I panni del Tribunale di Napoli messi in piazza con la ricusazione

leporePuò sembrare un assurdo, ma a preoccuparsi dell'immagine della Magistratura napoletana sono i difensori degli imputati del processo Calciopoli, quelli che vogliono arrivare presto ad una sentenza. Solitamente sono le difese che puntano alla prescizione ed i pm a voler correre verso la sentenza; con il processo Calciopoli sta accadendo il contrario. Solitamente sono le difese ad aver presentato quei pochi casi di ricusazione di un giudice verificatesi negli ultimi quarant'anni; per il processo Calciopoli, invece, sono stati per ben due volte i pm, e forse resterà un record per molti anni irragiungibile.
Come ha spiegato l'avvocato Prioreschi ai nostri amici di "Tutti pazzi per la Juve", il tutto nasce da "un esposto che i giudici della nona sezione hanno fatto al CSM contro il loro presidente, e il CSM ha fissato nei confronti della Casoria un procedimento disciplinare, in cui sono testi anche i pm Narducci e Capuano". Il procedimento disciplinare che ne consegue resta riservato fin quando i pm Narducci e Capuano non ne hanno comunicazione e decidono di usarlo per chiedere la seconda ricusazione del giudice Casoria. Dice ancora Prioreschi: "Aggiungo, a conferma della gravità dell’iniziativa dei PM, che questo procedimento disciplinare si deve ancora celebrare. Questi fatti avrebbero dovuto rimanere riservati proprio per la tutela del buon nome della Magistratura di Napoli".
Anche l'avvocato Trofino, che si augurava solo un processo normale, visto che quello sportivo era stato soprattutto mediatico, ha detto la sua: "Purtroppo il processo normale invece non lo è stato mai, né nelle indagini né nel dibattimento e non lo è ancora di più con questa richiesta di ricusazione che, a distanza di oltre un anno dalla precedente, ci è piovuta addosso. L’eccezionalità di questo processo deriva da fatti straordinari. Ormai c’è una normale fuga di verbali in ogni processo, questo si sa. Ma in questo processo addirittura sono stati pubblicati i tomi delle intercettazioni! [...] Questo atteggiamento della Procura è stranissimo e anomalo, perché un’istanza di ricusazione, quasi mai fatta da nessun pubblico ministero, qui addirittura è stata ripetuta due volte, mettendo in piazza i panni sporchi della Magistratura napoletana e non se ne capisce il perché".

I verbali che vengono fatti fuggire, e arrivare a giornalisti che sanno cosa riportare e cosa evitare, non sono una novità per Calciopoli. In questo caso il procedimento disciplinare ed i punti contestati alla Casoria vengono pubblicati sul Corriere del Mezzogiorno, gruppo RCS e fratello del Corriere della Sera, dal giornalista Gianluca Abate lo stesso giorno dell'ultima udienza. Abate scrive che la Casoria è "un magistrato stimato da tutti a palazzo di giustizia, una toga cui i colleghi riconoscono «grande serietà», «alta professionalità» e «una preparazione tecnica da far invidia a molti»", premette che "quella che segue è una versione di parte, dell’accusa. Teresa Casoria, fino ad oggi, non ha mai parlato. Lo farà davanti al Csm", ma pubblica i nove punti contestati al giudice. Come al solito, come con Calciopoli, chi mena per primo mena due volte, l'accusa finisce sui giornali, per la difesa poi si vedrà se dare lo stesso spazio e risonanza oppure no.
Riteniamo che quel documento doveva rimanere "riservato" e che la Casoria aveva il diritto di difendersi dall'incolpazione davanti al CSM e non davanti all'opinione pubblica.

E tutto questo succede a Napoli, da cui era partito, pochi giorni prima della seconda ricusazione, il grido d'allarme "il processo Calciopoli rischia di essere cancellato" che tutti i media hanno megafonato.
Sì, perché Calciopoli è il caso più "usato", anche a sproposito, quando si discute di giustizia. Ora che il processo Calciopoli è messo a rischio dalla seconda ricusazione dei pm i megafoni sono spenti, nessuno si allarma più, anzi, quei pochi giornalisti che ne parlano lo fanno per attaccare "il fortino" Casoria. Per chi e per cosa facciano il tifo è smaccatamente evidente nei loro articoli. Allora facciamo una ripetizione dei fatti.

