La Juve piega l'Olympiakos

Luci e ombre nella prestazione che ieri, in modo anche rocambolesco, ha regalato tre fondamentali punti agli uomini di Allegri, consentendo loro di sperare ancora nel passaggio del turno. Una vera altalena di emozioni, ma d'altronde lo juventino medio in Europa dovrebbe esserci ben abituato: il pensiero corre subito all'anno scorso, quando Sneijder, nel guado fangoso di Instanbul, negò la qualificazione nei minuti finali  o al 2003, quando Tudor prese la qualificazione per la collottola con un tiro allo scadere.
E dire che la partita era iniziata anche bene: una Juve volenterosa a pressare su tutto il campo, un Morata in grande spolvero e Pirlo, addirittura tonico fisicamente, a regalare il momentaneo vantaggio bianconero con una magia delle sue.
Tutto bello. Troppo bello, per essere vero, per essere da Juve europea. E infatti ci sono voluti pochi minuti per prendere subito gol. Intendiamoci, la Juventus è sempre stata padrona del campo, ma fino a metà del secondo tempo il refrain era lo stesso: tante occasioni create, ma anche tante reti divorate. E sul secondo gol dei greci il fato della Vecchia Signora sembrava ormai segnato.
Vero è che le colpe vanno ricercate nel modulo: la difesa a 4 non è ancora stata ben assorbita dalla compagine, e le pesanti assenze difensive (Barzagli, Caceres ed Evra) non stanno certamente aiutando la causa. Se ci aggiungiamo che storicamente le squadre greche si comportano come le piccole italiane (tanta difesa e tutti su a sfruttare le azioni da palla inattiva), la frittata era facilmente prevedibile.
Ma Allegri si è assunto la piena responsabilità di questa "rivoluzione" tattica, e ha rischiato anche molto durante la partita andando a sostituire Morata, che aveva subito un forte contraccolpo psicologico già dopo il pareggio, per inserire Llorente. Una mossa in teoria un po' azzardata, dato il suo stato di forma, e che invece ha spaccato la partita: tanta corsa, dribbling e pressing per il basco, al quale un po' di panchina forzata ha fatto bene. Sua è la rete che ci rimette in corsa (fortunosa, certo, ma in Champions ogni squadra che va avanti si affida anche alle mani della Dea Bendata) e che gli garantisce per oggi il titolo di mvp del match, senza alcun dubbio. Se poi ci mettiamo la rasoiata di Pogba, che qualche minuto dopo ribaltava il risultato, abbiamo un quadro ben definito di cosa sia storicamente la Juventus in Europa. Una squadra che ha creato, conti alla mano, almeno una decina di occasioni nitide da gol, contro le due dei greci. Risultato: 3/10 per la Juve, 2/2 per l'Olympiakos. Al di là però della dieta che sembra voler seguire la squadra negli ultimi 16 metri, non si può più solo parlare di "Juve contiana", poiché gli schemi del tecnico leccese stanno mano a mano lasciando spazio a nuove idee, che, quantomeno in attacco, stanno regalando tanto spettacolo. Per il cambio di mentalità, invece, ci sarà ancora da lavorare, perché ad oggi rimaniamo ancora, per citare le parole di Emilio Cambiaghi, i nerd della Champions: frenetici come un ragazzino al primo appuntamento.
Infine grida vendetta il rigore sbagliato da Vidal, che avrebbe permesso alla Juve di dormire molto più serena in caso di arrivo a pari punti coi greci. Tutto ciò mi ha ricordato tanto la squalifica rimediata da Nedved nella semifinale di ritorno col Real. Sembra destino che, anche nelle gare affrontate come si deve e portate a casa, in Champions non si possa mai gioire fino in fondo. Un vero peccato, perché fino a quel momento si era rivisto il cileno a tutto campo che tanto piace alle maggiori squadre europee: un uomo mai domo, sempre alla caccia del pallone e sempre pronto a incitare i suoi compagni a salire.
Da un lato però potrebbe essere positivo: sappiamo quanto sia difficile per la Vecchia Signora "gestire" una partita sapendo di potersi accontentare, e forse in questo modo i cali di tensione col Malmö e soprattutto con l'Atletico saranno ben più difficili.
O almeno, così noi tutti speriamo...