Quello che veramente c'è nelle intercettazioni/6: I due giorni del Leo

(con il fondamentale contributo di inunmondoche, che ringrazio)

MeaniIl sistema di designazioni arbitrali in vigore al tempo dei fatti è tutto in un'intercettazione, la Bergamo – De Santis (al 6.3 "Purtroppo non è quanto sia, è quanto lo fanno essere")
Basta ascoltare questa lunga telefonata del gennaio 2005, ponendo attenzione ai ragionamenti dei due interlocutori, per comprendere che il designatore livornese e il fischietto romano erano tutto tranne che proni ai voleri della Juventus. In particolare, Bergamo si dimostra semplicemente preoccupato da una parte di gestire i reclami che un po' tutte le società erano di fatto legittimate a muovergli, dall'altra di formare gli arbitri a una direzione secondo regolamento e senza i condizionamenti psicologici causati dalla spada di damocle della gogna moviolistica.

Le storture di quel sistema, semmai, erano causate dal maggior peso che i grandi club rivendicavano nel far sentire le loro pressioni, soprattutto nel momento in cui si trovavano in corsa per lo Scudetto. Tanto è vero che scopriamo che durante il campionato precedente, il 2003-2004, le due prime arrivate, Roma e Milan, furono seguite in modo dedicato dall'allora segretaria della CAN, Maria Grazia Fazi. Ripeto: Roma e Milan, non Juventus.

Molto interessanti anche i passaggi nei quali si evince l'assoluta buona fede di De Santis nel famigerato Juve-Parma del 2000, una delle partite che maggiormente contribuirono ad alimentare la leggenda mediatica di una Juventus favorita dagli arbitri. Ma un po' tutta la telefonata è una miniera di indizi a discarico degli ex dirigenti juventini.

A fronte di ciò, assume un carattere addirittura grottesco un'intervista rilasciata il 14 maggio 2006, cioè in piena bufera Farsopoli, dal pubblico ministero di Napoli Narducci: "Esiste un'intercettazione nella quale uno dei protagonisti spiega che era già tutto pronto e che solo l'imprevisto clamoroso suscitato da un singolo episodio (il gol annullato da De Santis a Cannavaro in Juventus-Parma) determinò un esito diverso da quello voluto".

Quell'intercettazione è qui da sentire (6.1 "Ti aspetteremo per la nostra"). Ascoltatelo, Leo Meani, mentre racconta a Collina quella che a suo dire sarebbe stata una confidenza di Ancelotti, e capirete quali ridicole basi ha l'inchiesta che ha portato la Juve in B. Ascoltate Collina, che tra l'altro di quella partita "da truccare" fu arbitro, trattare il dirigente milanista con la condiscendenza che si ha per un bambino. Tra l'altro, la Procura di Napoli, che accoglie dichiarazioni riportate da una terza persona come verità, avrebbe a quel punto dovuto mettere sotto inchiesta Ancelotti in quanto sodale della presunta cupola per due anni. E invece non lo ha fatto. E chissà perché nessuna obiezione viene ancora oggi mossa al fatto che Collina parlasse con Meani.

Probabilmente il vero tema conduttore delle telefonate di Farsopoli è la paranoia. Ma se Luciano Moggi si preoccupava che alla Juventus venissero garantiti arbitraggi equi, per altro seguendo i canali istituzionalmente previsti e consentiti, forse un motivo c'era, dato che i rivali alla corsa per lo scudetto intrattenevano una rete di relazioni che andava ben al di là dei semplici rapporti con i designatori.

Basti considerare che, benché sottoposto a indagini di gran lunga meno invasive, l'addetto agli arbitri milanista venne colto, solo tra domenica 17 aprile 2005 e lunedì 18, in una serie impressionante di situazioni sospette, a partire dalla telefonata col designatore degli assistenti Mazzei nella quale, facendo la voce grossa per una segnalazione errata a Siena, ottenne la designazione dei fidati Babini e Puglisi per la partita successiva. E questo è ancora niente: contattò personalmente sia Babini che Puglisi; si sentì in dovere di rassicurare Copelli, contestato dal Palermo, del fatto che fosse protetto dal Milan (stiamo parlando dell'assistente che non segnalò un rigore solare per la Juve in Reggina – Juventus 2-1); ricevette una telefonata dell'amico Stagnoli (e questa la possiamo ascoltare al 6.2 "Nucini? Braccio armato, eh?"); infine, per non farsi mancare niente, come abbiamo già ricordato, chiamò anche l'arbitro Collina che qualche settimana dopo avrebbe diretto il big-match con la Juventus, organizzando per lui un incontro riservato col vice-presidente Galliani (6.1Ti aspetteremo per la nostra" ", appunto). Questo, ripeto, nel giro di 48 ore.

A ciò si aggiunga che, nella telefonata De Santis-Mazzini (6.4 "Eh, da tante cose…"), l'arbitraggio di Collina in quella occasione venne giudicato un filino pro-Milan.

Si converrà che qualche buon motivo per essere sospettoso forse il Direttore ce l'aveva.

 

 

6.1 Meani a Collina: "Ti aspetteremo per la nostra"


Il "protagonista" di questa telefonata, avvenuta lunedì 18 aprile 2005, è il ciarliero ex addetto agli arbitri milanista, colto in una conversazione con il più quotato arbitro italiano nonché futuro designatore, nella quale si scambiano pesanti giudizi su dirigenti della maggiore società concorrente[1] con una familiarità e una confidenza che chissà perché sui media italiani non ha suscitato particolare sdegno.

Dopo essersi vantato della sua influenza presso i designatori,[2] Meani racconta a Collina di certe confidenze che gli avrebbe fatto Ancelotti riguardo al biennio in cui allenò la Juve. Si tratta delle solite chiacchiere da portinaia sul potere di Moggi, che avrebbe saputo in anticipo gli arbitri, truccato i calendari del campionato e tentato di aggiustare una partita che poi la Juve guarda caso perse, e cioè il famoso Perugia - Juventus 1-0 che consegnò lo scudetto del Giubileo alla Lazio.[3] A tali sproloqui, Collina proverà ad obiettare considerazioni logiche e ragionevoli, ma con pacatezza, con quell'indulgenza che di solito un adulto usa di fronte ai capricci di un bambino.[4]

I due passano poi ad analizzare il cammino dei due contendenti dello scudetto 2004-2005, Juve e Milan,[5] con Collina che entra nell'ottica dell'interlocutore milanista.[6] Addirittura, commentando la designazione di De Santis per Juve - Inter di due giorni dopo, Meani, che pensava ci sarebbe andato Collina, gli dice: "Ti aspetteremo per la nostra",[7] e in effetti Collina andò poi ad arbitrare quel Milan - Juventus.
Dopo aver parlato di Siena - Milan del giorno prima, diretta dal viareggino,[8] nonché dei rispettivi impegni internazionali,[9] i due concordano sull'opportunità di organizzare al più presto un incontro segreto alla presenza di Adriano Galliani.[10]

L'obiettivo, con tutta probabilità, è discutere la candidatura di Collina a prossimo designatore arbitrale. Diversi infatti sono gli indizi che lo testimoniano e diversi sono gli indizi del fatto che tale candidatura fosse sostenuta già da altre "forze" attive in FIGC e che Collina stesse semplicemente cercando di consolidare la propria posizione anche col Milan. Ad esempio, quando dice: "E poi, soprattutto, visto che c'è della gente che ultimamente sta girando e facendo incontri, e vende ciò che penso o che dovrei pensare io, o le motivazioni che possono spingermi a prendere delle decisioni, vorrei evitare che venissero a…"
Vedremo (nella Bergamo - De Santis) che Zamparini già nel gennaio 2005 aveva sfiduciato Bergamo sulla Gazzetta dello Sport, quel Zamparini che Collina, a fronte di poco lusinghiere considerazioni di Meani (che riporta la poca considerazione che ne ha Galliani), cerca di difendere: "Ieri però l'ho visto tranquillo. Ho visto un po' di domenica sportiva e non mi è sembrato… ha fatto sparare Foschi."

