La Roma stecca e la Juve ne approfitta

Cade la Roma al San Paolo, strapazzata da un Napoli generoso ma anche molto impreciso. E con questo regalo da parte dei partenopei, la Juve non poteva e non doveva sbagliare. Al Castellani i bianconeri regolano per due reti a zero i toscani, anche se il risultato non deve far pensare a una "passeggiata di piacere" da parte degli uomini di Allegri.
Il primo tempo è stato molto poco spettacolare, con diversi passaggi sbagliati e scarsa lucidità sotto porta. Decisamente meglio il secondo, dove la Juve ha alzato il ritmo, permettendo molte più incursioni in area empolese e creando situazioni di pericolo sfociate infine in un bella punizione dal limite, rimediata da Giovinco e trasformata agevolmente da Pirlo. Proprio il bresciano oggi è parso un po' più tonico e meno impreciso in fase di impostazione. Il raddoppio di Morata poi ha definitivamente messo in ghiaccio la partita fino al triplice fischio finale.
Ritenersi però pienamente soddisfatti da questa partita sarebbe un errore perché continua il periodo di appannamento in casa Juve. Una stanchezza che, a un occhio poco allenato, sembrerebbe fisica. Certo, ci sono stati alcuni infortuni muscolari e un generale "rallentamento" della manovra di gioco che potrebbero far propendere per una preparazione sbagliata; ma va anche ricordato che la Juventus si è ritrovata il 15 luglio con la necessità di dover riprogrammare tutto insieme a un allenatore profondamente diverso, che al dinamismo contiano ha opposto un calcio più ragionato: è sufficiente notare come Lichtsteiner e Asamoah, che spesso finivano le partite con la lingua a terra, ora riescono a correre per tutti i 90 minuti.
La teoria quindi di una preparazione atletica sbagliata va, almeno per il momento, scartata. Il vero motivo risiede, come avevo paventato due settimane fa, nella mancanza di gioco, o meglio nel vuoto che si è creato nel cambio dell'impostazione tattica. La Juve di Conte correva tanto, vero, ma correva anche "intelligentemente": gli schemi tattici erano così impressi nella mente dei calciatori che questi erano in grado di amministrare al meglio le energie, consumandole in maniera mirata, sebbene comunque in quantità ingenti.
In questo momento invece i bianconeri stanno ancora cercando di assorbire i dettami del tecnico toscano, ed è quindi più facile per loro sbagliare passaggi o non intendersi alla perfezione, generando così spesso situazioni che danno il via a ripartenze pericolose degli avversari.
Credo quindi che la Juve "a tutto campo" di Conte appartenga al passato, soprattutto in queste settimane, dove i giocatori, consci di dover ancora imparare bene la nuova filosofia di gioco, tendono a preservare le energie piuttosto che a correre senza scopo per il campo, anche perché è Allegri stesso a riprenderli in quei frangenti in cui la confusione esce e fa da padrona.
C'è però un'oasi di puro piacere in questa marea di novità tattiche. Un'oasi di nome Alvaro Morata. Il giovane talento spagnolo ha grinta, fisico, dribbling, tecnica... e sa esattamente dove trovarsi e cosa fare per creare pericoli alla porta avversaria. Perché quando una persona ha una tecnica strabordante e un atteggiamento sbarazzino come Alvaro... beh, i cambi di modulo lo interessano di meno. Per questo giocatori come Tevez e Vidal, o il Giovinco visto oggi, riescono, a meno di non svegliarsi con la luna storta, a portare sempre scompiglio nelle difese. Con un'unica differenza: finora l'unico a non aver mai sbagliato una prestazione è stato proprio l'ex madridista.
Archiviata quindi la pratica Empoli, ora l'attenzione si sposta tutta sulla Champions di martedì, dove Allegri sa di non avere il minimo margine di errore: la Juventus ha puntato su di lui anche e soprattutto per la conclamata mentalità europea.
E in maglia bianconera, si sa, le seconde opportunità sono merce rara, rarissima.