Da contribuenti abbiamo finanziato un anno intero di intercettazioni, cui si è aggiunta l'appendice delle intercettazioni del 2006-2007, abbiamo contribuito a pagare gli stipendi della squadra Off-side di Auricchio, di tre pubblici ministeri, di tre giudici, di tre periti trascrittori, e la macchina della giustizia che ruota intorno al processo denominato Calciopoli. Come contribuenti pensiamo di avere il diritto di conoscere la sentenza di questo processo che, invece, rischia di non essere emessa, e non certo per l'ostruzionismo della difesa, come spesso viene stigmatizzato da certi giornalisti.
Nel frattempo, speriamo almeno di poter assistere alla conclusione della sfilata di testimonianze ritenute "rilevanti", chieste in extremis dai pm e concesse dal giudice Teresa Casoria con il benestare delle difese, che non si sono opposte.
Nell'ultima udienza, oltre a Zamparini, mancavano i due veri attori protagonisti: Gianfelice Facchetti e Danilo Nucini, che domani dovrebbero calcare il palcoscenico dell'aula 216, salvo ulteriori colpi di scena. Mancava anche il pm Narducci, probabilmente in altre faccende affaccendato, e l'aria, nella piccola aula del tribunale, come ci hanno assicurato i presenti, era più respirabile senza il fumo delle sue sigarette. Anche Fabio Ravezzani scrive: "Narducci, uno che, mi dice Signorelli, fuma tranquillamente nell'aula di tribunale in barba alla legge: complimenti!".
Sul processo pende la spada di Damocle della possibile "decadenza", se venisse accolta l'istanza di ricusazione del giudice Casoria firmata dai pm, combinata con la possibile approvazione del "processo breve"; ma chi ha interesse alla verità storica, oltre che a quella giudiziaria, troverà interessante il prossimo confronto indiretto tra Gianfelice Facchetti e Danilo Nucini. Facciamo un breve riepilogo su questi due testi dell'accusa.
DANILO NUCINI. E' presentato dai pm come teste dell'accusa, mentre nell'ultima udienza Fabio Monti lo ha inserito nell'organico della "cupola", anche se con un ruolo particolare; e quindi, almeno secondo quanto affermato dal giornalista del Corriere, sarebbe sfuggito ad investigatori e pm il vero ruolo del Nucini, che avrebbe dovuto sedere in altro banco del tribunale. Fabio Monti dovrebbe anche dirci perché un giornalista, che per mestiere dovrebbe ricercare la verità, non ha mai scritto un articolo per portare i lettori a conoscenza di tutto quello che sapeva su Nucini.
Il 26 maggio 2009, nell'aula 216 di Napoli, come testimone dell'accusa e sotto giuramento, Nucini dichiara: "E niente, poi, vabbè, ci siamo sentiti, ci siamo rivisti, lui mi esortava a fare qualcosa. Ricordo anche che quando era in ospedale che stava purtroppo per lasciarci mi mandò un messaggio con scritto: «E' il momento buono per rilasciare un'intervista, per dimostrare l'uomo che sei». Però per poterlo fare avrei dovuto anche raccontare di lui, e io sapevo che lui era ammalato e non l'ho fatto, così come non ho parlato con nessun giornale di lui, ma ne parlo nella sede opportuna".
Nucini ha una memoria un po' ballerina, perché un'intervista l'aveva già rilasciata appena scoppiata Calciopoli ed aveva anche parlato di Facchetti. Non sappiamo se fu Nucini a cercare Marco Mensurati o se fu il giornalista di Repubblica ad "intuire" che proprio quell'arbitro aveva da dire qualcosa sul "sistema", ma l'11 maggio 2006 Nucini irrompe sulla scena di Calciopoli e, in pratica, si propone come teste "utile" per l'accusa. Ma investigatori e pm, che interrogano tantissime persone mai convocate in aula come testimoni, lo snobbano per diciassette mesi e lo interrogheranno solo nel settembre del 2007.
Lo avessero ascoltato a maggio o giugno 2006 avrebbero potuto mettere la sua versione a confronto con quella di Giacinto Facchetti, che era ancora tra noi.
