La panza di Mancio

manciniEro talmente innamorato del Mancini giocatore, semplicemente favoloso, che anche quando diventò allenatore dell'Inter, gli concessi la piccola cortesia di non starmi sul cazzo. Mi fece ricredere in più o meno venti minuti. A trovarlo uno che mi stava sul cazzo come lui: manco Mourinho, con tutto il rispetto. Ancora oggi privilegiato nel mio cuore c'è Roberto Mancini, the one and only.
Venti minuti o giù di lì gli bastarono per partire in quarta con una sequela di sproloqui vittimisti e qualunquismi ininterrotti, durati la bellezza di quattro anni. Lo ricordo a San Siro, quando li bastonammo con il risultato bugiardo di 2-1 (mi sono sempre chiesto: ma anche quella l'hanno vinta a tavolino? Mi dispiacerebbe.) Esultanza folle al goal di Adriano che calcia direttamente in porta su punizione di seconda. Trova il coraggio di protestare per l'annullamento. Non batte ciglio quando Samuel rischia di fasciare le caviglie di Ibra, evitando un rosso più che meritato. Si rianima invece quando lo stesso Samuel va a segnare il goal del pareggio. Punizione per la Juve per fallo su Nedved (c'è!). Del Piero la mette all'incrocio. Mancini si scaglia a fine partita, dai microfoni Rai, contro il simulatore Nedved e l'arbitro Paparesta. L'espulsione di Samuel (netta: sfido chiunque) naturalmente non la fa vedere nessuno. Questo era Roberto Mancini: uno un po' isterico, che quando perdeva si lasciava un po' troppo andare. Noi lo si diceva, allora: ma vuoi dar retta a Mancini, quando perde?
Martedì in Tribunale Mancini ci ha dato ragione: quando perdeva, tendeva a esagerare con le proteste, gli scappavano delle frasi un po' così.
Oh, finalmente un tassello che si rimette a posto. Le proteste dell'Inter contro la persecuzione arbitrale, di cui Mancini era primo interprete, erano in buona sostanza campate per aria.
E ora gli danno dell'infame, del venduto, del coniglio. Non i Boys San o la Banda Bagai, ma il Gruppo Corriere, quello che scandisce i suoi cori dalla sala stampa dello stadio Meazza. Uno che non ha il coraggio delle sue azioni. Crumiro. Traditore. Ultimo girone dell'inferno. Ziliani, la voce di Controcampo, addirittura allude a un ammiccamento alla nuova vecchia Juventus - che lo pagherebbe al massimo un quarto di quanto prende al City - cui ha regalato il suo silenzio.
Va là, Mancio, ce ne sono più interisti di te.
Cosa doveva dire Mancini? Inventarsela di sana pianta, ecco quello che gli chiedeva il popolo calciopolaro. Uscirsene in Tribunale con balle senza riscontro. Dire balle per mandare in galera Moggi, eccolo qui lo sforzo di civiltà. Antiquariato sovietico.
Perché Mancini di prove, di riscontri, non ne aveva nel 2004, non nel 2005, non quando depose davanti agli inquirenti nel 2006. Sensazioni e isterismi: ma mica solo lui, hai voglia. Così Dal Cin, che diede il via alle intercettazioni, Cellino, Copelli, Babini... quanti testimoni hanno inteso distinguere in Tribunale che le parole in libertà al telefono erano solo sensazioni, senza riscontri. E quanti, in testa Nucini, hanno invece voluto confermare le loro sensazioni, ma davanti al controesame non hanno saputo offrire alcun riscontro
Trovare i riscontri, o anche solo due testimonianze che si riscontrassero tra loro, è compito degli inquirenti. Dopo una lunga serie di testimoni chiamati dall'accusa, si può ben dire: non li hanno trovati. I loro verbali di interrogatorio sono così pieni di sensazioni, che messi assieme ricordano un film porno di quelli che puntano tutto sui sentimenti.
Tutta colpa di Mancini, quindi, o tutta colpa di Narducci?
Povero Mancio, si può fargliene una colpa delle sue chiacchiere da bar sport? Certo si può, ma è molto più grave farne una prova.