Per difendere Facchetti, chiarisca anche il 2007

moratti"Di quella storia si occupò Giacinto", una frase che merita un chiarimento e dalla quale si deve partire.
Moratti dice che quello scudetto di cartone, pur lui lo terrà ben stretto, è secondario rispetto alla difesa dell'amico Facchetti ed in nome di questa difesa sta distribuendo commenti che i destinatari non possono considerare quelli di un "signore" garbato. Moratti ha tracciato sulla lavagna la solita riga che la divide in due e da una parte ci stanno i buoni e simpatici, quelli che fanno i commenti che gli piacciono e che finiscono sulla home page di inter.it, mentre sulla seconda metà scrive i nomi dei cattivi e "antipatici". Riva di qua, ché ha parlato bene del Cipe, la Gazzetta di là, che non gli piace più tanto. Palazzi? Non ne parliamo proprio. Palazzi, quello che pochi giorni prima archiviando gli aveva fatto dire che era "un punto a favore", si è "guastato" scrivendo le motivazioni. Sbaglia Palazzi, secondo Moratti: "E’ un attacco grave e inaccettabile. Palazzi si sbaglia anche perché ha dato un giudizio su situazioni già esaminate. Considerare Facchetti come nelle accuse della Procura federale è offensivo, grave e stupido".
Rifletta Moratti: Palazzi poteva anche non scrivere nulla, lasciare i fogli in bianco, ma nulla sarebbe cambiato nel giudizio della gente che ha ascoltato quelle telefonate che prima non conosceva, perché non è che la gente si fa un'idea in base a quello che scrive Palazzi o dice Moratti. La gente ha orecchie per sentire, cervello per giudicare, anche quando le notizie le vengono filtrate in nome di un errato "dovere di preservare ed orientare l'opinione pubblica". Pensieri e parole recenti di Andrea Monti, per essi bacchettato persino da Ravezzani, in occasione di un premio Facchetti (video). Andrea Monti, da non confondere come molti fanno con Fabio Monti del Corriere, è il direttore di quella Gazzetta che Moratti ha detto che non leggerà più.

Moratti si dice sdegnato da quanto scritto da Palazzi su Facchetti e ha dichiarato che porterà avanti la battaglia per l'amico che non c'è più, per il popolo nerazzurro e non "per quella gente lì". E' suo diritto farlo ma, siccome abbiamo la memoria buona e come noi chissà quanti ce l'hanno, ci permettiamo di dare un consiglio a Moratti, a quei giornalisti che gli fanno la posta sotto l'ufficio, ed al popolo nerazzurro per il quale il presidente vuol continuare a combattere: prima si faccia chiarezza su un fatto importante del 2007, un'altra prescrizione con un'ombra su Facchetti, alla quale non seguirono difese e/o chiarimenti.
In quell'occasione Palazzi fu sicuramente considerato "simpatico" ed il suo comunicato criptico molto gradito in casa nerazzurra.

I FATTI. Perché noi alle chiacchiere preferiamo i fatti, ed i fatti non li dimentichiamo. Moratti ha tutto l'interesse, per una questione di credibilità, a far partire la difesa di Facchetti dal 2007 e da quell'archiviazione di Palazzi per il caso dei pedinamenti e dossieraggi su calciatori, De Santis e Fabiani.
Palazzi scrisse un comunicato in giuridichese, incomprensibile a molti, ma non a tutti, e la risultanza fu che Bondini sulla Gazzetta del 23 giugno 2007 scrisse: "La terminologia giudiziaria usata da Palazzi, per archiviare i pedinamenti dell' Inter è, comunque, piuttosto ermetica. Sta scritto: «Il Procuratore federale, esaminata la relazione dell'Ufficio Indagini, sugli accertamenti richiesti dalla Procura Federale, in ordine a numerosi articoli di stampa riguardanti il comportamento di dirigenti della società Inter nei confronti dell'arbitro Massimo De Santis, del tesserato Mariano Fabiani e dei calciatori Vieri, Mutu, Ronaldo e Jugovic, ha disposto l'archiviazione del procedimento, non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinari procedibili, ovvero non prescritte». [...] Le ultime due righe della comunicazione del Procuratore federale, dopo la parola «archiviazione», ci costringono a sollevano una domanda scontata: che significa? In Figc circola questa traduzione: se fosse ancora vivo Giacinto Facchetti sarebbe stato deferito".
Non ricordiamo rettifiche da parte della Gazzetta, non ricordiamo discese in campo a tutela della memoria di Facchetti, ricordiamo, purtroppo per qualcuno, che quella archiviazione fu decisa da Palazzi sulla base delle indagini condotte da Borrelli e ricordiamo un altro articolo di Corrado Zunino su Repubblica del 4 ottobre 2006. Un mese dopo la scomparsa del Cipe, Moratti viene interrogato da Borrelli sul caso del dossieraggio ai danni di De Santis, Fabiani, Vieri ed altri, e Zunino scrive che Moratti "si è irrigidito quando Borrelli ha citato, doveva citarlo, l'amico scomparso Giacinto Facchetti", ed aggiunge che il presidente nerazzurro ha detto: "L'affare Nucini e tutto quello che è venuto dopo li ha seguiti Giacinto".

