Le profezie di Carrardamus

carraro“Allora, voglio dire, questo è un gruppo di potere che vuole mettere le mani sul calcio”: questa frase di Franco Carraro, in un’intercettazione telefonica risalente agli inizi del 2005, oggi assume il sapore di una profezia. In quella telefonata con Luciano Moggi, il Presidente Federale spiega che è sua intenzione lasciare spazio ad un gruppo di potere, identificato nell’area della Confindustria (nella telefonata cita i nomi dei fratelli Abete e Della Valle, di Luca di Montezemolo e di alcuni suoi collaboratori), che avrebbe messo gli occhi sul “prodotto” calcio, rimarcando che tale progetto ha anche una matrice politica.
All’ex sindaco di Roma non si può certo rimproverare di non essere uno “attento” alle sue mosse politiche e di non avere anche un ottimo fiuto nel leggere le situazioni politiche ed economiche italiane. Allo scoppio di “tangentopoli”, che dilaniò il Partito Socialista Italiano, Franco Carraro, pur essendo inserito stabilmente nei meccanismi politico-istituzionali della Prima Repubblica, non fu minimamente toccato dallo scandalo. Quanto di questa capacità di interpretare gli eventi sia dovuto ad una dose di arguzia o a buoni informatori non è dato avere piena certezza, ma a distanza di cinque anni troviamo giusto evidenziare alcuni accadimenti nel panorama calcistico italiano in seguito allo scandalo “Calciopoli”.

Partiamo dal gruppo direttivo di Confindustria del biennio 2004/2006: Presidente è Luca di Montezemolo (Presidente della Ferrari e della Fiat, Consigliere d’Amministrazione del Gruppo La Stampa e di Unicredit Banca, Vice Presidente onorario del Bologna di Gazzoni Frascara, socio in affari del Gruppo Della Valle, ex Presidente della Federazione Italiana Editori Giornali), attorniato da Diego Della Valle (Consigliere d’Amministrazione delle Generali, del gruppo RCS, della Ferrari, di Marcolin in coabitazione con Luigi Abete e del fondo Charme insieme a Luca di Montezemolo), Aldo Bonomi (Consigliere della Lega di Serie C dal 1998 al 2001 sotto la Presidenza di Giancarlo Abete ed ex Presidente del Lumezzane Calcio, Consigliere d’Amministrazione del Sole 24 ore), Riccardo Perissich (Dirigente della Telecom e di Pirelli), Vittorio Mincato (Vice Presidente dell’Unione Industriali di Roma retta da Luigi Abete e Consigliere d’Amministrazione della Fiat di Montezemolo), Giuseppe Morchio (ex direttore generale della Pirelli – beneficiario insieme a Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora delle ricche “stock option” derivate dalle vendita delle attività nei componenti ottici alla Cisco e alla Corning - e dirigente della Fiat), Vittorio Merloni (azionista del gruppo RCS, Presidente della Indesit – nel cui Consiglio d’Amministrazione siedono Innocenzo Cipolletta, uomo ombra di Luca di Montezemolo, e Mario Greco, Consigliere del gruppo L’Espresso e del gruppo Saras della famiglia Moratti –, azionista di maggioranza delle figurine Panini, Consigliere dell’Assonime – Associazione fra le Società Italiane per Azioni – presieduta da Luigi Abete, insieme a Marco Tronchetti Provera, Innocenzo Cipolletta, Carlo De Benedetti e Gilberto Benetton, che siede nel consiglio di amministrazione della Pirelli, insieme a Massimo Moratti, e di Mediobanca, insieme a Marco Tronchetti Provera), Giancarlo Elia Valori (ex Presidente dell’Unione Industriali di Roma), Vito Gamberale (AD di Autostrade della famiglia Benetton ed ex dirigente della Telecom) e Luigi Lucchini (ex dirigente della Olivetti).
Si potrebbe proseguire ancora nell’elencare tutta questa serie di intrecci “anomali” della finanza italiana, ma torniamo alla questione politica e riandiamo con la memoria alla lite tra il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e Diego Della Valle durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006; lo scontro ha inizio nel salotto di Bruno Vespa nel dicembre del 2005, con Berlusconi ad accusare il Corriere della Sera – ed i suoi editori, tramite il patto di sindacato RCS - di aver cavalcato la vicenda delle scalate alle banche (in cui era coinvolta la Bnl di Luigi Abete), ed ha il suo epilogo durante il discorso elettorale del premier agli industriali italiani nel marzo 2006, dopo che Paolo Mieli, direttore del giornale di Via Solferino, in un suo editoriale, si era schierato pubblicamente in favore dell’Unione di Romano Prodi. Il feeling tra il centro-sinistra e quel direttivo di Confindustria raggiunge il culmine con il “regalo” dell’affidamento del servizio viaggiatori dell’Alta Velocità, a trattativa privata, a NTV, società di Luca di Montezemolo, Diego Della Valle e dell’imprenditore napoletano, Gianni Punzo.

