Prima udienza, falsa partenza

Narducci e BeatriceLa prima udienza del processo denominato dai media "Calciopoli" ha preso il via il 20 gennaio in una piccola aula del tribunale di Napoli, troppo piccola per un processo seguito da tante telecamere e con soli 14 posti nei banchi degli avvocati e dei pm. Al primo sparo dello starter è seguito subito il secondo: falsa partenza e tutto rinviato di due mesi, al 24 marzo. Una falsa partenza da attribuire agli addetti alle notifiche: due mesi di stop per non aver raggiunto 18 imputati su 24.
Quando il giudice Teresa Casoria, con a latere Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi, comincia l’appello e chiama Marcello Ambrosino, assistente di gara, si scopre che manca la prima notifica: Ambrosino è fuori dall'aula, ma la cartolina non l’ha ricevuta nel posto giusto. Identica cosa per altri 17 imputati, incluso Luciano Moggi.
Questo vizio procedurale poteva portare alla nullità del processo. La Cassazione ha stabilito che le notifiche sono da consegnare nelle mani di chi all’udienza preliminare (quella di ottobre, ndr) non era presente: il presidente Casoria lo conferma e rinvia subito al 24 marzo. Ci si ritroverà nella stessa auletta, ma con possibilità di spostare i lavori nell’aula bunker di Poggioreale. Sembra che non vorrebbero ammettere le telecamere.

IL COLLEGIO. Il processo avrà un collegio giudicante tutto femminile, con tre magistrati che, a quanto si dice, non sanno nulla di pallone, fuorigioco, griglie per le designazioni arbitrali, ammonizioni. Sembra che solo il presidente Casoria abbia una vicinanza con il calcio, data dal tifo per il Napoli del marito Gerardo Arcese, anche lui magistrato. Molto probabilmente sarà necessario un consulente che spieghi come funziona il mondo del calcio, questo almeno secondo il giudizio di alcuni avvocati presenti in aula. Le difese, infatti, sembrano intenzionate a chiedere l'acquisizione delle riprese filmate delle gare oggetto d'accusa.
Del consiglio giudicante due consiglieri provengono dalla giustizia civile e da quella minorile mentre il presidente Casoria ha una lunga esperienza nel penale e negli anni Ottanta sostenne l'accusa contro Raffaele Cutolo.
Fulvio Bufi, sul Corriere della Sera del 21 gennaio, si chiede "Chissà come reagirà Moggi, che fino a oggi l’unica volta che è stato intervistato da una donna (fu Daria Bignardi alle Invasioni Barbariche) mostrò segni di insofferenza e pure maleducazione". Per Bufi, evidentemente, la domanda della Bignardi su come facesse Moggi a fare la pipì facendo 400 telefonate al giorno è, invece, educata e esempio di grande giornalismo.

PARTI CIVILI. L'ora di udienza è stata caratterizzata dalle parti offese, con richieste di restituzione degli incassi perduti, di quantificazioni economiche delle salvezze negate da partite truccate, cosa tutta da dimostrare visto che le sentenze sportive le hanno escluse. Roma, Atalanta, Lecce, Bologna, Brescia e la fallita Salernitana si sono costituite parte civile. Chiedono risarcimenti soprattutto alla Juventus (il Brescia, il Bologna e l'Atalanta), alla Fiorentina (il Lecce, l'Atalanta e il Bologna) e alla Lazio (ancora il Brescia). Solo nel caso della Salernitana, gestita allora da Aniello Aliberti, la responsabilità civile viene allargata alla FIGC.
Singolare il caso della FIGC che da una parte ha confermato la sua costituzione di parte civile ma che,  contemporaneamente, viene attaccata da Aliberti, con l'ex presidente che avanza richiesta di forte risarcimento per i consigli federali svolti in epoca Carraro, che portarono alla retrocessione e al fallimento della Salernitana. Altra cosa curiosa portata alla luce da alcuni avvocati che hanno lavorato sulle visure camerali: la Figc, fino a dieci giorni fa, era in possesso di 54 azioni della Juventus, per un investimento di 47 euro.
Juventus che è entrata nel processo, tirata in ballo da chi punta ad ottenere dei risarcimenti. Hanno chiesto di essere ammessi come parte civile: il Brescia con una richiesta di 65 milioni, il Bologna per 56 milioni, la curatela del Bologna fallito che chiede 10 milioni. La battaglia sul via libera a queste richieste avverrà il 24 marzo. La Juventus, sembra su consiglio di Grande Stevens, ha conferito mandato all'avvocato Giuseppe Vitiello, celebre avvocato del foro di Napoli che presenterà la sua memoria difensiva e si opporrà con forza alla richiesta di ammissione di tutti quelli che chiedono la responsabilità civile della Juventus. Se il collegio giudicante si esprimerà in senso negativo, la Juventus dovrà percorrere il processo insieme con l’ex DG Moggi.
La stranezza è che le richieste di risarcimento non sono piovute nel rito abbreviato richiesto da Giraudo,  anche se questi era il rappresentante legale bianconero, per il quale s’è arrivati, in sede di giustizia sportiva, a sanzionare la Juve con la responsabilità diretta. Quindi, le parti civili non lo ritengono responsabile dei presunti illeciti e delle frodi nelle gare contestate; però, la giustizia sportiva ha avuto bisogno di coinvolgere Giraudo per punire la Juve.

