Reality shock

reality showAncora una volta è la sublimazione del pulpito a fare da impronta digitale, da segno di riconoscimento inconfondibile di una deriva addirittura più grande dello stesso mare dentro il quale si sta consumando.
Perché siamo in Italia, cioè in un paese dove a volte può capitare che, dal pulpito di un Family Day qualunque, gli strali a sfondo cattolico contro l'immoralità imperante arrivino da profeti giunti al secondo o terzo matrimonio, chi seminando figli qua e là e chi raccattando bagasce a prezzi impopolari.
E allora ci sta pure che lo sdegno per chi sui fatti del 2006 "manipola la realtà", oggi, sia di chi per anni, e mica gratis, ha controllato senza controllare - perché mi piace fingere di crederlo: mi fa sentire ingenuo, quindi bambino - un'azienda e i propri sottoposti, che origliavano e sbirciavano le serrature di mezzo mondo per scovare cose imbarazzanti con le quali rendere quel mondo un poco ricattabile. Non era forse quello, piuttosto, manipolare la realtà?
Così come ci sta pure che una tifoseria che più che indegna non saprei definire, per la seconda volta in pochi anni e sempre a maggio, faccia il tifo contro la propria squadra, rendendo lo spettacolo indegno quanto se stessa. Un Carlo Zampa ubriaco, ci scommetto, ve la metterebbe in versi: Aquila / tu che sputi agli aquilotti / pur di spodestare Totti. Come lo chiamereste voi questo, se non manipolare la realtà?
E le telefonate di Simon Templar - mi si passi lo pseudonimo, per favore, perché sempre a proposito di manipolazione della realtà io, francamente, mi sono rotto le palle del dibattito sui diritti di chi c'era e di chi c'è. A quando un bel dibattito su chi non c'è ancora? Anzi meglio di no, che poi magari arrivano quelli del Family Day e attaccano su con l'aborto - , quelle che prima non c'erano, poi c'erano "ma noi non l'abbiamo mai negato", poi allora c'erano di nuovo (ma solo con i designatori) "ma quel che conta è il contenuto", poi c'erano anche con gli arbitri "ma era per difendersi dal sistema", poi c'era quel che c'era ma, appunto, si vergognino coloro che attaccano chi non può difendersi. E poi arriva l'indignato col blocchetto degli appunti e il morto lo fa parlare lui, i cd non contano, adesso valgono i block notes. L'indignato, quello stesso indignato che querelò De Santis per aver detto che con suo padre era in ottimi rapporti e lo sentiva spesso, costringendolo a una lettera pubblica di scuse. Poi arrivano i cd e De Santis e suo padre si chiamano a vicenda (ripeto: a vicenda) dandosi del tu come vecchi amici. Tutta questa storia non è forse una vera e propria orgia di manipolazione della realtà?
Sublimazione del pulpito, dico. Manipolazione della realtà, dice. Ovviamente la realtà è manipolata solo quando non è la sua, solo quando non è la loro. Ti dicono di non toccare i morti, e mentre te lo dicono quei morti li tengono in braccio come fantocci per coprirsi la faccia e non dover rispondere. Te ne spiegano gli appunti scritti sulla carta della focaccia. Perché guai a te, che non possono difendersi. La realtà è quella che ti spiegano loro, non quello che diceva lui.

E' vero, questa storia è piena zeppa di realtà manipolate, a cominciare da quel cartonato vergognoso, altro che balle. Infatti sparirà.