Della Valle: A Moratti risponderò; e dice sì ad Abete. E Calciopoli fa discutere.

News 24 luglio 2011.

Della Valle per ora non vuol rispondere a Moratti; ma l'idea di Abete gli piace. Galliani: Nel 2006 qualcuno ha deciso il futuro del calcio italiano. Cellino: Non c'è nulla da chiarire, la verità ognuno se la porta nella propria coscienza. Foti: Se non si approfondisce, però, si rischia che tutto diventi una presa in giro. Miccichè: Facciamo chiarezza, ma poi mettiamoci una pietra sopra. Vidal si presenta: Sono un guerriero. Marotta: Nel mercato ora occorre tener lontana la fretta, per non farci imporre i prezzi. Karl-Heinz Rummenigge: il solito, ennesimo  interista rosicone.

Della Valle: Per ora a Moratti non rispondo
– Della Valle ha preso atto sia della risposta stizzita di Moratti, con la sua chiusura totale a qualsiasi parvenza di spiegazione, sia della proposta di Abete, caldeggiata anche da Beretta, di aprire un tavolo di confronto e pacificazione su Calciopoli. E per ora a Moratti ha deciso di non rispondere, così, a caldo, prendendosi un momento per rifletterci, “per non alimentare altre tensioni”. Ma lo farà di sicuro nei prossimi giorni. Ha invece espresso il suo apprezzamento per l'idea di Abete circa un tavolo di chiarimento e pacificazione, perché lo scopo è quello di cominciare il nuovo campionato "con la certezza di aver messo una pietra sopra Calciopoli, riportando serenità tra i club e le tifoserie e più fiducia nella gente verso il calcio e la giustizia sportiva". Al tavolo sarebbero invitate non solo le società coinvolte nel 2006, ma anche quelle finite nella relazione di Palazzi, e in primis ovviamente l’Inter, l’unica con sul groppone un’accusa di illecito, prescritto, forse, finché si vuole ma sempre illecito. Certo che nessuna pietra potrà essere messa su Calciopoli, finché non sarà stata fatta non solo chiarezza, ma soprattutto giustizia: perché i tifosi della Juventus non potranno mai accontentarsi di sapere cosa è successo (ormai le tessere da incastrare nel puzzle sono poche), ma chiedono giustizia: senza giustizia, questo calcio non ha credibilità e non potrà dunque esserci fiducia né pacificazione.
Per chiudere, Diego Della Valle e la Fiorentina si aspettano delucidazioni da chi ha condotto le indagini (il colonnello Auricchio), nonché dalla giustizia sportiva e dal commissario straordinario Guido Rossi, che dovrebbero spiegare se "erano a conoscenza di tutti gli elementi probatori". In realtà il problema non era la conoscenza, è che… certe cose non interessavano: lo sappiamo, ‘l’Inter non interessa’, anche se Moratti non vuole dirci il perché.