Poco meno di un mese dopo la vittoria delle elezioni politiche da parte dell’Unione, deflagra sui giornali lo scandalo Calciopoli: un processo mediatico senza precedenti con pubblicazione da parte di giornali e settimanali di intercettazioni ancora sotto segreto istruttorio. A fare la parte dei colpevolisti troviamo in prima fila quelli del gruppo RCS, quelli del gruppo L’Espresso (che pubblicherà integralmente le informative) ed anche il giornale della famiglia Agnelli, La Stampa.
Un dato che può aiutare a riflettere: tra i principali azionisti del gruppo RCS vi sono Mediobanca, la Fiat, la famiglia Della Valle, la Pirelli, la famiglia Benetton, Intesa San Paolo, la famiglia Merloni e la famiglia Lucchini.
I testimoni dell’accusa vengono “scovati” da due giornalisti di Repubblica, Marco Mensurati e Corrado Zunino: Maurizio Capobianco, Ermanno Pieroni, Luciano Gaucci (che già nel 2005 accusava la Gea), Gazzoni Frascara, Dario Galati (anche se le frasi contenute nell’articolo sono state dallo stesso smentite al processo, essendo libere interpretazioni del giornalista, peraltro piene di errori e prive di senso logico, anche se all'interessato non è stato possibile fare una smentita ufficiale, in quanto nell’articolo il nome del Galati non viene mai menzionato).
Il testimone chiave del processo sportivo ed anche dell’accusa al processo di Napoli, Manfredi Martino, elogiato dalla Gazzetta dello Sport (con il giornalista Maurizio Galdi che partecipò alla fase investigativa), dopo l’allontanamento dalla Can, viene inserito nella Segreteria di Guido Rossi. Incluso nell’elenco degli indagati nelle informative dei carabinieri, dopo le sue testimonianze, viene “miracolosamente” scagionato e proprio durante l’udienza del processo di Napoli ha modo di rendere pubblico quanto ci fosse di credibile nelle sue parole, soprattutto dopo il ritrovamento delle sue telefonate con Meani.
Il Governo Prodi, prima ancora che si svolga alcun processo, si dichiara colpevolista, sobillando l’epurazione dei coinvolti nelle indagini, arrivando ad interventi di natura dispotica allorquando il Ministro Melandri emana una sorta di “editto bulgaro” di stampo stalinista, vietando agli organi di informazione di dare voce e spazio agli indagati. Altrettanto colpevolista risulta essere anche la RAI, sempre più politicamente lottizzata.

Dal 2006-07 al 2009-10 lo scudetto viene vinto dall’Inter di Moratti e Tronchetti Provera, così come quello di “cartone” del 2006, regalatole da un suo ex dirigente, l’Avv. Guido Rossi, la cui nomina a Commissario della FIGC era stata di natura politica; suo vice era stato nominato il dirigente di Confindustria Vito Gamberale. L'opinione pubblica viene tenuta all'oscuro delle telefonate dell'Inter, rese pubbliche solo recentemente dallo staff della difesa di Luciano Moggi.
La Fiorentina dei Della Valle (carnefici o vittime nello scandalo Calciopoli?) si qualificherà per due volte consecutive alla Champions League, incrementando i propri bilanci.
La Roma di Unicredit (sull’orlo del fallimento) si garantisce la partecipazione alle competizioni europee, evitando il default.
Il Milan del Presidente Berlusconi, dopo la minaccia di rivedere i contratti sui diritti televisivi del digitale terrestre di Mediaset, viene penalizzato leggermente, nonostante le numerose telefonate di “pressione” di Meani ad arbitri e designatori.
La nuova Juventus mette in atto l’operazione simpatia, autoretrocedendosi in Serie B, e non presenta neanche il ricorso al TAR su pressioni di Luca di Montezemolo, come dichiarato da Blatter.