L'ex arbitro ha già deposto il 26 maggio 2009, ma è stato tirato nuovamente nel processo proprio da quanto ha dichiarato Facchetti Jr. Narducci, chiedendone la nuova testimonianza, il 22 febbraio, ha detto che "parte di queste confidenze... erano state fornite da Nucini a Facchetti in quanto Nucini stesso era persona che aveva fatto parte quale arbitro di questa organizzazione". Diverse espressioni di stupore hanno accompagnato in aula queste parole di Narducci. Siamo curiosi di vedere come lo stesso Narducci riuscirà a tenere legate le due diverse deposizioni e posizioni di Nucini, sempre nella stessa veste di teste dell'accusa. Nucini aveva deposto dipingendosi come vessato dai designatori, ma le intercettazioni ritrovate e trascritte lo smentiscono. Dopo sette mesi dalla deposizione spontanea di Facchetti Jr, Nucini è stato riascoltato a Milano dai marescialli Avolio e Maione, su delega dei pm Narducci e Capuano. Alvaro Moretti, su Tuttosport del 12 gennaio, ha riportato ampi stralci della nuova deposizione di Nucini che abbiamo già analizzato nell'articolo "Nucini versione 2.0, nuova verità e autosmentita".
Sempre presentando la richiesta di poter riascoltare Nucini come "teste", il pm Narducci ha detto che "su circostanze precise e diverse ed inedite rispetto a quelle che avevano fatto oggetto della deposizione avvenuta qui in dibattimento veniva di nuovo ascoltato l'arbitro Danilo Nucini, sollecitato unicamente a fornire indicazioni ed informazione relativamente ai fatti e alle vicende narrate dal teste Gianfelice Facchetti, quanto più in particolare al rapporto che era esistito tra lo stesso Nucini e Giacinto Facchetti".
Ricordiamo che sul rapporto con Facchetti il pm aveva già fatto molteplici domande durante la precedente deposizione di Nucini, mentre non aveva mai chiesto se ricordasse il numero dei telefoni ricevuti da Fabiani all'aeroporto e quello della famosa sim che asseriva avergli dato Fabiani. La nuova deposizione di Nucini ci interessa molto e speriamo di avere risposta a queste curiosità:
1. Come si è aperto lo squarcio nella memoria di Nucini sul numero di quella sim che non aveva conservato da nessuna parte e sui numeri dati da Fabiani all'aeroporto di Lamezia?
2. Quel numero di sim l'ha riferito spontaneamente oppure è stato sollecitato con una domanda "precisa", ma su una circostanza NON "diversa ed inedita"?
3. La memoria del Nucini si è risvegliata solo per quei quattro numeri, o di colpo si è aperto un mondo di numeri, date e dati che avrebbe dovuto tirar fuori nella precedente deposizione rispondendo alle domande delle difese?
Nucini rischia qualcosa, come ha detto l'avvocato Gallinelli in una nostra intervista.
GIANFELICE FACCHETTI. Quando Paolo Bergamo, l'8 giugno 2006, riferisce all'Ufficio Indagini e a Matrix che lui parlava di griglie con tanti dirigenti e, tra gli altri, fa il nome di Facchetti come amico che aveva anche ospitato a casa sua, i Facchetti tacciono. Giacinto Facchetti, quarantotto giorni dopo, festeggia lo scudetto assegnato da Guido Rossi dichiarando: "Questo è lo scudetto della correttezza e del rispetto delle regole. Uno scudetto ottenuto da una squadra che ha dimostrato di avere forza tecnica e spirito importanti. È uno scudetto che arriva nel momento in cui il calcio italiano ha deciso di mettere al centro di tutto la questione etica. Per questo motivo è uno scudetto che ha un doppio significato". In un'intervista concessa a Vanity Fair del 23 febbraio 2011, alla giornalista Silvia Nucini che gli chiede se ha mai avuto paura di trovare, scavando nelle carte del padre, qualche verità che non gli sarebbe piaciuta, Gianfelice Facchetti risponde: "C’è stato un momento in cui ho dubitato, lo devo ammettere. Io conoscevo mio padre, ma – mi sono detto – io non ero lui, per cui ad un certo punto, il punto degli attacchi a orologeria, quando avevo quasi paura ad uscire di casa, il dubbio mi ha attraversato la testa. Ma proprio in quel momento, per una sorta di destino magico – una di quelle cose a cui non do un nome, che mi prendo e tengo li –, ho trovato nelle carte di mio padre le risposte ai miei dubbi: appunti che aveva preso e che spiegavano tutto. Ho provato sollievo e una specie di vergogna per aver dubitato".
