La Gazzetta, i sorteggi e l'autodenuncia di Galdi

gazzetta_tutto_veroSui sorteggi truccati la Gazzetta si è impegnata molto, fin dalla prima ora. Del resto una "cupola" deve pur avere degli strumenti o delle armi per delinquere. Se non un fucile a pompa almeno un temperino lo deve avere. La "cupola moggiana" nata, secondo l'accusa, per far vincere la Juve attraverso la compiacenza di "arbitri fidi", come può raggiungere lo scopo se il sorteggio non è truccato? Senza sorteggio truccato il teorema cade. Alla Gazzetta questo punto nodale lo hanno avuto ben chiaro da subito e su di esso si sono battuti nel 2006 e dopo la deposizione di Manfredi Martino. Titoloni in prima pagina. Quando l'1 giugno il notaio che presenziava i sorteggi ed il giornalista Pesciaroli abbattono il teorema, la Gazzetta mette ben altro in prima pagina.
La prima volta che La Gazzetta si espone sui sorteggi truccati è il 14 maggio del 2006, proprio nella giornata in cui la Juve vince il suo 29° scudetto a Bari. In prima pagina un riquadro dal titolo "Il sistema Moggi: anche i sorteggi erano truccati". A pagina 3 l'articolo dal titolo "Così venivano truccati i sorteggi arbitrali", e come sottotitolo "Il giornalista (ci è cascato anche il nostro) estraeva il nome. Tutto regolare. Ma era il designatore ad abbinare la gara prestabilita. I carabinieri assistevano, confusi tra gli ospiti". Maurizio Galdi non firma un articolo ma una vera e propria autodenuncia, come lui stesso scrive. Leggetelo tutto l'articolo, del quale riportiamo alcuni passi:
"Mi autodenuncio: anch'io sono stato coinvolto nei sorteggi arbitrali taroccati. Sono tra quei 38 fessi - tutti giornalisti - che ogni settimana partecipavano al sorteggio arbitrale - a volte a Coverciano, altre a Roma - nel quale la figura del fesso la fa anche il notaio che avrebbero dovuto garantire la regolarità delle operazioni. Fessi, sì. Perché tanto presi dal giochino delle palline da sorteggiare non prestavamo attenzione al gioco di prestigio. Infatti Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto erano due abili prestigiatori, con lo stesso sistema degli illusionisti rubavano l'attenzione della platea per mettere in atto il trucco. [...] Un meccanismo che funzionava come un orologio, ma che i carabinieri hanno scoperto. Sono state necessarie almeno tre «incursioni» per capire il meccanismo, ma all'ultima occasione erano addirittura loro, i carabinieri, a sapere in anticipo i nomi designati. Era bastato fare l' intercettazione giusta il giorno precedente per conoscere quelli che erano i desideri di Luciano Moggi (chiaramente indicati a Paolo Bergamo o a Maria Grazia Fazi, visto che Pairetto serviva soprattutto per la Champions League) e verificarli il venerdì mattina nel «segreto» dell'urna. [..] Due volte a Roma e una volta a Coverciano i carabinieri hanno assistito al sorteggio. La prima volta per studiare il sistema, la seconda per approfondire il meccanismo... Partecipavano da invitati, spettatori, qualche volta da falsi cronisti. Quasi un ritorno alle investigazioni di un tempo. Niente intercettazioni, solo lavoro sul campo che gli uomini di via in Selci hanno svolto con serietà e competenza".

Quando leggiamo l'articolo scommettiamo sul fatto che il giornalista sia stato sentito da Auricchio o dai pm, ci aspettiamo di ritrovarlo tra i testimoni dell'accusa. Non è avvenuto ed il perché lo abbiamo potuto immaginare quando, noi e solo noi, non altri giornali e giornalisti interessati alle fughe e non a scoprire chi c'è dietro, ci siamo attivati per capire come fosse finita l'indagine per la fuga di notizie su Calciopoli. Galdi aveva collaborato alle indagini, e ci era rimasto male quando aveva visto sul computer della Sarzanini, del Corriere della Sera, la deposizione resa da Paparesta, una deposizione che era stata "secretata".

