L'eredità di Giampiero Mughini

bettegaHa fatto sicuramente rumore nell’Italietta in cui i finti scandali mediatici, nel 2006, riuscivano a far tacere i media su cose come la formazione del governo Prodi, l’elezione di Napolitano, ma soprattutto lo scandalo Telecom, il colpo di scena che avverrà nella nota trasmissione calcistica “Controcampo”. Va via infatti dopo più di dieci anni l’ospite fisso Giampiero Mughini. A dir il vero la notizia è nota già da un mese ma, in ogni juventino vero, io credo che susciterà dubbi e domande. Prenderà infatti il suo posto una vera e propria icona bianconera: Roberto Bettega.
Premetto che questo articolo non vuole essere un’agiografia di Mughini a dispetto di chi in questi quattro anni calcistici assurdi, messo di fronte ai fatti, alla realtà, rispondeva: “Tu sei di parte, ti leggi i libri di Mughini”.
Vaglielo a spiegare che il suo “Mughini” si chiama Cambiaghi e che quanto emerso dalla lettura delle informative,delle sentenze, dei dati del campo il buon Giampiero lo avrebbe menzionato successivamente, avendo tuttavia capito quello che era successo fin da subito. E sembra anche che questa scelta sia stata spontanea (a detta di Stefano Discreti), niente censure (come sostenuto più volte sui forum). Ma come dimenticare quel “91 punti, teste di…”(motto di ogni juventino vero), gli interventi dopo la sentenza di primo grado nel processo Gea, le risposte a Ferri e alla Canalis e la difesa continua e strenua di quella Juventus che Giampiero non ha mai rinnegato. Qua non si tratta di essere bravi o non bravi, simpatici o no, di citare l’informativa a tale pagina, è un semplice discorso di coerenza. E Mughini è stato sempre coerente con quello che pensava nel maggio del 2006: e per gli juventini ha rappresentato un baluardo contro quel sentimento popolare che da quattro anni unisce la quasi totalità dei giornalisti sportivi italiani. E non è cosa da tutti, se pensiamo che qualche altro juventino illustre nel 2005 volava a Londra con la squadra, impegnata in un ottavo di Champion’s League, mentre qualche anno dopo chiamava in diretta tv per disconoscere Luciano Moggi con voce tremante. Giampiero Mughini ha sempre amato e rispettato quella grande Juventus, anche di fronte alle accuse vuote dei vari Scarpini, Bartolozzi, Liguori, ai sospetti di Caressa e al fastidio di Brandi quando Giampiero ritirava fuori puntualmente le storture di Farsopoli. Segno che della vicenda bisognava parlare solo nel 2006, mentre dopo è diventata tabù. La voglia di verità, tutta juventina ma ben circostanziata e motivata dai fatti, di Mughini è incontestabile, in particolar modo se esplicitata in uno dei programmi televisivi più colpevolisti nei confronti di Luciano Moggi e della Juventus, quello stesso programma che paragonava un’intercettazione di Moratti dopo Inter-Sampdoria di campionato (pardon, Serie A Tim), con una Moggi-Pairetto che si riferiva ad una partita amichevole. Giusto per comprendere in che clima obiettivo Giampiero si sia trovato a parlare in tutti questi anni e ciononostante abbia continuato a mantenere viva la voglia di giustizia di tutti noi, andando contro la fretta di insabbiare di tutti i falsi moralisti del 2006. Fatto normale in un paese normale, ma molto significativo dove una boutade detta per telefono diventa più grave dello spionaggio illegale compiuto ai danni di qualcuno. Spero vivamente che il buon Giampiero possa continuare a parlare di Juventus e di Farsopoli anche dopo questo “divorzio” e che un giorno spieghi i motivi che lo hanno portato a tale decisione.
Ora tocca a “Bobby Gol” farsi valere. Non è assolutamente in discussione il suo amore per la Juventus, se si pensa che solo qualche mese fa è tornato nel disastro sportivo più totale e soprattutto ad aiutare chi lo aveva accusato di infedeltà patrimoniale. Bisogna vedere come si comporterà alle puntuali accuse antijuventine che piomberanno non appena si toccherà l’argomento a noi noto(sperando che verrà toccato) e che andranno a mettere in dubbio la superiorità della Juventus di cui lui era vice-presidente ed autorevole ambasciatore. Gli juventini attendono fiduciosi e speranzosi che Bettega possa difendere la Juve così come Mughini ha fatto per tanti anni, ma una cosa è certa: se non lo farà a non essere difesa non sarà solo la squadra del suo e del nostro cuore, ma dodici anni di onorato lavoro e di incontestabili vittorie.
Grazie Giampiero, pensaci Bobby!