Agnelli: Giustizia su Calciopoli: non si può far finta di niente. E tornare a vincere sul campo.

News, 25 dicembre 2011.

Andrea Agnelli (su Calciopoli): Ci sono società e persone fisiche che hanno subito condanne: non si può far finta di nulla e dire 'è stata giustizia sommaria, andiamo avanti', adesso esigiamo parità di trattamento. Andrea Agnelli (sulla Juve): L'obiettivo della Juve non è arrivare terza, ma tornare a vincere sul campo. Anche De Santis, una volta lette le motivazioni, pensa alla possibilità di una denuncia nei confronti di Auricchio. Avv. Galasso (legale di Giraudo): Quanta ingiustizia contro la Juve; la Magistratura faccia luce sulle indagini. Auricchio: Le parole del pentito sono prive di fondamento. Lepore: Tutta colpa della fuga di notizie... e il pentito, se ha coraggio, esca dall'anonimato e vada da un giudice. Rosella Sensi: Lo Scudetto 2006 è della Roma. Ranieri: Che nel 2012 si parli solo di calcio giocato.

Agnelli: Non si può dire che è stata giustizia sommaria e far finta di niente - Sui quotidiani di ieri sono apparse due interviste, una sul Corriere dello Sport (lo stesso quotidiano che ha raccolto le confidenze dell'investigatore pentito) e sul Corriere della Sera. I temi sono stati in entrambe gli stessi due: un recente passato da 'ristabilire' e un futuro da scrivere. Il recente passato è Calciopoli che, come raccontato dalla gola profonda dei magnifici dodici della squadra Off-side, è stato scritto in maniera distorta e Agnelli non ci sta e spiega tutto per bene al Corsport: "Quando vennero fuori le prime intercettazioni, pensai a una strana coincidenza: ogni volta che stavamo per vincere un titolo, balzava fuori qualcosa, l'anno prima c'era stato il video della flebo di Cannavaro. Poi, improvviso, è arrivato lo tsunami... La Juve ha pagato in maniera dura: se la società non avesse varato l'aumento di capitale e lavorato per tornare ai vertici, avrebbe potuto precipitare davvero in categorie minori. Adesso esigiamo parità di trattamento. La Juve è stata condannata per una serie di violazioni dell'articolo 1, la cui somma ha configurato violazione dell'articolo 6. Per l'Inter, invece, l'articolo 6 è stato tirato in ballo direttamente da Palazzi. Ricordo anche che l'annata sportiva 2005-2006 è immacolata, non c'erano più nemmeno Bergamo e Pairetto come designatori. Questo deve far riflettere, ci sono società e persone fisiche che hanno subito condanne: non si può far finta di nulla e dire 'è stata giustizia sommaria, andiamo avanti'. Ci sono richieste danni per centinaia di milioni". E ad Abete ricorda quanto dallo stesso detto il 12 maggio 2006: "Il 12 maggio 2006, il presidente Abete dettò una dichiarazione che torna d'attualità: 'Considerati l'importanza e il rilievo che il calcio riveste nel nostro Paese anche sotto il profilo sociale, riteniamo positivo che si faccia di tutto per l'accertamento di quanto avvenuto, avendo come obiettivo prioritario quello di garantire il massimo livello di chiarezza e trasparenza'". Quindi l'interlocutore, cioè chi dovrebbe rimettere le cose a posto, almeno per quanto riguarda il lato sportivo, è la Figc, ma "A livello politico, faccio fatica a confrontarmi in generale: ci sono le stesse persone, più o meno, e hanno il dovere di mettere a disposizione degli associati strumenti che garantiscano parità di trattamento": e Guido Rossi? "Non entro in personalismi: per me Rossi rappresentava la Federazione, ha agito in suo nome e per suo conto". Il tavolo di Petrucci? Importante ma non sufficiente: "E' stata una giornata importante perché ha riunito persone direttamente coinvolte nel 2006, il capo dello sport e il presidente della Figc: ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, ma il documento finale che era stato preparato riconosce, anche se non è stato sottoscritto da tutti, che ci fu giustizia sommaria. La vostra intervista conferma quanto emerso negli ultimi anni e rafforza la necessità di avere un quadro completo, capire cosa accadde ed entrare nel merito. L'inquirente racconta di telefonate che non c'erano, di altre tolte e di un diverbio: elementi che devono essere valutati da un giudice, non è plausibile che in un piccolo sistema di venti squadre ci sia tanta disparità di trattamento".

