Petrucci "culo di pietra"

Gianni PetrucciQuelli che quando si attaccano ad una poltrona (meglio se presidenziale e quindi con i "bottoni di comando" incorporati) non li schiodi più, neanche con la bomba atomica, li chiamano "culi di pietra" ed in Italia di culi di pietra ne abbiamo tanti e in parecchi campi. Uno è Gianni Petrucci, l'attuale presidente del Coni, l'Ente che per statuto svolge le funzioni "di disciplina e regolazione" di tutti gli sport nel nostro paese (art. 2) e, quindi, in qualche modo governa anche le sorti del calcio che, da appassionati di sport e non di poltrone, sono quelle che ci stanno più a cuore.

A quanto pare Petrucci è una specie di predestinato perché lui al Coni, così recitano le sue biografie, è entrato da impiegato, come se ne fosse tifoso già fin da bambino (proprio come Ibra con l'Inter). Da impiegato era addetto alla Segreteria e si vede che in quegli anni deve aver adocchiato, intanto, la poltrona e, presumibilmente, anche cominciato a capire il funzionamento dei famosi bottoni visto che ha brigato tanto tra Federcalcio e Federbasket; funzionario, presidente e commissario straordinario, sempre a "fare sport", passando anche dalla carica di vice-presidente della Roma, fino a quando al Coni è ritornato, nel 1999, da Presidente e su quella benedetta poltrona s'è seduto. Da allora il sedere, quasi fosse un macigno, non l'ha più mosso. Un "culo di pietra", appunto, non per dare giudizi di merito ma per descrivere un fatto.

Dal 1999 ad oggi, infatti, Gianni Petrucci è stato eletto presidente del Coni per ben tre volte anche se, per Statuto, non avrebbe potuto. Può sembrare strano ed in effetti è un po' complicato, ma è così. Lo Statuto del Coni limitava i mandati presidenziali a due (art. 5) e Petrucci era stato eletto una prima volta nel 1999 per una fase di transizione e una seconda nel 2001; quando nel 2004 lo Statuto è stato aggiornato, il "nostro eroe" poteva aspirare ad avere ancora una conferma, ma poi avrebbe dovuto "levare le chiappe" dalla poltrona, mentre invece è successo che nel nuovo Statuto è stato sì mantenuto il divieto di superare i due mandati, ma con l'aggiunta che il "computo dei mandati si effettua a decorrere dal mandato che ha inizio dalla prossima elezione da tenersi entro giugno 2005".
Capito? Altro che legge "ad personam", il buon Petrucci si è ritrovato così, per pura combinazione, con l'opportunità di fare ancora per due volte il Presidente del Coni, di tenere il sedere sulla sua cara poltrona e schiacciare i bottoni con cui si governano e si regolano tutti gli sport; e così nel 2005 ha fatto tris e per il 2009 ha da tempo assicurato che è intenzionato a fare poker.

A proposito di elezioni, vale la pena notare come quelle di Petrucci siano sempre filate lisce come l'olio: a cominciare dalla prima, quella del 1999 che era di transizione, dove l'hanno votato in 27 su 39 anche perché, così hanno raccontato, l'aveva raccomandato pure Franco Carraro che su quella poltrona c'era stato per nove anni (dal 1978 al 1987) e chissà che non l'avesse "notato" quando Petrucci lavorava in Segreteria; cosi' pure nella seconda: siamo nell'aprile 2001 e il sistema di voto è diverso, quando i voti a favore sono 176 su 207 votanti, con Abete classificato secondo (Carraro, Petrucci, Abete.... si vede che il mondo e' proprio piccolo); per finire con la terza, quella del 2005 dopo la richiamata riforma, dove addirittura Petrucci è candidato unico, non si sa bene se per una eccessiva esemplificazione del metodo democratico delle elezioni o per la "resa incondizionata" dei possibili contendenti già prima della contesa.
Questa facilità a farsi eleggere alla "bulgara" conferma che Petrucci ha proprio "le physique du rôle" di Presidente, verrebbe quasi da dire che è un vero "culo di pietra", con una faccia che difficilmente tradisce emozioni e non sa mai né di stress né di logoramento (proprio come aveva capito per primo Andreotti, quando aveva sentenziato che "il potere logora chi non ce l'ha").

