Una Juve molle impatta al Manuzzi

Seconda occasione (dopo quella di Udine) sprecata dai bianconeri, che, nonostante una scialba Roma avesse impattato in casa contro il Parma, non vanno oltre il pareggio contro un Cesena arrembante ma molto sprecone. Il primo quarto d'ora di partita è stato terrificante, con la difesa della Juventus ben lontana dai suoi standard di impenetrabilità: contropiedi concessi facilmente, errori di posizionamento, liti fra compagni... il gol del Cesena è quindi arrivato come una naturale conseguenza. Colpita nell'orgoglio, la Juventus ha saputo subito reagire, con Morata e Marchisio che hanno mandato la squadra a riposo sul punteggio di 2 a 1 per gli ospiti. Ma è la ripresa ad aver sconcertato più di ogni altra cosa: la normale prassi calcistica avrebbe voluto che i bianconeri attaccassero da subito per affondare il colpo decisivo sul Cesena, già barcollante dopo la batosta psicologica subita nel primo tempo. Invece si è assistito a una specie di "trotto" leggero, con i giocatori che praticavano un possesso palla scialbo e incolore; mossa che non è passata inosservata a Di Carlo, che ha subito esortato i suoi alla reazione, culminata nel gol del pareggio di Brienza. L'assalto finale juventino avrebbe poi anche ripagato, se Vidal non avesse fallito il rigore del 3-2. A chi addossare le colpe? Allegri ha di sicuro la sua buona parte, avendo fallito nel tenere i giocatori sulla corda e per aver effettuato le sostituzioni solo all'87'. Dice però bene anche Buffon, quando individua nella spocchia dei suoi compagni i motivi della prestazione. Davvero ottimo Gigi oggi, che ha salvato più volte la sua porta. Molto male invece la difesa: male Lichtsteiner, più nervoso del solito, un po' meno male Ogbonna, ma malissimo Bonucci, probabilmente autore di una delle sue prestazioni più brutte in maglia bianconera. In occasione del gol di Brienza, la sua uscita goffa e molle denota quanto fosse poco in partita e con la testa altrove. Oggi si è ben capito quanto il recupero di Barzagli sia fondamentale, perché in situazioni critiche come quella di ieri, Ogbonna non ha né la capacità né la personalità per tenere su la squadra. A centrocampo invece, per un Pogba a mezzo servizio e un Marchisio decisamente sontuoso, si contrappongono un Vidal ancora lontano dai suoi livelli migliori e un Pirlo decisamente fuori forma: giocare ogni partita per un 35nne è davvero anacronistico, e le colpe di ciò sono da imputare sicuramente ad Allegri, che dovrebbe tirare fuori un po' di "cojones" e spiegargli che alla sua età ci va bene se fa 15-20 partite all'anno, di quelle proprio importanti. Infine, l'attacco: molto bene Morata, male Llorente, il cui unico acuto è stato quello di procurare il rigore ai bianconeri. Certamente, schierare due centrali non è stata una buona idea perché, sebbene Morata sappia svariare, le sue doti sono diverse da quelle di Tevez. Llorente col modulo di Allegri non sembra rendere molto come invece faceva in quello di Conte, che col suo 3-5-2 incitava spesso il dialogo tra i due centrali. È bene quindi che Allegri, se vuole insistere col suo 4-3-1-2, non costringa a giocare fuori ruolo taluni giocatori, come già succede in parte con Vidal, schierato da trequartista. La scelta logica sarebbe stata infatti quella di schierare Coman a fianco di Morata. Insomma, il campionato non è stato ammazzato: il distacco aumentato avrebbe dato alla Juventus quella tranquillità aggiuntiva per giocarsi al meglio gli ottavi di Champions, lo scontro diretto all'Olimpico e la semifinale di Coppa Italia con la Fiorentina. Le cose si sono complicate, ma più di tutto preoccupa la sufficienza e la spocchia di taluni uomini: questo atteggiamento il 24 febbraio non sarà tollerato, anche perché lasciare al Dortmund le praterie concesse al Cesena potrebbe portare a risultati ben diversi da quello di ieri sera. E Allegri farà bene, oltre che a lamentarsene pubblicamente su Sky, a redarguire di persona i giocatori, anche con panchine forzate, cosicché tutti capiscano, lui incluso, che qui, alla Juve, i fallimenti sono ben poco tollerati.