Insomma, sembra difficile che Collina arrischi l'autocandidatura a designatore quando è ancora arbitro: troppo viscoso l'ambiente, troppe fughe di notizie, troppi giochi di potere, troppa gelosia tra arbitri. Certo cerca la copertura di Galliani, attraverso Meani, e probabilmente la troverà. Ma parte già sponsorizzato. Da chi? Qualcuno che sa che è gradito all'ambiente rossonero. Qualcuno che sa che la sua candidatura può andare bene su parecchi colli. Tranne uno, quello della Juve. Indi: si stanno saldando dei poteri contrari alla Juventus. I maggiori indiziati sembrerebbero Abete e il gruppo Della Valle.

In tutto ciò, appare scandaloso che si autocandidi come designatore mentre è ancora arbitro e in teoria ha ancora una stagione da finire e un'altra possibile da arbitrare. Inoltre appare poco rispettoso delle regole che Galliani si presti a un colloquio preliminare per decidere se appoggiare o meno un arbitro ancora in attività nella sua candidatura a designatore. Ancor più brutto è che Galliani faccia questo e Collina si approfitti dell'evidente conflitto di interessi. Infine, è molto strano che dopo tutto ciò proprio a lui tocchi Milan-Juve.
Per il luogo dell'incontro con Galliani entrambi concordano per il ristorante lodigiano di Meani, stabilendo di farlo in un giorno di chiusura, lontano da occhi indiscreti. Collina, pare evidente, ci è già stato, dato che mostra di conoscerne bene l'ubicazione.[11]

A questa telefonata, come da accordo tra gli interlocutori, avrebbero dovuto seguirne altre due: una tra Collina e Galliani e una preparatoria tra Meani e Galliani. La Collina-Galliani non è ovviamente intercettata in quanto nessuno dei due compare nel registro degli indagati. Ma la Meani-Galliani dov'è finita? Perché gli inquirenti non monitorano l'attività di un indagato, Meani, che comunque si muove anche qui nello stesso raggio d'azione contestatogli, ossia i rapporti ingiustificati, proibiti dalla Federazione e penalmente rilevanti con gli arbitri?

A maggior ragione perchè l'incontro avverrà dopo altre telefonate equivoche di Meani con esponenti del mondo arbitrale e proprio nel periodo in cui la Procura era alla ricerca di indizi per contestare il reato di frode sportiva. Ossia tra Siena-Milan e Milan-Chievo.

Mistero della fede anti-juventina, si direbbe.

 


6.2 Meani a Stagnoli: "Nucini? Braccio armato, eh?"


Sempre lunedì 18 aprile 2005, Leonardo Meani riceve una telefonata dall'assistente Stagnoli. A quanto pare i due sono molto intimi, tanto che li possiamo ascoltare appellarsi vicendevolmente con i diminutivi di Leo e Iaio.
Iaio, che vuole compiacere il direttore dell'azienda in cui lavora, sapendo che simpatizza Chievo vorrebbe procurargli 4 biglietti per la partita di mercoledì a San Siro. E' disposto anche a pagare, ma Leo Meani lo rassicura: non c'è problema: si presentino a una certa ora al cancello X. La richiesta diventa l'occasione per una lunga chiacchierata in cui i due trattano diversi argomenti che, dati i rispettivi ruoli, rendono la conversazione a dir poco sospetta. Colpisce inoltre la continua subalternità del segnalinee Iaio, che asseconda ogni recriminazione di Leo, ogni sua illazione, furbescamente inserendo qua e là qualche richiesta.
Iaio si premura di manifestare a Meani la propria solidarietà per l'errore del collega Baglioni che aveva fatto annullare un gol (benché non determinante) di Sheva il giorno prima a Siena.[12] Addirittura, giunge a immedesimarsi con Galliani, ipotizzandone affettuosamente l'arrabbiatura.[13] Praticamente fa il legionario. Di Baglioni dice: "doveva arrivarci prima". D'altronde Iaio capta le benevolenze di Leo per tutta la telefonata, soprattutto nel commentare le decisioni arbitrali, ma qui in particolare per farlo se la prende con un collega che vuole screditare e gli consiglia indirettamente il metodo: su certe cose bisogna arrivarci prima, se no sei bollato. Quando dice, senza che Meani l'abbia immaginato, che si sente in concorrenza per i Mondiali, il messaggio è chiaro.

Ma la parte più inquietante è quella in cui, commentando le designazioni di Puglisi e Babini per Milan - Chievo, Leo e Iaio li descrivono come affiliati alla "scuderia" Milan, insieme a Copelli[14] (che non segnalò un rigore solare per la Juve a Reggio Calabria) e ovviamente a Stagnoli stesso.[15] Per Leo, infatti, la lotta scudetto consiste in "un grosso scontro di potere e di rabbia". Alludono a un fantomatico giro d'intelligence juventino,[16] benché, nonostante l'invasività inquisitoria di cui sappiamo, non un arbitro, non un assistente è stato colto a conversare con i dirigenti juventini. Anzi, uno, Paparesta, ma con modi e toni che dimostrano ben poca complicità, tra i due.

Prendendo spunto dall'impegno di Iaio del giorno prima in Brescia - Atalanta, in cui l'assistente manifesta stupore per il rigore di De Santis nell'applicare il regolamento anche a costo di prendere decisioni scomode,[17] Leo ricorda un attacco subito da parte del presidente dell'Atalanta, che si era lamentato per le sue pressioni sugli assistenti durante la sfida col Milan.[18] Particolarmente ridicola la lamentela di Leo contro Tuttosport, rea a suo dire di aver cercato di amplificare quella polemica, dato che nel momento in cui Iaio ricorda che De Santis è atteso da Juve-Inter e deve stare attento, che ne va dei mondiali (c'è la temibile concorrenza di Rosetti), Leo stesso commenta che se sbaglia: "gli sparano addosso I cannoni di Navarone".

Chi Mediaset e chi Tuttosport, dunque, e aveva il coraggio di fare la vittima. Sul campo la Juve era un po' più forte, ma sui media la sfida era del tutto impari.

Dopo essersi nuovamente vantato della sua efficacia nell'effettuare pressioni,[19] Leo si lamenta di Zamparini che "da quando adesso è diventato vicepresidente della Lega fa il fenomeno". Probabilmente gli rodeva più il fatto che il DS rosanero avesse attaccato duramente il suo protetto Copelli il giorno prima[20] che l'idea, per altro poco realistica, che potesse dar fastidio al Milan.[21] Lo stesso Iaio si lamenta per un cicchetto subito da Bergamo a causa di Zamparini,[22] circostanza che ricorda a Leo un dialogo avuto con Rodomonti.[23]

A un certo punto, parlano dell'arbitro Nucini, designato per Fiorentina - Messina di quel mercoledì, in termini davvero impressionanti. Infatti, alludendo a probabili programmati favoritismi pro viola,[24] Leo lo chiama "braccio armato" (con Iaio ad assentire con dei significativi "eh beh..."). Questa inequivocabile espressione andrebbe davvero chiarita, dato che non stiamo parlando di un arbitro qualunque, ma di uno che conobbe un certo Giuliano Tavaroli, che l'11 ottobre 2006 così parlò di lui a un magistrato:

"Alla fine del 2002 dopo essere stato contattato dalla segreteria di Massimo Moratti incontrai Moratti e Facchetti presso la sede della Saras. Facchetti rappresentò a me e a Moratti di essere stato avvicinato da un arbitro della delegazione di Bergamo che in più incontri aveva rappresentato un sistema di condizionamento delle partite di calcio facente capo a Moggi ed avente come perno l'arbitro Massimo De Santis".