Ma veniamo ai contenuti di quell'articolo. Galdi scrive che era bastata l'intercettazione giusta il giorno precedente per far scattare l'osservazione del sorteggio: ma dove ha trovato questo riscontro? Non nelle informative "fuggite" ed arrivate nelle redazioni sotto varie forme (anche su pen-drive, come da deposizione di Galdi, ndr), perché in corrispondenza del sorteggio del 31 gennaio 2005 non ci sono telefonate riportate, e per quello del 13 maggio 2005 l'unico riferimento al sorteggio è contenuto in una telefonata dell'11 maggio nella quale Mazzini e Mencucci concordano l'incontro con Della Valle, e Mazzini, dopo aver individuato il giorno giusto nel sabato 14 maggio, dice "...bisogna farla quando c’è già stato il ehh... il... la designazione mi capisci!?... perché è già stato fatto tutto problemi non ce ne sono più… anche se ci vedono insomma non è che poi... voglia dì qualcosa eh!". E perché, allora, Galdi scrive "per conoscere quelli che erano i desideri di Luciano Moggi"?
Inoltre, Galdi parla di "tre incursioni", ma sulle informative Auricchio scrive che sono state solo due, il 31 gennaio 2005 a Roma ed il 13 maggio 2005 a Coverciano. In base a cosa Galdi dice che sono state tre? In base a cosa dice che le "osservazioni" a Roma furono due e che la prima fu di "studio"? Non ha letto l'informativa, ha ricevuto una confidenza mentre collaborava alle indagini, oppure ha conoscenza diretta che furono davvero tre, anche se solo due sono state riportate?

A tal proposito ricordiamo che durante il controesame del maresciallo capo Sergio Zino, che effettuò quei due servizi di "osservazione", l'avvocato Prioreschi, uno che non fa mai le domande a caso, insiste molto per sapere "chi" aveva accompagnato il maresciallo:
Udienza 15 dicembre 2009.
Zino: Sì, allora, il primo servizio che ho fatto è stato nella sede di Roma di Via Tevere. Sono entrato, diciamo, è un palazzo con guardiania, però la guardiania non mi ha chiesto nulla all'ingresso, anche perché il sorteggio, a quanto ho capito, poteva essere pubblico.
Avv. Prioreschi: Lei era accompagnato da qualcuno?
Zino: Sì, mi sono fatto accompagnare da qualcuno perché non sapevo fisicamente dove si teneva il sorteggio.
Avv. Prioreschi: Qualcuno chi?
Zino: E' necessario per forza che lo devo dire? Perché...
Presidente Casoria: Vabbè, dice "Era pubblico" e si è fatto accompagnare da persona che conosceva il posto. Va bene no? Non si ammette la domanda, andiamo avanti.
Avv. Prioreschi: Quando è entrato nella sala dei sorteggi, però, qualcuno Le ha chiesto chi era?
Zino: Sì, una donna mi ha chiesto chi era e mi ha accompagnato... ha detto "E' un amico che passa da qui per caso". Non avevo né telecamera, né macchina fotografica.
Avv. Prioreschi: Senta, era un giornalista quello che L'ha accompagnata? Non voglio sapere il nome.
PM Narducci: Non è stata già ammessa questa domanda.

Tornando all'articolo-autodenuncia di Galdi c'è da ricordare che l'USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana), il giorno dopo, 15 maggio 2006, emette il seguente comunicato congiunto con la FIGC:
"La FIGC e l'USSI vogliono ricordare i termini dell'accordo che negli ultimi anni ha previsto la presenza e la partecipazione dei giornalisti dell'USSI alle operazioni del sorteggio arbitrale. Ogni settimana, l'USSI ha designato - tra i suoi iscritti - un giornalista diverso che ha estratto il nome dell'arbitro per ciascuna partita di serie A e B, secondo le griglie individuate dai designatori dell'Organo tecnico (CAN), alla presenza di un notaio. Contrariamente a quanto scritto da alcuni, il sorteggio dell'arbitro era successivo all'estrazione della "pallina" relativa a ogni singola partita. La sequenza temporale del sorteggio, cioè, prevedeva: preliminarmente, per ogni griglia di partite venivano letti i nomi degli arbitri selezionati dai designatori responsabili dell'Organo tecnico (CAN). A questo punto, uno dei due designatori estraeva la singola "pallina" con la partita e successivamente il giornalista designato dall'USSI estraeva la "pallina" con il nome dell'arbitro da assegnare a quella gara. Questi sono i termini dell'intesa tra FIGC e USSI. Riteniamo doveroso offrire un contributo di informazione all'Autorità giudiziaria che, a quanto riportato da alcuni giornali, sta indagando anche su questo aspetto dell'inchiesta che riguarda il mondo arbitrale".

