Ma 'ndo vai se la banana non ce l'hai?

Ma...'ndo vai?
se la banana non ce l'hai
vieni con me
te la faro' vede'
vengo con te
me la farai vede'
 bella Hawaiana
 Banana italiana!
(Alberto Sordi e Monica Vitti - Polvere di Stelle - 1973)
 
A sentire i politici più ipocriti e finto-perbenisti, guai a chi si permette di dire che questa è una Repubblica delle Banane. Si può dire giusto al bar, tra gli amici, davanti ad una birretta fresca, con quel solito senso disfattista che un po' avvolge da sempre il pensiero medio degli italiani. Ma non si può certo dire ad alta voce, nelle sedi istituzionali, e non si può certo sentir dire da personaggi che rivestono cariche pubbliche o private di un certo rilievo. Eppure, ogni tanto la realtà trabocca dal vaso grigio che la contiene, e prende il sopravvento. E ne viene fuori che, per colpa di qualche banana caduta casualmente da qualche fatto specifico, ci rendiamo conto che invece la nostra è effettivamente una repubblica delle banane.
Ma non solo, in tutto ciò, come spesso accade qui a Bananopoli, il singolo evento spesso nasconde, involontariamente e non, i veri problemi. La ormai celebre sparata di Carlo Tavecchio, ossia del possibile nuovo Presidente della Federazione, ha fatto nascere molti dubbi su questo candidato quasi vincente. La stampa e i media in generale a dire il vero hanno gridato allo scandalo solo inizialmente, ma successivamente hanno allentato la presa. I media ci hanno anche tenuto a ricordare, in questi giorni, che Tavecchio si è occupato anche di attività umanitarie in Africa, e che dunque non è di certo un uomo razzista. Buon per lui, ma non è questo il punto, ovviamente.
I dubbi infatti sono rimasti a galla in tante sedi istituzionali e in tante riflessioni di tifosi che poco si occupano di calcio non giocato e di questioni di politica sportiva. E fino a qui la situazione come sta ora.
Bene. Dati questi elementi come premessa riflessiva, vorrei porre invece l'attenzione al nucleo dei problemi sul tavolo ed ai motivi per cui poco sopra faccio riferimento alla repubblica delle banane.
Allora, le cose stanno così. Dunque dunque dunque. In pratica noi abbiamo un paio di candidati, di cui uno molto favorito.
Un giovane ex giocatore, per molti possibile riformatore, che è stato collaboratore di Guido Rossi e Giancarlo Abete, non so se mi spiego.
Poi c'è l'altro, il favorito, un uomo che bazzica il mondo pallonaro da tantissimi anni, che è il personaggio del momento per la vicenda di cui sopra. Sui relativi programmi, meglio soprassedere.
E uno potrebbe dire:"Mamma mia... Se le due soluzioni possibili sono queste, comunque vada, sarà un disastro!"
No no, macché. Mica è tanto questa la questione in ballo, la cosa grossa è un'altra.
Nei giorni scorsi La Repubblica e il Fatto Quotidiano hanno pubblicato il lungo curriculum giudiziario di Carlo Tavecchio, al quale lui ha risposto con delle missive in cui si è difeso, in sostanza, argomentando sulla sua giovane età, la sua inesperienza, e sul tanto tempo passato da quei fatti. Quel curriculum è stato ripreso anche da molti siti internet, ed è semplicissimo trovarlo sul web e linkato su molti forum di tifosi. Vi invito caldamente a cercarlo e a leggerlo.
Ora, io non so se quanto vi si legge dentro sia vero, ma quello che so è che in teoria non dovrebbe essere possibile una candidatura di questo genere in nessun paese normale. Perché è ovvio che bisogna scegliere sempre il meglio.
In un momento storico in cui il nostro paese versa in una crisi economica, sociale e morale di proporzioni imbarazzanti... In un momento storico dove le possibili soluzioni tecniche proposte per risolvere i problemi, vengono sempre affiancate da parole come rottamazione, trasparenza, etica, questione morale, e via dicendo, meglio evitare, a prescindere dalle effettive e lontanissime colpe.  
Invece il candidato, quasi vincente ricordiamolo, è un signore con questo tipo di background. Allegria e complimenti a tutti.
Io nel mio piccolo sono molto perplesso. Non perché le frasi di Tavecchio riguardo al cibo esotico tipico mangiato dal tale Optì Pobà non abbiano una loro gravità da tenere in grande considerazione, ma perché in buona sostanza siamo di fronte al solito problema, nessuno si occupa delle cose serie in modo serio. La solita storia del dito che indica la luna e tutti guardano il dito.
Non riesco ancora ad abituarmi all'idea, ma le cose vanno così nel Bananeto della Bassa Europa: nella benaugurata ipotesi che le discussioni e il clamore provocati da quelle assurde e superficiali dichiarazioni trovassero solida base per un eventuale e improbabile ritiro della candidatura (pare che sia nato anche l'interesse delle FIFA sulla vicenda - ndr), ci troveremmo di fronte ad una nuova situazione, decisamente paradossale. La nuova situazione sarebbe determinata, non perché dopo una attenta analisi delle candidature in qualche modo il sistema nel suo complesso è arrivato ad una decisione ragionevole, ma perché semplicemente uno dei candidati dal passato forse discutibile si è espresso in pubblico in modo decisamente maldestro e sconveniente. Ossia, è casualmente scivolato su una buccia di banana.
Il punto è tutto qua. La realtà triste è questa. Accontentiamoci dunque.
In fondo c'è molta amara ironia in tutto questo. Noi italiani siamo ancora legati a questo tipo di ragionamenti. In fondo ci piacciono.
Ci piace essere un po' superficiali, siamo sempre seduti con la granita al bar, gusto banana ovviamente, a giudicare, purché ciò non costi fatica, siamo seduti a chiacchierare di rivoluzioni che non faremo mai. Non importa alla fin fine se il bar lo scontrino lo fa o no, se disturbiamo gli altri avventori o no, se abbiamo i soldi in tasca per pagare la granita o no, se la cassiera molto formosa e carina è sposata o no.
Ci piace stare seduti ad osservare i passanti, soprattutto se succedono cose divertenti. Poi nel corso del tempo si possono raccontare a chi non era presente. Si può strappare qualche risata facile a chi ci ascolta. Del resto la rappresentazione di una persona che scivola su una buccia di banana è stata la materia prima della commedia per diverse generazioni, specie quando si trattava di comicità semplice, basata sulle vicissitudini di qualche comico che ad un certo punto inciampava, garantendo una caduta degna di un stuntman. La registrazione di una commedia del 1906 prodotta dalla Edison Records mostra un famoso personaggio del tempo, Cal Stewart, descrivere un suo incidente dicendo:
«Non penso molto di un uomo che getta la buccia di banana sul marciapiede. E non penso molto nemmeno di una banana che getta un uomo sul marciapiede... il mio piede ha colpito la buccia di banana e sono volato in aria, e ricaduto a terra violentemente, e per circa un minuto ho visto tutte le stelle dell'astronomia e addirittura qualcuna che non è stata ancora scoperta. Mentre mi stavo rialzando, un ragazzino è arrivato attraversando la strada e dicendo: — Oh signore, non lo farebbe ancora? La mia mamma non vi ha visto! »
 
 
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