Il 21 febbraio 2011, pochi giorni prima della seconda ricusazione della Casoria, tutti i giornali riportano l'allarme lanciato dal presidente del Tribunale di Napoli, Carlo Alemi, durante l' audizione in commissione Giustizia della Camera fissata per fare una ricognizione sugli effetti del disegno di legge allo studio del Parlamento.
Dario Del Porto scrive su Repubblica l'articolo "Calciopoli rischia il colpo di spugna", e scrive: "La riforma del processo breve rischia di cancellare Calciopoli. [...] Le nuove norme potrebbero far scattare la prescrizione sullo scandalo del pallone truccato. Un colpo di spugna, dunque"; riporta inoltre che Alemi "ha citato espressamente questo caso, «un processo con 24 imputati e centinaia di testimoni», durante l' audizione in commissione Giustizia".
Sul Corriere del Mezzogiorno leggiamo l'articolo "Processo breve, Alemi lancia l'allarme: «Stop a Calciopoli, Bassolino e camorra»", mentre Il Mattino di Napoli titola: "Con il processo breve stop a Calciopoli". Facciamola breve: tutti i giornali scrivono le stesse cose, con lo stesso tono d'allarme. Del Porto aggiunge anche le proteste di due paladini della Calciopoli 2006, Giovanni Lolli, che fa notare come "gettare al macero un processo come Calciopoli sarebbe un messaggio devastante che il governo offre al Paese e allo sport italiano", e Giovanna Melandri, che commenta: "In questo modo si fa carta straccia dell'esigenza di fare giustizia e chiarezza attorno a vicende che hanno indebolito il calcio italiano agli occhi del mondo".

Ora che a mettere a repentaglio il processo è la seconda ricusazione del giudice Casoria nessuno ha proteste da fare, attacchi da portare, o dichiarazioni da rilasciare ai soliti giornali? Se l'istanza di ricusazione l'avessero presentata i difensori degli imputati ne avremmo viste delle belle in prima pagina, mentre ora, invece, tacciono tutti.

Cara Melandri, vogliamo chiarezza e giustizia anche noi, che finanziamo la giustizia, anche quella napoletana.
E, parlando di soldi pubblici, la Procura di Napoli è la stessa che pochi mesi prima lamentava, per bocca del Procuratore Giandomenico Lepore, di avere a disposizione scarse finanze: lo stesso Lepore che firma, con i suoi sostituti Narducci e Capuano, quella seconda istanza di ricusazione che rischia di mandare il processo in prescrizione o di farlo costare di più alle tasche dei contribuenti.

Dario Del Porto, su Repubblica del 2 settembre 2010, scrive l'articolo "Procura, le auto dei pm restano senza benzina", in cui evidenzia: "La Procura di Napoli è rimasta senza benzina. Lo conferma il contenuto della circolare firmata dal procuratore capo Giandomenico Lepore agli inizi di agosto. Poche righe, chiarissime: 'Invito i colleghi a utilizzare le auto di servizio solo per esigenze eccezionali ed evitando sprechi in quanto - si legge nella comunicazione - la situazione del carburante è catastrofica'. [...] Lepore ha dovuto prevedere un giro di vite anche nell'impiego delle auto di sicurezza". Lepore, appreso che la riforma prevista dal Governo prevede un finanziamento iniziale, dichiara a Del Porto: "Bisognerebbe pensare innanzitutto alle risorse indispensabili per il processo attualmente in vigore. Gli uffici sono senza soldi, senza auto blindate, senza personale e senza benzina. Non siamo abituati a lamentarci, continueremo a svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto prestando massima attenzione alle spese".

Giovanni Marino, su Repubblica del giorno dopo, scrive nuovamente che i magistrati napoletani sono senza benzina, devono limitare gli spostamenti e sono costretti "a ragionarci su: che faccio, vado a interrogare il pentito X in quel carcere o mi conservo il carburante per l'udienza fuori città? Quanti chilometri dista il pentito e quanti l'udienza? Chi privilegio e chi, inevitabilmente, danneggio? [...] Ci sarebbe da ridere se non fosse tutto vero. Verissimo". Leggetelo tutto e bene questo articolo di Marino, anche alla luce della nuova ricusazione della Casoria.

Ed ora Le facciamo noi due domande che nessun giornalista, da Repubblica in giù, o in su, pone:
Quanti soldi pubblici ci costerebbe la ricusazione del giudice Casoria a processo ormai in dirittura d'arrivo e dopo che i pm avevano definito l'impianto "solido"?
Quanto è costato fino ad ora il processo Calciopoli che rischia di finire per "decadenza"?