Comunque sia, che anche un sistema Inter esistesse sarebbe testimoniato pure dal passaggio in cui vengono commentati i provvedimenti presi contro l'assistente Ivaldi per un presunto errore contro i nerazzurri.[25] Inoltre, quando Leo parla del suo ruolo nel Milan paragonandosi a dirigenti di altre squadre, cita il suo "pari grado" Natalino Moratti, dirigente interista, personaggio ad oggi stranamente invisibile, stando ai media.

 


6.3 Bergamo a De Santis: "Purtroppo non è quanto sia, è quanto lo fanno essere"


Martedì 11 gennaio 2005 De Santis chiama Bergamo per avvertirlo di un attacco nei suoi confronti da parte di Zamparini, che sulla Gazzetta dello Sport prospetta per la stagione seguente la sua sostituzione con Collina, o già in veste di designatore unico o in coppia con Pairetto. I due si chiedono chi ci sia dietro il presidente del Palermo e tra le ipotesi che vengono prese in considerazione c'è anche quella di Moggi, che però scartano subito. E' ben più verosimile, infatti, che dietro Zamparini ci fosse l'avanzante lobby di Della Valle, legata a Confindustria e guidata da Abete, ma il fatto che Bergamo prenda in considerazione l'ipotesi Moggi è un ennesimo elemento che smentisce il teorema della "cupola" juventina, tanto è vero che da altre intercettazioni sappiamo che già nell'estate 2004 Moggi e Giraudo diffidavano di lui.

Ascoltando correttamente questa conversazione appare ovvio che nel 2004-2005 non esisteva affatto un potere juventino a capo della FIGC, ma piuttosto una serie di diversi poteri (veicolati dai grandi club) che si facevano la guerra tra loro, con i Bergamo e i De Santis della situazione costretti a barcamenarsi, a fare gli equilibristi, diffidando di tutti e allo stesso tempo facendo finta di intendersela con tutti.

Le parole di Bergamo evidenziano le linee guida della propria gestione:[26] vuole direzioni tecniche decise, per non farsi condizionare dai giocatori e dagli allenatori;[27] deve inoltre preoccuparsi di gestire i malumori degli arbitri,[28] le loro insofferenze ai rimproveri quando sbagliano[29] o quando non vengono premiati da partecipazioni prestigiose;[30] inoltre deve darsi da fare anche in Europa.[31]

Di particolare interesse per noi è quando si soffermano sull'insofferenza[32] di Pieri, causata, tra le altre cose,[33] anche da alcuni rilievi di Bergamo[34] in seguito a Bologna - Juventus 0-1. Quella direzione era stata contestata dai felsinei e Bergamo lo rimproverò, a dimostrazione che il designatore non chiedeva di fischiare a favore della Juve, anzi. Colpiscono in particolare due frasi: la prima, quando De Santis dice: "Non l'ho detto manco a Luciano". S'intuisce, anche da altre intercettazioni, che l'arbitro romano usasse parlare di controversi comportamenti arbitrali con i dirigenti delle maggiori società. Stavolta, non ne avrebbe parlato a Moggi (che aveva visto qualche giorno prima, in occasione di un Parma - Juve che aveva diretto) proprio perché Pieri era stato rimproverato per una direzione considerata pro-Juve, e ciò aggiunge un ulteriore elemento a discarico, perché se cupola c'era, Pieri non sarebbe stato rimproverato e lo stesso De Santis l'avrebbe ridotto facilmente alla ragione. Colpisce ancor più un'altra frase, pronunciata da Bergamo: "non gli ho mica detto non dare una mano a chi devi darla" e che si può applicare ad ogni occasione in cui una Grande gioca contro una Piccola. Del genere: "Ti capisco, se una grande o meglio ancora più grandi ti sponsorizzano, vai avanti. Capisco che stai ben attento a non arbitrargli contro. Ma se fai le cazzate, non fai carriera". Resta il fatto che in tutto il resto della conversazione le parole di Bergamo lo qualificano sempre come uno che cercava solo di correggere gli "errori tecnici" dei suoi arbitri, senza secondi fini mirati a favorire una società piuttosto che un'altra.

Parlando di Gabriele e Palanca, finiti sotto l'inchiesta di Beatrice e Narducci sul calcio scommesse e poi archiviati, Bergamo dimostra un atteggiamento corretto, riferendosi a loro non come a sodali di una cupola, ma come a chi ha subito un'ingiustizia.[35] De Santis ha molto a cuore Palanca, sembra, ed è interessante far notare che Palanca sta fuori da ogni inchiesta, anche a Napoli. Fuori da tutto, nessuna imputazione a suo carico. Ma come: De Santis è così cattivo e il suo delfino invece niente?

Poi il discorso va su Parma - Juve. La settimana prima, mercoledì 6 gennaio, De Santis aveva arbitrato diretto quella partita per la prima volta dopo il chiacchieratissimo precedente del 2000. Stavolta aveva commesso un errore ai danni della Juve[36] e i due rilevano che non ci sono state grosse polemiche perché per l'opinione pubblica pareggerebbe quello del 2000.[37] Dal dialogo traspare la buona fede di De Santis rispetto alla gara del 2000, nonché la sua ammissione di aver stavolta sbagliato ai danni della Juve. Insomma, un'ennesima prova del fatto che De Santis non favoriva la Juve e che la tesi che lo vuole membro di una cupola juventina è non solo delirante, ma addirittura un ribaltamento clamoroso della realtà. Per di più, sempre dalle parole di De Santis, scopriamo che Galliani in persona aveva effettivamente influenzato una griglia l'anno precedente richiedendone espressamente l'esclusione.[38]

De Santis poi racconta di essersi soffermato a chiacchierare con Moggi e Giraudo proprio al termine della partita di Parma e di aver perorato con loro la causa di Bergamo. Non solo, l'arbitro racconta al designatore di aver rinfacciato a Moggi una sua promessa ancora mantenuta di aiutare Maria Grazia Fazi e suo figlio nelle rispettive situazioni lavorative,[39] oltre che di non rispondere alle di lei telefonate, nemmeno per gli auguri di Natale.[40] Ma cos'era successo con la segretaria della CAN? Perché Moggi si sarebbe dovuto sentire in dovere di aiutarla? Addirittura, siccome in quei giorni correva voce che il Direttore volesse "infiltrare" il figlio nella Roma, ipotizzano un'assunzione della donna nella società capitolina.

