Non si finisce mai di pagare

cantanapoliOltre al danno la beffa
Le parti civili rientrano nel processo di Napoli. Una concreta implicazione ci interessa: in caso di condanna in primo grado, molto probabilmente la Juventus si dovrà trovare costretta a pagare qualche milionata di euro alle suddette parti, a titolo di provvisionale. Ancora prima che la giustizia, quindi, termini interamente il suo corso.
E' un probabile danno, ma soprattutto una beffa per la Juventus e gli juventini.
Non c'è bisogno di ricordare come la FIGC di Guido Rossi reagì al ricorso al TAR preparato dai legali della Juventus nell'estate del 2006: minacce di sanzioni terribili, tra cui penalizzazioni enormi in campionato. Minacce che trovarono opportuna sponda all'interno della proprietà della società, fino al ritiro di quel ricorso.
C'è la clausola compromissoria, si diceva: chi esce dall'ordinamento sportivo, verrà sanzionato.
Si subì il danno quindi, all'interno dell'ordinamento sportivo, credendo di risparmiarsi la beffa di un'ulteriore penalizzazione.
La beffa è invece arrivata 3 anni dopo. Le parti civili, schieratesi a Napoli, sono a tutti gli effetti soggetti dell'ordinamento sportivo che per via ordinaria agiscono nei confronti di altri soggetti dell'ordinamento.
E la clausola compromissoria? Palazzi sembra non essere interessato, e non ha alcuna intenzione di deferire questi soggetti.
La beffa, dunque. La Juventus non agì per via ordinaria per difendersi, sconsigliata dalla FIGC. E oggi si trova nel concreto rischio di pagare milionate di euro, con il benestare delle autorità sportive, che non si curano di applicare la stessa regola, invocata allora.
L'arbitrio, insomma.

A Napoli manco ci volevo andare
L'avvocato Bruno Catalanotti, che rappresenta il Brescia come parte civile nel processo, aveva negli scorsi giorni, criticato aspramente la decisione del giudice Casoria di estromettere le parti civili dal processo. Decisione giuridicamente abnorme, del tutto arbitraria e illegittima. Così si era espresso.
Un'opinione. Si era spinto però decisamente oltre nel gettare dubbi sull'operato del collegio giudicante, adombrando pressioni da parte dei potentati economici che stanno dietro alle proprietà di Juventus, Fiorentina e Lazio. Decisamente oltre. E con lui, il giornalista de L'Espresso, Alessandro Gilioli. Affermazioni allusive e infamanti, dirette alle istituzioni dello Stato, rappresentate dal giudice Casoria.
Dimenticano i feroci sostenitori del complotto che il giudizio davanti ai giudici napoletani è stato voluto dai Pm, mentre le difese hanno sostenuto, a più riprese, diverse eccezioni di territorialità.
In caso di associazione a delinquere, infatti, la legge prevede che il tribunale atto a giudicare sia quello afferente al luogo dove la presunta associazione svolge le sue attività (Torino o Roma, quindi), o, come criterio suppletivo, l'ultimo luogo in cui si è manifestato un reato connesso, ossia Lecce, dove ebbe luogo quel Lecce-Parma 3-3, ultimo episodio della saga.
Questo hanno contestato a più riprese gli avvocati della difesa.
Invece i Pm hanno sostenuto la scelta di Napoli, motivandola con il passaggio della scheda svizzera tra Moggi e Paparesta padre, che, agli atti, non è affatto un associato a delinquere.
Di qui, non soltanto il fatto che, evidentemente, il possesso di una scheda svizzera non trasforma incontrovertibilmente un arbitro in un delinquente, a norma di legge, ma anche una certa debolezza della tesi del Pm che, non di meno, è passata.
Insomma: a Napoli non ci volevano restare gli imputati, ma l'accusa.
Insinuare perciò che le decisioni del giudice siano ispirate dai poteri economici, rappresentati dagli imputati, è esercizio sterile, che si configura, questo sì, come pressione mediatica assolutamente indebita sul collegio giudicante.