Anche in questo caso non ci risultano rettifiche da parte di Zunino e di Repubblica, ed allora questi due fatti, questi due punti uniti dalla logica, lasciano un'ombra che Moratti farebbe bene a chiarire, rivelando cosa disse davvero a Borrelli, magari facendo pubblicare su inter.it la copia del verbale d'interrogatorio con Borrelli, per dimostrare che lui Facchetti lo ha sempre difeso, sottratto alla lente d'ingrandimento delle indagini sportive, e che non è vero quanto hanno scritto Bondini e Zunino.

E' vero, sono passati degli anni da allora, ma su quella zona d'ombra è interesse di Moratti fare chiarezza nel momento in cui lancia strali contro Palazzi che, invece, rispondendo picche per tre volte alle richieste di Vieri e del suo avvocato di poter esaminare le carte che portarono a quella archiviazione, potrebbe avergli fatto anche un favore.
Giova a Moratti tenere in piedi questo dubbio? Perché in qualche bar dello sport, dove è possibile auscultare il "sentimento popolare", abbiamo sentito sostenere che il Cipe è usato un po' come scudo. E questa è una cosa "antipatica", giusto?
Moratti sgomberi il campo da ogni dubbio e possibile insinuazione e faccia pubblicare da Scarpini quel verbale di interrogatorio con Borrelli, dal quale potremo avere la certezza che non si è tirato fuori da certe decisioni interiste dichiarando "li ha seguiti Giacinto".

Viene detto che Palazzi ha sbagliato perché Facchetti non c'è più e non può difendersi dalle accuse. A noi dispiace, soprattutto per i suoi familiari, che Giacinto non ci sia più, ma se ci fosse non dovrebbe di sicuro difendersi a Napoli per telefonate "lecite", come lo sono quelle di chi è imputato, secondo noi, come non dovrebbe neppure difendersi in un giudizio sportivo perché c'è la prescrizione e non sapremo mai se dall'alto della sua statura morale vi rinuncerebbe.
Ci dispiace che Facchetti non ci sia più perché ci piacerebbe poter ascoltare la sua difesa, le sue spiegazioni, potergli chiedere se sia vero quello che dice Nucini a proposito degli incontri in un malfamato parcheggio di Bergamo, o degli incontri di lavoro procurati, se davvero gli abbia proposto di fare il cavallo di Troia (dichiarazioni del Nucini rilevate dagli atti del processo e riportate da Palazzi nella sua relazione, da pagina 55, ndr), se fosse cosciente che quel rapporto diretto con un arbitro violava la lealtà sportiva, e che la mancata denuncia alla FIGC di fatti conosciuti comportava violazione dell'art. 6 comma 7 (illecito, ndr), che "imponeva" la denuncia e non la lasciava all'arbitrio del singolo.

Ci piacerebbe poter chiedere a Facchetti se sia vero che invitò Nucini a rilasciare un'intervista al Corriere della Sera appena scoppiato lo scandalo (Relazione Palazzi, pagina 57 punto H) e perché, invece, non pensò di rilasciare lui un'intervista, magari all'amico Fabio Monti, per spiegare che andare a cena a casa Bergamo, o parlare con designatori e arbitri, era lecito, e lo aveva fatto anche lui. In quei giorni, nei quali tanti scrivevano che bastava la telefonata per violare il codice sportivo, la sua autorevole parola sarebbe stata di grande aiuto per tanti soloni che non lo avevano ancora capito, per poi fare loro il concetto solo ad aprile 2010, dopo certi "ritrovamenti", e sarebbe stata un'inconfutabile prova di lealtà verso il calcio, verso Borrelli, e verso chi, come Bergamo, dichiarava amicizia e rapporti telefonici anche con lui.