Le sentenze della Camera di Arbitrato del CONI riducono sensibilmente le squalifiche di Galliani, di Lotito, dei fratelli Della Valle, di Franco Carraro, confermando solo quelle di Giraudo, Moggi e Mazzini (gli unici a non essere legati al potere industriale), con motivazioni “strampalate”.
Il nuovo advisor della FIGC dal 2006 è il Gruppo RCS; la banca intermediaria è la BNL.

Giancarlo Abete è stato l’unico dirigente di vertice della FIGC che, a seguito dello scandalo “Calciopoli”, mantiene la poltrona, diventando dal 2007 incontrastato Presidente Federale.
La poltrona di Direttore Generale della F.I.G.C. viene occupata prima dalla Dott.ssa Virginia Filippi (su di lei è rimasta priva di risposta la “picconata” del compianto Presidente Cossiga), ex assistente alla RAI di Flavio Cattaneo, anche lui nei quadri dell’Unione Industriali di Roma, e successivamente dal giornalista Antonello Valentini (cui è imputabile l’intercettazione più scabrosa tra tutte quelle di Calciopoli, ove parla della Federazione Italiana Giuoco Calcio come se fosse un'associazione di stampo carbonaro), fratello dell’editorialista di Repubblica, Giovanni Valentini.
Nel 2007 Stefano Filucchi, vice direttore dell’Inter, viene nominato da Giancarlo Abete Coordinatore dei Delegati alla Sicurezza in FIGC, entrando di diritto a far parte dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive.

Le componenti tecniche vicine alla corrente di Abete prendono il sopravvento in FIGC costringendo la Lega Professionisti di Milano (presieduta da Maurizio Beretta, ex direttore generale di Confindustria, ma che nel suo incarico attuale sta agendo nell’interesse di chi gli paga lo stipendio), vero motore economico del sistema calcio, a ritirare i propri esponenti dal Consiglio Federale. Con l’abolizione del diritto di veto (modifica dallo Statuto Federale dell’ottobre del 2004, non condivisa da Giraudo e Mazzini), che fino ad allora aveva sbarrato la strada a Giancarlo Abete, non gradito alle società professionistiche, è stato possibile che tutte le altre componenti si siano accordate per approfittare dello sbandamento della Lega di Milano (sia per guerre interne e sia per i risvolti dello scandalo calciopoli) al fine di adottare una politica federale che preservasse i diritti di calciatori e allenatori (non adottando ad esempio un sistema di contenimento degli ingaggi, che assorbono la maggior parte degli utili delle società professionistiche) e un sistema di mutualità sproporzionata (a favore delle società delle Leghe minori), con la concessione del Settore Giovanile e Scolastico all’Associazione Italiana Calciatori, che è la componente che ha sicuramente meno interesse a che si facciano progetti seri sui vivai giovanili.
Dopo quattro anni di gestione Abete del governo del calcio con un’ottica prettamente industriale, incentrata su quel “business” considerato il cancro del calcio in sede comunitaria europea, oltre che da Michel Platini, Presidente dell’UEFA, i risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti.
“Ma io lo avevo capito da tempo, e quando ho detto che me ne volevo andare, era anche perché‚ capivo che… che noi siamo un’armata Brancaleone!” sentenziò Franco Carraro in quella telefonata del 2005. Nelle moderne democrazie la separazione dei cinque poteri (potere legislativo, potere esecutivo, potere giudiziario, la stampa e la televisione) è uno dei principi fondamentali dello stato di diritto. Il Senatore Fisichella nel suo libro “Denaro e democrazia. Dall’antica Grecia all’economia globale” ha lanciato il suo grido d’allarme di come in Italia il potere economico stia mettendo a rischio il sistema democratico: “Il problema è evitare che l'economia realizzi il suo primato, perché il primato dell'economia e, quindi, la subordinazione o addirittura la cancellazione di tutti gli altri fini, dà luogo inevitabilmente ad un sistema oligarchico e quindi restringe gli spazi della libertà, al limite, può anche reprimere gli spazi dello sviluppo economico. Il primato della politica è, invece, un primato regolativo e, in questo contesto, è necessario però che la politica realizzi quell'equilibrio che impedisca forme di prevaricazione da parte dell'economia”.

Nell’era della new economy viene identificato in Internet il sesto potere: noi non ci arrendiamo e proseguiremo ad attivarci affinché si renda giustizia allo scandalo “Calciopoli”, denunciando la commistione di poteri che mise in piedi la farsa.


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