Dottor Cornu, dubiti della FIGC

figcGentile dottor Pierre Cornu,
se la sua lettera inviata alla FIGC è solo "un atto dovuto", come dice il presidente Abete, in pratica un atto di facciata, perché Lei nulla intende valutare sui comportamenti tenuti dalla giustizia sportiva italiana fidandosene a priori, Lei, purtroppo, non è il giudice che da cinque anni speriamo di incontrare, almeno in Europa. Se, invece, non è come dice Abete e Lei vuole realmente vederci chiaro sull'applicazione di una giustizia che deve essere giusta e "uguale per tutti" gli affiliati ad una Federazione, beh, allora accetti un umile consiglio: diffidi della FIGC e delle risposte che Le presenterà, delle scuse cui si aggrapperà. Diffidi come, ormai, fanno milioni di tifosi che, per fatti realmente accaduti, non riescono ad avere più un briciolo di fiducia in una Federazione che con una mano rifila un cazzotto ad alcune squadre, distruggendone una, e che l'altra mano la usa per coprirsi gli occhi e le orecchie, per fare infine una carezza ad una squadra che avrebbe anche deferito per illecito sportivo, se solo non fosse intervenuta la prescrizione.
Lei potrebbe pensare che queste siano considerazioni di tifosi inveleniti perché la propria squadra è stata punita mentre altre sono state graziate e premiate, ma Le assicuriamo che non è così e che le colpe della FIGC sono evidenti senza neppure dover esaminare tutti i documenti che Le potremmo indicare e citare: basterebbe leggere una sola frase di un solo documento che smentisce le tesi che, probabilmente, la FIGC presenterà a difesa del suo operato.
Il presidente Abete ci dice che, secondo lui, "L'Uefa non ha dubbi sul regolare svolgimento della indagini federali", ma Lei dubiti, dottor Cornu, dubiti.
Dubiti perché la mostruosa disparità di trattamento della quale la FIGC si è resa responsabile non era inevitabile. Probabilmente Le risponderanno che non hanno potuto garantire pari opportunità solo perché quando hanno scoperto le colpe di altre squadre e dirigenti era troppo tardi, ché era scattata la prescrizione, sosterranno quasi sicuramente che loro sono costretti ad istruire processi rapidi con le sole carte che la giustizia ordinaria mette a disposizione, Le diranno che, se la Procura di Napoli avesse trasmesso anche le telefonate di altre squadre e dirigenti, ritrovate per esclusivo merito ed impegno economico di un imputato, loro avrebbero provveduto a deferire anche quei dirigenti, come il Superprocuratore Palazzi ha scritto nella sua relazione del primo luglio 2011, ma Lei diffidi. Diffidi perché non è vero che quanto è accaduto era inevitabile e glielo dimostriamo chiedendoLe pochi secondi del Suo tempo.
Consulti la relazione di Borrelli, Capo Ufficio Indagini della FIGC, trasmessa al procuratore federale Palazzi in data 19 giugno 2006, e base fondamentale dell'accusa nel processo sportivo. A pagina 183 di questa relazione Lei potrà leggere:
"Resta da ripetere che le indagini dovranno proseguire: la vastità del contesto, la unicità di questo che è il più grande scandalo del mondo del calcio, il numero davvero ampio di società e soggetti coinvolti, i plurimi filoni indagativi che sin da ora emergono e che vieppiù emergeranno nel prosieguo, non permettono di ritenere conclusa l'opera di individuazione delle responsabilità eventualmente attribuibili ad altre società e ad altre persone fisiche".

