Roma-Juve 2005: ecco le telefonate della buona fede

racalbutoLe intercettazioni che vi facciamo ascoltare oggi non sono "rilevanti", se con questo termine si vuole intendere solo quelle che contengono prove di frodi sportive utili a supportare l'accusa. Ma noi non siamo l'accusa, per la quale certe intercettazioni mai evidenziate "non aggiungono molto alla ricostruzione della vicenda". Noi le singole accuse della vicenda le vogliamo capire bene, possibilmente nella loro interezza. Pur non essendo nostro dovere vogliamo, simbolicamente, applicare l'Art. 358 del codice di procedura penale, che dice che va compiuta "ogni attività necessaria ai fini indicati nell’art. 326 e svolgere altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini". Allora delle intercettazioni ci interessa la "pertinenza" utile a chiarire circostanze anche a favore.
Per Roma-Juventus del 2005, nell'atto di chiusura indagini è riportato che gli indagati:
Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Fabiani, Fazi, Racalbuto, Pisacreta, Ivaldi, Gabriele: alterando la corretta e genuina procedura di sorteggio del direttore di gara valida per il campionato di calcio di serie A 2004/05, quella per la designazione degli assistenti del direttore di gara e del quarto ufficiale di gara, predeterminavano il risultato dell'incontro di calcio Roma-Juventus 1-2, risultato perseguito anche mediante la designazione fraudolenta di una terna arbitrale (Racalbuto, Pisacreta e Ivaldi), nonché del quarto ufficiale di gara (Gabriele Marco) tutte persone che si adoperavano per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra di Moggi e Giraudo.

Nella richiesta di rinvio a giudizio Ivaldi e Pisacreta non compaiono più, perché la loro posizione è stata archiviata dagli stessi pm, mentre Gabriele sceglie il rito abbreviato e viene assolto. Della quaterna di quella sera in posizione di imputato resta solo Racalbuto che, come abbiamo visto nella ricostruzione della partita, commette un solo errore, mentre altri tre sono ascrivibili ai suoi assistenti. Come prova del reato di Racalbuto viene riportata la telefonata nella quale Carraro critica l'arbitro rimproverando Bergamo.

Letto il capo d'accusa per Roma-Juventus riteniamo "pertinente" un'intercettazione che ci fa sentire la buona fede di Bergamo nella composizione della griglia, e poi ancora la ferma volontà di rispettare le regole del sorteggio. Perché Bergamo nell'atto di chiusura indagini era accusato di aver "alterato la corretta e genuina procedura di sorteggio" per quella gara (non più nelle imputazioni al processo). Così come Racalbuto è accusato di essersi adoperato per far vincere la Juventus. Le intercettazioni che alleghiamo in audio le riteniamo "pertinenti" a verificare se era davvero quella l'intenzione di Racalbuto.

Ci vuole anche un po' di fortuna. La storia recente di Rosetti e Ayroldi, con l'errore sicuramente non voluto sul gol di Tevez in Argentina-Messico, quanto a fortuna e sfortuna, è terribilmente simile a quella di Racalbuto per Roma-Juve del 2005. Solo che Racalbuto è stato ancora più sfortunato, perché quella partita è tra i suoi capi di imputazione nel processo Calciopoli, a Napoli. Della partita Roma-Juventus, di come andò realmente, di come è stata riportata nelle informative, e poi dibattuta in aula, abbiamo da poco parlato in tre articoli (La verità - Sull'informativa - Nel processo vero).

Finora, in nessuna occasione, avevamo potuto ascoltare la voce di Racalbuto, su come aveva vissuto quella partita, su quali erano le sue intenzioni. Voleva davvero portare a termine una frode sportiva? Queste telefonate, ascoltate e "scartate" dagli investigatori, possono aiutarci a capire se c'era la volontà di frodare. Niente "presunte" sim svizzere, tutte telefonate fatte con sim italiane.

La prima telefonata tra Bergamo e Racalbuto risale alla mattina della partita, un impegno da far tremare i polsi, con la stampa che grida allo scandalo prima ancora che la partita inizi. Racalbuto lo sa, ma cerca di rassicurare il suo designatore mostrandosi determinato: "E' una bella gatta da pelare, ma la farò alla grande vedrai, la farò alla grande". Bergamo, con i toni del buon padre, cerca di tranquillizzare e dare forza al suo arbitro: "Io sono convinto, perché anche ieri, subito dopo il sorteggio, che qualcuno ha detto: 'Ma come un arbitro non internazionale?', ho detto 'Scusate, un arbitro che ha fatto 148 partite in serie A, ed oltre 100 di serie B, mi sembra che di esperienza ne dovrebbe avere'. Certo, ci vuole grande determinazione e poi un pizzico di fortuna". Racalbuto, ci spera, in un pizzico di fortuna: "Esatto, che non guasta mai. Ma vedrai, che ho una grande determinazione in corpo, una grande voglia di far bene, che farò bene sicuramente".

