Cosa rimane dopo la Cassazione

Nonostante per ora vi sia a disposizione soltanto il dispositivo della sentenza, i soliti giornali colpevolisti della prima ora (tra cui spicca quello di colore rosa), si sono subito affrettati a commentare la decisione dei giudici senza nemmeno attendere le motivazioni.
“Calciopoli è esistita davvero” tuona Ruggiero Palombo dalle pagine della rosea. “Prescritti. Che non vuol dire assolti, ma in questo caso l’esatto contrario". Travaglio elenca invece tutte le frodi "sopravvissute" ai tre gradi di giudizio, come prova inconfutabile dell'alterazione del campionato, omettendo pero’ che già a partire dal primo grado di giudizio, non è mai stato provato che i risultati sul campo fossero stati realmente alterati. Carraro, al contrario, si dice convinto che i campionati fossero regolari, affermando, pero’, sua opinione, che il vero torneo falsato fu quello del '97-'98, e a lui fa eco l’intramontabile Gigi Simoni, che si spinge oltre chiedendo una specie di "scudetto morale" per quella sua Inter.
Insomma, da più parti ci si affretta a chiudere tempestivamente l'argomento Calciopoli quando, in realtà, la Cassazione è un punto di partenza:
1) il prossimo 31 marzo la Corte d'Appello di Roma dovrà pronunciarsi sulla dichiarazione d'incompetenza della FIGC, ed è plausibile un rinvio in attesa delle motivazioni della Cassazione;
2) Moggi ha dichiarato di essere intenzionato a spingersi fino alla Corte dei diritti dell'uomo a Strasburgo, mossa coraggiosa e da monitorare;
3) Tra qualche mese partirà il processo per falsa testimonianza del De Cillis, uno dei teste cardine dell'accusa sul teorema delle schede svizzere. Una sua eventuale condanna potrebbe aprire nuovi scenari, anche se una "riapertura" del processo stesso sembra comunque un’ipotesi improbabile ;
4) Last but not least... le mosse della Juventus. Con le motivazioni in mano, la società potrà muoversi sfruttando l'art.39 per la revisione dei processi sportivi.

Su quest'ultimo punto vale la pena di soffermarsi un momento. Il processo penale non ha purtroppo smontato del tutto la cupola (di cartone e sgangherata) che i pm avevano ipotizzato a colpi di articoli della gazzetta, testimoni discutibili e ricusazioni improbabili per allungare i tempi. Ma la logica su cui si fondavano le sentenze sportive è ben diversa. La giustizia penale ha condannato gli imputati sulla base del "reato di pericolo": ovvero, nessun illecito è stato commesso, ma nelle frodi c'era la possibilità che si prefigurasse un tentativo di illecito, anche se esso non è mai avvenuto. In alcune frodi infatti non sono nemmeno riusciti a dimostrare eventuali contatti, nemmeno tramite sim svizzere, tra Moggi e gli arbitri. Oltretutto, in alcune di queste presunte frodi, gli arbitri coinvolti nella gara sono stati prosciolti con formula piena. E dunque, paradossalmente, evidentemente per i giudici il solo discorrere sulle griglie arbitrali, anche se poi queste fossero state quasi obbligate per via delle preclusioni e delle regole del sorteggio, costituiva un "pericolo" al corretto svolgimento della gara.
Questa equivalente nel CGS in vigore nel 2006 non c'è. Infatti, entrambi i pronunciamenti dei giudici sportivi puntavano il dito non tanto sui singoli episodi, dato che nessun art.6 era stato addebitato alla Juventus, ma alla somma di art.1, ovvero alla mancanza di "lealtà sportiva" dei due ex dirigenti juventini.
Si era così arrivati al teorema:

Somma di art.1 = art.6

Un obrobrio «giuridico» di quel «circolo della caccia» di allora in barba a tutti i regolamenti e che ancora grida vendetta dopo tutti questi anni. Come se un ladro che avesse rubato per 10 volte 10 mele... venisse poi condannato per evasione fiscale e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Questo teorema, da solo ancora troppo poco fantasioso, venne arricchito con "l'esclusività dei rapporti":