Galliani: Prima spiegazione, poi pacificazione – Il tavolo proposto da della Valle, e prontamente sponsorizzato da Abete e Beretta, che lo vedono quasi come un salvagente che permetta poi di rimettere il coperchio ermetico a tutto in quattro e quattr’otto, ha mandato al fronte un po’ tutti i soldatini dell’Italia pallonara, quelli che peraltro almeno la pelle l’han portata a casa, ma anche qualcosa di più. E però vogliono sapere perché qualcuno si sia portato anche un po’ di scudetti e abbia anche “deciso il futuro del calcio italiano”. Virgolettato, perché son parole di Adriano Galliani, in un’intervista al Corriere dello Sport.
Galliani parte dal presupposto che non vi potrà essere pacificazione senza prima congrua spiegazione: "Della Valle non propone un tavolo di pacificazione: lo diventerà dopo, dopo che si saranno chiarite le cose. Prima spiegazione e poi pacificazione, perché è evidente a tutti che c'è stata disparità di trattamento. Lo sa soprattutto chi quell'anno terribile lo ha vissuto sulla propria pelle. Chi ha sofferto, chi è stato condannato”. E per questo Moratti non ha accettato l’invito: dice di non aver nulla da spiegare, forse perché la verità sta già erompendo da sola, con la forza che le è propria. Uno dei punti forti che marca la diversità di trattamento è rappresentato dalla questione delle intercettazioni che non c’erano, anzi no, piaccia o non piaccia, c’erano. Dice Galliani: “Le intercettazioni c'erano tutte, erano tutte lì, a disposizione. Però qualcuno diceva: questa va avanti e questa non va avanti, queste sono rilevanti e queste sono irrilevanti, queste sono importanti e queste non sono importanti. Con la conseguenza di una disparità di trattamento. Qualcuno ha deciso il futuro del calcio italiano. Non so chi possa dare i chiarimenti, anche se mi sembra inevitabile che le prime risposte debbano arrivare da chi ha condotto le indagini. D'altro canto qualcuno ha deciso che una intercettazione era rilevante e un'altra irrilevante”. E poi inciampa: “Mi sembra chiaro che indietro non si può tornare. E, comunque, non so se valga la pena voltarsi indietro, soffermarsi su quel che è stato o se non sia meglio, alla fine, andare avanti, uniformarsi al vecchio principio: scurdammuce o' passate..” E no, noi due scudetti, danni enormi a tutti i livelli, una serie B per interposta persona non ce li scordiamo. Sullo scudetto: “Noi arrivammo tanto nel 2004-2005 quanto nel 2005-2006 secondi, alle spalle della Juventus. Però accadde che per quanto riguarda il primo scudetto, venne semplicemente revocato e sull'albo d'oro del calcio italiano è rimasta una casella vuota. Invece, per quanto riguarda il 2005-2006, il titolo è stato revocato alla Juve, noi siamo stati penalizzati e la squadra arrivata terza, l'Inter, ha ricevuto lo scudetto. Che dire. . . Così volle Guido Rossi”. Che scrive lettere ad Abete, che scrive a Beretta, che scrive ai presidenti. Solo fiumi di parole.

Cellino: Non c’è nulla chiarire - Non ha parlato solo Galliani; lo ha fatto per esempio anche Massimo Cellino, presidente del Cagliari, facente parte peraltro di quel Consiglio Federale che si è dichiarato in-competente a decidere, anche se Cellino alla votazione non ha partecipato: se n’è andato prima, aveva un impegno urgente. "La proposta di Diego Della Valle? – ha detto al Corriere dello Sport - La verità ognuno di noi se la porta nella propria coscienza. Il chiarimento c’è stato e chiunque è stato nel calcio sa come andavano le cose in quegli anni. Non c’è nulla da chiarire. Conosco Diego Della Valle, è un patrimonio del calcio italiano. All’epoca gli furono scaraventate addosso accuse decisamente sproporzionate e lui ha vissuto quella fase con crescente disagio. Per quanto mi riguarda Diego Della Valle è una persona per bene. Il resto non mi interessa”. La verità nella coscienza di Cellino non ci basta, ovvio, la verità deve essere detta coram populo, o lo fa Moratti (e si fa carico delle conseguenze) o lo facciano i tribunali.

Foti: Basta che non diventi una presa in giro – E ha detto la sua anche Foti, presidente della Reggina, società coinvolta in Calciopoli, pur se ha salvato alla fine la pelle. "Alla luce delle contraddittorie emerse successivamente - ha detto, anch’egli al Corriere dello Sport - la proposta di Diego Della Valle è condivisibile. Ma poi bisogna vedere con quale volontà ci si siede ad un tavolo perché, se manca la voglia di approfondire, si rischia che tutto diventi una presa in giro”. Non si tratta solo di approfondire, ma anche e soprattutto di far uscire e certificare la verità, con tutte le conseguenze del caso.

Miccichè: Poi però mettiamoci una pietra sopra - A Radio Sportiva ha parlato invece Guglielmo Miccichè, vicepresidente del Palermo: “E´ stato qualcosa di straordinario nella sua complessità. Son state massacrate squadre importanti come Juventus, Fiorentina, Reggina, Milan mentre altre se la sono cavata e adesso vediamo che qualcosa di strano c´era. Quello che dice Diego Della Valle effettivamente non è sbagliato. Il suo atteggiamento è condivisibile perché vuol chiudere un capitolo triste, ma facendo chiarezza su tutto quanto accaduto. Il suo è stato un invito rivolto a tutta la Lega e tutte le società dovrebbero accettarlo. Sediamoci e mettiamoci una pietra sopra". Tutto bene, ma purtroppo crollo finale: la pietra sopra non si mette sino a quando non sarà fatta giustizia. Non c’è pace senza giustizia.