Subito dopo la Gazzetta punta molto su Manfredi Martino, come è possibile leggere in un articolo a firma Galdi e Imparato del 7 giugno 2006: "Fortuna che Manfredi Martino il suo dovere lo ha fatto. Da sole le sue parole hanno creato uno squarcio enorme nel muro d'omertà. E il ruolo di Martino è talmente utile alle indagini che ormai il segretario della Can non può neanche più muoversi dal suo ufficio. Sono bastati una visita di cortesia dei carabinieri, un caffè e uno scambio di carte per far battere alle agenzie: «Carabinieri nell' ufficio di Martino». Ora, però, lui nell'arma e tra i magistrati ha assunto il ruolo della persona perbene, quella che non ha nulla da nascondere".

Ancora Galdi il 13 giugno 2006: "Manfredi Martino è l'uomo che più di ogni altro ha consentito agli inquirenti di fare il salto di qualità. La sua testimonianza ha consentito di mettere a fuoco il ruolo della cupola, il ruolo dei designatori sia nel sorteggio taroccato, che nella preparazione delle griglie che consentivano di avere sempre arbitri amici per le gare più importanti".

Non sono solo questi gli articoli nei quali viene esaltato il ruolo di Manfredi Martino, senza porsi nessun interrogativo logico, come quelli per esempio esposti dall'avvocato Merlone durante il processo sportivo:
7 luglio 2006, Avv. Giorgio Merlone: "Per favore, non scherziamo: per riconoscere al tatto le palline segnate sarebbe servita una manualità che neanche il mago Houdini avrebbe avuto. L'accusa di truccare il sorteggio è stata liquidata in dieci righe dalla Procura, ma è assolutamente non provata. Manfredi Martino dice che c'erano dei segni sulle palline gialle. Via, non sarebbero visibili a una distanza superiore a 50 cm: ci voleva una vista da falco pellegrino. Manfredi è uno che si è svegliato una mattina e ha deciso che noi facevamo delle cose che era impossibile fare. Questo è un processo fondato su accuse millantate: sento dei passerotti che si trasformano in condor. Io mi dispero perché non c'è nulla. Ditemi, ma com'è possibile difendersi da questo? Com'è possibile dimostrare che questo tavolo è rettangolare?".
Neppure Ruperto se la sente di scrivere che i sorteggi sono truccati: infatti a pagina 83 della sentenza scrive: "La Commissione ritiene di dovere sin da ora escludere che sia da attribuire rilevanza alla circostanza, sulla quale tanto si è discusso in questo procedimento e che ha formato oggetto di specifica indagine della Procura della Repubblica di Torino, relativa alla alterazione del procedimento di sorteggio arbitrale. Al riguardo, infatti, affiorano ragionevoli dubbi, in presenza dei quali non può parlarsi di prove sicuramente affidabili".

Quando inizia il processo di Napoli l'interesse della Gazzetta si limita a poche righe di cronaca, nelle pagine interne, scritte proprio da quel Galdi che collaborava alle indagini "perché era gratificato dal collaborare con gli investigatori", come dissero Auricchio e Di Laroni ai pm che indagavano sulla fuga di notizie. Calciopoli non merita più la vetrina della Gazzetta, che aspetta Manfredi Martino per tornare a sparare i titoli in prima pagina. Succede il 7 novembre 2009 (prima pagina della Gazzetta).
La Gazzetta può tornare a brandire i "sorteggi truccati". Questa volta Galdi torna in prima pagina con la cronaca dell'udienza, e con l'articolo "Un testimone inchioda Bergamo e Pairetto", leggetelo. C'è anche Palombo in prima pagina con il suo editoriale "Pallina al centro", nel quale sembra rinfrancato dalla deposizione di Martino, perché temeva che con il passare del tempo l'indignazione potesse annacquarsi: "Il tempo passa, scolora i ricordi, sfuma i contorni, attenua i furori. E spegne il sacro fuoco dell'indignazione. Il tempo è un formidabile anestetico. Quando, arrivando a cancellare la memoria, non diventa qualcosa di diverso. Diciamocelo francamente: col calcioscandalo del 2006 stava un po' avvenendo questo". E invece tira un sospiro di sollievo perché "ecco quello che non ti aspetti. L' impiegato della Federcalcio il cui nome è ormai dimenticato, che invece ricorda benissimo. E aggiunge particolari inediti e importanti sul presunto sorteggio «pilotato» e su quelle palline «ammaccate, usurate e decolorate» che erano facilmente riconoscibili".

