31 agosto 2009: le ragioni del nostro impegno

ju29roC'è chi ci paragona a quei soldati giapponesi che, molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, venivano ritrovati dispersi nelle piccole isolette del Pacifico, con il pugnale fra i denti, pronti a combattere ancora per la loro Patria, per il loro ideale. Non sapevano di Hiroshima né dell'armistizio sulla "Missouri".

Noi di JU29RO.com, invece, dopo tre anni siamo ancora qui, ma siamo ben consapevoli di quello che è successo.
Conosciamo bene la nostra Hiroshima, il 31 agosto del 2006. E conosciamo anche la nostra "Missouri", avvenuta presso la Camera di Arbitrato e Conciliazione del CONI qualche settimana dopo.

In questi tre anni abbiamo saputo tutto quello che c'era da sapere. E' proprio per questo che siamo ancora qui.

Qualcosa lo abbiamo capito da soli. Qualcos'altro ci è stato rivelato, involontariamente, dai protagonisti.

Ad esempio il Presidente della FIFA Blatter, il quale una sera di fine dicembre 2007 ci ha confermato quello che avevamo capito sin dai primi giorni, ma che era troppo difficile da digerire per milioni di tifosi (e per 40.000 piccoli azionisti).

Fin dal primo giorno avevamo cercato di comprendere i motivi della scelta di ritirare il ricorso e le circostanze in cui maturò ci vennero riportate direttamente da qualcuno che evidentemente aveva avuto l'opportunità di assistere personalmente agli accadimenti.

In seguito alla sentenza della Corte Federale di Sandulli, che sostanzialmente confermava la B con penalizzazione, a Cobolli Gigli fu chiesto di fare la voce grossa e di preparare il ricorso al Tar del Lazio. Probabilmente quel ricorso servì ad uno scopo completamente diverso da quello che tutti i tifosi e i piccoli azionisti si attendevano. Ma questo lo si capirà solo qualche mese dopo.

Già nella nostra
"ricostruzione", pubblicata nella prima versione a fine 2006 e poi successivamente integrata con altri particolari, avevamo riportato la cronaca di quei giorni drammatici sulla base di quanto ci era stato riportato dalla nostra fonte:

"Qualcuno a Roma comincia a spaventarsi e a credere che davvero la Juventus possa andare fino in fondo. Sarebbe una circostanza senza precedenti per il calcio italiano: in caso di accoglimento del ricorso, molto probabile a giudicare dalle dichiarazioni di illustri avvocati amministrativisti, i campionati dovrebbero essere sospesi e i processi rifatti. Il governo ed il primo ministro in persona si muovono direttamente con Montezemolo e lo pregano di mettere un freno alla situazione. Non si vuole il caos, il ritardo dei calendari, il malumore delle piazze coinvolte, la delusione della stragrande maggioranza degli italiani convinti che tutto il male sia la Juventus. Ed il primo ministro ha buon gioco nel convincerlo. Sa che lui non può mettersi contro l'establishment perché lui, e ciò che rappresenta, sono parti importanti dello stesso.
Siamo a fine agosto. A Torino si svolge un vertice tra Montezemolo, J. Elkann e Gabetti. I due anziani convincono il giovane di famiglia a deporre le armi. Questo ciò che gli viene detto: "Sappiamo che siamo stati sottoposti ad un giudizio di piazza senza garanzie, però ormai la gente si è formata un'opinione e noi non la possiamo cambiare. Pensa a cosa avrebbe fatto tuo nonno in questo caso, non si sarebbe mai mischiato con i vari Gaucci e Preziosi, ma avrebbe bevuto fino in fondo l'amaro calice, in osservanza alla sua storia, alla fedeltà all'ordine costituito e a tutto ciò che la Fiat è stata, ha rappresentato e vuole ancora rappresentare. Anche da un punto di vista economico, dopo le cessioni, la riduzione del monte ingaggi, la conferma degli sponsor, la rinuncia alla Champions League, non c'è grande differenza tra i due scenari. Perciò, per le responsabilità che abbiamo e per le aziende che rappresentiamo, dobbiamo ingoiare il boccone e scendere a patti con le autorità sportive". Il giorno stesso viene istruito di conseguenza il povero Cobolli Gigli"


È il 31 agosto 2006. Quella sera i giocatori, e il nuovo allenatore Deschamps, erano impegnati a Milano per il Trofeo Berlusconi. La notizia del ritiro del ricorso al TAR li raggiunse mentre erano nella fase di riscaldamento prima della partita. I loro volti sbigottiti e le loro dichiarazioni rancorose, in particolar modo quella di Deschamps, facevano intuire che, insieme ai tifosi, erano stati ingannati anche i tesserati. Molto più probabilmente qualcuno dei giocatori era al corrente che sarebbe stata comunque serie B. Ma la maggior parte, forse anche l'allenatore, evidentemente era stata rassicurata in tutt'altro senso.

Quale fu, dunque, il vero motivo per cui il ricorso fu presentato e poi improvvisamente ritirato?

