Torino è bianconera

Ci sono volte in cui prediligi (ed era ora) l'appuntamento europeo a quello italiano e ti presenti in campionato scarico fisicamente e mentalmente.
Ci sono volte in cui riesci comunque ad andare in vantaggio, nonostante un rigore fatto ribattere dall'arbitro, e subisci un gol della domenica come non se ne vedevano da 10 anni sui campi italiani.
Ci sono volte in cui finisci addirittura in 10 e rischi la beffa.
E poi arriva lui, anche se magari si era attestato su livelli mediocri per tutta la partita, a tirare una rasoiata a 2 secondi dalla fine regalandoti la più insperata delle vittorie.
Potremmo riassumerla così la partita, senza aggiungere altro. Ma noi siamo juventini, e anche nella vittoria dobbiamo trovare il pelo nell'uovo. Anche se qui, a dire il vero, c'è un vello intero nell'uovo. La Juventus si presentava a questo appuntamento da favorita, mentre il Toro era armato del suo classico "tremendismo", che tanto lo ha reso famoso in Italia. Tremendismo che in soldoni significa: "Il mio campionato è in questa partita e nel ritorno". I primi venti minuti però sono stati a senso unico, con la Juve a dettare legge e il Torino in balìa dei bianconeri... fino al 22' quando, con la Juve già avanti, Peres, recuperata palla dalla sua area, si è involato saltando un ingenuo Evra e trovando strada libera fino all'area avversaria. Un'azione che ha dello straordinario, ma che prende origine dal calo di tensione degli juventini, convinti ormai che la partita si stesse instradando verso un'agevole vittoria. Da quel momento in poi il contraccolpo psicologico si è fatto sentire e la manovra dei padroni di casa ne ha sofferto e solo in 3-4 occasioni i bianconeri sono riusciti a rendersi pericolosi. Di contro, il Torino si è chiuso in difesa, con Amauri e Quagliarella spesso sulla loro tre quarti a dare man forte ai difensori e a propiziare le ripartenze granata. Una situazione ideale per gli uomini di Ventura, che hanno creato le palle gol migliori proprio in contropiede, soprattutto dopo l'espulsione (molto generosa) di Lichtsteiner su un volo d'angelo di El Kaddouri. In questo senso la mossa di far entrare Ogbonna al posto di Tevez è stata davvero azzeccata: sebbene potesse sembrare che l'allenatore toscano volesse difendere il pareggio, la mossa era unicamente concentrata al voler dare stabilità alla retroguardia, che nei minuti successivi all'espulsione era decisamente in difficoltà. Come poi lo stesso Allegri ha confermato, avere più punte in avanti era uno spreco di uomini, perché si andava a intasare le linee e a dare chiari punti di riferimento alla difesa a 5 del Torino. Col senno di poi, si sarebbe potuto farlo prima, ma per nostra fortuna la Dea Bendata ha voluto dare ai bianconeri ciò che aveva tolto a Marassi, portando sconforto nei cuori di molti giornalisti e cronisti televisivi. Il tono funereo di Bergomi la dice lunga: per tutta la partita non ha fatto altro che inneggiare e tifare spudoratamente per i granata, insieme a Caressa, evidenziandone sempre le giocate e augurandosi che, per una volta, proprio oggi che meritava, il Torino potesse portare a casa il risultato. Toni identici poi si sono visti in alcuni opinionisti presenti negli studi di Sky. In questo periodo di crisi, è bello vedere che almeno il sistema sanitario, quantomeno il reparto di nefrologia, non potrà rimanere senza lavoro.
Ciò nonostante viene da chiedersi come mai la Juventus abbia sofferto così tanto il Torino, anche premettendo che i granata avevano puntato tutto su questa partita. Il motivo è presto detto: questa è una Juve che sta cercando di raddrizzare la sua posizione in Champions. Così, mentre l'anno scorso Conte faceva riposare i titolari in Europa League in vista dello scontro fuoricasa col Sassuolo, Allegri preferisce, anche contro il Malmö, schierare i migliori  e avere più possibilità di strappare 3 punti importantissimi per mantenere vive le speranze di qualificazione. Se poi ci mettiamo la panchina accorciata dagli infortuni e il ritmo forsennato a cui alcuni giocatori, come Marchisio, sono stati sottoposti nell'ultimo periodo tra campionato, coppa e Nazionale, un po' di stanchezza fisica e mentale ci può stare.
Ma solo un poco, perché la Roma non mostra segni di cedimento. Inoltre, tra 9 giorni allo Stadium arriva l'Atletico, e non sono ammessi cali di tensione. Si può e si deve provare a vincere.
Stasera però, godiamoci un bel bicchiere di vino...