2010, aprile, giorno 13: come gli scudetti dell’Inter

bananasForse non è stato come ci aspettavamo, ma tutto è sempre più chiaro.
Ancora una volta, come sempre da tre anni a questa parte, è stato abbattuto un altro muro di quel grande castello accusatorio costruito nel 2006 e denominato “Moggiopoli”.
Tutti si volevano bene.
Tutti si telefonavano.
Tutti ricevevano favori o li elargivano.
Addirittura un designatore è stato invitato cordialmente sull’aereo del Milan per andare a vedere gratuitamente la finale di Coppa Campioni in Turchia.
A me non capitano mai queste fortune, porca putrella!
A me, per esempio, piacerebbe che qualcuno mi invitasse nella sede di qualche impresa importante per ritirare un regalino-ino-ino del valore di € 5.000,00.
Mi piacerebbe, ma a me non capitano mai queste fortune, putrella ladra!
L’ho già detto, Moggi come mafioso del calcio Italico è un grandissimo pippone.
A posteriori, possiamo dunque dire che praticamente era l’unico che si limitava a sperare di avere un arbitro bravo, tanto per non dover indossare una cintura di castità particolarmente rinforzata nella parte posteriore, per proteggere, per l’appunto, il celebre orifizio posteriore.
Perdonatemi per il giochino di parole.
Questo è ciò che è venuto fuori all’udienza del 13 aprile 2010, ma anche da molto prima, con buona pace di Monti, Mensurati, Travaglio, Severgnini e Galeazzi vari.
Nel 2006 c’è stata una farsa.
Una buffonata.
Speriamo presto di poter sentire molte altre telefonate.
Nel frattempo, è andato nuovamente in difficoltà il sig. Auricchio…
Nuovamente imbarazzanti tutte le esposte modalità di svolgimento delle indagini.
Se dicessi che quanto è avvenuto quella caldissima estate, e non solo, è stata una roba degna da paese del terzo mondo, probabilmente riceverei le proteste dei principali presidenti dei paesi africani.
Si offenderebbero, ovvio, perché certe robacce si possono vedere solo in Italia.
Poi si possono vedere anche altre cose in Italia, per carità; per esempio il pm Maddalena nella richiesta di archiviazione al Tribunale di Torino aveva scritto:
“In tutta l’imponente massa delle conversazioni intercettate emerge in verità un atteggiamento integrante una sorta di ‘presunzione’ o ‘complesso di superiorità’ che potrebbe suonare così: ‘Noi siamo i più bravi, i più forti, i più belli, i più tutto: ergo, non abbiamo bisogno di arbitri compiacenti o di favori, ma solo di arbitri bravi, onesti e corretti, che arbitrino secondo le regole… E così vinceremo’. Ed in effetti tutte le osservazioni, i commenti, le indicazioni (per le partite amichevoli), i suggerimenti riguardanti gli arbitri sembrano porsi sempre nell’ottica della ricerca dell’arbitro migliore per le partite della Juve, dell’arbitro cioè che meglio garantisca il regolare andamento ed il regolare esito della competizione sportiva”.
Certo però che adesso le cose hanno preso un’altra piega.
Moggi sarà anche il mafioso del calcio più pippone della storia, anche perché per ora è ampiamente innocente e per nulla mafioso, ma i dirigenti di altri club mi sembra che all’epoca un po’di cosette discutibili le abbiano fatte davvero.
Rapporti, non solo telefonici, con arbitri e guardalinee in attività, regalie e favori di un valore economico rilevante, ecc
L’unica certezza raggiunta dopo quattro anni di analisi di quei fatti, ossia dal maggio 2006 al 13 aprile 2010, è che l’Inter ha 13 scudetti.
E che sono i soliti di sempre.
Il post 2006 è solo un film dell'orrore senza nessun valore.
Uno dei protagonisti di questo D-Day bianconero è stato sicuramente l’avv. Trofino (difesa Moggi).
Che da buon difensore ha infierito, ancora una volta e facendo breccia, sulla carcassa di un processo costruito sul nulla.
Ora, voglio ricordare a tutti una cosa.
Durante una delle udienze conclusive del processo doping alla Juventus di qualche anno fa, l’avvocato in questione, disse una cosa che mi è rimasta impressa.
E sarebbe per me un grandissimo motivo di emozione se avesse voglia di ripeterla, nel momento che più riterrà opportuno, anche in questa nuova avventura giudiziaria e professionale.
La frase in questione suonava così:
“Io qui vedo solo tante accuse e un deserto probatorio”.
A questo concetto cristallino io aggiungerei solo una breve postilla.
“Solo per quello che riguarda il mio cliente però. Perché, per quello che si intravede nelle altre telefonate, per molti dirigenti e presidenti di altri club forse qualche fattispecie di configurazione di reato ci potrebbe stare. O no?”