Le intercettazioni che scagionano Giraudo /1. Per cosa è stato condannato

GiraudoPresso il tribunale di Napoli è iniziato il processo d'Appello su Calciopoli, celebrato con rito abbreviato, che vede tra gli appellanti Antonio Giraudo, ex amministratore delegato della Juventus.
Durante la prima udienza la corte ha preso una decisione che potrebbe dare una svolta al processo: verranno infatti ascoltate in aula telefonate dimenticate e scovate dalle difese con l'importante aiuto di Nicola Penta, già dirompente protagonista del rito ordinario a Napoli.
Le telefonate, una trentina in tutto, hanno come interlocutori, tra gli altri, Dondarini, Giraudo e Pieri. Non saranno acquisite le trascrizioni, ma saranno ascoltati direttamente gli audio, in grado di rendere l'idea anche del tono delle conversazioni.
Ju29ro.com vi farà ascoltare in anteprima queste intercettazioni, alcune delle quali sono assolutamente inedite, riproponendo nel contempo gli articoli di analisi delle partite sotto inchiesta pubblicati sul nostro sito.

Novanta sono i giorni entro cui saranno depositate le motivazioni che hanno portato alla condanna di Antonio Giraudo, Tullio Lanese, Tiziano Pieri e Paolo Dondarini. Ad oggi conosciamo solamente il dispositivo della sentenza: i primi tre sono stati considerati integrali ad una fantomatica associazione a delinquere, e due di essi, Giraudo e Pieri, colpevoli anche di alcuni casi di frode sportiva, così come il Dondarini.
Attenderemo quindi forse anche tre mesi per sapere come il giudice abbia potuto ratificare la stramba idea dell'associazione a delinquere prefigurata dai pubblici ministeri; nel frattempo, però, per farci un'idea, abbiamo a disposizione i singoli casi di frode sportiva da analizzare, per comprendere la ratio della condanna.
Tre le partite per Giraudo:
Udinese-Brescia del 26 settembre 2004 arbitrata da Dattilo;
Juventus-Lazio del 5 dicembre 2004 arbitrata da Dondarini;
Juventus-Udinese del 13 febbraio 2005 arbitrata da Rodomonti.

Udinese-Brescia del 26 settembre 2004 arbitrata da Dattilo.
Già famosa come una delle più celebri bufale di Calciopoli, archiviata come tale anche dalla sentenza sandulliana. La partita, precedente all'incontro Udinese-Juventus, è parte del ciclo delle ammonizioni mirate, una teoria che, come sta agli atti, ha come primo esponente il disinteressatissimo addetto agli arbitri del Milan Leonardo Meani.
Interessante tra l'altro perché, meno di un mese fa, il guardalinee Babini, cui l'amico Meani aveva chiesto di verificare attraverso dati statistici questo teorema, testimoniava davanti al Tribunale di Napoli, nel corso del processo principale, l'incoerenza di tale bislacca teoria.
L'arbitro Dattilo aveva in questa partita espulso il terzino ceco Jankulovski e ammonito Pinzi, Muntari e Di Michele. Il tutto, secondo gli inquirenti, in maniera fraudolenta, tanto che, addirittura, lo si riportava nelle richieste di rinvio a giudizio.
Peccato che i tre giocatori ammoniti non fossero diffidati e giocarono contro la Juve!
Quanto a Jankulovski, tutti gli appassionati di calcio ricordano la mega-rissa scatenatasi negli ultimi minuti della partita, allorquando il bresciano Mannini insaccò nella porta udinese il 2-1 finale, nonostante il portiere friulano De Sanctis giacesse infortunato a terra. Jankulovski fu espulso fraudolentemente, secondo i Pm. Tanto fraudolentemente che sferrò un cazzotto a un avversario. Tanto fraudolentemente che il tutto avvenne su segnalazione del guardalinee, a cui non viene imputato assolutamente nulla.
Dattilo avrebbe, ad ogni modo, davvero potuto espellere metà squadra, ma non lo fece.
Ecco: questa stessa considerazione venne fatta da Giraudo al telefono con Moggi al termine della partita. "Se è sveglio gli fa fuori mezza squadra..."
Figurarsi addirittura che alcuni mezzi di informazione, nella fase iniziale di Calciopoli, scrissero, errore o frode?, che questa telefonata era avvenuta il sabato, ossia prima della partita!
Una considerazione, quella di Giraudo che, per quanto maliziosa, non può essere base di alcuna frode, di nessun accordo, anzi al massimo ne costituisce l'esatta negazione.
Questo è il primo caso di frode sportiva per cui un Tribunale della Repubblica ha condannato Antonio Giraudo. Una barzelletta fino a ieri, per tutti, anche per i più incalliti antijuventini.