C'è stato, a dir la verità, un momento la scorsa estate quando si pensava che l'aplomb di Gianni Petrucci sarebbe stato messo a dura prova ed è stato quando la Procura di Bologna, indagando sullo scandalo del basket (caso Lorbek), era entrata in possesso di intercettazioni che attestavano l'intervento dei vertici del Coni per "indirizzare" le decisioni dell'Arbitrato. Su Repubblica s'era mosso pure Marco Mensurati, che prevedeva tempi cupi pure per Petrucci, perché quella indagine aveva incuriosito anche i P.M. di Napoli che indagavano su "calciopoli" e volevano capire se nel ridimensionamento delle condanne tra i diversi gradi di giudizio ci potevano essere stati dei condizionamenti esterni. Lo spunto era interessante: in tanti si chiedevano "Se qualcuno è intervenuto per uno scandalo di poco conto come quello del basket, vuoi che non sia intervenuto per quello del calcio?"; Ronzani, presidente dell'Arbitrato, risultava addirittura che avesse dichiarato "Petrucci mi avvicinò per il lodo Carraro" (Repubblica del 10/8/7).
Roba importante che sembrava aver a che fare con l'aborto giuridico dell'estate 2006, tanto importante che... non se n'è saputo più niente; e forse non sapremo mai, per esempio, se ci sono stati condizionamenti, e da parte di chi, nel clamoroso ridimensionamento/annullamento della sentenza di primo grado di calciopoli su Franco Carraro (casualmente ex-presidente del Coni ed estimatore della prima ora di Gianni Petrucci); fatto sta che, nonostante la previsione di tempi cupi, il nostro eroe ha conservato intatto l'aplomb e pure la faccia, non ha fatto una piega oltre a quelle che sembra avere come dono di natura e gli danno l'aria di uno che pensa tanto non si sa bene a cosa.

E così, già da alcuni mesi, come dicevamo prima, ha annunciato che si presenterà nel giugno 2009 candidato per la quarta volta. I bookmakers lo danno favorito anche se, a quanto pare, non si presenterà da solo, ma avrà come competitore il presidente della Federgolf che, in una specie di messaggio elettorale, ha detto che punta sul decentramento di compiti e responsabilità e che vuole dare maggiore autonomia alle singole Federazioni. Petrucci, invece, del manifesto elettorale sembra non preoccuparsi tanto e, più prosaicamente, sta facendo il "giro delle sette chiese" per ottenere più soldi da gestire per governare meglio lo sport nazionale.

Scrivono infatti i giornali che nei tagli previsti dalla Finanziaria ci è finito anche lo sport, tanto che alla Coni Servizi, che dell'intero sistema sportivo è il centro motore, verrebbero assegnati un centinaio di milioni in meno rispetto all'anno prima; questa a Petrucci (che della Coni Servizi SpA è il... Presidente) non è proprio andata giù e così si sta sbattendo a destra e a sinistra lamentandosi dei guai che potrebbero derivarne. Per il calcio, in particolare, il presidente del Coni ha fatto presente che dovrebbe ridurre gli interventi di circa 30 milioni e questo ha fatto drizzare le orecchie ad Abete che s'è subito dichiarato solidale con la battaglia di Petrucci; anzi, approfittando dell'occasione, Abete ha anche fatto un po' di propaganda elettorale in vista delle elezioni del prossimo anno confermando a Petrucci "piena fiducia affinché, interpretando come sempre le aspettative del mondo del calcio, possa ottenere i maggiori risultati possibili" (Corsera del 31/10, pag.56).

Se lo dice Abete che Petrucci ha saputo sempre interpretare le aspettative, possiamo fidarci, vuol dire che nell'esercitare le funzioni di disciplina e controllo delle Federazioni e, quindi, anche della Figc, il presidente del Coni non ha deluso le attese, anche se dire in dettaglio cosa ha fatto Petrucci dal 1999 ad oggi per meglio disciplinare e controllare il calcio è difficile.
E' difficile perché come va avanti il carrozzone del sistema calcio è sotto gli occhi di tutti e miglioramenti non se ne vedono. E' difficile anche perché la presidenza del Coni, tradizionalmente, non si espone mai in forma diretta e così ha fatto pure Petrucci, anche se la legge e lo Statuto (in particolare i nove punti fissati dall'articolo 2 sulle "Funzioni di disciplina e regolazione") lo chiamano in causa per "questioni" che hanno segnato profondamente il mondo del calcio negli ultimi anni, come l'utilizzo dei giocatori stranieri, il controllo dei bilanci delle società, il funzionamento della giustizia sportiva. Verrebbe allora da dire, per citare fatti significativi, che a Petrucci non è dispiaciuto il cambiamento in corsa del regolamento sugli utilizzi degli extra-comunitari che era coinciso con lo scudetto alla Roma, che non gli dispiace che di fronte ai bilanci falsi in termini di ordinamento sportivo ci siano degli illeciti tollerati dagli organismi di controllo, e che non si è dispiaciuto affatto per lo svolgimento del processo di "Calciopoli", nonostante in tanti abbiano espresso dubbi e perplessità d'ordine giuridico (il Coni "garantisce giusti procedimenti per la soluzione delle controversie nell'ordinamento sportivo", così c'è scritto nelle Funzioni prima richiamate).
I complimenti di Abete fanno anzi capire che non solo non gli sono dispiaciuti, ma che ci ha messo del suo (su Calciopoli, a rigor di regolamenti, dovrebbe esserci addirittura il suo marchio di garanzia), magari non la faccia direttamente, ma forse qualche intervento capace di condizionare il corso degli eventi, come dimostravano, per esempio, le intercettazioni sullo scandalo del basket.