"dal materiale [...] risulta che solo la Juventus[...] ha esercitato quella influenza costante e generalizzata sul settore arbitrale, idonea a minarne la terzietà nei modi di cui si è già detto. [...] Il rapporto preferenziale tra i dirigenti della Juventus e i designatori è alla base dell'opera di condizionamento da essi posta in essere."
Alla sentenza della CAF ha poi fatto eco la Corte Federale, che affermò che le condotte dei dirigenti "sicuramente possiedono il carattere altamente inquinante della sistematicità e della stabilità organizzativa: l’aggregazione di tutti questi disdicevoli elementi è, peraltro, addebitabile, tra tutti gli incolpati del presente procedimento, solo alla Juventus, ciò che ne rende incomparabile, in negativo, la posizione rispetto ad ogni altro."

Se c'è, pero’, una cosa che le sentenze della giustizia ordinaria hanno finora dimostrato è che questa esclusività nei rapporti non c'è mai stata, anzi. Decade così il mantra "non è una scusante che lo facessero tutti... e anche se fosse, i toni erano diversi. E anche se fosse, è chiaro che Moggi avesse più potere", che viene ripetuto da tifosi più o meno accecati dal tifo e da giornalisti per cercare di fare un arbitrario distinguo rispetto alla posizione di Moggi, sin dai primi giorni della scoperta delle intercettazioni «dimenticate». E proprio in un tentativo di dimostrare quest'ultima tesi, Narducci convocò anche il figlio di Giacinto Facchetti, Gianfelice. L’attore teatrale portò un "memoriale" che pero’ porto’ alla luce l'esatto contrario: ovvero, che l'allora Presidente dell'Inter in passato aveva teorizzato un sistema che potesse permettere alla sua squadra una maggiore «tutela». Oltretutto vanno ricordate anche le famose pressioni esercitate su Bertini e del tentativo di influenzare la griglia in modo che dal sorteggio uscisse un solo arbitro. Persino Mazzotta, nella sua requisitoria, ha affermato: "Non sappiamo perché l’attività investigativa non abbia sviluppato i dati emergenti da tali conversazioni telefoniche", intendendo che sarebbe stato ben più utile una conoscenza a 360° del mondo del calcio, e non solo limitata all'uomo Moggi, l'obbiettivo investigativo di tutta l’indagine portata avanti da Auricchio e i suoi uomini.
Indipendentemente dal fatto che dei comportamenti sleali fossero stati o meno messi in atto, e considerando che la presenza di ulteriori colpevoli non libera dalla responsabilità chi è stato processato, ai fini della giustizia sportiva, se pero’ le motivazioni della Cassazione confermeranno le risultanze dei primi due processi, il teorema che trasforma la somma di art.1 in un art.6 potrebbe subire un duro colpo: infatti la revisione del processo avverrà basandosi sul vecchio Codice di Giustizia sportiva, che già all'epoca era stato molto "piegato" per creare il famoso "illecito strutturato". Tuttavia questa alchimia «giudiziaria», è bene ricordarlo, fu possibile soltanto aggiungendo la storiella dei rapporti esclusivi con arbitri e designatori da parte dei dirigenti della Juventus.
La Vecchia Signora con l'art.39 potrebbe (il condizionale è d'obbligo, conoscendo la giustizia sportiva) se non proprio ribaltare le sentenze con un'assoluzione, quantomeno far crollare il teorema strampalato posto in essere durante quella maledetta estate, conducendo a una possibile ridefinizione delle pene inflitte. Fino alla restituzione dello scudetto? Difficile a dirsi. In teoria, gli organi federali potrebbero ridare gli scudetti alla Juventus, soprattutto in presenza di motivazioni che confermassero la mancata alterazione dei risultati sul campo. Ma dopo la pronuncia di incompetenza da parte della FIGC, bisognerà vedere cosa deciderà la Corte d'Appello di Roma, che ricordiamo è chiamata a rispondere sull'impugnazione da parte della Juventus della pronuncia del Tnas, che si dichiarò incompetente a giudicare la richiesta di annullamento dell'assegnazione dello scudetto 2006 all'Inter avanzata dalla Juventus in funzione delle risultanze della relazione presentata dal Procuratore Federale Palazzi nel luglio 2011.

Il cammino, signori, è ancora lungo.

@Raphy_86