Juventus-Udinese del 13 febbraio 2005 arbitrata da Rodomonti.
In questo caso, il reato di frode sportiva attribuito a Giraudo appare ancora più incredibile, stando agli atti.
La partita, terminata 2-1 per la Juve, segue un periodo di due sconfitte consecutive per la Juventus che si trovava allora a sole due lunghezze di vantaggio dal Milan. Un Milan che, soprattutto nell'ultima circostanza, nel match con la Lazio, sembrava aver avuto un occhio di riguardo da parte della classe arbitrale. In particolare nell'ultima occasione era apparsa clamorosa agli occhi della dirigenza juventina la mancata espulsione del difensore olandese dei rossoneri Stam da parte dell'arbitro torinese Rosetti.
Giustificata o no, la dirigenza juventina credeva, come desumibile dalle intercettazioni, di essere in una posizione di debolezza nei confronti del suo avversario per lo scudetto, in quanto ad arbitraggi corretti, e si attrezzava per protestare con i dirigenti arbitrali, un atteggiamento legittimo e affatto impedito dai regolamenti.
Come compare Giraudo in tutto ciò? Come interlocutore di Moggi.
Insieme decidono di organizzare una cena con Pairetto per potergli rappresentare i problemi; tanto più che un colloquio tra Luciano Moggi e Maria Grazia Fazi convince il ds juventino che il designatore piemontese stia giocando sporco a favore del Milan. Questo è: la Juve vuole un trattamento equo. Questo si dicono Moggi e Giraudo nelle telefonate, al di là delle interpretazioni dei pm, e ora del giudice.
Leggiamole queste frasi "sospette" tra i due: "Dobbiamo anche prendere l'altro ambiente (nella telefonata, infatti, la primaria preoccupazione dei due è lo spogliatoio e la squadra, esprimendo chiara convinzione che solo con una squadra più forte si vince, ndr) e quelli che sembrano degli amici ma, oramai, non ci danno più niente...". L'altro ambiente può essere sia quello politico-federale che quello arbitrale; ma anche nel secondo caso non vi si legge nulla di scorretto, se non la sensazione di essere in una posizione di debolezza.
Moggi dice chiaramente: "Secondo me non esiste niente che in pratica possa incidere sull'andamento della partita ma quando sei al limite deve essere in un'altra maniera", ossia esprime l'opinione che gli arbitri non possano condizionare le gare, ma che ad ogni modo vi debba essere equità di trattamento.
In riferimento ad alcuni arbitri Moggi dice: "Secondo me hanno paura di essere marchiati dopo così... di essere contro. Va a capire perché, poi gli facciam le polemiche, ma qui siamo arrivati al punto che nel dubbio ci dan, nel dubbio puoi dare a favore o contro, qui nel dubbio dai sempre contro e non va bene perchè tu ti vuoi prendere l'interno ma anche l'esterno". Insomma Moggi e Giraudo, che, si presume, tra di loro parlino in tutta sincerità, sono convinti che ci siano alcuni arbitri che, siccome marchiati come filo-juventini per episodi precedenti o stampa contraria, nel dubbio sfavoriscono la Juve, e questo è pericoloso e non garantisce equità di trattamento. Qualcosa di male?
In una successiva telefonata Moggi e Giraudo elencano i favori attribuiti al Milan, e si lamentano per un rigore non concesso da De Santis alla Juve, nella precedente partita contro il Palermo, sottolineando il discorso fatto precedentemente: "Ti dicono...ma è il vostro Massimo", dice Giraudo, riferendosi al marchio rimasto a De Santis dopo il famoso goal annullato a Cannavaro quattro anni prima. Ossia: alcuni arbitri fischiano a sfavore della Juve, perché vogliono tutelare un'immagine, condizionata dalla stampa.
Infine si esprime l'intenzione di avere un colloquio con i designatori prima della partita: "Sarebbe opportuno (...) ma di brutto muso, perché così non può andare, così ci assassinano in tutto", dice Moggi, a ribadire la (quanto meno percepita) posizione di debolezza e la richiesta di equità, e non la posizione di vantaggio e la richiesta di favori.
E poi? Poi, niente. Questo è tutto quanto a Giraudo.
Ci sarà un incontro privato con Pairetto, sui cui contenuti i pubblici ministeri non possono sapere. Ci sarà un colloquio tra Moggi e la Fazi, che poi quest'ultima riferisce a Bergamo, come da intercettazione.
Ci sarà la famosa telefonata delle griglie tra Bergamo e Moggi. Tra Bergamo e Moggi. No Giraudo. E come va a finire la telefonata delle griglie? Che alla fine viene designato un arbitro che Moggi nella "sua" griglia non aveva messo: Rodomonti. E gli assistenti? Gemignani e Ricci, non quelli che aveva chiesto Moggi, precisa Bergamo alla Fazi.
Errori arbitrali nella partita? Uno solo, per l'appunto dell'assistente Gemignani, che sul 2-0 per la Juve, a metà secondo tempo, annulla un goal regolare a Fava, sbandierando un fuorigioco sbagliato.
Qual è la frode? Qual è il ruolo di Giraudo?
Chi lo sa.

