Dossier doping: la verità sul processo alla Juventus

La calunnia è un venticello
un’auretta assai gentile
che insensibile sottile
leggermente dolcemente
incomincia a sussurrar

Basilio – Aria da
“Il barbiere di Siviglia”
G.Rossini

 

INTRODUZIONE:

Il 1998 è uno (dei tanti) annus horribilis del calcio italiano: è l’anno dei deludenti mondiali francesi, delle infinite polemiche Ronaldo-Iuliano, dei primi artifizi finanziari a base di plusvalenze, delle spese folli (Vieri passa alla Lazio per una vagonata di miliardi), di un calcio ormai fuori controllo che deve rendere conto più alle televisioni che al tifoso da stadio.
In mezzo a queste complicazioni e alle relative grida di disperazione delle cassandre nostrane c’è ancora spazio per il deflagrare ultimo di una bomba ad orologeria che a più riprese aveva già minacciato di esplodere: il doping, da qui in avanti leitmotiv giornalistico favorito, coppa giratoria di un calcio che è costretto una buona volta a guardare in faccia i suoi problemi.
È l’avvio di un fracasso che scoperchia pentoloni di segreti e reticenze, che mette in piazza cose fino ad allora occultate e che per acquietarsi avrà necessità di trovare, secondo moda tutta italiana, un capro espiatorio.