I due interlocutori iniziano così a discutere della genesi del caso Fazi: ammettono che lei aveva sbagliato, che la situazione era "sfuggita di mano a tutti", "in tanti sensi", che qualcuno "ci ha inzuppato dentro". Si capisce che c'entrano almeno la Roma[41] e il Milan,[42] con i quali la Fazi, quando era segretaria della CAN, doveva aver instaurato rapporti molto sospetti. Bergamo ricorda di essere stato rimproverato da Giraudo: "Antonio mi disse invece: no ma lei ha preso troppa forza nei vostri confronti..." Ma ritiene le accuse del nostro ex AD sbagliate: "ma quale troppa forza? la forza è la forza che le abbiamo dato noi..."[43]

Dalle loro parole si intuisce che nel campionato 2003-2004 (vinto dal Milan davanti alla Roma), in seno alla CAN, si erano diffuse voci secondo cui un chiacchierato errore arbitrale pro-Roma[44] e un chiacchierato errore pro-Milan[45] erano stati approvati dai designatori. Inoltre, appare evidente che l'addetto agli arbitri milanista Meani aveva avuto un rapporto fittissimo con l'allora segretaria della CAN e anche con De Santis.
Che successe, dunque, tra la Fazi e i dirigenti juventini? Probabilmente, siccome in quel campionato erano state Roma e Milan a giocarsi lo scudetto, possiamo immaginare che la segretaria avesse cercato di ricomporre gli eventuali conflitti fra le due squadre riguardo agli arbitraggi, magari agendo per favorire entrambe.
Nel momento in cui la Juventus viene a conoscenza di una tale situazione, è chiaro che vede la Fazi come una forza anti-juventina e si lamenta. Da lì, presumibilmente, il suo allontanamento.

Dunque, questa intercettazione getta delle ombre anche su un campionato non sfiorato da Farsopoli: il 2003-2004, in cui la Juventus giunse solo terza. Bisognerebbe approfondire…

 


6.4 De Santis a Mazzini: "Eh sì, da tante cose…."


Spacciato dai media come un cardine della potentissima cupola moggiana, Innocenzo Mazzini è una specie di personaggio da "Amici Miei", un caratterista toscano da commedia volgare dalla risata strampalata e contagiosa. In realtà, in Federazione contava molto meno di quel che lui stesso cercava di far credere.

Qui lo ascoltiamo in un dialogo dell'8 maggio 2005 con l'altro molto presunto perno della cupola, l'arbitro De Santis, commentare alcune partite della giornata, in particolare il big-match Milan - Juve che, nonostante "l'intelligence rossonera" fosse riuscita a privarla di Ibra, assicurò ai bianconeri lo scudetto numero 28.
De Santis quel giorno aveva arbitrato Livorno - Siena 3-6 e l'espressione che usa per ironizzare sull'espulsione comminata a Galante: "hai visto? pronti e via...uno fori...", nei giorni di Farsopoli venne enfatizzata per dare ad intendere alla canea forcaiola che DS avesse agito con fraudolenta premeditazione su indicazione della cupola. Inutile dire che, a dialogo correttamente ascoltato e contestualizzato, non v'è una sola parola fra i due che possa supportare tale ipotesi.

La cacciata di Galante, racconta De Santis a Mazzini, generò un paio di episodi spiacevoli: l'ingresso nel suo camerino, durante l'intervallo, da parte del presidente livornese Spinelli (e non essendo della Juve nessuno vi trovò niente di strano) e le insinuazioni di Lucarelli, assolutamente prive di fondamento, che in campo accusò De Santis di voler favorire squadre con alta concentrazione di procurati GEA.

I due poi parlano del big match di San Siro. De Santis giudica scarsa la direzione di Collina. Nell'analizzare i (pochi) episodi da moviola, mette in evidenza solo qualche possibile sbavatura pro-Milan. Certo può darsi che entri anche una certa "rivalità" professionale, ma quando i due interlocutori dicono:


DS: Secondo me non sta in grossa condizione 'sto momento lui...

M: No no no no...perchè lui è preso da tanti...

DS: Eh sì da tante cose...


Pare chiaro che alludano alle voci sempre più insistenti sul suo futuro da designatore.
L'unico dubbio lo lascia un dialogo che non ha nulla a che fare con la Juve:


DS: ...oh a sto punto hai salvato tutta la Toscana quasi eh...

M: tu lo sai son venuti a prenderlo...lo sai?

DS: eh me l'hai detto... sì sì...


Non tanto per il discorso della Toscana, che sembra un complimento di De Santis al suo interlocutore livornese, quanto per quel "son venuti a prenderlo". C'entrerà Della Valle?

 

 

 

 


[1] Meani si permette di appellare sarcasticamente Luciano Moggi, mentre il designatore arbitrale attualmente in carica si fa quattro risate.

 

[2] L'intercettazione si apre con un discorso tronco che dura 33'. Si intuisce che era stato interrotto a causa dalla caduta della linea. Per capirlo, sarebbe necessario ascoltare anche la telefonata precedente. Comunque l'argomento erano le designazioni del turno infrasettimanale del 20/4/05, in cui erano previste Milan - Chievo e Juventus - Inter.


M: "Possono essere così per il fatto che di là è uscito De Santis".

C (ridendo): "Bello questo paragone, mi sei piaciuto".

M: "Di là è uscito De Santis… [avran detto(?)]: questi qua si imbufaliscono ancora di più, mandagli qualcuno qua perché…"

 

Sembra di intuire, comunque, che la designazione di Paparesta per Milan - Chievo viene vista da Meani come una necessaria compensazione a quella di De Santis per la Juve (che poi perse 0-1 con l'Inter). Ricordo che Paparesta all'andata aveva diretto la prima sconfitta della Juve in campionato a Reggio Calabria, facendo infuriare Moggi.

 

[3] A parte che La Juve quell'anno non godette di alcun favore arbitrale, ma di parecchi episodi contro. Ma quale torta? Certo, niente di più facile, con Gaucci che aveva messo in pegno il 99% delle azioni del Perugia a Capitalia che controllava anche la Lazio. Ritiro per tutti fino a fine contratto fu la sua promessa in caso di sconfitta. A questo punto, o Ancelotti finisce nel registro degli indagati o Narducci dice delle cose vergognose e in malafede e ancora più vergognoso e in malafede è che quel riferimento a Juve-Parma non solo venga utilizzato nelle sue interviste, ma anche nei documenti ufficiali della Procura.

 

[4] Secondo Meani, Moggi disponeva di tre maligni superpoteri:


1) Al giovedì conosceva già l'arbitro della domenica. Risposta di Collina: "Io credo che millantasse anche un po'"


2) Truccava le partite, tanto che, al tempo della partita di Perugia, "la torta era pronta. E' perché è venuto fuori il casino alla partita col Parma".

 

C: "mh mh…"

 

Insomma, qua Collina non interviene, si limita a un breve mugolio e lascia parlare Meani… il suo silenzio è indicativo… sembra di potervi leggere dentro quello che pensa di quel fanfarone di cui ha bisogno per programmare il suo futuro post arbitrale… sembra quasi di sentire il pensiero dell'arbitro viareggino: "ma 'sto imbecille si rende conto che a Perugia arbitravo io? Mi sta dando del truffatore? Bah… quest'uomo ha più testicoli che neuroni… vabbe'… non è che zio Fester sia poi così meglio… comunque, se mi fanno designatore mi becco tanti dindini… lasciamolo blaterare ancora un po'…"

 

3) Poteva influire sulla stesura dei calendari, tanto che a inizio stagione chiedeva al mister se c'erano delle preferenze.
M: "Deve avere delle entrature a livello Federale da paura. Stento a crederci, perché magari forse fa del "millantato credito".