I lettori della Gazzetta non sanno che l'avvocato Morescanti ha smontato il fatto che le palline erano riconoscibili, facendo rilevare che, se erano facilmente ammaccabili, potevano ammaccarsi anche mentre l’urna veniva girata e presentare, ogni volta, ammaccature diverse che non le rendevano più riconoscibili. Martino ha confermato.
I lettori della Gazzetta non sanno che l'avvocato Prioreschi ha torchiato Manfredi Martino e gli ha fatto ammettere che quel colpo di tosse di Bergamo durante il sorteggio di Milan-Juve era frutto solo di una sua sensazione, che non era un messaggio al giornalista che doveva estrarre, che "è stato un discorso puramente casuale", che "mi fu chiesto se c’erano delle maniere per farsi capire. Io risposi: sinceramente no, mi pare di ricordare…".
Allo stesso modo Galdi non riporta nulla di questo passaggio fondamentale:
Avv. Prioreschi: Si ricorda che ad un certo punto i carabinieri La pressano un po’ sulla storia del sorteggio. Le chiedono se aveva elementi che potessero supportare l’ipotesi dell’accusa. Ad un certo punto Le dicono apertamente, risulta dai verbali, che per quello che era emerso dalle indagini, i sorteggi erano truccati. Mi dice di che cosa è stato portato a conoscenza da parte dei carabinieri su questi famosi sorteggi?
Presidente Casoria: Che cosa Le hanno detto i carabinieri delle indagini che avevano fatto sui sorteggi prima che Lei rispondesse?
Manfredi Martino: Non lo so, non mi ricordo…
Avv. Prioreschi: (legge la frase dalla deposizione) "Mi viene chiesto come poteva essere falsato il sorteggio arbitrale tanto da poter predeterminare gli abbinamenti arbitri-partite, così come emerso dagli atti della presente indagine".
Manfredi Martino: Mi viene chiesto come fosse possibile truccare il sorteggio e io rispondo con il discorso dell’ammaccatura delle palline, se non sbaglio.
Avv. Prioreschi: Quello che ha detto Lei lo so, non so cosa Le hanno detto i Carabinieri per portarla su questa strada.
Manfredi Martino: Loro sostenevano che il discorso fosse truccato.
Avv. Prioreschi: Come lo sostenevano? Che Le hanno detto?
Manfredi Martino: Mi hanno detto quello che sta scritto... Mi hanno detto: "Il sorteggio è truccato, come si può truccare?".
Avv. Prioreschi: Ecco. Ho capito. Hanno dato per scontato che… è normale che quando si sente una persona informata sui fatti, "siccome il sorteggio è truccato, adesso tu ci dici come è truccato"?
Presidente Casoria: Così sono andati i fatti.
Avv. Prioreschi: Io prendo atto, non sa di quanto son felice di quello che mi ha detto! Un’altra cosa: in questo verbale Lei sente la necessità di far verbalizzare, proprio alla fine, la Sua totale estraneità alle vicende oggetto di indagine. Perché sente questa necessità di far verbalizzare questa Sua dichiarazione di totale estraneità ai fatti?
Manfredi Martino: Non ho idea.
Presidente Casoria: L’avvocato dice: perché ha fatto questa dichiarazione?
Manfredi Martino: Guardi, sinceramente li ho riletti, li ho firmati, però sinceramente questa parte… [...] Ribadisco che l’ho firmata però… mi assumo la responsabilità ma… sinceramente non ricordo di aver rilasciato queste dichiarazioni…

Ai titoli e agli articoli della Gazzetta del 7 novembre 2009 risponde, anche questa volta a stretto giro di posta, l'USSI con un comunicato (clicca per leggerlo).
Non restano indifferenti neppure altri giornalisti come Oliviero Beha che ne parla nel suo spazio del TG3 (ora perso, ndr), come Enzo Bucchioni che, su "Il Giorno" dell'8 novembre 2009, scrive:
"E non sappiamo neppure quanto equilibrio ci sia nelle dichiarazioni di Manfredi Martino al processo per Calciopoli. Secondo lui il sorteggio era truccato. Ora io vago tra il sentirmi offeso e il sentirmi indagato. E con me tutti quei venti-trenta giornalisti che a turno per un paio d’anni hanno tirato su le palline dall’urna di Coverciano. Qui non si tratta di stare con Bergamo o contro Bergamo, con Pairetto o contro Pairetto, si tratta solo di stare con la verità. Io non ho mai estratto palline calde o fredde, o palline ammaccate come dice Manfredi Martino. E come me hanno fatto tutti i rispettabilissimi colleghi. Non ho mai sentito i colpi di tosse dei designatori e se anche li avessi sentiti avrei pensato all’influenza di stagione. In questo paese senza equilibrio, ormai ognuno può dire quello che vuole impunemente. [...] In caso contrario la magistratura dovrebbe farsi dare i nomi di tutti i giornalisti e denunciarli per favoreggiamento nei confronti della «Cupola» di Moggi. Perché negli anni di Calciopoli, gli arbitri non li sorteggiavano Bergamo e Pairetto, ma i giornalisti. Per ricordarlo non serve un mago, basta un po’ di memoria".