Agnelli: L'obiettivo non è il terzo posto - L'altro filone esplorato da Andrea Agnelli nelle due interviste è quello relativo al campo; perché Andrea ama il calcio come sport e a frequentare avvocati e tribunali non lo spinge certo l'amore per il doping legale di petrucciana memoria, ma solo l'urgenza di difendere la sua Juventus. Mette subito in chiaro una cosa, la Juve gioca sempre per vincere, poi parlerà il campo: "La Champions League un traguardo perché dà accesso a voci di ricavi importanti - dice al Corsport - ma non è giusto dire che l'obiettivo della Juve è arrivare terza. Crediamo in noi stessi, pur senza illudere nessuno: veniamo da stagioni tribolate e tumultuose, non possiamo dire di essere i più forti. Abbiamo gli stessi punti del Milan, ma i campioni d'Italia sono favoriti per definizione. Udinese, Napoli e Lazio hanno un'ottima organizzazione di gioco. L'Inter sta rientrando. La Roma è in una situazione simile alla nostra: ha cambiato molto e sta trovando l'amalgama". Dal suo insediamento alla presidenza il cammino è stato lungo e non privo di difficoltà: "Sin dal mio primo giorno di presidenza lavoriamo per tornare a vincere sul campo. Abbiamo trasformato la società, con dirigenti tutti nuovi, e cambiato profondamente la squadra. Sapevamo che il primo anno sarebbe stato difficile e il secondo di completamento: adesso c'è un buon impianto, possiamo ragionare su uno o due inserimenti a stagione per crescere". La scelta di Conte ha trovato d'accordo tutta la parte sportiva del Club (Marotta, Paratici, Nedved): "Quando si è creata la possibilità di ingaggiare Antonio, è stato chiaro a tutti che fosse una scelta idonea. I risultati che ha ottenuto non mi stupiscono: lo conosco da vent'anni, ne ho ben presenti qualità, doti umane e competenza. Gli manca un filo d'esperienza, come manca a me. Ma entusiasmo giovanile ed esperienza non possono coesistere": e aggiunge, sul Corsera: "La sua determinazione, la sua competenza, la sua grinta, la sua voglia di far bene sposavano appieno il cambiamento che io ho portato in Juventus. Il rapporto con lui è vecchio di vent’anni, l’ho rivisto e ho capito cosa poteva trasmettere". E ne rispetta le scelte: "Non esiste che un presidente dica: facciamo giocare questa formazione. Esistono responsabilità e competenze. E mi comporterei allo stesso modo se parlassimo di una fabbrica di bulloni. Dopo si commenta". Certo, l'aver assunto la carica di presidente della Juventus, quella che suo padre tanto onorò, può pesare: "Una medaglia ha sempre due facce, privilegi e responsabilità". In ogni modo: "La mia giornata lavorativa va dalle 8 alle 20 e la Juve in questo momento prende nove, dieci ore". Il sogno? "Il sogno è tornare presto a vincere sul campo, perché quel giorno si chiuderà un cerchio". Riallacciandosi così alla vittoria del 'nostro' scudetto del 2006, quello che Andrea festeggiò con la Triade sul prato del Delle Alpi, con quella Juve che avrebbe asfaltato anche l'Inter del Triplete: "Nessun dubbio: vinciamo noi 3-0". Quella Juve deve tornare.