C: "Credo di sì, perché le variabili vengono messe nel computer in maniera pubblica".
Il tono di Collina si fa sempre più indulgente… si percepisce chiaramente che dentro di sé ritenga che Meani stia raccontando un mare di stupidaggini, ma lo asseconda perché gli serve per arrivare al vero obbiettivo di quella telefonata…

 

[5] Collina rassicura Meani sul fatto che la Juve era attesa da partite più difficili. Il campionato è ancora lungo, restano 21 punti in palio. Dopo l'Inter, la Juve dovrà andare a Roma con la Lazio, domenica, e Collina rassicura Meani sul fatto che i romani siano un brutto cliente, in quel momento. Provate a immaginare di sostituire la voce di Meani con quella di Moggi. Pensate a come ci avrebbero ricamato i media. Invece Moggi, che non sentiva gli arbitri ma solo i designatori, discorsi così sulla Juve non si azzarda a farli nemmeno con i designatori…

 

[6] M: "Anche a rimanere a 3 punti, poi te la giochi con loro nello scontro diretto. Lo scontro diretto, sei forte, sei più bravo, lo vinci…" C: "Tieni conto che con l'Inter loro un po' di fatica la fanno".

 

[7] Dato che in effetti, l'8 maggio, per Milan-Juve venne designato l'arbitro viareggino, e dato che sappiamo che in gennaio Bergamo si era detto intenzionato ad assegnare a De Santis il big match del ritorno, se volessimo fare gli inquisitori stile Farsopoli ne trarremmo la conseguenza che Meani aveva più potere di Bergamo e Pairetto messi insieme.

 

[8] M si complimenta con C per la direzione: "Sei in forma" e si compiace di come riesca a trasformare in "agnellino" Gattuso. C parla di un episodio in cui ha "vinto la partita" con Rino. A C piacciono molto i giocatori così. "Lui è un uomo". "Ad avere in campo undici come lui ci farei la firma."
L'accusa di Napoli sostiene che in quella partita fu mandato un guardalinee assassino della cupola. Possibile che l'arbitro della partita e il dirigente Meani non commentino affatto l'episodio?

 

[9] M e C parlano di designazioni per le partite di coppa. C non farà il prossimo turno. Citano diversi arbitri europei e ne ipotizzano l'impiego per le partite del Milan e per la finale. Poi C scherza: "Non state a sacrificarvi per farmi fare la finale, perché rischiereste di aver fatto un sacrificio per niente". Meani pensa a Vassaras per la direzione dell'imminente Milan-PSV e Vassaras sarà.

 

[10] L'incontro a Lodi si predispone con l'evidente interesse di Galliani che, secondo Meani, a più riprese chiede di Collina al proprio dirigente. L'interesse di Collina ad incontrare Galliani è ancora più evidente e si palesa per tutta la telefonata, voleva incontrarlo a Siena dove arbitrava il Milan, lo vuole incontrare a Lodi nel locale del Meani. Si premura che l'incontro sia al di sopra di ogni sospetto, quindi o lo incontra in quanto Presidente Di Lega o lo incontra in posto segretissimo. C'è un'evidente contraddizione nella ricerca di buona fede che Collina vuole dare a questo incontro: in un primo momento infatti sostiene che glielo deve in quanto Presidente di Lega. Affermazione molto discutibile, in quanto non si vede per quale ragione un arbitro debba incontrare il Presidente di Lega senza apparente motivazione. Non si vede la ragione per cui un arbitro debba incontrare il presidente del Milan, a maggior ragione. Ma si sa, il conflitto di interessi... insomma è risibile, e Collina lo sa. E infatti si contraddice perchè nel finale di telefonata mostra di essere ben conscio che quella dell'incontro dovuto con il Presidente di Lega è una scusa:


C: "Allora, o io vado… secondo me i casi devono essere due: o uno va in Lega…"

M: "Non so, vai in Lega, metti che viene fuori a far la partita Juventus - Milan…"

C: "No, no, infatti. No, va bene, però, sai, presidente di Lega, tutto sommato è sempre il presidente di Lega.

Se no è meglio una roba che non venga vista".

 

Collina insiste. Per non generare sospetti dice o gli si dà l'immagine di un incontro ufficiale o carbonari. Meani gli risponde: ma metti che arbitri Milan-Juve. E Collina risponde: sì sì ma io comunque lo incontro come Presidente di Lega.

 

[11] Collina: "Poi, sai, lì a Lodi, uno fa il giro della tangenziale, esce da didietro, arriva, tum! dentro. E' un attimo. Nessuno ti vede."

 

[12] Iaio chiama Leo, gli chiede se disturba, se è ancora incazzato. S'immedesima in Leo. Allude all'errore di Baglioni che dopo 10' ha fatto annullare un gol regolare di Sheva.

Leo fa l'incazzato, in effetti, e inoltre si lamenta anche dell'altro assistente, Farneti, che dopo aver visto l'errore di Baglioni, e considerando il fatto che il Milan è in lotta per lo scudetto, quando ha fermato Sheva nel secondo tempo "nel dubbio, doveva star giù". Doveva compensare, quindi?

 

[13] Poi Iaio prova a immaginarsi la rabbia di Galliani, descrivendone i sintomi tipici, come si fa con un parente, un conoscente, uno che ti è vicino: "quando non senti parlare Galliani, vuol dire che c'è un'incazzatura dietro che…"

Il tutto anche se, come implicitamente ammette Leo, il Milan a Siena poi ha comunque segnato il gol e è andato in vantaggio. Se fosse finita 0-0 o avesse perso 1-0, lascia intendere, sarebbero stati tuoni e fulmini…

 

[14] Al termine di una Samp - Palermo 1-0 decisa da un rigore nel recupero segnalato da Copelli per un mani in area di Grosso su tiro di Flachi, mani in realtà involontario, Foschi l'aveva massacrato.
Innanzitutto ricordiamo che esiste una telefonata di Leo a Copelli stesso in cui lo rassicura riguardo alla sfuriata di Foschi e gli promette di dire a Galliani che lui è "un nostro uomo".
Restando al dialogo in questione, notiamo che Leo giustifica in tutti i modi l'operato di Copelli e Iaio gli dà spago. Dal campo il rigore sarebbe sembrato netto... l'attaccante sarebbe stato abile...
Di più: è colpa della Juve, ovviamente...

Primo perchè in un recente Juve-Udinese Cennicola aveva dato un rigore alla Juve per un fallo di mani per Leo ancora meno netto.

Secondo perché Copelli, come ricordiamo tutti, era stato massacrato all'andata per il rigore non visto a Reggio (a proposito, strano che Leo non citi il suo rapimento ad opera di Moggi… difetto di intelligence?). Praticamente, Leo e Iaio si danno talmente ragione che a sentir questi due alla fine il rigore a Reggio quasi non c'era. Ma per piaser!

 

[15] "Io voglio dire una cattiveria", dice Leo a Iaio: mercoledì, col Chievo, dovrà accadere che se "il Chievo è in dubbio vai su", se "il Milan è in dubbio resti giù". Per Iaio il discorso non sembra fare una grinza.

Leo commenta le designazione di mercoledì: mandano Puglisi che "è un anno e mezzo che non lo mandano". "Hanno il culo sporco", rimarca.

E la sporcizia sembrerebbe tutta di Leo. Puglisi, che altrove viene descritto come una specie di ultras rossonero, è più di un anno che non veniva mandato a fare il Milan. "Loro lo mandavano a fare il Milan...invece si è schierata questa roba qui.. .lui casualmente non fa né il Milan né la Juve". E non è finita: Babini, Puglisi, Contini e lo stesso Iaio, non vengono mandati a fare la Juve. "Con sta storia della Juve rompono il cazzo".