Ne parla, su La Stampa del 17 novembre 2009, anche Roberto Beccantini, che ci fornisce la testimonianza del giornalista che avrebbe dovuto sentire quel colpo di tosse:
"Ha suscitato molto scalpore la testimonianza di Manfredi Martino, all’epoca segretario della Can (Commissione arbitrale nazionale). Ricordare solo in aula, dopo averlo dimenticato per undici interrogatori, che «in occasione della prima partita di campionato della stagione 2004-2005 mi venne chiesto da Pairetto e Bergamo di inserire un biglietto X all’interno di una determinata pallina particolarmente ammaccata» (Gazzetta dello Sport, 7 novembre), avrebbe indisposto un santo, figuriamoci il giudice Teresa Casoria. E poi il colpo di tosse con il quale uno dei designatori avrebbe suggerito o orientato il sorteggio di Milan-Juventus, lo «spareggio» dell’8 maggio 2005: beh, l’ho trovato geniale. Milan-Juventus rientrava nella griglia A, con Brescia-Inter e Parma-Roma: arbitri coinvolti, Pierluigi Collina, Gianluca Paparesta e Matteo Trefoloni. «Non ricordo nessun colpo di tosse», mi ha detto al telefono Franco Morabito, il giornalista che, quel giorno a Coverciano, abbinò manualmente il nome di Collina alla supersfida. «E non rammento nulla di irregolare». [...] Manfredi Martino, sempre per la cronaca, non si è limitato a sdottorare di urne e palline. Ha pure confessato che, appena poteva, telefonava a Leonardo Meani, il «preservativo» milanista di Adriano Galliani; i designatori, inoltre, gli avevano confessato che il presidente federale, l’imparzialissimo Franco Carraro, smaniava dalla voglia di salvare Fiorentina e Lazio...".

Sulla fondamentale udienza dell'1 giugno, nella quale il teorema dei sorteggi taroccati è crollato, i lettori della Gazzetta possono leggere solo il resoconto firmato da Piccioni, orfano del partner abituale Maurizio Galdi. L'articolo è stato confinato a pagina 23 e nel titolo non c'è accenno ai sorteggi "Dai due designatori nessuna pressione". C'è una breve trattazione, per sommi capi, dell'udienza e sembrerebbe che il giornalista Pesciaroli non sia stato sentito come testimone. Così scommetterebbe un lettore della Gazzetta, perché Pesciaroli nell'articolo di Piccioni non è proprio citato. Invece Pesciaroli ha detto una cosa molto importante quando gli è stato chiesto se avesse notato situazioni sospette o truccate: "No, non ho mai notato, per gli anni di esperienza non ho notato nulla. Magari avessi fatto questo scoop, almeno avrei avuto la possibilità di allungarmi la carriera. Se avessi visto qualcosa di irregolare certo non me ne sarei stato zitto". Logico, no?
Molto più corretto, e completamente rispondente al vero, il titolo di Tuttosport.
Angelo Pesciaroli è iscritto al gruppo Lazio dell'USSI ed è consigliere del "Gruppo Romano Giornalisti Sportivi". Maurizio Galdi è anche lui iscritto al gruppo Lazio dell'USSI, tessera 2226. Chissà se Galdi si è mai confrontato con Pesciaroli sui sorteggi. Su quei 38 giornalisti dell'Ussi, designati di volta in volta ad estrarre le palline nei sorteggi arbitrali, nessuno, a parte Galdi, si è dichiarato abbagliato dalle capacità illusionistiche di Bergamo e Pairetto, né si è autodenunciato, o definito...

Per finire una chicca infilata in un articolo di Galdi del 13 giugno 2006:
"IL PRESSING DI MOGGI. Nel decreto di chiusura dell'istruttoria, i magistrati mettono a fuoco i rapporti di forza che i componenti la cupola riuscivano a esercitare sulla Federcalcio. Martino ricorda addirittura le pressioni di Carraro sul padre, il generale Biagio Martino, all'epoca all'Ufficio indagini, per la vicenda dei passaporti, «perché non si impegnasse con particolare rigore»".
Questa valeva la pena approfondirla un po' meglio, no? Se è vero che Martino ha parlato di pressing sul padre per "Passaportopoli", crediamo che la cosa riguardasse più altre società che Moggi e la Juventus.