Imputato Scardina, discolpato dai colleghi RAI

Ignazio ScardinaOgni associazione a delinquere che si rispetti ha un suo uomo che si occupa della propaganda. Un uomo destinato a controllare la comunicazione del gruppo delinquenziale, ed al tempo stesso tenti di fare proseliti e di accattivarsi le simpatie del popolo. E non poteva certo mancare un "ministro della comunicazione" alla cupola Moggiana. Gli inquirenti di Calciopoli l'hanno identificato nel giornalista di Rai Sport Ignazio Scardina. Son bastate alcune conversazioni intrattenute con Moggi per fargli assumere questo ruolo. Anche se al solito la teoria investigativa sembra non essere sorretta da prove concrete ed inoppugnabili. Solo qualche misero indizio e Ignazio Scardina si è ritrovato tra gli inquisiti nel processo Calciopoli a Napoli.
Scardina all'epoca dei fatti oggetto d'indagine era caporedattore di Rai Sport con delega al calcio.
Secondo l'accusa Scardina era un sodale di Moggi, rappresentava il braccio armato della cupola all'interno di Rai Sport. Avrebbe predisposto servizi giornalistici compiacenti (non si sa quali in verità, ma ormai all'indeterminatezza dell'accusa ci abbiamo fatto il callo) inviando al seguito della Juventus degli inviati malleabili.
Altra accusa rivolta a Scardina è quella di aver intercesso per Moggi nei confronti di Pieroni per ammorbidirne le accuse nei confronti dello stesso Moggi.
In dibattimento lo stesso Pieroni ha smentito questa ipotesi accusatoria, affermando che Scardina lo aveva contattato in un periodo di grandi problemi personali, e che era stato l'unico dell'ambiente calcistico ad essergli stato vicino, e per suo tramite aveva ricevuto da Moggi una 'Panda', macchina che gli necessitava per recarsi in ospedale per curare la sua salute molto precaria.
Dunque Scardina un sodale della cupola, lo dimostrerebbe, secondo gli inquirenti, la circostanza che Ciro Venerato veniva spesso mandato a seguire la Juventus.
Nell'informativa dell'aprile 2005 redatta dai carabinieri di via In Selci in Roma, viene dato ampio spazio al fatto che Venerato aveva seguito la Juventus in quella famosa partita di Lecce, quella vinta per 1-0 su un campo pesantissimo ed arbitrata da De Santis. Per gli inquirenti il sodalizio aveva mandato Venerato a Lecce per scongiurare il pericolo imminente (nell'informativa si parla esattamente di "pericolo imminente"), quale fosse questo pericolo imminente è ignoto.
Gli inquirenti hanno però omesso un particolare niente affatto secondario, Ciro Venerato a Lecce venne mandato come secondo giornalista, quello che doveva fare il pezzo di colore della partita.
Infatti Venerato fece un servizio sul rientro di Del Piero dopo un brutto infortunio, nulla disse sulla partita o sugli episodi contestati. Quale fosse l'utilità per la cupola e quale pericolo imminente abbia scongiurato Venerato è ancora un mistero.

A fornire un quadro chiaro del “modus operandi” di Scardina nella redazione di Rai Sport, il suo avvocato difensore ha chiamato a testimoniare i suoi colleghi dell'epoca, nell'ordine hanno deposto: Carlo Paris, Fabrizio Failla, Fabrizio Maffei ed infine Andrea Giubilo.
Dalle loro deposizioni si è appurato che:

  • che nessuno ha subito pressioni o è venuto a conoscenza di pressioni esercitate da Scardina su giornalisti per ammorbidire od aggiustare i loro servizi;
  • gli inviati di maggiore esperienza venivano mandati a seguire le partite di cartello;
  • per le partite delle squadre maggiori (Milan, Juve, Inter, Roma) veniva scelto un inviato principale ed un giornalista d'appoggio (spesso collaboratore a contratto) che curava il servizio di supporto;
  • che le scelte operate da Scardina (quindi anche la scelta degli inviati) erano soggette all'approvazione dei vicedirettori (Bellardi, Volpi, Giubilo, De Paola, Zermiani) ed in ultima analisi del direttore Maffei.

Nella sua deposizione Giubilo ha specificato che la Sanipoli era un'inviata mentre Ciro Venerato era un semplice collaboratore esterno, e che mai Venerato, a sua memoria, era stato inviato a seguire una partita in qualità di unico inviato, ma sempre come giornalista d'appoggio. Venerato non era quindi un'alternativa alla Sanipoli. Sempre in relazione alle accuse della Sanipoli, l'avvocato Misiani, difensore di Scardina, ha depositato una sentenza del tribunale di Roma in relazione alla causa di mobbing intentata dalla stessa Sanipoli nei confronti della Rai. Tribunale di Roma che ha stabilito non esserci stato nessuna azione di mobbing ai danni della giornalista, e che anzi in molti casi la stessa aveva rifiutato degli incarichi per cause di malattia, o per intervenuto congedo matrimoniale. Scardina nella sua dichiarazione spontanea ha poi riferito che la Sanipoli aveva anche rifiutato di seguire, in qualità di inviato, la Coppa Intercontinentale, la più importante partita al mondo per club.
In sostanza Scardina proponeva gli inviati che sottoponeva all'avallo dei vicedirettori e del direttore Maffei. Ciro Venerato era un collaboratore esterno ("uno dei tanti" precisa Giubilo) che curava solo i pezzi di colore e le interviste a fine partita, e mai ha fatto il pezzo principale, consistente nella cronaca e nel commento della partita e degli episodi contestati. A che pro Scardina e Moggi brigassero, secondo quanto sostiene l'accusa, per mandare Venerato a seguire la Juventus appare quindi alquanto oscuro. Anche perché in ultima analisi chi decideva gli inviati per le partite era Maffei. Ma ad essere indagato è Scardina.