Juventus-Lazio del 5 dicembre 2004 arbitrata da Dondarini.

Abbiamo deciso di invertire la cronologia per presentare il clou dell'assurdo alla fine.
Juventus-Lazio termina 2-1 per la Juve. Non ci sono grossi episodi arbitrali su cui discutere: un presuntissimo rigore su Simone Inzaghi nel finale, e un fallo di Ibrahimovic che avrebbe potuto costargli un presuntissimo cartellino di più. Questo, secondo gli inquirenti. Anzi, secondo il sito della Lazio. Eh sì, perché gli inquirenti, per analizzare la partita obiettivamente, scelgono di far riferimento al sito Internet della squadra biancoceleste.
In più, c'è addirittura un possibile rigore non concesso allo stesso Ibra.
Telefonate di Giraudo prima della partita? Nessuna. Per nessuna si intende esattamente nessuna.
Prima della partita, c'è un'altra cena, è vero. Dirigenti juventini e designatori. Ci sono dei regali di Natale per loro, emerge dalle intercettazioni. Ma, per quanto gli inquirenti si sforzino di ammiccare a tentativi di corruzione, nulla emerge a riguardo, né dalle intercettazioni né da successivi riscontri. Niente di niente.
C'è questa cena, prima delle designazioni, sui cui contenuti ovviamente nulla si può dire.
Una cena che non costituisce alcuna violazione di alcun regolamento.
Per la partita viene designato Dondarini, e Moggi, nel suo consueto colloquio telefonico con Alessia, della segreteria juventina, si bulla di conoscere già i nomi degli arbitri designati. Ripetiamo: tali nomi gli potevano essere stati riferiti da giornalisti presenti al sorteggio, se non addirittura in alcuni casi pervenuti a mezzo stampa, come per tutti. Non si ravvisa alcun comportamento fraudolento.
Moggi chiederà poi a Baldas, moviolista del Processo, di non insistere su eventuali errori di Dondarini, anche ai danni della Juve.
Ecco qua. Ecco tutto.
E Giraudo, direte voi? Ci state prendendo in giro?

Leggete gli atti.