Identikit di un Presidente Federale

Tavecchio sì, Tavecchio no. E poi Albertini, Vialli, Cannavaro. Chi più ne ha più ne metta. Il caos in cui versa il calcio italiano del post Abete era abbastanza prevedibile. Così come sono prevedibili le lotte sotterranee che si stanno consumando nelle segrete stanze pallonare, dove si spinge per questo o quel candidato. Tornano alla mente le intercettazioni di Calciopoli nelle quali i dirigenti delle squadre cercavano di fare man bassa di voti (soprattutto per la presidenza di Lega, ma anche per quella federale), scomodando in qualche caso le più alte cariche politiche del paese. Non dubito che in queste ore stia succedendo più o meno la stessa cosa. Quello, però, era un altro calcio italiano: le nostre squadre si facevano rispettare nelle competizioni europee, la Nazionale era forte e ben guidata, la serie A era ancora “il campionato più difficile del mondo”. Oggi chi si siederà su quella poltrona troverà le macerie della gestione post Farsa targata Abete, che porta in dote un campionato ai minimi storici, due eliminazioni mondiali ai gironi e una competitività europea pressoché nulla. Il prossimo Presidente federale è atteso da un compito molto arduo se davvero volesse risollevare il nostro calcio.
Ma la domanda più gettonata è: chi dovrebbe essere il nuovo Presidente? Io sono un utopista, mi piace immaginare cose impossibili. Per questo mi permetto di fare il mio identikit personale per delineare il profilo più giusto possibile. Il mio Presidente della Figc dovrebbe essere:

- un uomo di calcio con le dovute competenze relative;
- un manager preparato nella gestione di aziende;
- una persona super partes, che non si faccia condizionare dal tifo;
- un “arbitro” che faccia rispettare le regole sui bilanci, evitando che si iscrivano ai campionati società molto indebitate;
- un “giudice” che non permetta più scempiaggini giustizialiste tipo Farsopoli e che renda il processo sportivo giusto, basato su prove concrete o che quantomeno rispetti i dettami costituzionali, eliminando la “riedizione moderna della Santa Inquisizione”;
- un dirigente che punti forte sui settori giovanili, obbligando tutte le società professionistiche a schierare un tot di giocatori provenienti dai vivai;
- un dirigente che obblighi le società a costruirsi impianti adeguati o quantomeno a rendere adeguati quelli esistenti.

Ci sarebbero anche altri punti, volendo, ma forse è meglio fermarsi qui. Potremmo parlare per ore della violenza negli stadi, del ruolo del calcio nel sociale, eccetera. Voi mi direte: “Bravo, si fa presto a parlare, ma esiste una persona così?” No, non penso proprio esista. E, se anche esistesse, ci vorrebbero almeno 10 anni per una bonifica del genere. Però sarebbe già un gran passo avanti se il prossimo Presidente Federale non fosse scelto in base a volontà politiche, ad interessi di parte ed a voleri lobbistici. Perché in questo caso, anche se ci si mettesse l’uomo più probo e capace del mondo, non cambierebbe nulla. Il criterio di scelta dovrebbe essere uno ed uno solo: il bene del calcio italiano. Ovviamente non ho nessun dubbio che si verificherà il primo caso, così come è stato per Abete, Matarrese, Carraro e per gran parte di quelli eletti prima. Che sia Tavecchio, che sia Albertini o chi per loro, difficilmente cambierà qualcosa. Che poi: che senso ha metterci uno che fino al giorno prima era al fianco di Abete e pretendere che sul serio cambi qualcosa?
Discorsi futili, in fondo. Discorsi da fare quando si è in preda a crisi “utopistiche”, come la mia. Mi tengo stretto Andrea Agnelli, un manager e uomo di calcio giovane, preparato, con una visione europea. Una specie di alieno in questa desolazione. Però, pensandoci bene, tra i vari nomi che circolano, ce ne sarebbe uno interessante. Non è di primo pelo sia chiaro, però sto parlando di un ragazzotto di 72 anni, friulano, concreto, taciturno. Uno che nella sua vita qualche cosina l’ha vinta sia da giocatore, sia da allenatore sia da dirigente. Si chiama Dino Zoff: vi ricorda qualcosa? Io ce lo farei un pensierino...