Juve: 2010, Odissea nello spazio

marottaNuovo corso, svolta storica, ridimensionamento definitivo. Queste le parole e gli aggettivi che si possono leggere sui giornali e sui forum dei tifosi della Juventus riguardo alle freschissime novità in corso Galileo Ferraris, dopo la presentazione ufficiale alla stampa del presidente Agnelli, di Marotta e di Del Neri. In particolare nei forum c’è una forte componente scettica, che ritiene che questa sia l’ennesima presa in giro da parte di una società non all’altezza (come se avesse già operato), che Del Neri non sia un allenatore da Juventus, che si inizino già a sparare i nomi grossi sul mercato, pur sapendo di non poter acquistare campioni, tanto per sparare fumo negli occhi dei tifosi. Come se noi juventini non fossimo esperti di fumo negli occhi, dopo questi quattro anni sciagurati.

La rivoluzione è stata talmente veloce che sembra che molti di noi non se ne siano accorti. Un presidente giovane, cresciuto a pane e Juventus grazie alla vicinanza al lavoro del padre Umberto e a quello di una delle dirigenze più vincenti e preparate che il nostro calcio abbia mai conosciuto (Andrea definì Giraudo un “secondo padre”). Lascio a voi i paragoni con Cobolli Gigli prima e Blanc poi. C’è un responsabile dell’area sportiva che opera nel calcio da sempre, in grado di scovare talenti e reduce da nove anni di una Sampdoria che, dall’incubo della retrocessione in serie C, si ritrova nell’Europa che conta contro tutti i pronostici. Lascio sempre a voi i paragoni con gli ultimi quattro disgraziati anni di gestione sportiva. C’è un allenatore che ormai si è affermato, ha raggiunto buoni risultati e ora si appresta a giocarsi la chance più importante e prestigiosa della sua carriera. Ma soprattutto c’è un allenatore che sentirà la presenza della società nello spogliatoio e sarà tutelato dai suoi dirigenti. Vi ricordate Ranieri e Ferrara? Non sappiamo se torneremo a vincere subito o tra cinque anni, se arriverà questo o quel giocatore, ma dobbiamo capire quanto difficile sarà il compito del presidente Agnelli e della nuova dirigenza. Ereditano una società da ristrutturare dal punto di vista sportivo, una squadra da ricostruire e con un’età piuttosto elevata. Per chi poi si lamenta del fatto che Blanc è rimasto al suo posto, basta considerare le parole del presidente Agnelli, che quasi un mese fa circoscrisse le sue mansioni alla voce dei ricavi e al progetto-stadio. In pratica rimarrà a fare i conti in qualità di A.D. Chissà poi per quanto.

Ma il grande onere di questa nuova dirigenza non riguarderà il campo, i giocatori, i medici o i preparatori. Andrea Agnelli eredita una società priva di juventinità. Per tornare a vincere non ci servono Ribéry o Robben, ci serve quello che ha sempre contraddistinto la Juventus nella sua storia e ha fatto sì che uomini diversi negli anni trionfassero, indipendentemente dalle qualità tecniche (che sono comunque importantissime). Quello che ci serve si chiama abnegazione, serietà, spirito di sacrificio, cultura del lavoro, consapevolezza della maglia che si indossa, profilo basso, poche parole e tanti fatti. Questa è la Juventus e queste sono storicamente le doti per le quali la nostra squadra è sempre risultata gloriosa, affascinante e vincente.

Ma non basta ancora. Il malcontento dei tifosi juventini è figlio di Farsopoli e le attese più grandi riguardano l’atteggiamento della Juventus nei confronti della Federazione, alla luce dei fatti usciti (e che usciranno) dal processo di Napoli. Ormai l’imbarazzo dei media colpevolisti è sotto gli occhi di tutti, e finalmente dopo quattro anni è palese che non solo la “cupola Moggiana” non è mai esistita, ma anche che ai designatori telefonavano tutti (visto che era lecito), e in maniera più compromettente di Moggi, e che qualcuno chiamava anche gli arbitri (e questo non era consentito). C‘è da risanare una ferita che è tuttora aperta e più che mai sanguinante, nonostante siano passati quattro anni nel corso dei quali i fautori del “sentimento popolare” hanno cercato di rinchiudere nel dimenticatoio l’ingiustizia di Farsopoli, peraltro senza riuscirci. Solo difendendo titoli, onore e storia, la Juventus potrà tornare ciò che era. Anche in questo caso l’esposto alla Federazione per la revoca del titolo del 2006 e la richiesta di deferimento delle altre società coinvolte si carica di significato, se paragonato all’assordante mutismo della Newventus, unito all’atteggiamento da “vittime sacrificali” di questi anni, con tanto di richieste di patteggiamento in tutte le sedi e denuncia per infedeltà patrimoniale verso ignoti.

Per tutte queste ragioni il compito di ricostruzione della Juventus è assai arduo e deve iniziare dai tifosi, che non devono criticare a prescindere, ma aspettare di vedere come sarà svolto il lavoro dalla nuova dirigenza prima di giudicare. Sicuramente ora la competenza calcistica dei nostri è maggiore, c’è una società che intende essere forte, con un presidente innamorato della Juventus. Per quanto riguarda i tribunali, dobbiamo solo attendere, nella speranza di poter considerare gli ultimi quattro anni come un incubo ormai alle spalle e di riuscire a dire con convinzione che la Juventus è tornata. Buon lavoro a tutti!