Giustizialismo, etica e garantismo

spazzaturaIl bar sport dei lunedì mattina è stato per anni il teatro di discussioni e sfottò tra la miriade di allenatori-tifosi che albergano nel nostro Paese: "io avrei messo tizio", "io avrei sostituito caio", "io avrei giocato con il 4-3-3". Tutti in grado di sapere, più di un allenatore che quotidianamente gestisce la rosa messa a sua disposizione dalla società, quelle che sarebbero state le scelte migliori per poter far vincere la squadra del cuore. Inevitabilmente, posati sul frigo dei gelati, apparivano i titoli a nove colonne dei quotidiani sportivi, raccontando le cronache della domenica sportiva, vuoi citando l'impresa della "cenerentola" del torneo che forniva la sorpresa, andando a bloccare la prima della classe tra le mura amiche, vuoi elogiando la doppietta o l'eurogol del fenomeno di turno. Quello che invece era sistematico, e non solo di lunedì, erano le critiche al settore arbitrale per gli errori commessi, errori che ineluttabilmente venivano attribuiti ad un'ipotetica "sudditanza psicologica", che gli stessi direttori di gara avrebbero dovuto subire dalle società di calcio più blasonate.
In quest'ultimo caso i titoli sui quotidiani sportivi erano spesso geniali e attiravano, come il sangue attira lo squalo, gli sconfitti di turno che, non riuscendo a trovare altre spiegazioni per la classifica deficitaria della propria squadra, traevano l'alibi perfetto per denunciare le vittorie altrui.
Questo "processo" mediatico è andato in scena per anni, oscurando di fatto le vittorie sul campo di questa o di quell'altra squadra, deviando fatalmente l'opinione pubblica nella voragine del giustizialismo attraverso congetture e leggende metropolitane.
La saccenteria di questo sistema ha trovato il suo apice nell'estate del 2006, con lo scoppio dello scandalo denominato "Calciopoli".
Ed ecco che il bar sport del lunedì mattina si era trasformato come d'incanto in un'aula di tribunale, con tanto di scritta "la legge è uguale per tutti", ingenerando nell'opinione pubblica il movente di tante sconfitte, solidarizzando in un unico pensiero: "lo sapevo".
Improvvisamente, in mancanza di pane, venivano date le brioches, e ognuno afferrava quella preferita: "hai visto! Lo dicono anche i giornali", "si vedeva, era evidente", "io li manderei in serie C", "per forza che non si vinceva, era tutto truccato".
Banale citare la squadra che fu messa in piazza: la Juventus.
Iniziò il periodo più buio per la società bianconera e per i suoi tesserati, Luciano Moggi in primis, e tutti gli allenatori-tifosi che albergavano settimanalmente nel bar sport si vestirono con toga e martello, pronunciando, con l'avvallo dei quotidiani, ogni sorta di sentenza e di condanna.
Terminato il processo sportivo, che definiamo, senza sè e senza ma, un aborto giuridico vista l'inconsistenza delle prove portate in aula e la vergognosa procedura utilizzata, ebbe inizio l'era del nuovo calcio, definito da tutti, compresi gli allenatori-tifosi non più togati, "calcio pulito".
Da quel giorno sono passati trenta mesi e due campionati e siccome il problema di "Calciopoli" era quello degli arbitri ci sorge quantomeno un dubbio, questione che si è posto anche Oliviero Beha intervenuto come di consueto nello spazio sportivo del TG3.
Se chi ha assassinato qualcuno è in galera, e continuano gli omicidi, le soluzioni sono due:
a. quel qualcuno non era da solo
b. oppure addirittura non era stato lui.
 
Quindi, se adesso il designatore degli arbitri è l'ex arbitro Collina e ne fanno di tutti i colori, perchè stavolta dobbiamo pensare che sia tutto normale mentre invece fino a due anni fa c'era un'associazione che i più hanno addirittura definito a delinquere?
Nei bar, i lunedì mattina, gli allenatori-tifosi continuano nelle loro disquisizioni: "io avrei giocato con il rombo", "io avrei giocato con la difesa a tre", mentre i quotidiani sportivi, posati sul frigo gelati, scrivono sempre della rovesciata del centravanti, ma nell'era del nuovo "calcio pulito" non appaiono più i titoli dilettevoli a nove colonne, e poco importa se un direttore di gara, Rocchi, sotto processo a Napoli per "Calciopoli", ha arbirtrato nel giro di quattro giorni due partite della massima serie.
In un Paese in cui per tematiche più impegnate nell'ultima settimana si è usata l'affermazione "ha vinto lo Stato di diritto", c'è chi continua a battersi per l'etica, usando il garantismo a seconda dei propri interessi, credendo che vada ad intermittenza come le luci di un albero di Natale, dimenticandosi invece di chi ne fa un faro della propria esistenza.