Anche De Santis pensa ad un esposto - Il nuovo colpo inferto a Calciopoli dalle rivelazioni dell'investigatore pentito non fa che stimolare le reazioni di chi ha subito e ancora sta subendo pesantemente le conseguenze di un'indagine condotta nei modi che abbiamo visto, che stiamo vedendo e che probabilmente ancora non abbiamo finito di vedere. Dopo Dondarini (che l'ha già fatto) e Pieri (che vi si appresta in questi giorni), anche De Santis (condannato a Napoli a un anno e un mese e vittima anche dell'art. 22 delle Noif) lo sta studiando; al pari di Moggi aspetterà l'uscita delle motivazioni della sentenza poi, come ha dichiarato il suo legale Paolo Gallinelli, si procederà: "La gravità di quanto riferito dal 'pentito istituzionale', le cui affermazioni sembrerebbero confermare le gravissime anomalie già emerse nel corso del dibattimento, rendono ancor più doverosa una mia iniziativa giudiziaria. Se dalle motivazioni dovesse emergere che l’omessa indicazione di alcune intercettazioni telefoniche tra De Santis e i designatori arbitrali abbia assunto rilievo ai fini del giudizio di colpevolezza, formalizzerò una dettagliata denuncia per falsa testimonianza nei confronti del colonnello Attilio Auricchio".

Avv. Galasso: Quanta ingiustizia sulla Juve! La magistratura difenda il suo prestigio - L'avvocato Andrea Galasso, legale di Antonio Giraudo, nelle rivelazioni dell'investigatore pentito ha trovato conferma di quella che già era una sua ferma convinzione: "Come tifoso rinnovo le parole che in tempi non sospetti ebbi a rilasciare a Tuttosport: la Juventus ha subito la più grave ingiustizia della storia sportiva - queste le sue parole a Tuttosport - Quale cultore del diritto e della legalità sono certo che la magistratura saprà difendere il suo indiscutibile prestigio facendo luce su indagini turbate da omissioni sospette e manipolazioni inquietanti che offendono la coscienza civile".

Auricchio: Parole prive di fondamento - Attilio Auricchio non si scompone dopo aver letto le rivelazioni del suo uomo pentito: "Ho chiaramente letto le dichiarazioni apparse sul vostro giornale - dice al Corriere dello Sport - e mi sembra riguardino vicende che sono già emerse in fase dibattimentale e sulle quale ovviamente non ho nient’altro da aggiungere. Se non che vadano ritenute prive di fondamento. Mi permetta, niente da aggiungere. Cose già sentite in aula, in fase dibattimentale". Certo, ma adesso a dirle è un testimone oculare, uno dei suoi che si è smarcato. E, per dirla con Prioreschi, occorra che le ripeta davanti a un magistrato. Perché qualcuno dovrà pur decidersi ad indagare... magari stimolato dagli esposti e dalle denunce che stanno per piovere.

