Intercettazione Pairetto-Collina: "Luigi per uomo"

collinaAGGIUNTO L'AUDIO.
Nel mare di telefonate bollate come irrilevanti dagli inquirenti si rischia spesso di sottovalutare qualcosa che, preso poi in considerazione a mente fredda, si rivela invece estremamente interessante. La telefonata di Pairetto, che analizziamo qui negli stralci più significativi, è stata ritenuta irrilevante dagli investigatori, che l’hanno riassunta in questo modo nel brogliaccio:
«Luigi per Uomo per arbitraggio della partita di ieri sera».

"Uomo" è Collina, particolare poco interessante agli occhi dei carabinieri, che non lo identificano neanche, pur potendone riconoscere facilmente la voce. Che bastasse non chiamarsi Moggi per stare parecchio tranquilli lo avevamo già capito durante la deposizione del guardalinee Coppola, però in questo caso è stata scartata una telefonata che spiega in modo lampante l’atmosfera che si respirava all’interno del mondo arbitrale nei confronti della Juventus, e di come l’atteggiamento della stampa non facesse altro che condizionare i direttori di gara a decidere, nel dubbio, contro la Juve.

Prima di ogni ragionamento va fatto un passo indietro, e va premesso che nei due giorni precedenti la partita Inter-Juve si erano verificate, almeno secondo il metro di giudizio esposto per casi analoghi da Auricchio, ben due "emergenze tecniche" targate Inter, che nella persona di Facchetti aveva saputo in anticipo dei guardalinee da Mazzei e, successivamente, aveva chiesto di inserire nella griglia due arbitri preclusi per avere il gradito Collina come arbitro. Per chi non le ha mai sentite ecco le due chiamate:

Telefonata Facchetti-Mazzei del 25.11.2004
Telefonata Facchetti-Bergamo del 26.11.2004

I PM Narducci e Beatrice non hanno inserito quella partita Inter-Juventus tra i capi di imputazione per frode sportiva, nonostante Auricchio l’avesse evidenziata nelle sue informative. La storia racconta di Inter-Juventus, giocata il 28 novembre 2004, che finisce 2-2, dopo che la Juventus è stata in vantaggio per 2-0. Partita macchiata da un grosso errore arbitrale, perché il rigore del 2-0 è un clamoroso fallo da ultimo uomo di Toldo, un fallo da cartellino rosso. Rodomonti sanziona solo con il cartellino giallo, e gli va bene, perché signorilmente la Juventus non protesta e si limita a farsi un esame di coscienza per aver concesso la rimonta del risultato. Paradossalmente si lamenterà, come da tradizione, l’Inter, per un rigore negato, che perfino la Gazzetta considera inesistente.
Pairetto il giorno successivo al match chiama "il numero uno degli arbitri" per chiedere un parere sull’episodio, e Collina è perentorio:



Collina-Pairetto, 29 novembre 2004, ore 10.11
Collina: Buongiorno Gigi
Pairetto: Ciao Gigio, come va?
Collina: Bene grazie, e tu?
Pairetto: Benissimo, grazie...
Collina: Ieri sera mi sembra... mi sembra bene.
Pairetto: Sì, volevo solo chiederti un parere tecnico.
Collina: Rosso!
Pairetto: Bon! Finita...
Collina: Secondo me rosso al cento per cento, cioè non...
Pairetto: No, no, va bene così.
Collina: Tu come la vedi?
Pairetto: Uguale! Uguale! No, perché ho parlato con Paolo e lui diceva: il giallo andava benissimo, ma io gli ho detto no, assolutamente.
Collina: No, no era da rosso.
Pairetto: Paolo dice: lui la sposta a sinistra...
Collina: Sì, la sposta ma di due metri.
Pairetto: Poi molle, molle, questo qui la prende e se questo non lo tira giù gli altri non si mettono davanti, eh?
Collina: Ma se poi si mettono davanti, se ne mette davanti uno che è Zé Maria, che è il primo che c’è, perché Zanetti è largo. Allora...
Pairetto: Ma guarda che non ci arriva...
Collina: Sì, ma se ci riesce si mette davanti a cinque metri, cioè non è che lo possa contrastare. Ha valenza per chiuderlo se lui riesce a contrastarlo e arrivare primo sul pallone. Zé Maria è a cinque metri, quello che può fare Zalayeta è prendere il pallone con il sinistro e girare verso la porta a questo punto si trova Zé Maria a cinque metri. Allora facciamo lo stesso caso in cui in un’azione del genere ci sia Zalayeta di fronte a Toldo a cinque metri e venga messo a terra: è chiara occasione da gol. A maggior ragione se a cinque metri anziché avere un portiere hai un difensore. Perché: Zé Maria come lo contrasta? Senza mani...
Pairetto: No, no infatti... E’ chiaro.
Collina: Poi fra l’altro, lui il contrasto lo subisce in una posizione molto centrale, lui allarga un po’ a sinistra, ma allarga di due metri, se uno fa il fermo immagine, io ho cercato di fare il fermo immagine mentalmente del momento in cui avviene il fallo: il pallone è a due metri da Zalayeta, lento, molle come dicevi tu, lui è in una posizione in cui assolutamente con il sinistro lo chiude.
Pairetto: No, hai perfettamente ragione tu. Poi parliamo di un giocatore di serie A: non fa gol uno su mille da quella posizione. Io volevo un parere, un conforto, non voglio essere quello che.........

