Moggi: Juve, basta!

moggiLuciano Moggi, prendendo spunto dall'udienza di Napoli dello scorso 24 marzo, ha pesantemente stigmatizzato il comportamento della proprietà Juve nei suoi confronti. Il Tribunale, infatti, con la decisione di escludere la parti civili aveva, di fatto, escluso anche qualunque coinvolgimento della società Juventus, che dunque esce definitivamente dal processo in corso.
Quello che fa imbestialire l'ex DG è la memoria contro di lui presentata dai legali della società, un documento di 34 pagine nel quale, secondo LA STAMPA, la Juventus lo accuserebbe di aver mantenuto comportamenti discutibili "travalicando le funzioni a lui assegnate".
La risposta non si è fatta attendere ed è stata affidata alle consuete pagine di LIBERO, dove, da oltre due anni, Moggi collabora con cadenza bisettimanale. L'articolo è un'autentica stilettata rivolta in particolare verso la società e verso l'ex Presidente Grande Stevens.

Abbiamo raggiunto al telefono l'ex DG, per cercare di raccogliere ulteriori particolari sulla sua reazione:

Direttore, abbiamo letto toni molto duri nel suo intervento.
"Avete letto bene. Per il bene che ho voluto e voglio ancora alla Juventus, aver saputo di quella memoria, peraltro dichiarata inammissibile, è stata una grossa delusione".

Cosa rimprovera in particolare e a chi?
"Tutto quello che io facevo era esclusivamente nell'interesse della Juventus. La nostra forza erano le sinergie. La Juventus era un modello frutto del lavoro di tutti in piena armonia. Per questo spiace molto essere individuato e indicato come una specie di cane sciolto che assumeva iniziative personali dannose per la societa'".

Tra qualche giorno comincerà la fase cruciale del processo a Napoli, cosa si aspetta?
"Mi aspetto che la verità possa finalmente essere accertata. So che ci vorrà del tempo, ma non ho dubbi che potrò dimostrare la mia innocenza e tornare a guardare il calcio come un gioco e non come una battaglia giuridica."

I nostri lettori hanno ormai capito ruoli e responsabilità di quello che è successo. Ci inviano quotidianamente attestati di stima e simpatia per Lei e per Bettega e Giraudo:
"Affido a voi della redazione di JU29RO il compito di ringraziare tutti i lettori per il sostegno morale. E venitemi a trovare in redazione a Milano."



Di seguito, vi riproponiamo il suo intervento da Libero-news:

La Juve esce da Calciopoli. Resto solo io a difenderla.

"Ora basta! Un celebre pensatore di qualche tempo fa sosteneva che niente più della pochezza dell’uomo può rendere l’idea dell’infinito. Concordo pienamente, dopo aver letto dell’estromissione della Juventus dal processo di Napoli, nel quale sono imputato per illeciti mai commessi, mentre sicuramente (non sono il solo a sostenerlo) ho garantito dodici anni di gloria e successi ad una società che ci fu affidata dagli Agnelli, nel nome di milioni di tifosi in Italia e nel mondo, garantendo ricavi e guadagni , senza mai spendere in incauti acquisti. Se la Juve continua ancora a vincere lo si deve ai giocatori lasciati dalla nostra gestione, anche nel settore giovanile (vedi Torneo di Viareggio).

Dopo l’ennesima apparizione processuale della società bianconera, apprendo addirittura che la nuova dirigenza sembrerebbe dichiararsi “vittima” di un mio presunto travalicamento di funzioni, come se fossi stato un dirigente che, invece del bene della squadra e della società, avesse abusato del suo potere per commettere atti, all’oscuro degli altri dirigenti sopra preposti.

L’ora della verità

Oltre che premettere l’assoluta infondatezza di questa ricostruzione, perché mai ho commesso atti contrari alla legge, vorrei far sapere all’attuale nuova dirigenza della Juventus (peraltro non mi sembra che l’avvocato Franzo Grande Stevens sia poi così nuovo dell’ambiente) che ogni mia decisione ed ogni mia iniziativa era operata con il pieno appoggio e in collaborazione con i dirigenti a me superiori in grado, e le mie scelte legittime hanno sempre garantito soltanto vittorie sportive e risparmi economici, mentre in altre realtà “altri” spendevano decine milioni di euro per vedere “noi” continuare a vincere.

Sono forte della mia innocenza e questo mi basta, unitamente all’affetto costante dei numerosi tifosi juventini che incontro quotidianamente e che si rendono perfettamente conto dell’ingiustizia che è stata perpetrata. Man mano che, a piccoli passi, si avvicina il momento della verità (quando cioè anche i più scettici dovranno arrendersi all’evidenza della mia completa innocenza) mi accorgo che registi, esecutori e protagonisti vari di questa vicenda cominciano a mostrare cenni di insofferenza, percepiscono il rischio di doversi confrontare con una realtà che li costringerebbe ad ammettere i loro errori.

È bene infine che si sappia che la tanto citata memoria difensiva della Juventus, che a leggere certa stampa (!) avrebbe visto la propria origine nello studio legale dell’avvocato Grande Stevens, è stata dichiarata inammissibile dal collegio giudicante: un po’ come la loro accusa nei miei confronti.

Il tradimento

La Juventus esce quindi dal processo, bontà degli avvocati costituiti tra cui ovviamente Trofino e Prioreschi, legali del sottoscritto: non c’è stata costituzione di parte civile e quindi, come sempre, sarò io a dover assumere l’onere di difendere non solo l’onestà del mio operato ma anche, indirettamente, la correttezza dei successi sportivi conquistati dalla Juventus.

Da quando è iniziato questo calvario, ho iniziato a raccogliere le prove di quanto fosse infondato ed ingiusto il tentativo, ordito nei miei confronti, di attribuirmi colpe e responsabilità che non ho: la società nella quale avevo creduto e per la quale mi ero impegnato professionalmente come mai prima nella mia vita, aveva deciso di voltarmi le spalle, tradendo il vincolo di fiducia che l’Avvocato prima ed il Dottore poi, mi avevano sempre costantemente rinnovato, con continui pubblici e privati attestati di stima, indelebili nella mia memoria.

In ogni processo infatti, statale o sportivo che fosse, la Juventus ha sempre rinunciato a combattere, senza nemmeno provare a rimuovere le tanto ingiuste e pretestuose accuse mosse, decidendo di accettare e patteggiare supinamente. Morale: retrocessione e revoca degli scudetti vinti con giocatori che, qualche mese dopo erano su sponde opposte a disputare, quali migliori del mondo, la finale di Berlino per il titolo mondiale!"