Ma forse un motivo c'era… ad esempio, leggendo le due battute seguenti, io Iaio mica lo vorrei a dirigere la Juve:

 

S: Io non la faccio mai... (la Juve, intende)

M: Ma perchè tu sei... (si accavallano)

S: Finito...finito...Leo dai che siamo al telefono...ne parliamo poi a quattr'occhi.


Cosa intendeva Leo con "Tu sei…"?

 

[16] M: Loro hanno un giro...(si accavallano)

S: Basta... M: Non dico niente di grave S: Basta...no vabbè...è antipatico... M: Loro hanno un giro di intelligence che evidentemente sanno i loro fidati...e invece quelli che non sono schierati di lì(si accavallano)...

 

[17] Stagnoli era a fare Brescia Atalanta, finita 1-0 per un rigore concesso nel recupero da De Santis e fatto ripetere due volte.

Il fatto che la prima volta Di Biagio ha sbagliato, per Iaio è un indizio di "torta", perché nei 90' ha visto un Brescia svogliato. A una tale affermazione persino un allocco come Meani rimane perplesso: "ma scusa...che interesse avrebbe avuto il Brescia a pareggiare?". In effetti, le due squadre avevano entrambe bisogno di una vittoria per sperare di salvarsi.

Entrambi poi si stupiscono del coraggio e dell'inflessibilità di De Santis nell'applicazione del regolamento, facendo ripetere il rigore dopo l'errore di Di Biagio e attirandosi così le ire dei bergamaschi.
Le battute seguenti, sarebbero da far ascoltare ai pagliacci che l'hanno condannato per illecito sportivo solo per bruciare sul rogo la strega Juve:


M: però io dico questo: ma anche a Massimo cosa cazzo gliene frega?

S: vaglielo a dire...vaglielo a chiedere oh...

M: perchè lui gli ha dato il suo bel rigore...e ha fatto vedere che ha i coglioni...ha fatto bella figura perchè il rigore c'è...questo gli para il rigore...esce alla grande...

 

Insomma, la filosofia di Leo e Iaio è: perché prendere decisioni giuste ma impopolari, quando chiudendo un occhio si evitano casini?

 

[18] Siccome Iaio ricorda che a BS il più scalmanato contro De Santis (che si è messo "il prosciutto sulle orecchie") era stato Giacomo Randazzo, allora presidente dell'Atalanta e ex consulente in Lega serie C, Leo lo ricorda (sembra di capire) nel recente Atalanta - Milan 1-2 del 26 marzo, al termine del quale si sarebbe lamentato di lui e di sue pressioni sugli assistenti scatenando anche una polemica televisiva al brogiesso di Biscardi.

M: perchè ha detto che io...come mai questo dirigente del Milan...Leonardo

S: è così confidente...

M: no! perchè era a bordo campo e condiziona gli assistenti...noi abbiam pensato fosse una manovra che arrivava da Torino in un primo...anzi la nostra intelligence diceva che era partita da Torino...infatti ne aveva parlato Tuttosport...

 

Notare il lapsus di Iaio sul "così confidente"…

 

[19] C'è un passaggio in cui Leo descrive la "faccia da morto" di Baglioni negli spogliatoi di Siena e il suo mea culpa: "Mi fa: eh io ho fatto due cappelle nella mia vita...grosse...tutt'e due col Milan".
E spiega a Iaio: "tu devi fare sempre la brava persona...poi dopo ti fai sentire da chi ti devi far sentire...noi stiamo zitti non facciamo il cinema sui giornali".

 

[20] Leo è convinto che, riguardo la segnalazione di Copelli a Genova, "avrà rotto il cazzo a Bergamo al telefono..."
Iaio ricorda allora un cicchetto subito da Bargamo in seguito a Parma - Palermo 3-3 del 20 marzo precedente, per una segnalazione anti-rosanero, al che Leo ricorda che Zamparini "ha rilasciato un po' di tempo fa una dichiarazione sibillina ai giornali...quando ha detto: mah aspettiamo perchè non è detto che Bergamo e Pairetto debbano essere cambiati..." Insomma, I corsi e ricorsi delle interviste alla Pravda Rosa…

 

[21] Siccome Zamparini e stato promosso vicepresidente di Lega…

 

M: Adesso lì la guerra...la guerra...

S: Si fa anche in casa...

M: La guerra si fa anche in casa... adesso il Palermo a vista loro va tutelato...


Sappiamo, dalla voce di Bergamo in un'altra telefonata, che Pairetto terrebbe molto in considerazione Sampdoria e Palermo.

Quindi se Zamparini attacca Bergamo ma difende Pairetto, Bergamo si vede attaccato da Pairetto (la guerra in casa) e di conseguenza è costretto anche lui a raccomandarsi per il Palermo, e chissà per chi altro, per restare in piedi?

 

[22] Iaio allude a Parma - Palermo 3-3 del 20 marzo, nella quale sullo 0-0, al 13', segnalò una posizione di fuorigioco di Zauli sul gol del vantaggio rosanero di Brienza, sbagliando, con Rodomonti che se ne accorge e alla fine decide di convalidare.

Quella segnalazione gli era valsa il cicchetto di Bergamo, e da lì Leo e Iaio deducono un intervento di Zamparini.

 

[23] Ciò che interessa, oltre alla descrizione dell'episodio con Iaio che chiarisce che aveva voluto confrontarsi con Rodomonti avendo avuto, dalla sua posizione, il dubbio che Zauli avesse toccato il tiro di Brienza, è il fatto che ora sappiamo che Meani sentiva anche Rodomonti: "infatti a me Rodomonti mi ha detto la stessa cosa: lui non poteva vederlo...lui dalla sua prospettiva fa bene a alzare".

 

[24] M: "Io infatti quella partita lì della Fiorentina di mercoledì me la voglio registrare eh? così per vedere...perchè adesso...adesso ormai è tutta politica...adesso qui deve...Milan e Juve assolutamente che non ci sia...che non ci siano vantaggi, cose perchè adesso...ma tu te lo immagini con che clima andiamo a Milan-Juventus?"
In realtà poi Fiorentina - Messina del 20 aprile 2005 finì 1-1 con pareggio degli ospiti durante un recupero di 6' e con l'espulsione di un viola.

 

[25] L'assistente Ivaldi viene fermato (per almeno due turni, che sono più di quelli che si prese Paparesta dopo Reggio) a causa di un errore ai danni dell'Inter. Tra l'altro, ripensando a quella partita, ci si chiede cosa aveva da lamentarsi l'Inter, dato che la partita la vinse comunque e in realtà ad essere penalizzata fu probabilmente la squadra felsinea...

Da Repubblica: "La reazione del Bologna c'è perché, al 10', i felsinei avrebbero già pareggiato: Bellucci scodella in area una punizione che la testa di Tare infila in gol. Mentre l'albanese è sotto la curva a festeggiare, però, Farina consulta il suo collaboratore Niccolai e invalida per un presunto fuorigioco, al momento della battuta, proprio di Bellucci. Forse una ingiustizia, che però l'arbitro della sezione di Novi Ligure pareggia al 28', quando, stavolta su segnalazione di Ivaldi, annulla il gol del 2-0 di Van der Meyde per un off-side inesistente."