Questa frase è un macigno sull'operato della giustizia sportiva, dottor Cornu, perché non è quella di un "estraneo" alla FIGC, bensì è indirizzata dal Capo dell'Ufficio Indagini, in pratica la "polizia federale", al magistrato Palazzi, Capo della Procura Federale, organo requirente della giustizia sportiva.
Il poliziotto della FIGC evidenzia al magistrato della FIGC la necessità di proseguire sui tanti filoni di indagine che già emergevano, il magistrato non raccoglie, l'invito resta lettera morta per inerzia. Inerzia che ha causato, di fatto, la prescrizione per tanti e l'evidente disparità di trattamento denunciata dalla Juventus, perché la giustizia sportiva non ha neppure provveduto ad aprire un fascicolo per "accertamenti" che avrebbe interrotto la prescrizione.
Eppure i filoni emergevano già, scrisse il capo della polizia federale. Emergevano dalle dichiarazioni rese dall'ex designatore Bergamo nel suo interrogatorio, nel quale faceva i nomi di altri dirigenti sui quali si poteva e doveva indagare da subito, emergevano altri filoni e volti nelle pieghe delle informative usate per imbastire il processo sportivo, a non volersi coprire gli occhi.
Società e dirigenti che gli imputati chiamavano a confermare che il rapporto tra gli incolpati non era "esclusivo" ma esteso a tante società e dirigenti, rimasti slealmente silenti a guardare condannare persone con le quali colloquiavano senza dire che affermavano il vero, società e dirigenti che hanno incassato il premio poco onorevole di una salvifica prescrizione, ma hanno evitato quanto toccato ad altri che nello stesso periodo sotto indagine hanno fatto le stesse cose, ed alcuni molto meno. E questi dirigenti sfuggiti alla giustizia sportiva non erano neppure intercettati direttamente.
Questo è accaduto a proposito della giustizia sportiva in Italia, dottor Cornu, e la FIGC non può tentare di passare il cerino acceso e nascondersi dietro la selezione delle telefonate operate da qualcuno della polizia giudiziaria, perché aveva elementi per ritenere che quella selezione non fosse completa ai fini della corretta e completa valutazione della giustizia sportiva, ed aveva titolo, in quanto costituitasi parte civile nel processo ordinario, per richiedere ed acquisire tutto il materiale d'indagine fin dal 2007, cosa fatta solo nel 2010, quando era già intervenuta la prescrizione, dopo che i buoi "prescritti" erano scappati dalla stalla.
E chi ha lasciato aperta la stalla, dottor Cornu, è sempre lì, tranquillo e serafico sulla sua poltrona made in FIGC, senza pensare alle dimissioni come gesto naturale dopo il danno provocato dalla sua inerzia.
Se Lei ha seguito un po' lo scandalo nel 2006 probabilmente si chiederà come mai, oggi, questi dirigenti FIGC non abbiano seguito la stessa sorte toccata allora a Carraro e Pappa, e la cosa avrebbe anche una sua logica se solo l'Italia fosse un paese normale, e con una stampa quantomeno coerente.

Le dicevamo che le tracce dei "plurimi filoni d'indagine" c'erano e, forse, anche se ha evitato di dar loro un nome e dei volti, non erano sfuggite all'indagatore Borrelli. Del resto Le sembra possibile che già nel 2006 dei semplici utenti di un forum (j1897.com, oggi tifosibianconeri.com) potessero essere più in gamba dell'ex procuratore Capo di Milano, Borrelli, affiancato dalla superpoliziotta Falcicchia, dal colonnello della Guardia di Finanza Maurizio D'Andrea e da un nugolo di 007 della FIGC?
Questi utenti, appena sono state pubblicate le informative, fatte fuggire da qualcuno che stava conducendo le indagini, le hanno lette ed hanno trovato immediatamente che nelle stesse erano presenti inconfutabili tracce di quanto emerso quattro anni dopo, per esclusivo impegno della difesa di un imputato.
Dottor Cornu, alle pagine 410 della prima informativa e 128 della seconda potrà riscontrare che era disponibile anche per la FIGC l'informazione che almeno l'Inter, oltre alle tante figure prescritte nel 2011, telefonava ai designatori e ci andava a cena, come contestato alle società e ai dirigenti sottoposti al processo sveltino del 2006.
Questi utenti non si sono limitati a sminuzzare quelle informative, hanno anche segnalato queste evidenti tracce alla FIGC, ma lo straordinario commissario Guido Rossi minacciò denunce perché troppe mail e segnalazioni arrecavano disturbo e rallentavano il lavoro della giustizia sportiva.
E' accaduto anche questo, dottor Cornu, nonostante possa sembrarLe incredibile per un paese normale. Ma l'Italia, Le dicevamo, non è un paese normale.
Lei forse si starà chiedendo se questo aspetto "rilevante", nel 2006, sia stato evidenziato anche dalla stampa, universalmente riconosciuta come "il cane da guardia della democrazia e delle istituzioni". Beh, ci tocca risponderLe negativamente, perché in Italia la razza "cani da guardia" è pressoché estinta, ne restano pochi esemplari e, se fanno il loro mestiere, rischiano che qualcuno chiami l'accalappiacani che li confina nel canile. E' in forte espansione, invece, la razza "tifosa", tifosa di qualcuno o contro qualcuno, ma non della verità e della giustizia. Quella giustizia che vorremmo davvero "uguale per tutti", ancorché "domestica", e che speriamo batta un colpo, prima o poi.
Buon lavoro, dottor Cornu, e ricordi: dubitare della FIGC è cosa buona e giusta.