Salta subito agli occhi come Rodomonti, arbitro imputato di frode sportiva e vicinanza al "sistema Moggi", in realtà danneggi la Juventus non espellendo, come sarebbe stato giusto, Toldo. L'espulsione, inoltre, avrebbe privato l’Inter del portiere titolare nella successiva partita, che era contro una squadra che gli inquirenti considerano "amica" della cupola: quel Messina che, secondo Franco Baldini, faceva affari con Moggi per ricavarne aiuti arbitrali. O forse Baldini si era sbagliato?
Leggendo la conversazione, emerge fin da subito che a modo di vedere di Collina non c’è spazio per discutere. L’errore arbitrale è grosso e incide tantissimo sulla partita. La frase che dovrebbe far riflettere è, però, quella in cui Pairetto conferma una volta di più come il “cupolaro” Bergamo non sia per niente in sintonia con le necessità della Juventus, tanto da avallare un netto errore arbitrale, ma conferma pure che gli errori pro Juventus non venivano assolutamente evidenziati in maniera particolare, né portavano a punizioni o discussioni. Al contrario Rodomonti si prende i complimenti anche di Pairetto, pur avendo "deciso" la partita per stessa ammissione di Collina nell’ultima parte di telefonata:

Collina: Se tu avessi dato rosso la partita era finita, invece dai giallo, permetti di giocare undici contro undici e finisce 2-2. Fortunatamente ieri sera non ho sentito polemiche, né da Capello né da Moggi.

Ma la parte in assoluto più interessante di questa telefonata arriva immediatamente prima:

Collina: Io guardavo la partita con Gianna e appena ho visto l’azione ho detto: questo è rosso. Poi ho visto giallo, dico: forse ha preso una decisione più politica, meno dura.
Pairetto: Io ho pensato, magari ha visto una chiusura non perfetta, un po’ larga... poi l’ho rivisto e...
Collina: Però era rosso pieno. Poi non so se tu hai visto le altre trasmissioni di commento, fortunatamente tra virgolette, perché per fortuna non c’è nessuna polemica su nessun giornale stamattina, dicevo fortunatamente tra virgolette perché fa pensare una cosa del genere, perché anche l’interpretazione di gente che dovrebbe capirne di calcio e di arbitraggio, come Agnolin, hanno detto che è assolutamente giallo. Tutti hanno detto che è assolutamente giallo, solamente quello di Controcampo Dotto..
Pairetto: Che è quello che ne capisce di più, mi sembra.
Collina: Solo lui ha detto si può discutere tra rosso e giallo, forse è un arancione. Cesari ha detto: no, per me è giallo...
Pairetto: Col cazzo che è giallo.
Collina: Però, tutto sommato, da un punto di vista egoistico nostro meglio, credo.
Pairetto: Ma noi non possiamo...
Collina: No, no... da un punto di vista scolastico ed educativo è rosso al 100%
Pairetto: Eh, ma bisogna che lo sappia anche la gente, non è che si possa dire: va bene giallo.


