Meglio Moggi che Bobbio

LiguoriDi “Paolo il caldo”, Vitaliano Brancati fa dire che si può avere quarant’anni avendone due volte venti. Si può diventare vecchi, cioè, senza maturare mai. Di Paolo Liguori ? La tentazione, quella.
“Paolo al caldo” come si può chiosare la sua storia di eterna e riuscita sistemazione ha forse un problema con il limite del diventare adulto. Nel suo caso, più traslochi che trascorsi, potrebbe essere giusto un limite di velocità. Diciamolo. Tra le tante ragioni che ha avuto, almeno stavolta avrebbe ragione sul serio. Un uomo è frenato. E’ ad una dimensione. Vuole una cosa per volta. Si professa di una fede a turno. E’ ad una dimensione sola, ma se ha una parola sola mica dura tanto. Il ragazzino, di contro, invece no. Non è un’isola. Di parole ne ha tante. Cerca sempre compagnia. Com’è che dicevamo da ragazzi. Meglio sòla che solo. Vuole la bici ma anche il motorino. La Befana ma anche Babbo Natale. L’Italia vera ma anche quella che gli fa comodo. Quand’è anche ragazzaccio poi, ciò che vuole lo ottiene perché sa che il volere vuole (il) potere. E allora.
Paolo Liguori ha cominciato subito. Voleva la rivoluzione. Ma anche lo show. Il ’68 lo ha fatto a Valle Giulia, si. Ma tra gli Uccelli e col nome Straccio. Praticamente Controcampo. Specialità della sua ditta, infatti, fischi e interruzioni. Prima di passare alla Roma, il nostro Paolo vuol passare alla storia. Fa il situazionista. Non vuol dire niente ma in generale è una scusa buona per non avere niente da dire già a vent’anni. Dal momento che il suo gruppo vende a Guttuso per cinquantamila lire una fiancata dell’Università, predica la rivoluzione dei rapporti, che è appunto quel mondo alla rovescia dove sei tu che spilli soldi all’arte. Pianta fichi, che è diverso dal piantare i fighi anche se ci mangi uguale. Prepara molotov, tanto entrerà ovunque. Casa o trasferta è uguale. D’altronde ha capito già l’Italia. La cultura è (una) rottura. Bisogna partire dalla vita, specie se è la sua. E poi viene il resto (viene buono pure quello). Per esempio. I media. La lettura del giornale, specie se ci scrive lui. D’altronde così si fanno le rivoluzioni. Si comincia con il leggere il giornale e si finisce per chiudere le inchieste su Calciopoli.
Sull’abolire i libri non s’arrischia troppo, una risposta à la Auricchio, si forse no . Faremo sapere e saranno di parola. Chi uccellaccio o chi uccellino saranno sulle nostre teste uguale. Si prenderanno i media per farci sapere ciò che serve. Però la violenza non è una preoccupazione costante. Abolire il capitale si, i capitalisti meno. Ed è contrario a conoscere le cose, conoscerle così senza (co)strutto. Insomma. Ha già le idee chiare su quando andrà a Matrix contro Moggi. Odia la Triade sin da allora. Il fine infatti per lui non giustifica i mezzi. No. Quelli, i mezzi, non sono giustificati mai. Semmai gli interi. E comunque no . Il fine sta a fare danni altrove. “Il fine dà valore alla conoscenza”. Insomma. Abbasso la ipocrita quantità di conoscenza. Conta solo la qualità. Il valore. Non conta se ti sfina, conta se ti vale. Non conta ciò che sai, vale solo se dà la fine a Moggi. Perciò. Niente giustifiche. E’ un problema solo il quanto. Niente scuse. E’ il valore che fa il totale. D’altronde è reo confesso. La scuola gli ha insegnato solo a leggere e scrivere. Su ciò che sa dunque non fa due conti affatto.
Fa carriera. Gli stracci si sa. Volano. La Lotta Continua non lo sfina più. S’allarga. Montanelli, il terremoto in Irpinia. Fa una inchiesta talmente seria su De Mita che non si sa neanche più a distanza d’anni se sia l’inchiesta sua figlia del terremoto o viceversa causa. S’allarga. Un mio amico per far così ebbe più padroni che lettori. E lo Squalo, e Andreotti, la memoria di Facchetti e quelle dei processi a Berlusconi. E Studio Aperto, e i calciatori, e il Tg com e i calendari. Ne voleva sapere poco ? Ora non ne vuole sapere niente. Si dilunga dal boh al bah. Non conta ciò che sfina, conta se a qualcuno piace. Quand’è così, si passa ovunque. Passa dalla magrezza persino al garantismo. Dice, Lima ? Meglio di Bobbio. Per poi dare un bel ripasso a Moggi. Fa paura anche a dirgli un euro per i tuoi pensieri. Torneremmo indietro, ragazzini. Com’è che dicevamo allora ? Meglio sòla che (un euro) solo.
Grasso come una sposa o un salvadanaio, ingoia tutto. Bar dello Sport incluso. Pare sia un problema vero la giusta dimensione.
L’amico mio per non restar trombetta ma diventar trombone fece uguale.