Quando la memoria difensiva rinnega la propaganda

de santis

Riferisce Alvaro Moretti su Tuttosport che presso il Tribunale di Milano si è tenuta la prima udienza della causa civile per risarcimento danni intentata dall'ex arbitro De Santis nei confronti dell'inter. La vicenda è quella ormai arcinota della realizzazione del dossier ladroni realizzato dal Tiger Team. Sia sul blog che sul sito ci siamo occupati più volte dell'attività di spionaggio realizzata su input e nell'interesse dell'Inter. E che il dossier ladroni sia stato commissionato dall'Inter è emerso in modo inequivocabile nel corso delle udienze tenute presso il tribunale di Milano di fronte al giudice Panasiti. La Panasiti era chiamata a decidere se gli spioni avessero operato in autonomia alle spalle dei vertici di Telecom e Pirelli, e fossero quindi accusabili di appropriazione indebita, o se invece i vertici Telecom e Pirelli fossero a conoscenza, o addirittura avessero commissionato, i dossiers illegali al Tiger Team.
Tutti i dossiers, ha stabilito il giudice Panasiti, sono stati realizzati nell'interesse delle aziende o dei vertici aziendali. Anche il famoso dossier Ladroni, consistente in accertamenti molto approfonditi nei confronti dell'ex arbitro De Santis, realizzati a partire dalla fine del 2002. Tavaroli ha riferito in aula durante il suo interrogatorio di aver incontrato Moratti e Facchetti presso gli uffici della Saras e di aver appreso da Facchetti che un arbitro (sappiamo trattarsi di Danilo Nucini, che al riguardo ha deposto al processo Calciopoli di Napoli, ndr) gli aveva riferito di un sistema Moggi per condizionare le partite di calcio, sistema di cui l'arbitro De Santis sarebbe stato un elemento fondante.
Sorvoliamo sulle dichiarazioni di Nucini, che la stessa Corte del tribunale di Napoli ha definito non credibile.
Fabio Ghioni, uno degli imputati, in merito al dossier Ladroni riferisce (pag.129 della sentenza del giudice Panasiti):
Tutte le aziende alle quali era interessato, come azionariato, il signor Tronchetti, nel senso che aveva una partecipazione, le consideravamo aziende di Gruppo; tra queste consideravamo anche l’Inter un’azienda di Gruppo”. "Ne conseguiva che anche l’Inter, in quanto azienda del Gruppo, veniva tutelata e gestita, esattamente, come se fosse Telecom Italia...”
Cipriani riferisce poi che tutte le operazioni svolte per conto dell'Inter per ragioni di opportunità, come ebbe a spiegargli lo stesso Tavaroli, non dovevano essere fatturate dalla Polis d'Istinto direttamente alla società nerazzurra. Il Cipriani riferisce che tramite la società inglese WCS emise fattura consegnata direttamente a Tavaroli. Dice infatti (pag.131):
“...perché nelle intenzioni dell’INTER così come segnalatomi da TAVAROLI era opportuno che l’investigazione non risultasse o comunque fosse difficilmente individuabile".
S'è accertato quindi che il dossier Ladroni fu commissionato dall'Inter, che fu realizzata un'operazione di controllo a 360° sull'ex arbitro De Santis e che l'Inter veniva considerata una società del Gruppo Telecom da tutelare come ogni altra società del Gruppo. Lo stesso Tronchetti Provera ha testimoniato che Moratti gli raccontò che Facchetti era in contatto con un arbitro che raccontava strane storie, in merito a rapporti di Moggi con gli arbitri. Si aggiunga infine che Tronchetti e Buora erano al contempo al vertice di Telecom e nel CDA dell'Inter. Ma tali evidenze giudiziarie sono state contestate dagli avvocati del club nerazzurro, che hanno scritto in una memoria difensiva che il dossieraggio illegale non venne commissionato da nessun dirigente dell'Inter tanto meno da Facchetti. Ed inoltre, scrivono i difensori dell'Inter, Facchetti non era dotato delle deleghe necessarie per commissionare attività di dossieraggio, essendo vice-presidente con deleghe a rappresentare l'Inter presso le autorità sportive. Ebbene sì, i difensori dei nerazzurri hanno scritto che Facchetti non aveva le deleghe per commissionare a Cipriani attività di dossieraggio illegale. Il significato di quanto scritto da questi avvocati è evidente: Inter non colpevole e, casomai fosse accertato un coinvolgimento di Facchetti, sarebbe stata una sua iniziativa personale che non coinvolge l'Inter, non avendo egli deleghe in merito! Nessun tifoso interista ha il coraggio di indignarsi? Nessuno di quelli che accusava Moggi ed i suoi difensori di sciacallaggio per aver reso pubbliche alcune intercettazioni imbarazzanti di Facchetti ha ora il coraggio di muovere la stessa accusa a Moratti? Perché nessuno può pensare che gli avvocati abbiano agito in autonomia senza interpellare il loro assistito nella persona del presidente dell'Inter. E i difensori dell'Inter han fatto quello che i difensori del Milan han fatto con Meani, han trasformato Facchetti da icona nerazzurra a preservativo di Moratti. Ma soprattutto vorremmo sentire cos'ha da dire Gianfelice Facchetti, dopo che l'Inter, per opera dei suoi legali, con tale memoria difensiva, ha rinnegato la celebrazione agiografica di suo padre.