Oltre alle costituzioni di parte civile già accettate dal Gup, se ne sono aggiunte altre in aula. Hanno firmato richieste danni il Ministero delle Finanze (ha la responsabilità per le scommesse) e il Ministero delle Politiche Giovanili, che nel 2006 era guidato da Giovanna Melandri. Poi l'Avvocatura e i Monopoli di Stato. Anche la RAI si è costuituita parte civile, ritrovandosi in una doppia veste, come per la FIGC: da una parte ha Ignazio Scardina chiamato a rispondere per i rapporti con la presunata "cupola" di Luciano Moggi, dall'altra ha Francesca Sanipoli, inviata RAI, che chiede i danni per essere stata dequalificata per volontà dello stesso Moggi, che ne avrebbe imposto l'allontanamento dalle partite che riguardavano la Juventus.

Hanno chiesto di potersi costituire come parti civili anche quattro associazioni dei consumatori che vorrebbero tutelare abbonati allo stadio e telespettatori: Adiconsum, Codacons, Federconsumatori e Casa dei consumatori. Depositate costituzioni di parti civili anche da parte di sette privati (per la maggioranza scommettitori), mentre l'Edigamma Publishing ha chiesto alla Juventus quattro milioni: "Abbiamo creato merchandising attorno allo scudetto della Juve, bicchieri, posaceneri e un milione di figurine stampate. Il processo sportivo e le retrocessione hanno rovinato un'impresa". Non potevano mancare due abbonati Sky che chiedono la restituzione di una stagione di "canone pagato al calcio" e un abbonato romanista di tribuna Monte Mario che rivorrebbe indietro 1.150 euro "per aver visto diverse partite false con risultati alterati". Poi c'è chi richiede il rimborso di nove biglietti di Curva Nord allo stadio Olimpico, adducendo come giustificazioner: "Per nove domeniche sono partito dalla Puglia per andare a vedere gare già decise".

LA PAROLA AGLI AVVOCATI. Paolo Trofino, l’avvocato napoletano di Luciano Moggi, dichiara: "La Juventus non potrà non essere sul nostro versante, la Juve deve difendere posizioni vicine a quelle di Moggi. In ogni caso il processo Gea, che era una costola dell’indagine napoletana ha visto il teorema dell’accusa distrutto a Roma, il riflesso su questo giudizio è evidente. Ma questo deve essere un processo normale, la mediaticità di questi anni non deve influire: nel maggio 2006 si scrivevano 8 pagine su Calciopoli e 2 sull’elezione di Napolitano al Quirinale. Luciano si presenterà in udienza, quando dibatteremo sul merito: l’associazione non c’era". Prioreschi, altro avvocato del pool che difende Moggi, affronta i temi intercettazioni e competenza territoriale: "Chiederemo di sbobinare 31 mila intercettazioni e questo processo non si deve svolgere a Napoli".
Se è vero che le intercettazioni sono solo 31.000, cade un altro pezzo del castello di menzogne ed inesattezze che ci sono state raccontate da certa stampa: hanno sempre detto e scritto a 9 colonne che le telefonate erano 100 mila e che Moggi faceva 400 telefonate al giorno. In un anno di intercettazioni la media di telefonate intercettate al giorno scende, a questo punto, a meno di 100 e non tutte vedevano Moggi come protagonista. Quindi informiamo la Bignardi e tanti suoi colleghi che il tempo per fare la pipì Moggi lo aveva.

PARLANO ANCHE I PM. Intervistati da Dario Del Porto per la redazione napoletana di Repubblica, i pm Beatrice e Narducci fanno sentire, nuovamente, la loro voce: "Dopo questa inchiesta il calcio non è più lo stesso. Qualcosa è cambiato. Forse non quanto ci si sarebbe aspettati all'inizio, ma fare finta che nulla sia accaduto è impossibile, i campionati successivi a quella stagione lo confermano". Chissà su cosa basano le loro impressioni personali, perchè proprio seguendo il campionato appena trascorso si può affermare senza dubbio che gli errori che si sono ripercossi sulla classifica finale sono stati molti di più, più evidenti e più decisivi di quelli dell'anno 2004/05, che loro hanno messo sotto indagine.
Registriamo anche il mutamento di parere del pm Narducci che, in una intervista concessa alla Gazzetta nel novembre 2007, alla domanda "Allora crede che nulla sia cambiato nel calcio?", aveva risposto: "Poco o nulla"; al riguardo sarebbe anche da chiedere al pm Narducci se ha letto i commenti della vedova Sensi circa la regolarità del campionato 2007-08.

UDIENZE. Si parla di un anno di udienze, al ritmo di due a settimana, ma la falsa partenza con il rinvio di due mesi porta il pm Filippo Beatrice a dichiarare: "Sarà lunghissimo, questo processo. Abbiamo messo sotto indagine anni di calcio, sappiamo che anche oltre il fuoco di fila delle eccezioni e delle liste testi che verranno smagrite in dibattimento, si gioca una partita aperta con la prescrizione per il reato di frode sportiva (ricordiamo che è la base dell’accusa, ndr) che è di 7 anni e mezzo: ce la dobbiamo fare entro il 2012, insomma. Dipenderà dal calendario, ma a noi basta lavorare tranquilli e sereni".  I sette anni e mezzo per la prescrizione sono da conteggiare a partire dal 2004, quando venne avviata l’indagine.