Lepore: Colpa della fuga di notizie - La prima reazione di Giandomenico Lepore (ex capo della Procura del Tribunale di Napoli, da poco transitato tra le fila dei pensionati, di fronte alla domanda di Tuttosport se potrebbero essere 'sfuggite' altre intercettazioni su Calciopoli, è stata quella di sminuire la credibilità del 'pentito di Calciopoli: "Non credo affatto, altrimenti questa persona si sarebbe presentata direttamente ad un giudice e non avrebbe rilasciato dichiarazioni anonime ad un giornale. Se avesse avuto coraggio, avrebbe dovuto firmarsi con tanto di nome e cognome". Potrebbe trovarlo il coraggio, lo sa, dottor Lepore? Poi, come ormai sembrano fare un po' tutti, cerca il proprio dito dietro cui nascondersi e lo trova nella fuga di notizie. Così spiega: "Sapevo che la Juve era sotto inchiesta, ma anche che qualcuno voleva tirare in ballo altre squadre. Ad esempio, quando chiedevo lumi sull’Inter, perché sentivo lamentele sull’inesistenza di intercettazioni relative a questa squadra, i miei colleghi mi rispondevano sempre che non c’erano elementi a sostegno di quelle voci. Gli elementi a disposizione dell’inchiesta erano quelli e basta, mentre gli altri avevano poca consistenza dal punto di vista penale. Certo, se avessimo potuto portare avanti le indagini così come stavamo facendo... Ad un certo punto c’è stata una fuga di notizie, con tutte le intercettazioni pubblicate sull’allegato di un settimanale: in quel preciso istante la nostra inchiesta fu bruciata". Non si accorge, l'ex procuratore Lepore, che il dito è piccolo e il torto fatto invece è grosso, e la magagna esce: perché, al di là del fatto che conferma che ad essere sotto inchiesta era in realtà solo la Juve (e i vari Della Valle, ecc. diventano solo dei caduti accidentali), in quanto l'Inter, a chiunque chiedesse o ne volesse parlare, non interessava mai, a dispetto dei baffi, la fuga di notizie è del giugno 2006, mentre le intercettazioni erano terminate all'inizio del mese di giugno 2005... Non quadra proprio. Ma torniamo alla fuga di notizie: da qualche mano del pool... "Assolutamente no. La fuga di notizie avviene da persone estranee che hanno, però, interesse a bloccare le indagini. Non si tratta di persone al nostro interno, perché quando c’è un processo vengono coinvolti tanti altri soggetti non strettamente collegati al pool di magistrati. Ci sono cancellieri, commessi, uomini della polizia giudiziaria, poi c’è il passaggio dall’ufficio del Gip a quello successivo, per cui basta una piccola uscita di notizie e si brucia l’indagine. Il più delle volte si tratta di persone che temono che l’inchiesta possa arrivare fino a loro e fanno venire fuori le informazioni per bloccarla ed evitare un coinvolgimento diretto". Peccato che alla procura di Repubblica di Roma sia emerso che la fuga avvenne dall'ufficio del Colonnello Auricchio... Conclude, ineffabile: "Comunque, non basta una semplice telefonata oppure una semplice cena per muovere delle accuse penali. I miei colleghi hanno sempre detto che tutto ciò che non è stato giudicato, non poteva dare corso a nessun atto processuale. Tanto è vero che quegli elementi sono ben noti, perché li abbiamo messi a disposizione della giustizia sportiva«.". Certo nel 2010, solo quando, dopo esserci subiti i piaccia o non piaccia del pm Narducci, tutti gli sforzi di Moggi per metterci sopra le mani e le orecchie (cosa che abbiamo visto non agevole) le hanno disvelate e la giustizia sportiva non ha più potuto ignorarle.

Per lo scudetto 2006 spunta un'altra pretendente - L'ha vinto la Juventus, l'ha indossato l'Inter ma la Roma lo sente suo: questa in sintesi dello strattonato scudetto 2006. A dirlo è stata Rosella Sensi: "Da tifosa dico che lo Scudetto 2006 è della Roma. Lo sento mio. Spero anche che il 'Tavolo' convocato da Petrucci non sia stato un fallimento, anzi un tentativo più sereno di dialogo". Avanti il prossimo aspirante a tavolino.

Ranieri: Che nel 2012 si parli solo di campo - L'augurio di Claudio Ranieri per il 2012: "Vorrei tanto che del calcio italiano si parlasse solo dal punto di vista agonistico - ha detto a Sky Sport - per quello che sappiamo fare in campo, per il bello, per le difficoltà delle squadre estere nell'affrontare una squadra italiana, che gente di calcio volesse più bene a questo sport, che ci ha dato e ci sta dando tanto". Quindi c'è da augurarsi tornino a chi li ha vinti sul campo, perché i nostri, sul campo, al momento sono 29; e quelli dell'Inter 17. Sistemata questa faccenduola, si potrà tornare a parlare solo di calcio giocato, ma sempre tenendo gli occhi bene aperti. Non si sa mai...



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