 

[26] Per B agli arbitri bisogna semplicemente consigliare di lasciarsi guidare senza troppo discutere. Esempi di consigli per arbitri pivelli: "Non farti ingolosire da una partita in più" (anche se ci fai 10 milioni...) "pensa piuttosto a cosa guadagni in prospettiva se fai il Mondiale". Ci vuole equilibrio. Sbagliato anche l'estremo opposto, di cui viene citato come cattivo esempio Messina, descritto come un "calcolatore", come uno che voleva valorizzarsi solo all'estero e "l'ha pagata". Poi insiste sulla priorità della compattezza del gruppo: "perché qui quando c'è bisogno bisogna restare tutti uniti." In sostanza, apprezza il ruolo che a questo proposito DS racconta di cercare di svolgere.

 

[27] Ad esempio, lo si vede quando parlano di Messina: "Nella gestione tecnica è bravo, disciplinare soffre", infatti in Bologna - Chievo 3-1 Messina, su suggerimento di Mazzoleni, aveva espulso un dirigente del Chievo. Comunque Bergamo dimostra di proteggerlo (e, secondo le altre intercettazioni, è un arbitro vicino al Milan), come protegge Rizzoli. Insomma, fa considerazioni di tipo tecnico-carismatico e non di aderenza a dettami provenienti da chissà dove.

 

[28] I colleghi di DS gli avevano fatto maliziosamente notare l'esclusione dalla griglia di Juve - Milan. DS si dichiara imbarazzato, cosa rispondere a immaturi scontenti come Pieri e Farina? Ricordare loro le Olimpiadi fatte e i Mondiali in prospettiva? Le partite di Champions da arbitrare? Teme di essere frainteso. Per B una spiegazione logica da dare loro potrebbe essere: "è meglio bruciarsi al ritorno che all'andata". Cioè, se si arbitra male Juve - Milan all'andata si rischia una lunga esclusione, meglio arbitrare partite importanti al ritorno, quando ne rimangono meno da cui essere poi eventualmente esclusi. Tra l'altro, B preannuncia a DS un paio di impegni a livello europeo: un'imminente partita di Champions e una delle qualificazioni mondiali a marzo (viene citata "Romania - Olanda" del 26 marzo 2005, che però sarà poi diretta da Luis Medina Cantalejo).

 

[29] DS e B parlano della direzione di gara di Rizzoli in Fiorentina - Lazio 2-3 di domenica 9, che è stata l'unica che ha creato dei problemi, per un rigore non visto.

 

[30] DS riporta a B un colloquio avuto con Farina, escluso dalle convocazioni FIFA a favore di Rosetti e per questo particolarmente velenoso, fino a cercare di instillare in De Santis stesso sfiducia nella gestione corrente. B, uomo d'esperienza, soprassiede giustificandolo per la sua giovane età.

 

[31] La telefonata si conclude con B e DS che parlano di imminenti impegni a livello internazionale. DS è atteso a qualcosa (workshop arbitrale?) dall'11 al 17 febbraio e cita un programma ricevuto via e-mail. Inoltre, doveva esserci in programma una partita il 18 febbraio dalla quale B sperava di "far fuori Frisk", non si capisce se nel senso farvi designare lo stesso DS o se di evitare che venisse mandato ad arbitrare un'italiana. Tanto che DS si affretta a pensare a un "pretesto" da usare a questo scopo: racconta a B di un'intervista di Frisk a Controcampo, in cui l'arbitro svedese descrive come difficili da arbitrare le partita in Spagna e Italia, lamentandosi del diffuso malcostume delle simulazioni. B si dice così pronto ad "usare" l'intervista contro Frisk, rendendola nota in FIFA, dove "son tutti italiani e spagnoli". Frisk comunque si ritirerà il 12 marzo seguente, dopo aver ricevuto minacce alla famiglia, in seguito ad un Chelsea-Barcellona in cui fu accusato da Mourinho di aver favorito i catalani. Il match non avviene il 18 ma potrebbe essere quello, data l'importanza.

 

[32] "E' venuto da me m'ha detto: dice ma perchè te stanno trattà male a te, perchè te stai zitto, non te ribelli? Gli ho detto: scusa ma che me devo ribellà io? Gli dico: Tizià, ma che stai a dì? Dice: no perché, sai, vedi, tu hai fatto solo sette partite..."

Se una cupola ci fosse, Pieri si sentirebbe ben protetto e non avrebbe bisogno di sentirsi sotto scacco e di seminare zizzania, appena dopo avere arbitrato la Juve ed essere stato accusato di favorirla. Sopratutto non con il sodale De Santis, che immaginerebbe ben protetto. E non verso il sodale Bergamo, che decide della sua carriera. Lo stesso De Santis non screditerebbe il compagno, ma lo ridurrebbe facilmente alla ragione. Anche perchè il suo ruolo dovrebbe essere centrale e di riferimento per gli arbitri. Mentre gli arbitri lo trattano come un loro pari, anche un po' fesso, uno da caricare a pallettoni per farlo esplodere e guadagnarci di proprio.

 

[33] B e DS analizzano i motivi dell'avversione di Pieri. Per B è per rimproveri subiti in seguito alla direzione di Bologna - Juventus 0-1 del 12-12-2004 e di Reggina - Palermo 1-0 del 06-01-2005.

E infatti B parla della partita di Bologna, ricordando le avvertenze che diede a Pieri, in particolare su come gestire personaggi "difficili" e carismatici come Mazzone e Cipriani (che reclamò inutilmente un rigore, per un dubbio - ma poi non molto - intervento di Thuram su di lui). DS rincara la dose parlando dell'ancora caldo Reggina - Palermo, in cui Pieri graziò i reggini in un paio di occasioni: mancata espulsione del portiere per mani fuori area e rigore non dato al Palermo per mani di difensore.

Nei confronti di B, Pieri avrebbe provato a minimizzare gli errori di Reggio facendo leva sul fatto che erano passati quasi inosservati, ma il designatore l'avrebbe giustamente rimproverato lo stesso. Da lì, probabilmente, il livore che avrebbe portato Pieri a tentare di sobillare DS.

 

[34] DS: "perchè tu t'eri un po' stranito per come aveva arbitrato Bologn... ma stranito... ma nel giusto, nel bene suo, no?"

Bergamo si era quindi "stranito" per l'arbitraggio di Bologna-Juventus. Sospettava un inciucio Pieri-Juve? Non sembra. Tanto che De Santis si corregge immediatamente...nel giusto, nel bene suo. Ossia: aveva arbitrato male e, nel bene suo, sa che un arbitraggio che dia l'idea di favorire la Juve, non favorisce certo la carriera di un arbitro.

B: "Ho ragione io che Tiziano non cresce".

Giudizio negativo su Pieri, reduce da un Bologna-Juventus in cui i soliti noti hanno gridato allo scandalo. Si fa capire che non è il modo per fare carriera.

Sempre B: "Questo dimostra che non cresce...perchè non cresce...perchè io gli dissi prima della partita: stai attento perchè Mazzone che è un figlio di puttanaa ti creerà tanti di quei presupposti per crearti dei problemi...ho detto: gestiscili bene, gestisciti bene Cipriani e questo s'è messo a far la guerra a Cipriani...e allora cosa vuol dire...vuol dire che è un cretino...non gli ho mica detto non dare una mano a chi devi darla..."

Le raccomandazioni prepartita di B: occhio che Mazzone ha il carisma necessario per metterti in difficoltà ad ogni minimo errore, vedi di gestire bene la partita. Cipriani che è un po' un Toni, uno che fa tanti falli e ne subisce tanti, uno che sempre lavora con il fisico al limite del regolamento, lo devi gestire. Ossia mi raccomando nel distribuire bene i falli. Mentre Pieri pare non fischi i falli su Cipriani. Il che poi è quello che succede sul campo, e sul campo si può sbagliare per mille ragioni. Sbaglia e secondo B è un cretino.