Se Gianfelice ha dubitato è evidente che il papà gli parlava di Nucini, del "sistema" degli altri, ma non delle sue telefonate ai designatori, a De Santis, a Lanese, a Mazzini e a Mazzei. Grigliate, suggerimenti sui preclusi, richieste di parlare con Bertini dell'importanza di quella semifinale di Coppa Italia, ed altro, conversazioni che Auricchio non trovò né "allarmanti" né "inquietanti", a differenza di telefonate simili fatte da altri.
Con quelle carte ritrovate Gianfelice si reca a Napoli, il 26 aprile 2010, e rende una deposizione spontanea, non perché qualcuno attribuisca una rilevanza penale alle telefonate del padre, ma per difendere, come è comprensibile, l'icona che il papà è per lui e per tanti.
I Facchetti ricordano anche la cena a casa di Bergamo, come riportato da Buccheri su La Stampa del 29 aprile 2010: "Facchetti jr svela come «sulla cena da Bergamo mia madre disse che era poco opportuno e mio padre rispose che tutti chiamavano i designatori, ma in realtà facevano affari solo con qualcuno»".
La deposizione di Facchetti Jr è accompagnata dalla consegna di diversi articoli di giornale conservati dal padre e da alcuni fogli di appunti autografi di Giacinto Facchetti. I pm allegano tutto, anche se non comprendiamo che rilevanza possano avere, come prova in questo processo, tanti fogli di appunti che riguardano faccende interne ed organizzative dell'Inter, come: "Nella sede dell’Inter si sono formati tre gruppi, ognuno riferisce a un suo capo: Ghelfi, Moretti, Slack. Serve una persona unica che governi la sede", le caratteristiche che deve avere il presidente, oppure il treno con l'Inter a fare da locomotiva, o ancora il programma: "È necessario mettere in campo la forza e la credibilità del Presidente, unita al potere del gruppo Tronchetti, dell’Unicredito... Non dimentichiamo che è la Figc che sceglie i designatori". La stampa battezza quei pochi fogli, un po' pomposamente, come il "Memoriale" di Facchetti e ne parla per tre giorni di seguito.
Quello che può riguardare il processo "Calciopoli" è un unico foglio di appunti su Moggi e sulla presunta organizzazione, frutto delle confidenze di Nucini, appunti che, interpretati dal figlio, diventano di terza mano, in pratica un "de relato del de relato". Gianfelice riferisce di aver saputo dal padre che erano presenti anche Pairetto e De Santis al presunto incontro al Concord, una cosa mai dichiarata da Nucini: effetto "radio fante"? Gianfelice avrebbe dichiarato anche che "componenti dell'organizzazione erano Bergamo, Racalbuto, Pellegrino, Cassarà, Gabriele, Bertini, Trefoloni, Palanca". Pellegrino, Trefoloni e Palanca non sono imputati. Da rilevare che questo foglio deve essere stato scritto dopo la metà dell'ottobre 2003, perché vi è un riferimmento alle polemiche post Avellino-Messina, partita diretta da Nucini, e che sul foglio non è annotato nessun numero di sim, tanto meno quello che Nucini dice di aver comunicato a Facchetti dopo l'incontro con Moggi e Fabiani il 25 settembre 2003 a Torino.
La deposizione di Gianfelice Facchetti presenta un punto di novità proprio sul ruolo di Danilo Nucini, come abbiamo intuito fin dal primo momento, e prevediamo che questo sarà un punto "caldo" anche in aula, dove i pm hanno chiesto di poter ascoltare Gianfelice dopo averlo tenuto dietro le quinte per ben 11 mesi.
Sulla deposizione di Gianfelice Facchetti, e sugli appunti del padre, diversi giornalisti hanno riportato ampi stralci ed anche i virgolettati: hanno letto una velina con frasi "selezionate" o hanno potuto leggere una copia dell'intera deposizione?
Nel secondo caso non capiamo come possa esser loro sfuggito che in quella deposizione Nucini cambiava ruolo rispetto a quello con cui era stato presentato come teste d'accusa la prima volta.
Aspettando Facchetti Jr contro Nucini
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