La riaffermata stima di Abete nei confronti di Petrucci avvalora l'ipotesi, prima accennata, che a giugno 2009 arriverà il quarto mandato presidenziale e in tale ipotesi può essere interessante seguire i suoi interventi sul calcio per capire su quale lunghezza d'onda è sintonizzato, se ravvisa dei problemi ed, eventualmente, come pensa vadano affrontati.
Una sua prima uscita al riguardo è recente, la riprendiamo da gazzetta.it per darle il tono dell'ufficialità e può essere così sintetizzata:
1) il calcio è stato ripulito;
2) stanno aumentando gli spettatori;
3) per i debiti delle società nessun problema.
Si direbbe che anche Petrucci vede tutto rosa come la Gazzetta dello Sport, se non fosse che:
1) i programmi televisivi a fine partita rischiano di trasformarsi in risse da saloon;
2) la serie B viene descritta come "alla canna del gas" e Repubblica dell'8 novembre ha titolato a tutta pagina "così muore un campionato" ;
3) quanto ai debiti, la situazione in generale è talmente nera che per negarlo bisognerebbe avere una bella faccia tosta.

Vuol dire che Petrucci sta sbagliando approccio per la sua "campagna elettorale"? Forse no. Potrebbe semplicemente essere che la lunghezza d'onda con la quale è sintonizzato escluda i problemi della serie B, delle serie inferiori e di quello che chiamiamo il "movimento" del calcio e riguardi invece unicamente qualche grande elettore della serie A. In effetti, se consideriamo le due squadre di Milano, vediamo che si fa dell'ironia sugli arbitraggi ma senza eccessi polemici, tanto per alimentare la leggenda del calcio ripulito, il pubblico a S.Siro continua ad accorrere attratto com'è da nani, ballerini e incantantori di serpenti e quanto ai debiti, con l'Expo dietro l'angolo, il business a Milano è sicuramente destinato a crescere e magari ci esce pure qualche finanziamento di favore per un nuovo stadio.
Ecco, sembra che Petrucci abbia affrontato i problemi del calcio come se fosse al bar con Berlusconi e Moratti e, già che c'era, abbia raccomandato loro di votarlo; non si avverte la fatica di coinvolgere la periferia in difficili processi di cambiamento, ma la facilità del rapporto con quelli che contano, quelli che, come dice Abete, riconoscono a Petrucci la capacità di interpretare le loro aspettative.

Vedremo adesso cosa succederà da qui a giugno, ma di grandi sorprese non ci sono segni premonitori; a dirla tutta ci sorprenderebbe meno un'altra modifica allo Statuto del Coni che consenta a Petrucci di starsene sulla sua poltrona ancora per qualche altro mandato rispetto ad una  sconfitta che lo obblighi a muovere le chiappe.

P.S.
Qualche giorno fa Petrucci aveva dichiarato che il segreto per vincere le elezioni era di non parlarne, eppure oggi su Tuttosport (26-11-2008, pag. 21) c'è una paginata di intervista. Lasciando stare la coerenza, che evidentemente per i culi di pietra è di pastafrolla, ci sono due passaggi che vale la pena riprendere.

Uno quando l'intervistatore parla di "terzo mandato che terzo non è", riprendendo involontariamente quella che nel nostro articolo chiamavamo la questione complicata dei mandati presidenziali al Coni e Petrucci risponde: "Come sempre sono stato fortunato, con la Melandri è cambiata la legge". Noi accennavamo ai "troppi" mandati di Petrucci rispetto allo Statuto; parlavamo del peccato, adesso sappiamo anche che è stata la Melandri a istigare il peccatore.

L'altro quando alla domanda "Una vita alla guida dello sport italiano; la chiamano Richelieu" la risposta è di quelle che non lasciano dubbi e cioè: "Io sto al centro, non per vigliaccheria, ma perché la ragione non sta mai solo da una parte. La mia non è diplomazia, ma restare con i piedi per terra". Ecco, questo ci sembra proprio una specie di manifesto; non dei novelli Richelieu, ma degli aspiranti culi di pietra, di quelli che stanno con i piedi per terra e il sedere al sicuro.
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