Un Trillo da Corso Agnelli / The End

stadioDegno finale di una stagione indegna, quello di ieri. Per l'ultima volta ho posato il mio regale fondoschiena sul seggiolino del fu stadio Comunale, dove a sei anni feci il mio esordio e dove da oggi, che ho passato i quaranta, spero di non mettere piede mai più nella vita.
Ad accoglierci, noi masochisti della frequenza obbligatoria, una sciarpa della Juve con il marchio New Holland, ben sigillata nel cellophane. Memorabilia imperitura di quel matrimonio riparatore avvenuto tre anni fa, quando già si intuivano il talento di Blanc nel trovare sponsor altamente remunerativi e quello del suo capo nel cercare consensi concedendo alla plebe qualche boccone marcio dopo averla ridotta alla fame.
L'epitaffio - pardon, il messaggio di commiato - sui volantini dei produttori di ruspe e trattori più ridarelli del mondo è a dir poco lassativo: "Tre anni di sport e passione vissuti insieme". Certo, soprattutto di passione. Roba che se la racconti a Gesù Cristo quello ripensa alla sua, di passione, e quasi si scusa con te per aver creato tutto quell'allarme per così poco, quasi duemila anni fa.
Ad accogliere l'ultima domenica torinese della ex Signora, oggi sciatta e chiatta come non mai, c'è stata pure la dicotomia tra due curve forse mai così distanti come ieri. Da una parte la sud, agli occhi di un osservatore esterno quasi impacciata, come spiazzata dall'improvviso quanto auspicabile cambio di interlocutori che l'arrivo di Andrea Agnelli alla presidenza porterà con sé; un sostegno alla squadra tutto sommato apprezzabile, quello della sud, con tanto di coloriti saluti finali alle sciagure dirigenziali ben rappresentate da Jean-Claude Blanc & soci nel dopo Calciopoli.
Dall'altra parte la nord, protagonista di una gazzarra a base di lanci di bombe carta degna di un Master del MIT per imbecilli prodigio. Oltre che per i record negativi stabiliti sul campo dalla Juve, quest'anno passerà alla storia anche per la "quasi sospensione" di una partita in corso dovuta alle intemperanze dei tifosi. La prossima estate probabilmente, per la seconda volta negli ultimi quattro anni, la Juventus inizierà il proprio campionato con il campo squalificato. E stavolta, udite udite, non sarà per colpa di Moggi.
La partita, come quasi sempre in questa stagione, non ha avuto nulla da dire. L'ultima di campionato allo stadio, almeno per me, era sempre stata una giornata da farfalle nello stomaco. Vuoi per lo scudetto da festeggiare, vuoi per l'emozione di sapere che questo o quello con la nostra maglia addosso non li avresti più rivisti, o vuoi magari per tutt'e due le cose insieme. Ieri non sapevi se essere contento perché era finita, come a naja, o cosa.
Io, mentre veniva giù tutta quell'acqua, pensavo che di ultime così nel mese di maggio ne capitano poche, e in quello stadio l'ultima volta che era piovuto così era successo che a dirci addio era stato Michel Platini. Poi, in mezzo a quei pensieri, Del Piero fa 304, celebrato dalle t-shirt delle sue Winx e dei suoi Power Rangers lassù nel suo palchetto, il "nostro" Lanzafame ce ne fa due da dedicare a Secco Alessio che a gennaio non era manco stato capace di riprendersi ciò che era nostro, e io, che ancora sto lumando quel tipetto con la "10" fuori dalle braghe che imbocca a testa bassa il tunnel sotto la Filadelfia, mi domando se per noi, a questo punto, gli anni di Magrin e Zavarov saranno i prossimi oppure - bontà divina - dopo tanta espiazione di Cobolliana ispirazione possiamo far valere quelli appena trascorsi.

Riflessione finale: se domenica prossima tutto finirà come sembra, l'Inter ci avrà recuperato sette scudetti in quattro anni. E poi c'è chi dice che la matematica non sia un'opinione.