Senti chi parla
Naturalmente attendiamo le motivazioni della decisione della Cassazione, per discuterne il merito.
E' nostro parere, tuttavia, che, accanto ai motivi di economia processuale (per altro condivisibili), base del giudizio della Casoria, rigettato dalla Cassazione, ci fossero altri motivi di merito per determinare l'esclusione delle parti civili, e la negazione di un danno diretto alle stesse.
Siamo certi che, comunque, emergeranno in fase di dibattimento.
Un buon esempio, perché no, ci è fornito proprio dal Brescia, difeso da Catalanotti.
Le intercettazioni raccontano di un Brescia-Lazio 0-0, in cui fu negato un rigore clamoroso ai capitolini, arbitro Tombolini. Precedentemente all'incontro, possiamo ascoltare Carraro raccomandarsi con Bergamo affinché non si verifichino episodi arbitrali sfavorevoli alla Lazio. Va detto, è necessario, che il presidente federale puntualizza: "Se deve vincere il Brescia perché è più forte ok...".
E invece avviene un errore ai danni della Lazio. Come mai?
Lo spiega Bergamo al telefono con Mazzini. Carraro si è molto lamentato del danno subito dalla Lazio e Bergamo prova a spiegare perchè le cose siano andate nel senso non auspicato, puntando il dito verso Pairetto.

BERGAMO: "(...) Io dico na cosa e lui (Pairetto, ndr) dice il contrario! Ma lui se dicesse le cose che deve dire andrebbe anche bene uguale! Ma lui ha troppi referenti! Lui deve dì di sì a troppe persone per cui poi...dopo 15 partite non ci si capisce più niente! Perchè le cose poi si ritorcono l'uno con l'altra!"
MAZZINI: "se tu ti ricordi l'ultima fase del regno Casarin fu questa"
BERGAMO: "mah mah...hai capito! Quando io ci ho una situazione in mano...ma scusami Innocenzo ma se io chiamo il eeh..se...se mi arriva il messaggio preciso...mi arriva il messaggio preciso! Il presidente è preoccupato, la Lazio ste cose...c'è Le...Lazio-Brescia!...io prendo Tombolini e gli faccio un lavaggio del cervello, no? E' giusto!?"(...) "poi Gigi che è amico intimo di Governato che è il consulente di Corioni! E che gli ha fa..e che Governato gli ha fatto fa delle cose Corioni gliene ha fatte fà altre..."(...)
" quando lui poi telefona a Tombolini...Tombolini dice aspetta un po' eh! Ma qui come..come girano le cose? Questo mi dice una cosa e quell'altro mi dice il contrario!"

Metteteci Giraudo e Moggi al posto di Governato e Corioni, e il gioco è fatto. Credo che, davanti a un'intercettazione del genere, un rinvio a giudizio per frode sportiva, Moggi e Giraudo non lo avrebbero evitato.

Il Brescia, insomma, è un'altra vittima un po' sui generis.
Il presidente Corioni si era già lamentato, addirittura alla prima giornata, quando aveva perso dalla Juve 3-0 e aveva dato in escandescenze davanti ai giornalisti, prendendosela con l'arbitro. Che non aveva sbagliato nulla di clamoroso, ma la cui gestione dei falli a centrocampo, secondo lui, era prova inconfutabile di un complotto cosmico. Sfogo raccolto, singolarmente, dal giornalista di TeleLombardia Ruiu, che, nel gioco delle parti tipico di queste trasmissioni, rappresentava il commentatore di area juventina! Salvo poi scoprire qualche anno dopo della sua incrollabile fede milanista.
Corioni aveva lanciato strali contro i poteri forti e l'Ideatore che stava dietro a tutto ciò. Poi riconosciuto da Zamparini in Antonio Giraudo.
In un'intercettazione tra il guardalinee Stagnoli e Leonardo Meani, inoltre, il primo esprime convinzione che il derby con l'Atalanta, in cui ha appena sbandierato, abbia presentato stranezze. Gli pare evidente che i giocatori si fossero messi d'accordo per il pareggio. Infine il Brescia vincerà su rigore, assegnato dal diavolaccio De Santis. Rigore fatto ripetere, dopo una precedente parata del portiere. Decisione che Stagnoli stigmatizza.
De Santis è anche l'arbitro che dirige il match alla penultima giornata contro il Messina (sì, il Messina), che il Brescia vince. Una partita che se il Brescia avesse perso, avrebbe significato retrocessione quasi sicura e un grande vantaggio per la Fiorentina, con cui all'ultima giornata si giocava tutto.
Si può dire che De Santis abbia danneggiato il Brescia? Non credo, no.
Per Fiorentina-Brescia viene poi designato Collina. Corioni dirà, qualche anno dopo, a TeleLombardia, che è stato l'arbitro di Viareggio a mandarli in B. Spero che la registrazione, a questo punto, venga allegata agli atti del processo.
In realtà il Brescia crolla, perdendo 3-0. A sbloccare il risultato un rigore solare, causato da un'ingenuità clamorosa di Wome, l'anno dopo ceduto all'Inter.
Chi ha mandato il Brescia in B? Boh. Che sia stato qualcuno vicino alla Juventus pare assai improbabile, però.