Non c’è niente da fare, più uno rilegge questo scambio di battute e più ci si rende conto che qua in poche righe c’è tutta Calciopoli.
C’è Rodomonti che, verosimilmente non sereno, prende, a detta di Collina, la decisione “politica”, per evitare rogne. Frase emblematica, pronunciata da un arbitro che ha preso la madre di tutte le decisioni politiche nel 2000, a Perugia, per non scatenare la truppa antijuventina che preparava a dovere l’atmosfera dell’ultima giornata facendo i funerali al campionato. Ennesima dimostrazione dell’ambiente malato in cui un arbitro doveva andare a dirigere le sfide di cartello della Juventus, vissute sempre nel terrore di sbagliare a suo favore e subire dure reazioni da parte magari di Carraro, come emerso da certe telefonate di Carraro a Bergamo, o punizioni pesanti.
C’è la televisione costantemente impegnata a minimizzare gli errori contro la Juventus, tanto da far dire a Collina che "fa pensare una cosa del genere", dato che ci sono commentatori autorevoli e preparati a negare l’evidenza.
C’è addirittura l’ammissione che "da un punto di vista egoistico nostro, meglio". Non importa, ai vertici arbitrali, che non sia corretto, non importa che a detta di Pairetto la gente dovrebbe saperlo, non importa che dal punto di vista della formazione arbitrale si stia parlando di un esempio scolastico di espulsione. Non importa perché fa comodo.
E allora, diciamolo: ecco a voi Calciopoli, signori! Dove e quando riguarda la Juve si passa sopra ad ogni danno pur di far la figura dei Robin Hood. La signora d’Italia è la regina delle eccezioni una volta di più, in barba a qualsiasi trattamento equo, che non farebbe di certo guadagnare punti a nessuno presso una Federazione che vive nel terrore di essere accusata di favoritismo a tinte bianconere.
Vogliamo confrontare questa chiamata con la Pairetto-Rosetti sullo stesso argomento?

Pairetto: E’ rosso netto, non si discute nemmeno. Io e Paolo abbiamo fatto una bella discussione su questo… Perché era giallo
Rosetti: Ma cosa c’è da discutere?
Pairetto: Io gli dicevo, “Paolo, è rosso…”. Mi ha chiamato ieri mattina per dirmi “l’ho rivisto, hai ragione tu”.
Rosetti: No, perché se no…
Pairetto: Pensare che Moratti si è anche lamentato… E’ un rigore ridicolo.
Rosetti: Appunto, ma ridicolo sul serio. La cosa incredibile è che tutti i commenti dicevano che era giallo, che aveva fatto bene.

Stesso tono, stesse considerazioni, e la conferma che anche Bergamo, dopo averlo rivisto, si rende conto dell’errore. Ma soprattutto, ancora una volta, la considerazione quasi stupita sul fatto che la stampa insista nella correttezza della decisione, nonostante sia palesemente errata.
E allora perché anche i designatori non hanno dichiarato apertamente che era un errore grossolano?
Al tempo tenevano una rubrica sulla Gazzetta dello Sport, che parlava degli errori arbitrali. Uno si aspetterebbe di leggere, l'1 dicembre 2004, una presa di posizione chiara da parte di Pairetto e Bergamo. Invece, tanto per la cronaca, il titolo di quel giorno è molto morbido e possibilista: "Non c'era rigore su Adriano. Toldo poteva essere espulso", e recita: Riflessione e discussione, invece, susciterà nel ritiro di Coverciano l'episodio di Inter-Juventus (2-2) in cui il portiere Toldo commette fallo da rigore su Zalayeta, in chiara posizione per segnare la rete, ma l'arbitro Rodomonti dopo aver decretato il rigore ammonisce Toldo senza far scattare l'espulsione, come avrebbe potuto.

Avrebbe potuto? Poteva essere espulso? Forse "col cazzo che è giallo" e "decisione politica", tanto per citare alla lettera le parole di Collina e Pairetto, erano esagerati come titoli, ma addirittura fingere che l’espulsione fosse un’opzione su cui magari fare una discussione…. Dopo essersi detti al telefono quelle cose!
In definitiva anche chi si stupiva delle analisi sminuenti dei moviolisti TV si è accodato, alla fine, al carrozzone dei "magari... volendo... si poteva...", senza dire quello che pensava veramente, e anche questo racconta molto della politica del calcio.
E' veramente sconvolgente che una telefonata come questa non sia stata presa in considerazione, ed è l’ennesima amara conferma che nel 2006 si procedette in un'unica direzione, senza interessarsi minimamente di tutto quello che emergeva intorno al mondo del calcio. Questa chiamata, come molte, è stata ascoltata da chi avrebbe dovuto indagare a 360°, ma non l'ha valutata "rilevante".
La possiamo ascoltare solo ora, mentre la maggior parte dei giornalisti sportivi, e sedicenti esperti di calcio italiani, invocano una prescrizione che non permetta alla giustizia sportiva di mettere il naso in maniera ufficiale in carte che possano riabilitare la Juventus, e magari chiarire anche la posizione di altri dirigenti ed altre società che l'hanno fatta franca.
Noi, invece, che ci facevamo delle domande da prima di andare in trasferta a "Caltagirone", come disse Cobolli, o in altri stadi a sentirci chiamare ladri, non molliamo neanche un millimetro.