovato le critiche preventive abbastanza deprimenti, ma purtroppo è necessario comprendere a che punto siamo arrivati e quale sia l’effettivo impatto di questa dirigenza rinnovata sulla Juventus.
Ricordo bene che cosa urlavano a squarciagola i tifosi Juventini non più tardi di qualche mese fa. Volevano un presidente di dichiarata juventinità, possibilmente Andrea Agnelli. Volevano un uomo di calcio in squadra che annullasse il potere assoluto detenuto da Blanc e gestisse finalmente a ragion veduta la squadra, possibilmente Marotta o Corvino. Ho dubitato fin da subito che queste nomine potessero essere efficaci, e oggi sono immerso come non mai nella convinzione che in questa situazione generale tra un Marotta e un Secco non ci sia poi tutta questa differenza, e che neanche tra un Agnelli ed un Elkann ne passi poi tantissima, soprattutto questo Elkann e questo Agnelli.
Quali erano gli obiettivi di questa lunghissima estate? Basta sfogliare le pagine dei giornali e dei blog. Bisognava operare un’evoluzione più che una rivoluzione, sfruttando al massimo il capitale che c’era in casa. Questo in sostanza quello che Beppe Marotta aveva ripetuto ai giornalisti agli albori del mercato.
L’evoluzione non c’è stata, in compenso è arrivata una rivoluzione totale, improvvisata in corsa. Non commento la forza dei singoli acquisti, ma voglio commentare il dilettantismo con il quale sembra muoversi questa dirigenza rinnovata.
I fatti dicono che la Juventus ha acquistato una batteria di quattro esterni di centrocampo, due dei quali sono in realtà delle seconde punte adattate, cosa che va contro le pubbliche richieste di Del Neri di avere due specialisti per ogni ruolo. Il sospetto è che non ci fosse nessuna certezza e che la coperta fosse talmente corta da richiedere giocatori ibridi in caso di emergenza. I prezzi pagati per alcuni di questi giocatori sono risultati folli rispetto alle cifre di questo mercato, e peseranno assai sui prossimi esercizi, pena dover ricostruire tutto da zero la prossima stagione.
I fatti dicono che si sono venduti in due giorni ben due giocatori nel reparto d’attacco già decimato dagli infortuni di Iaquinta e Amauri, acquistando, dopo aver incassato il no di Di Natale, un giocatore inutilizzabile in Europa League, che dovremo probabilmente affrontare con un attaccante della primavera.
I fatti dicono che Borriello ha deciso di andare alla Roma, ufficialmente perché disposta ad assicurargli un acquisto definitivo, o meglio l’obbligo del riscatto. In realtà Marco Borriello come tanti altri giocatori (fin dal rifiuto di Frings nell’estate del 2007) non ha probabilmente avuto dubbi tra la Roma attuale e la Juventus attuale. Grave, gravissimo anzi, dato che la Roma è una società allo sbando e alla mercé delle decisioni della banca che di fatto la possiede, è una squadra storicamente perdente, è un piazza umorale e, non ultimo, è una squadra “mangia-centravanti”. Ciononostante, Marco Borriello (non Marco Van Basten) è andato a Roma. Raccontare ai tifosi la storiella della formula d’acquisto rifiutata voler mascherare per l’ennesima volta il ridimensionamento d’immagine che la Juventus ha subito in questi anni post farsa. Credere a questa storiella è ancora peggio che raccontarla.
I fatti dicono che il giorno 31 agosto 2010 la società si è mossa in un’ansimante confusione per completare una rosa che evidentemente considerava incompleta, mancando del tutto l’obiettivo prima punta, sbandierato fin da maggio come prioritario, e assicurandosi due giocatori che non credo fossero stati magistralmente bloccati da settimane, ma piuttosto rincalzi last minute prontamente e affannosamente portati a casa in fretta e furia.
Non serve a nulla, se non a confermare che la Juventus sta affogando in un pantano di impotenza totale, dichiarare che Ibrahimovic al Milan a quel prezzo è frutto di un intervento dall’alto che noi non ci potevamo permettere, e non serve a nulla parlare apertamente di linee guida da rispettare, dato che non è necessaria una mente superiore per comprendere che chi dirige ha degli obiettivi da conseguire. Il problema sta proprio nel fatto che l’applicazione strategica di questi mandati sembra essere stata cambiata più volte in corsa, senza una logica e sempre con l’acqua alla gola.
Questa analisi, anche se sembrerebbe il contrario, non ha nulla a che vedere con il mercato dal punto di vista sportivo. Quello potrebbe regalarci una squadra da sesto posto o una sorprendente Juventus di giovani pronta ad aprire un ciclo. Lascio questo tipo di commento a chi capisce veramente di calcio e di calciatori e mi auguro che chi ha espresso pareri negativi si sia sbagliato.
Dobbiamo però prendere atto che abbiamo improvvisato come una provinciale e che siamo in mano ad un gruppo dirigente che non è (parola di Marotta) in grado di alzare il telefono per vedere di portare a casa Ibrahimovic a due lire. Significa che siamo deboli e che non abbiamo potere contrattuale o forza politica?
Non mi sembra per niente un buon inizio.