Vidal si presenta – Arturo Vidal è stato ieri presentato ufficialmente nella sala stampa del media Center di Vinovo. Così il neo-bianconero ha presentato se stesso: "Mi piace giocare con il pallone. Sul campo sono un guerriero, anzi 'Guerriero' è uno dei miei soprannomi. Sono uno che dà tutto per vincere. Per la posizione in campo non ci saranno problemi, mi adatto a quello che deciderà il tecnico. Certo, potermi allenare con un fuoriclasse come Pirlo mi darà la possibilità di imparare e migliorare ancora di più. Per aiutarlo limiterò la mia vocazione offensiva". I suoi obiettivi: “Sono qui per lavorare e per vincere trofei importanti. L'obiettivo, venendo alla Juventus, non può che essere quello di vincere tutto, scudetto e coppa. La società ha molta voglia di tornare a grandi livelli, nel posto in cui merita. E io voglio aiutarla". Perché la Juve? “Ho scelto la Juve perchè è una grande squadra, nella quale in tanti sognano di giocare - ha spiegato - E' la squadra che è sempre stata la più forte in Italia. Quando i miei agenti mi hanno detto della Juve non ho avuto dubbi, per la qualità del progetto. Il Bayern è arrabbiato? Non lo so, c'erano tante squadre interessate a me, ma la mia opzione è sempre stata la Juventus".

Marotta: Sul mercato ora ci vuole calma -  Il mercato, in generale, stenta a decollare e per chi, come Marotta, deve rifare almeno mezza squadra, liberandosi nel contempo della zavorra dei pesi morti, son problemi: per un po’ ha tirato avanti a botte di parametri zero (Pirlo, Pazienza e Ziegler), poi due ‘colpi’ li ha messi a segno, con Lichtsteiner e Vidal. Ma ora le cose si complicano; il dg bianconero però ha deciso che occorre agire con calma, senza precipitazione: "Sappiamo quello che ci ha chiesto Conte e cosa dobbiamo fare – ha dichiarato - . Finora le trattative davvero concluse si contano sulle dita di due mani al massimo. È un mercato ingessato in cui, ferma restando la chiarezza di idee, occorre tenere lontana la fretta, perché c'è la tendenza a imporre i prezzi da parte dei venditori e invece vorremmo definirli noi e non farci stritolare nella morsa. Lo scorso anno abbiamo puntato sulla quantità, mentre quest'anno si è deciso di aumentare la qualità e so di poter contare su determinati investimenti. Sappiamo comunque di dover puntellare la rosa e dopo la tournee americana Conte darà indicazioni importanti". E c’è il problema degli esuberi: “Siamo quaranta in rosa: è un aspetto da valutare”. Ma liberarsi di certe zavorre non sarà facile: tantomeno liberarsene a condizioni favorevoli, operazione per cui Marotta non pare particolarmente versato. E gli ingaggi faraonici concessi nel recente passato a troppi giocatori dal rendimento non certo esaltante non aiutano.

Interisti si resta – A Karl-Heinz Rummenigge i tre anni di militanza nerazzurra sono stati sufficienti per assorbirne lo spirito rosicone e piangina. E lo ha tirato fuori tutto nella questione relativa a Vidal, quella cui lo stesso Vidal ha accennato in conferenza stampa parlando di un Bayern arrabbiato. Sì, perché attualmente Rummenigge è un dirigente del club bavarese, che puntava al centrocampista cileno, il quale tuttavia aveva più di una volta dichiarato, ribadendolo ieri, che la sua prima scelta era la Juve. E così ha chiosato Rummenigge in un’intervista alla Bild: “Arturo Vidal è senza dubbio un buon giocatore. Voglio congratularmi con lui, ha scelto il miglior club che gli conviene. Visto il successo nello sport e le questioni legali della Juve negli ultimi anni, come tutti dicono...", A prescindere dal fatto che il Bayern Leverkusen non intendeva rinforzare una sua diretta rivale in campionato cedendole un giocatore di cui aveva bisogno (mica tutti si chiamano Cobolli Gigli), l’ironia del dirigente bavarese è assolutamente fuori luogo: se è così addentro alle vicende del calcio di casa nostra, saprà benissimo che le travagliate vicissitudini sportive e legali della Juve negli ultimi anni sono strettamente legate a qualcosa che il suo ex presidente, quello della seconda squadra di Milano, deve spiegare a diversi altri club italiani che gliene hanno fatto pubblica richiesta: ma non ha accettato l’offerta.


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