 

[35] Bergamo ci tiene a sottolineare l'impegno e la moralità sua che non li ha esposti al pubblico ludibrio, come capri espiatori. Ma ha atteso la giustizia ordinaria per reintegrarli. Infatti andranno a fare Milan e Inter di Coppa Italia il 12 gennaio. Per Bologna-Inter viene designato Gabriele. Per Milan-Palermo viene designato Palanca.

 

[36] Sullo 0-0 Del Piero tira in porta da non più di 8 metri a colpo sicuro, Bovo intercetta la palla con un braccio; sarebbe rigore e quantomeno ammonizione. DS concede solo il calcio d'angolo.

 

[37] DS: Perchè io voglio vedere se do...l'hai visto quell'episodio? io voglio vedere se do quel rigore che me succede... B: "Eh sei morto...purtroppo […] purtroppo non è quanto sia, è quanto lo fanno essere..."

 

[38] Si sono stracciati le vesti per Moggi e la sua telefonata delle griglie, ma qui B conferma che non solo Meani, ma Galliani in persona dava indicazioni per le griglie arbitrali. Infatti, parlando della griglia della giornata dell'ultimo Milan - Juve, B dice di aver "giocato ad essere una persona intelligente", riferendosi al fatto di aver disatteso le richieste di Galliani. "Ma qui per starci in questo mondo bisogna anche qualche volta rischiare qualche volta fare il muso duro qualche volta...se dici sempre sìssignore duri dalla sera alla mattina". Insomma, zio Fester doveva farlo squillare spesso, il telefono di B. Inoltre, DS rincara la dose ricordando che Galliani aveva chiesto e ottenuto di non metterlo in griglia l'anno precedente.

 

[39] La Fazi in quel periodo in Federazione sarebbe stata tenuta in una sorta di limbo senza mansioni specifiche e il figlio Fabrizio avrebbe ottenuto un contratto di 3 mesi, invece dei 6 pattuiti. Moggi a tal proposito non si sarebbe sbilanciato, dicendosi in attesa dell'esito delle imminenti elezioni federali. DS e B si dicono preoccupati dallo stato nervoso della donna, che potrebbe portarla a intentare una causa alla Federazione.

 

[40] Sulla Fazi esistono delle telefonate dell'estate 2004 in cui Moggi si prodiga presso Carraro e Lippi per sistemarla al seguito della Nazionale, proponendo di creare una segreteria ad hoc per assegnarne a lei la responsabilità. Quel tentativo evidentemente fallì e probabilmente Moggi smise di occuparsene. Per questo De Santis l'avrebbe "rimproverato".

 

[41] Bergamo spera che il passaggio di Capello alla Juve chiarisca a Moggi la natura di alcuni trascorsi rapporti tra la Fazi e la Roma, e cioè che "non c'erano stati contatti particolari che tutto era fatto per mantenere un equilibrio e non aver problemi nella gestione del campionato". Per DS qualcosa c'era. B: "Io son convinto che quel qualcosa è quel lavoro che Grazia faceva per la CAN...ma che era un lavoro che faceva per noi per mantenere certi equilibri...no per sé stessa...o perchè aveva preso troppa forza nei nostri confronti..."

 

[42] Bergamo (continua dalla frase precedente): "Perchè se magari una volta poteva fare una telefonata tanto per dire a Meani...era una telefonata che poi ci riportava e che noi si gestiva nel miglior modo per non creare turbamenti all'andamento del campionato...del resto l'altr'anno il campionato l'ha vinto il Milan perchè era più forte..." DS: "eh certo...questo Paolo non è perchè alla fine io gliel'ho detto...io Meani lo sento...ci mancherebbe...senti questo, senti quell'altro...perchè è un mondo che ti porta per forza di cose a sentire la gente perchè..."

Vengono in mente le frasi "quindi noi siamo accantonati un'altra volta", "Con Gigi va bene...allora non è come l'anno scorso?" nella telefonata tra Moggi e Giraudo. Agganciandoli con la Fazi che si sente un po' troppo spesso con Capello e Meani, sarebbe forse il caso di dare un'occhiata al campionato 2003/2004 in cui spopolano Milan e Roma e la Juve rimane forse un po' penalizzata.

 

[43] Controverso il passaggio in cui DS ribatte "Quella era una situazione che è venuta a seguito di arbitri che erano secondo me scontenti perchè... l'errore grosso, io gliel'ho sempre detto, è il contatto che lui ha cominciato a avere con gli arbitri". "Lui chi?". "Luciano".

Questa sarebbe prima di tutto un elemento in più (se ce ne fosse bisogno) contro il teorema delle schede svizzere, dato che qui scopriamo che De Santis disapprovava la pratica di contattare gli arbitri e la riteneva un errore altrui, in cui lui chiaramente non c'entra niente. E' probabile che qui DS si riferisse a contatti post-partita, del fatto che Moggi spesso, come tutti i dirigenti, parlasse con gli arbitri dopo le partite e probabilmente lamentandosi. Strano, perché se fossero membri di una cupola avrebbe dovuto approvarlo.

 

[44] Per B la Fazi è stata "colpevolizzata" quando ha comprato "I materiali" a Ayroldi (pagandoli a prezzo di costo), in corrispondenza del Roma - Sampdoria 3-1 del 18-01-2004 (unica partita della Roma arbitrata da Ayroldi in quel campionato…), in cui sull'1-1 non fischiò un rigore per un fallo nettissimo di Dellas su Diana. Per B, l'errore non fu di Ayroldi, ma dell'assistente Farina, e per questo motivo non lo sospese. La Fazi, avendolo saputo in anteprima da B e Pairetto, rassicurò Ayroldi ("tranquillo, domenica vai in seconda fascia"), al che "il deficiente andò a dirlo in giro".

Sembrerebbe dunque che la Fazi si fosse fatta una fama equivoca per un malinteso apprezzamento a un arbitro che aveva commesso un errore che aveva favorito la Roma, anche a causa delle vanterie dell'arbitro in questione. Inoltre, c'è la questione dei "materiali" pagatigli, che qualcuno evidentemente avrà voluto vedere come incentivi a non fischiare quel rigore.

 

[45] Sempre "quel cretino" di Farina, in corrispondenza di Milan - Parma 3-1 del 20 marzo 2004, annullò dopo 3' un gol di Bresciano per un contatto in realtà regolare tra Gilardino e Dida. Farina si sarebbe vantato con Bergamo di aver annullato quel gol spacciandolo per irregolare, ottenendone inizialmente l'approvazione, prima che il designatore scoprisse, tramite TV, che irregolare non era, subendone il conseguente cicchetto. Per B, il fatto che Farina abbia appena tentato di insinuare in DS il sospetto che Rosetti volesse fargli le scarpe sarebbe solo un'ulteriore dimostrazione del fatto che è un piantagrane, che non è sufficientemente maturo per accettare e capire i giusti rimproveri del designatore.

Inoltre, DS ricorda che Farina, a proposito di quel Milan-Parma, si sarebbe addirittura vantato: "No, ma Bergamo mi ha detto che ho fatto bene". E' dunque probabile che anche in questo caso, alla CAN, si fosse diffusa la voce secondo cui un errore che avvantaggiò il Milan fosse stato approvato dal designatore.