Telefonata Bergamo-Racalbuto, 5 marzo 2005 ore 10.56



Non andò come Racalbuto sperava. Racalbuto non ha neppure un briciolo di fortuna, perché i due gol della Juve sono viziati e Pisacreta sbaglia la valutazione in entrambe le occasioni. Due situazioni difficili da valutare per chi è in campo, facili per chi può osservare da casa in panciolle le riprese fatte dall'alto, e vivisezionate con i fermo immagine della moviola. E' quanto avviene quella sera, perché in campo (lo mostrano i servizi tv) nessuno contesta il gol di Cannavaro. Poi, come di solito avviene, la notizia del fuorigioco raggiunge le panchine e di lì i giocatori in campo. Sul secondo gol, rigore concesso a Zalayeta, si è discusso una vita, Auricchio e l'avvocato Prioreschi lo hanno fatto anche al processo, rimanendo ognuno della propria idea, proprio come succede nei bar dello sport. E perché un processo non discuta di partite come nei bar dello sport ci vorrebbero prove "certe" che Racalbuto abbia voluto realizzare una frode sportiva. Non ne abbiamo udita neppure una nelle lunghe ore trascorse nell'ascolto delle udienze.

La seconda telefonata è importante proprio perché ci offre una sensazione opposta alla tesi accusatoria. Un "arbitro killer", che va a dirigere la Juve per favorire la squadra del "capocupola", se ne dovrebbe fregare di tutto e di tutti, e pensare solo a raggiungere il risultato voluto. Racalbuto no, non fa questo, non si comporta così. Ha capito dalle frasi dei giocatori che qualcosa di sbagliato, rispetto alle loro valutazioni sul campo, la moviola deve averlo mostrato. E' preoccupato di aver sbagliato quando nell'intervallo della partita chiede il parere del collega De Santis, che sta vedendo la partita da casa. Una telefonata brevissima ma nella quale è avvertibile la tensione di chi arbitra, la speranza di non aver sbagliato: "Massimo... com'è?... Senti, ma il rigore è dentro o no?... Il rigore! Che qua mi continuano a dire che il fallo è fuori". De Santis, almeno è la nostra impressione, svicola e minimizza per non turbare ulteriormente il collega.

Telefonata Racalbuto-De Santis, 5 marzo 2005 ore 21.27


A partita terminata, alle 23.40, Racalbuto e De Santis si risentono al telefono e, stavolta, De Santis è più "tecnico", va sui singoli aspetti della partita, a volte giustificando le scelte e a volte rivelando all'amico altri errori: "Salvatò, comunque oh, te posso dì, io l'ho rivisto dieci volte il rigore e lo sai che non te lo so dire mica se è dentro o fuori? Perché l'impatto con la cosaaa... il problema è che c'è fuorigioco di Ibrahimovic quando riceve palla. Allora, il primo gol, quando Ibrahimovic colpisce, Cannavaro è in fuorigioco... Eh, sta davanti di un metro". Racalbuto, dispiaciuto: "Addirittura". De Santis: "Eh .. il secondo, quando Ibrahimovic prende palla è in fuorigioco, che poi la passa a Zalayeta. Lo sai che non se ne era accorto nessuno?". Racalbuto risponde ancora con il tono di chi ha preso un maglio nello stomaco: "Addirittura". De Santis continua: "In pratica Ibrahimovic risale dal fuorigioco, riceve palla, la passa a Zalayeta e subisce il fallo. Ti dirò, secondo me Zalayeta, tutto sommato, sta a cavallo della linea, perché l'impatto non lo ha sulla prima gamba, lo ha sulla seconda, sul ginocchio dopo, e poi è buono il gol di Ibrahimovic della rete annullata". Racalbuto, presunto arbitro killer della cupola, non è spavaldo per aver assolto il suo compito, è abbattuto, affranto, e si preoccupa anche di quello che staranno dicendo in tv: "Senti, mia moglie mi diceva che hanno martellato sulla gestione, su tutto". De Santis gli racconta di alcune reazioni in tv ed aggiunge: "E poi ha detto Cucci, hanno detto tutti: 'Meno male, che Racalbuto può essere sbagliata come designazione, però ci stanno Ivaldi e Pisacreta, la partita la faranno loro' (cose dette prima dell'inizio della partita, ndr). Alla fine i casini li hanno fatti loro. Perché ti dirò, ipotesi per assurdo, se quello vede il fuorigioco di Cannavaro non c'è il gol, giusto? Se vede il fuorigioco di Ibrahimovic non c'è il calcio di rigore, e poi Ibrahimovic, se gli danno ... era difficile quello di Marco, eh, però se gli dà il gol buono...". De Santis parla anche del rosso che meritava Dacourt: "Ci poteva stare l'espulsione di Dacourt. Quando lo ammonisci tu, entra proprio brutto brutto", ed altri romanisti: "Hai visto l'entrata che fa Totti su Zebina? Che poi Zebina cerca di dargli il calcio? Pure Cassano quando prende quello e lo va a buttà fuori... cioè se tu le metti poi fanno quattro espulsi" e giustifica l'amico sulla gestione dell'aspetto disciplinare.

