Sei anni fa l'inferno, ora nulla: Abete deve delle spiegazioni

Moggi(Libero 11-07-2012)


Se non ci fosse il caso Conte a mantenere alta l’attenzione su Scommessopoli - ma nel caso è il solito tiro alla Juve - il sipario su questa pagina vergognosa del calcio italiano sarebbe già calato. Ben altro atteggiamento ebbe la giustizia sportiva con Calciopoli e i raffronti fanno a pugni con la conversione ad “U” di Abete, Palazzi, Palombo e similari. «Farsopoli» - accezione esatta - fu solo chiacchiere, eppure venne messa all’indice come lo scandalo del secolo, il male da estirpare, condanne alla B e all’ergastolo sportivo pervicacemente inseguite, costruite sul niente, lo disse già il pm del calcio scommesse dell’80, Corrado De Biase: «Non c’è traccia di illecito, non c’è danaro, non ci sono assegni, dov’era allora il reato?». Per questo s’inventarono quello “strutturale” con l’aggiunta del sentimento popolare, dovendo però ammettere a denti stretti che nessuna partita e nessun campionato erano stati alterati, conclusione alla quale è giunta nelle motivazioni anche la sentenza penale di primo grado.

In Scommessopoli c’è tutto quello che lì mancava, il danaro, le partite truccate, il malcostume, la pletora di indiziati, l’organizzazione internazionale, i rei confessi che hanno però prodotto quello che non ti aspettavi: i pentiti premiati, quasi glorificati, basta un’ammissione e le responsabilità sono rivoltate, quasi annullate, una sorta di colpo di spugna.

La conseguenza è grave e meraviglia che non ci sia stata una reazione di sdegno, ma già alle prime notizie di Scommessopoli ci fu chi annotò che non c’era stata la stessa levata di scudi come per Calciopoli, forse perché taluni giornali che ritengono di avere nella loro missione anche l’indirizzo dell’opinione pubblica in questo caso hanno gestito questa missione nel modo che ritenevano più opportuno, creando quell’ondata di sentimento popolare di cui parlava il prof. Serio subito dopo aver dato le dimissioni (poi rientrate) da quel tribunale (Sentenza Sandulli) che aveva condannato tanti innocenti alla pena capitale.

Se chi ha confessato di aver accomodato una partita se la cava con pochi mesi o con un paio d’anni al massimo, cos’è questo se non una sorta di legalizzazione delle scommesse? Di fronte a così blande sanzioni il soggetto che l’ha già fatto può essere indotto a ripetere il misfatto. Palazzi, e più di lui Abete, hanno il dovere di chiarire questo ribaltamento di giudizi rispetto a Calciopoli. La giustizia, anche quella sportiva, deve essere una sola, non può variare a distanza di pochi anni, non può inseguire sentimenti popolari, ma solo prove provate, beninteso non quelle presentate dall’accusa, di per sé di parte, ma quelle che si formano in dibattimento, così come vuole espressamente il nostro Codice, ora forse un po’ trascurato da Narducci (prova ne sia il libro dato alle stampe che vorrebbe dire la verità su Calciopoli, e poi scopri che è solo il teorema dell’accusa). Ma non c’è da meravigliarsi, perché la sua arringa finale al processo di Napoli è stata la copia copiata di quella di apertura, senza nessun riferimento a quanto era emerso in dibattimento.

Narducci sta per tornare a fare il magistrato, dopo il fallito assalto alla politica, bocciato severamente da un altro ex pm, il sindaco di Napoli De Magistris. Non si sa dove sbarcherà, certamente non dove vorrebbe lui, nel frattempo però farà bene a dare una sbirciata in più ai nostri codici. Anche sul punto dove si chiede al magistrato di essere sereno, imparziale e non sedimentato su una posizione. Un preciso articolo del codice penale impone ai pm di utilizzare nella loro indagine anche prove e indizi a favore degli imputati. Sicuramente non l’ha fatto Narducci, incapace di essere sereno nel suo giudizio. Può essere tale un magistrato che partecipa alla presentazione di un libro dove appare una sua intervista a un giocatore dell’Inter? Di più: nella stessa manifestazione, il pm incontra il presidente dell’Inter alla vigilia della possibile convocazione dello stesso al dibattimento dove avrebbe dovuto sentirlo lui stesso.

Quanta serenità può avere un pm - nel caso ex pm - se fa premettere il suo libro da un articolo di Travaglio (la cui posizione anti-sottoscritto è nota) e dedica la stessa opera a Carlo Petrini, che evidentemente in omaggio all’antico detto del perdono “parce sepulto” viene ora osannato nonostante la provata partecipazione al calcio scommesse dell’80?

Non so quale pubblicità Narducci cercasse dalla decisione di presentare il libro a Monticiano, mio paese natale. Sicuramente non è cosa che in verità torna anche ad onore della sig.ra Sandra Becucci, attuale sindaco di Monticiano, che poteva invitare anche il sottoscritto. Narducci sarebbe stato in imbarazzo? Io no: ho la coscienza pulita.