Sul tema nessuna risposta è mai stata fornita in via ufficiale. La società si è sempre trincerata dietro non meglio precisati motivi di opportunità, paventando l'ipotesi di ulteriori penalizzazioni. Anche nel corso dei nostri interventi alle Assemblee degli Azionisti non siamo riusciti ad ottenere una risposta "tecnica" sulle motivazioni del ritiro di quel ricorso.

In realtà, fin dai primi giorni successivi al 31 agosto 2006, apparve chiaro che la leva del ricorso sarebbe servita a blindare definitivamente la posizione della società Juventus nei confronti della giustizia ordinaria e, quindi, a precludere qualunque ipotetica richiesta di risarcimento danni verso la FIGC, qualora dai Tribunali di Napoli, negli anni successivi, fossero uscite sentenze assolutorie nei confronti di Giraudo e Moggi.

In definitiva, presentando il ricorso e, successivamente, ritirandolo per "sopravvenuta mancanza di interesse", la Juventus avrebbe confermato al "sistema" che, oltre ad aver accettato la condanna sportiva, avrebbe accettato anche il danno economico e patrimoniale senza opporre alcuna resistenza.

Possiamo definire quindi "ragionevole" oltre che "probabile" l'ipotesi che il ricorso aveva fin dall'inizio uno scopo diverso da quello che i tifosi e gli azionisti si aspettavano. Non serviva a tutelare gli interessi economici e patrimoniali degli azionisti, ma a "ricattare" la FIGC per uno sconticino di punti, offrendogli contemporaneamente l'occasione di porre una pietra tombale su eventuali futuri risarcimenti economici, qualora fosse stato ritirato.

E' un gioco da ragazzi, quindi, immaginare in quei giorni l'operoso lavoro degli ambienti vicini al governo Prodi e in particolare quello del sottosegretario allo Sport, Giovanni Lolli, la cui presenza nei dintorni di Corso Galfer era stata ampiamente stigmatizzata in quest'articolo, di cui riportiamo un importante passaggio:

"Mentre la Juventus, per voce del suo presidente Giovanni Cobolli Gigli, cerca di trovare un punto di intesa con Coni e Figc per quel che riguarda la penalizzazione da scontare in merito al calcioscandalo, dal Governo arriva un chiaro monito al club bianconero: "Si scordi la serie A". E' il sottosegretario del Ministero delle Politiche Giovanili e Attività Sportive, Giovanni Lolli, a chiarire la posizione del sodalizio torinese: "Anche se non tocca al Governo fare da mediatore, mi sento di escludere un ripescaggio della Juve. E' giusto che i dirigenti bianconeri parlino con Figc e Coni, ma lascino perdere la serie A".

Casualmente, proprio in quelle settimane, il governo si affrettò anche a emanare un provvedimento per la "rottamazione auto". Qualcuno insinuò che fu la ricompensa elargita ai "torinesi" per aver docilmente posato la testa sul ceppo e atteso che il boia terminasse il suo lavoro.

Queste riflessioni ci consentono, dunque, di ribadire ancora una volta le ragioni del nostro impegno, ad ormai tre anni dalla nostra Hiroshima, e di dare una risposta a tutti coloro che ci accusano di guardare troppo indietro e poco avanti.

Non vi è alcun dubbio che noi tutti ci auguriamo di rivedere al più presto una Juventus vincente in Italia e all'estero.
Pur tuttavia non possiamo dimenticare quello che è successo nel 2006.
Non possiamo dimenticarlo non da tifosi, ma da cittadini.
La cicatrice di quell'estate è tale che può essere solo levigata, ma non cancellata.

Per questo motivo, se dal punto di vista della giustizia ordinaria la rinuncia al TAR è una pietra tombale, non possiamo fare a meno di ribadire che, per quanto riguarda la giustizia sportiva, esistono ampi margini per riscrivere la storia.

Non siamo talebani. Siamo pronti a schierarci con la società Juventus se dovesse dimostrarci con i fatti di voler intraprendere i giusti passi per recuperare il recuperabile.

Parliamo ovviamente dei due scudetti.

Quello che auspichiamo per davvero è che, in presenza di sentenze favorevoli dal Tribunale di Napoli (magari fin dal prossimo 27 ottobre, probabile data della sentenza di primo grado del rito abbreviato di Giraudo), la Juventus FC decida di compiere i necessari passi per richiedere il procedimento di revisione delle sentenze sportive del 2006.

In mancanza di tale cambiamento di rotta continueremo "ad essere vicini alla squadra e all'allenatore" come dichiarò infelicemente John Elkann nel maggio del 2006, continueremo a considerare questa dirigenza "figlia di un golpe", e continueremo a proporre le nostre analisi, i nostri dossier, le nostre riflessioni.

A tale proposito siamo costretti a mettere sull'avviso i nostri lettori che in giro per il web vi sono un sacco di "cineserìe" oppure collette senza fondo e senza rendiconto. Calciopoli ha fatto anche questo e speriamo che alla fine possa comunque servire a recuperare dignità e scudetti.