Telefonata Racalbuto-De Santis, 5 marzo 2005 ore 23.40



Pochi minuti dopo la telefonata con De Santis c'è una prima telefonata con Bergamo, e poi una seconda perché era caduta la linea. Parlano uno dei fondatori dell'associazione a delinquere ed un arbitro affiliato, "persone che si adoperavano per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra di Moggi e Giraudo".
Sarebbe lecito, quindi, aspettarsi di ascoltare una qualche soddisfazione da parte loro per il lavoro svolto al fine di favorire la Juventus. Non pubblichiamo nessuna trascrizione di queste telefonate, perché dopo averle trascritte e rilette non davano l'esatta sensazione dello stato d'animo, che si può cogliere solo con l'ascolto. Noi abbiamo sentito un Racalbuto preoccupato: "Quindi è assodato, certo, che è in fuorigioco?", mortificato e abbattuto quando Bergamo gli racconta degli episodi vivisezionati dalla moviola: "Ho capito", incavolato con il destino, "Anche a Cagliari la stessa cosa, puttana troia bestia", e nella seconda telefonata: "Minchia che sfiga mamma mia, che sfiga". Un Racalbuto provato: "Ma guarda Paolo, io alla fine della partita gli ho detto al generale Marino che questa partita mi ha tolto due anni di vita, come minimo, perché la sofferenza è stata grande", preoccupato: "Pisacreta è rientrato, Marco è andato via adesso, Ivaldi, invece, è andato in camera, perché volevano andare a cena ed ho detto: 'Ragazzi, non credo che sia la serata giusta, andiamo a dormire, stiamo in camera e stiamo tranquilli perché non è il caso di andare in giro, perché se ci beccano in giro rischiamo. Allora andiamo in camera cerchiamo di riposare e domani mattina prima ce ne andiamo via e meglio è'. Io sono dispiaciutissimo soprattutto per queste cose qua, però io, credimi, ce l'ho messa ma non tutta, forse di più".
Bergamo, che è consapevole di cosa li attende, cerca ugualmente di incoraggiare e tirare su il morale del suo arbitro, lo assolve per alcuni casi contestati, giudica buona la sua prestazione nonostante le difficoltà: "No, no, ma hai fatto una prestazione eccellente in condizioni proibitive... in condizioni proibitive, credimi. Da star male, da non riuscire a mangiare. Io ero davanti alla televisione e non riuscivo a mangiare dalla sofferenza, ti dico". Poi, parlando con Don Giovanni, fotografa quello che è avvenuto: "Ha sbagliato Pisacreta stasera, è un numero uno e, purtroppo, stasera ha sbagliato... e, quindi, quando l'arbitro quando si trova in una situazione così, purtroppo, che non viene aiutato da... anzi, non è che non viene aiutato, se l'assistente gli complica la vita, e sono i più bravi che abbiamo. Dispiace, perché magari ce la metti tutta per far bene e poi il risultato non è quello che speravi". Ascoltatele, come sono state ascoltate dai carabinieri.

Telefonata Racalbuto-Bergamo, 5 marzo 2005 ore 23.56


Telefonata Racalbuto-Bergamo, 5 marzo 2005 ore 24.00


Una delle accuse più lette sui giornali è che chi arbitrava a favore della Juve faceva carriera e chi contro veniva fermato. Nel processo si è appurato che era falso: Paparesta non venne fermato dopo la disastrosa Reggina-Juventus, mentre Racalbuto sì dopo Roma-Juve. Ruggiero Palombo, il 22 maggio 2006, parlando in generale su "Moggiopoli", scriveva che "l'arbitro, armato dai designatori, ha effettivamente premuto il grilletto? ... manca, oltre all'arma del delitto, la «borsa», il quantum della presunta corruzione". E dava subito la risposta: "La «borsa» non c'è perché il vantaggio economico è insito nella carriera stessa degli arbitri: 5165 euro per dirigere una partita di A, 2582 per la B, 1281 per la Coppa Italia...".
Racalbuto, quindi, fermato per otto turni per l'errore in Roma-Juventus, ci avrebbe rimesso anche 40 mila euro. Bella "borsa" per favorire la Juve!

Ascoltata l'amarezza e lo sconforto di Racalbuto per quello che è solo l'arbitraggio di una partita, possiamo solo provare ad immaginare il suo stato d'animo dal 2006 ad oggi. Scrive il primo gennaio 2008 Davide Giacalone: "Da anni si è sostituita la giustizia con la pubblicazione dell’accusa. Il giudizio è emesso all’inizio". E' terribilmente vero se non si concede pari enfasi alle prove favorevoli all'incolpato. Noi nel nostro piccolo non vogliamo sostituirci al giudice al quale, unico, spetta decidere colpevoli e vittime. Però, come da sempre trovate sul nostro sito gli atti pubblici dell'accusa, riteniamo doveroso informarvi sulle cose a favore degli incolpati e della loro difesa. Sarebbe un bel segno di civiltà se lo facessero anche altri media che finora hanno solo parlato delle accuse a Racalbuto. Prendete pure questi audio e fateli ascoltare ai vostri lettori. Forse Racalbuto sarà condannato, o forse assolto perché solo sfortunato. Di sicuro l'informazione non dovrebbe ignorare una parte della verità.

Articoli correlati: