Si stava meglio quando si stava peggio

interista piagnoneGrazie a Dio ora il calcio italiano è finalmente pulito. Beh, non proprio grazie a Dio, forse grazie più a Guido Rossi, ma comunque sempre di massimi sistemi si parla. Eppure per un attimo sembrava di essere tornati indietro di otto anni, con uno Stadio Olimpico (quello di Roma, chiaramente) tutto bardato di nerazzurro, perché anche stavolta, nel ripetersi degli eventi, la capitale rischia di tingersi invece di giallorosso. E la cosa naturalmente non può trovare il gradimento dei tifosi biancocelesti, i quali altrettanto naturalmente in virtù di ciò stasera hanno preferito rinnegare la propria squadra, nella speranza che un'innocua sconfitta ora possa garantir loro un’estate di pace e tranquillità. D’altra parte si sa che Parigi val bene una Messa.

Di scena ora come allora ci sono l’Inter capolista (scavalcata nell’anticipo dalla Roma, piccoli inconvenienti che capitano nel momento in cui si abbandona la prassi di far giocare le ultime giornate in contemporanea…) e una Lazio che ha pochissimo ancora da chiedere al campionato (soprattutto visto e considerato il fatto che la grande prova di Tagliavento con l’Atalanta ha contribuito a portare “serenità” nell’ambiente laziale).

E come quel lontano giorno qualcuno non è stato avvisato della situazione: infatti questa volta è toccato a Muslera arrabattarsi e far la figura del tordo nel vano tentativo di salvare la sua squadra, beccandosi pure gli improperi dei suoi tifosi. Quando si dice “cornuto e mazziato”…
Sensazioni queste che hanno reso per un po' reale la pia illusione che i corsi e ricorsi storici potessero avere un ruolo cruciale da recitare anche in questo nuovo calcio pulito post 2006. E invece no, perché comunque a ben vedere le differenze tra le due diverse edizioni di Lazio-Inter c’erano ed erano pure tante.

La prima ovviamente è che ora il calcio è pulito. E quindi giustamente una squadra praticamente salva ha fatto quello che una proba condotta sportiva prescrive che si faccia sempre in questi casi: perdere senza fare tante storie. Mica come quando c’era quel farabutto di Lucianone, quando gli avversari demotivati di turno nelle sfide contro le grandi in lotta per lo scudetto osavano addirittura giocarsi le partite e, peggio del peggio, provare anche a vincerle…

La seconda è altrettanto evidente, e cioè che quest’anno non c’è la Juve a fare da terzo incomodo per poi spuntarla alla fine, visto che per il nuovo corso improntato allo smile è stato ritenuto più simpatico lottare allegramente col Napoli per chi avrà le vacanze più corte e per stabilire a chi spetterà l’onore e il privilegio di guastarsi la preparazione estiva con gli ambitissimi preliminari di Europa League.

Infine ci sono i gradevolissimi striscioni dei tifosi laziali, tra cui vale la pena citare “Mourinho uomo vero in un calcio finto”. Da Oscar. Tralasciamo il fatto che probabilmente l’unico “uomo vero” in campo fosse il già citato Muslera, novello Poborsky, e occupiamoci invece del “calcio finto”. Su questo concetto non ci sarebbe nulla da obiettare peraltro, se non fosse per l’inopportunità di esporre uno striscione del genere in una partita del genere. Da che pulpito viene la predica!

Ma poi non siamo in piena celebrazione dello spettacolo offerto da questo nuovo campionato regolarissimo e finalmente mondato dall’empia figura di quel grande corruttore che risponde al nome di Luciano Moggi? La tanto sbandierata rivoluzione del nostro calcio si è risolta semplicemente nell’ingaggio plurimilionario del polemico allenatore portoghese dell’Inter?

Chissà che qualcuno non sia prima o poi in grado di rispondere a questi quesiti.
Nel frattempo un augurio, sia alla tifoseria interista sia a quella laziale, di fare una buona e sana colazione. A base di latte e biscotti.