Ci piacerebbe poter chiedere al Cipe se davvero, come ha dichiarato Moratti all'Ufficio Indagini, l'essere andato dalla Boccassini, un po' violando la clausola compromissoria, violazione più violazione meno, sia stata tutta farina del suo sacco e non una scelta condivisa con altri in società.
Sì, perché Moratti tira sciabolate a destra e a manca in questi giorni in nome della difesa di Facchetti, ma nella relazione di Palazzi, pagina 56, c'è scritto che quando è stato interrogato ha dichiarato che lui non fece denuncia alla Boccassini e che gli risultava che "Facchetti prese contatti senza presentare formale denuncia", che lui è stato informato solo in seguito e che invitò il Cipe a non dar seguito alla cosa.
Piccolo inciso che necessita di una verifica: allora, stando a quanto leggiamo, la Boccassini avrebbe aperto un fascicolo, chiuso come modello 45, senza denuncia da parte di qualcuno? Mah, sarebbe davvero strano.

Questo passaggio della relazione di Palazzi sulla recente deposizione di Moratti ricorda un po' troppo quella resa già a Borrelli nel 2006, quel "se ne occupò Facchetti" secondo quanto scriveva Zunino, e che portò già una prima salvifica prescrizione, non vi pare?

Facchetti non c'è più e non può confermare o smentire quanto su di lui hanno detto Nucini, ma anche lo stesso Moratti, agli organi di giustizia ordinaria e sportiva, prima ancora di spiegarci per cosa, o per chi, un uomo come lui abbia fatto quelle telefonate che, a differenza delle cose dette da Nucini e da Moratti, sono certezze registrate. Ma Moratti c'è, e dovrebbe chiarire prima i punti che abbiamo elencato e poi, se vuole, anche parlarci della sua posizione e difendere se stesso, spiegarci perché nel 2006 non ritenne doveroso e leale riferire a Borrelli e alla stampa le cose emerse solo nel 2010 (la mezza ammissione con Sabelli Fioretti, dove però ammise anche il dossieraggio di De Santis, vennero a fine agosto e dopo i processi sportivi, ndr). Oggi dice che furono valutate, ma da chi? Da Auricchio, secondo quanto ci ha fatto sapere la recente intervista dell'ex pm Beatrice?
Ma non stiamo parlando del penale, stiamo parlando del lato sportivo e, sportivamente, Moratti e Facchetti hanno taciuto o parlato solo per reclamare lo scudetto di cartone o per festeggiarlo parlando di diversità, come abbiamo ricordato in un altro articolo/diario delle roboanti dichiarazioni interiste.

Il popolo nerazzurro, che si indigna per quello che ritiene un attacco all'icona Facchetti, dovrebbe riflettere se sia stata un bene l'eccessiva enfatizzazione, da parte di chi conosceva i fatti, tipo: "Qualche mese fa ti chiedevo un po’ scherzando un po’ sul serio come mai non riuscivamo ad avere un arbitro amico, tanto da sentirci almeno una volta protetti, e tu, con uno sguardo fra il dolce e il severo, mi rispondesti che questa cosa non potevo chiedertela, non ne eri capace. Fantastico". Un boomerang, alla luce dei fatti emersi, che non ha fatto bene a Facchetti per primo, a Moratti per secondo.
Il popolo nerazzurro chieda al suo presidente di iniziare la difesa di Facchetti esibendo il verbale redatto con Borrelli.
La nostra può sembrare una provocazione, come quando ci siamo offerti di pubblicare noi il "Memoriale" se Gianfelice avesse voluto, ma non è una provocazione, è solo la consapevolezza che la verità vada cercata e dimostrata rimuovendo prima le zone d'ombra. Ne va della credibilità delle azioni, che siano di attacco o di difesa, come in questo caso si vuol fare.

Articoli correlati:

Vieri vs TelecomInter. La sponda di Palazzi, la memoria di Facchetti
Spionaggi e pedinamenti, la FIGC faccia chiarezza
Inter, assoluzione? No prescrizione