Anche la Juve patteggia

Franzo Grande StevensLa notizia sui giornali online è stata riportata così:
La Juventus ha patteggiato la condanna davanti alla Disciplinare nazionale della Figc per il deferimento per Calciopoli 2, che non era stato oggetto di giudizio nel primo processo sportivo. La Juventus verserà 300.000 euro in tre rate annuali da 100.000 euro, che andranno al settore giovanile e scolastico della Figc. "Non e' un'ammissione di colpa - ha detto Franzo Grande Stevens, avvocato della Juve -. Diciamo che è un atto di generosità verso il settore giovanile e scolastico della Figc".

GLI ALTRI. Gianluca Paparesta e suo padre Romeo hanno patteggiato: 20 mesi per il padre, arbitro fuori quadro, e 2 mesi per Gianluca, arbitro della Can ora sospeso, con l'obbligo dei servizi socialmente utili. L'arbitro pugliese, che vorrebbe tornare al più presto in campo, dovrà infatti partecipare a 4 incontri educativi da stabilire da parte della federazione.
Ha patteggiato anche il Messina con una multa di 60.000 euro e sospensioni per i tesserati coinvolti. Sei mesi di inibizione sono stati inflitti al presidente Pietro Franza e altrettanti a Mario Bonsignore, ex dirigente dei messinesi. Fabiani invece non ha patteggiato e il giudizio è stato rinviato.
Per gli altri imputati il processo invece non si chiude. Rinviato (probabilmente al mese prossimo) a nuovo ruolo il procedimento a carico di Luciano Moggi (all'epoca dei fatti contestati direttore generale della Juve), Mariano Fabiani (ex dirigente del Messina) e gli arbitri Tiziano Pieri, Salvatore Racalbuto, Stefano Cassarà, Antonio Dattilo, Paolo Bertini, Marco Gabriele, Massimo De Santis, Marcello Ambrosino (assistente). Tutti, compresi i Paparesta, erano stati deferiti il 23 aprile scorso: all'epoca dei fatti erano tesserati Aia e sono accusati di "avere utilizzato schede telefoniche di gestori stranieri e per essersi, cosi', avvalsi del sistema di comunicazioni riservate costituito dal Moggi e dal Fabiani"

Quindi, la Juve patteggia. Lo aveva previsto Luciano Moggi, in un articolo su Libero di ieri 17 giugno, ed è puntualmente accaduto, anche se molti tifosi ieri si auguravano che andasse diversamente, con una diversa voglia di combattere contro l'ennesima ingiustizia sportiva. Questo patteggiamento è stato vissuto molto male oggi sui forum juventini, perchè non si comprende come si possa patteggiare, in pratica dichiarandosi colpevoli degli addebiti mossi, e poi dichiarare come fatto dall'avvocato Grande Stevens che "Non si tratta di un'ammissione di colpa ma di un atto di generosità".
In tanti sui forum hanno fatto rilevare che se vuoi fare un atto di generosità lo puoi sempre fare senza accettare di dichiararti colpevole. Marmas scrive: "Dunque, un luminare del foro come Grande Stevens introduce nell'ordinamento giuridico sportivo una nuova forma di patteggiamento: il "patteggiamento per generosità". Dopo la distruzione di una Juventus che rappresentava un modello tecnico-gestionale da imitare, l'avvocato della nuova Juve, nonchè ex presidente della vecchia, si avventura in una nuova scelta che fa strame della ragione e del buon senso". Altri, come Furino1945 hanno chiesto: "Certo che come logica prima bisognava sentenziare su Moggi. Come fa la Juve ad aver patteggiato su un'accusa addebbitata al suo direttore se prima non ci si pronuncia su questa accusa? Grande Stevens ha patteggiato "sulla fiducia", sperando che abbia ragione Palazzi?". MarioIncandenza faceva notare: "Notate che il Messina ha fatto la stessa identica cosa della Juve: la società ha patteggiato, il dirigente incriminato, Fabiani, non ha patteggiato. Quanto agli arbitri, ormai è chiaro: Paparesta, scagionato a Napoli, ha patteggiato anche lui "senza ammettere colpe", come Grande Stevens."
Non ci piace la risposta di Grande Stevens, perchè non ci piace l'arrampicarsi sugli specchi, e diciamo chiaro che un patteggiamento è sempre un'ammissione di colpa, come lo erano state quelle di Inter e Milan per lo scandalo delle plusvalenze fittizie e dei bilanci "imbellettati" della scorsa settimana. La differenza è ancora una volta la sproporzione delle misure adottate dalla giustizia sportiva: alla Juve una multa tripla di quella inflitta all'Inter, cioè a chi non avrebbe potuto iscriversi al campionato nel 2005/6, quello dello scudetto di cartone.
La Stampa e la Gazzetta, aggiungono alla risposta dell'avvocato della Juve Grande Stevens, all'epoca dei fatti contestati Presidente della società bianconera, la stessa considerazione: "in linea con il nuovo codice etico della società di corso Galileo Ferraris". Mah.
Segnaliamo inoltre una valutazione collettiva della stampa che ci sembra molto superficiale, poco approfondita da parte di chi deve informare per mestiere.
La Gazzetta.it e La Stampa.it scrivono entrambe "...Calciopoli 2, il secondo filone dello scandalo che due estati fa ha travolto il mondo del pallone legato alle schede telefoniche svizzere trovate dopo la prima sentenza."
Quello che noi ci chiediamo è se davvero si tratta di Calciopoli 2, se davvero le schede svizzere potevano essere trovate solo dopo la prima sentenza sportiva e non sono, invece, una stranezza investigativa della fase 1. Palazzi ha sfruttato la "novità" delle schede svizzere per deferire ed arrivare a questo secondo processo. Ma è davvero una "novità"?
A Napoli si andrà ad un unico processo penale che avrà come ipotesi d'accusa l'utilizzo di schede telefoniche sia italiane che straniere. Nella giustizia sportiva, invece, visto che Palazzi non ha aspettato il pronunciamento della giustizia ordinaria come ha fatto nel caso plusvalenze, i processi sono diventati due: quello frettoloso del 2006 e quello di oggi.
La giustizia sportiva, come scrisse Bucchioni "la peggior giustizia possibile per gli accusati", ha così celebrato due processi per lo stesso campionato 2004/5: nel primo Paparesta interpretava il ruolo della "vittima" rinchiusa nello stanzino da Moggi e nel secondo, invece, è diventato un "carnefice" del campionato ed affiliato alla cupola.
Ma le "utenze riservate" sono citate anche nelle sentenze della giustizia sportiva del 2006, perchè di schede straniere i carabinieri parlano già nella prima informativa dell'aprile 2005 (uno degli atti dati a Borrelli e usati da Ruperto e Sandulli per giudicare).
A pagina 20 e poi, copiato ed incollato, anche a pagina 286 della prima informativa leggiamo:
"In particolare, dalle indagini è emerso l’utilizzo di speciali e sicuri canali di comunicazione da parte dei membri più strategici impegnati nello specifico contesto dei sorteggi arbitrali, ovvero la disponibilità da parte dei designatori BERGAMO e PAIRETTO e di MOGGI di utenze cellulari che, oltre a non essere nominativamente a loro riconducibili, risultano addirittura utenze di gestori stranieri e nella fattispecie della SWITZERLAND MOBILE SUNRISE.
Tali utenze, infatti, risultano utilizzate assolutamente a ragion veduta, ovvero solo tra loro e quando l’argomento trattato lo richiede (distintamente MOGGI con i due designatori arbitrali).
Accertamenti mirati, anche tramite gli uffici collegati svizzeri, hanno consentito di verificare che sull’utenza internazionale 0041-76 (gestore SVIZZERLAND MOBILE SURISE) individuata essere nella disponibilità di Luciano MOGGI, nel periodo compreso tra l’1.11.2004 e il 7.02.2005 vi era traffico telefonico verso il territorio italiano, avendo attivato ponti italiani dei gestori TIM e VODAFONE, in entrata ed in uscita soltanto da altre due utenze dello stesso gestore straniero: 00417 e 00417
Anche su quest’ultime due utenze si è rilevato un traffico italiano e, quasi esclusivamente, per contatti reciproci e verso l’utenza in uso a MOGGI, il quale come emerso e documentato in più occasioni ha fornito ai due designa- tori - proprio in quel periodo - i codici occorrenti per ti- caricare utenze cellulari, che con ogni probabilità sono serviti per caricare le suddette utenze, atteso il traffico intercorso.
Le tre utenze svizzere, inoltre, risultano essere intestate tutte alla stessa persona: DE CILLIS Arturo, nato a Carovigno (BR) il 30.08.1924, residente a Cernobbio (CO) via Matteotti nr. 8, il cui figlio Cristino, nato a Carovigno il 26.06.1965 e residente a Cernobbio (CO), risulta titolare di una struttura alberghiera in Cernobbio, denominata “Giardino” sita in Cernobbio, via Regina n. 73. L’espletamento di specifica attività informativa ha consentito, altresì, di appurare che la citata struttura alberghiera è spesso utilizzata per l’alloggiamento riservato di esponenti del mondo calcistico (la stessa Cernobbio è crocevia di convegni e di attività anche di calciomercato)."

Come è visibile, già ad aprile 2005 gli investigatori hanno i numeri di almeno 3 sim svizzere ed il nome dell'intestatario, il De Cillis.
La stranezza è che, dalle notizie lette sulla stampa, il De Cillis, che fornirà i numeri delle altre sim straniere, non viene sentito nei primi mesi del 2005 ma si presenta spontaneamente a deporre dai carabinieri di Como solo nel 2006, dopo aver letto il suo nome sui giornali quando vengono pubblicate le informative.
Lo ricordano i giornali ad aprile 2007:
Il Giornale - "Quando i giornali a maggio scorso parlano di quei «telefoni elvetici» di Moggi, si presenta dai carabinieri a Como e racconta di aver venduto a collaboratori del ds bianconero altre schede svizzere intestate a suoi familiari e altre, anonime, del gestore Ring Mobile del Liechtenstein."
La Gazzetta - "Ma che Moggi si rifornisse di schede «sicure» a Chiasso, i carabinieri lo hanno verificato già da tempo, registrando il 26 maggio 2006 a Roma la deposizione di colui che gliele vendeva, Teodosio De Cillis."
In pratica se De Cillis fosse stato "sentito" nel 2005, come logica conseguenza di quanto riportato nella prima informativa, gli investigatori avrebbero potuto iniziare l'analisi dei tabulati delle schede straniere (gli specchietti pubblicati da Repubblica) da subito e lo studio dei tabulati avrebbero potuto far parte degli atti dati a Borrelli nel 2006. Avremmo avuto una sola Calciopoli e non la 1 e la 2. Avremmo visto Paparesta in un solo ruolo e non in due opposti. Palazzi non avrebbe avuto la "novità" per mandare in onda Calciopoli 2. La Juve sarebbe stata giudicata una volta sola per lo stesso campionato.
Ma su questa stranezza delle indagini, così come ce le ha raccontate la stampa, torneremo ad occuparci nel Dossier sul processo di Napoli.