Antonio Conte: da Capitano ad allenatore che si dimette.

L’annuncio delle dimissioni di Antonio Conte avrà colto di sorpresa qualcuno, ma non certo il sottoscritto. Era da tempo che volevo esprimere la mia opinione, ma ho sperato fino in fondo di non dover mai scrivere un pezzo come questo. Soprattutto perché, come già capitato in passato con Alessandro Del Piero, mi toccherà scrivere cose che a molti tifosi della Juventus non piaceranno. Poco male, le persone passano, la Juventus rimane. Questo è l’unica cosa che conta, a tutti i livelli, dal Presidente all’ultimo dei magazzinieri.
 
Allora, per cominciare a parlare di Antonio Conte credo sia opportuno richiamare quanto avevo scritto il giorno 20 maggio 2014, all’indomani della vittoria del trentaduesimo, nel giorno in cui la società annunciò la permanenza dell’allenatore leccese sulla panchina:
“Va bene. Allora adesso dico la mia sulla questione Conte e sulla sua riconferma. E purtroppo a qualcuno non piacerà. Le modalità della sua conferma, con un tweet che annuncia la sua permanenza, non dicono assolutamente nulla della realtà dei fatti. La Juventus ha praticamente annunciato di voler rispettare il contratto già in essere. Ma il tweet non spiega se Antonio Conte è contento di questo, né se le sue richieste sono state soddisfatte tutte o in parte. Sinceramente la circostanza di questo annuncio, senza l'allungamento del contratto, mi insospettisce parecchio e mi insinua il dubbio che forse il vero accordo non è ancora stato raggiunto. Speriamo che questo mio dubbio venga sciolto al più presto, perché iniziare la stagione con l'allenatore in scadenza di contratto non è mai una bella cosa”.
 
Le mie parole sono state profetiche. Ma su cosa si basavano? Vediamo di ricostruire quanto accaduto negli ultimi 12 mesi. Già, perché i capricci del Signor Conte sono cominciati nell’estate del 2013, non in quella del 2014. Nel 2013 il tira e molla fu più sfumato, ma ci fu. Alla fine trovarono un accordo, fu fatta una buona campagna acquisti, c’era la prospettiva di giocare la Champions con qualche velleità, non dico di vincerla, ma almeno di superare il primo turno.
 
Purtroppo le cose sono andate diversamente, ma non è quello che a noi interessa in questo momento. A noi interessa capire cosa è successo da maggio in poi. E allora mi tocca ricostruire e mettere in sequenza gli episodi e le notizie che ho avuto da marzo in poi, e guardare il puzzle dopo aver messo tutte le tessere al loro posto. A marzo mi chiamano e mi dicono che Conte va via. Io abbozzo e faccio finta di nulla. Di notizie se ne sentono tante, ma la fonte è molto buona, tra le migliori. Mi dicono che la Juve per sostituirlo pensa a Mihajlovic e ad Allegri. Faccio finta di nulla e me ne dimentico. Fino al giorno della vittoria dello scudetto. Piange Conte, piange la moglie, piangono tutti, piangono in troppi. Che cosa c’è da piangere, mi chiedo, se hai vinto alla grande e battuto tutti i record? La spiegazione arriva dopo qualche giorno. Conte non è sicuro di restare, Conte chiede garanzie, Conte di qua, Conte di là. Da questo momento in poi riprende il racconto della mia fonte. Subito dopo il campionato Conte e la Juventus si sarebbero incontrati per parlare del futuro. Conte avrebbe chiesto un ritocco dell’ingaggio e garanzie tecniche. La Juventus avrebbe solo parzialmente accettato le sue richieste, e Conte avrebbe chiaramente manifestato la volontà di andare via. Avrebbe chiesto di essere liberato, di giungere ad un accordo sulla parte economica relativa all’ultimo anno di contratto. La Juventus non avrebbe ceduto, forte dell’ultimo anno di contratto ancora in essere. Avrebbe imposto all’allenatore il rispetto del contratto stesso, forse sperando nelle dimissioni di Conte che avrebbero consentito un notevole risparmio sullo stipendio. Le parti giungono ad un traballante accordo, che viene sancito con un laconico tweet in cui si annuncia che Conte resta.
 
Ma cosa davvero è successo dal 20 maggio ad oggi? La verità non la sapremo mai, possiamo però raccogliere ancora una volta informazioni importanti dalle fonti. Una cosa è certa: una squadra come la Juventus non comincia la stagione con un allenatore in scadenza di contratto. I peggiori dietrologi abbinano questo comportamento alla imminente campagna abbonamenti. La società avrebbe chiesto a Conte di pensarci almeno fino alla fine dei Mondiali e della campagna rinnovi. Questa ipotesi potrebbe essere corroborata da due circostanze: la prima è nelle mosse di calciomercato che finora ha visto solo movimenti in uscita. La seconda dalla strana decisione di non fare il ritiro in altura e di disputare la prima amichevole solo il 30 luglio, ben 15gg dopo l’inizio del ritiro. Probabilmente la Juventus aspettava da Conte la decisione definitiva, per proporgli il rinnovo di un anno e cominciare la stagione con serenità.
 
Ecco quindi che il ritiro è cominciato e probabilmente le parti si erano date appuntamento in questi giorni proprio per la decisione finale e per il prolungamento, almeno di un anno, del contratto. Ma qualcosa deve essere andato per il verso sbagliato. Conte comunica la sua intenzione irrevocabile di dimettersi.  Sono passati circa due mesi, durante i quali l’allenatore ha guardato l’operato della società, e probabilmente si è anche guardato intorno per capire se ci fosse qualcuno in grado di pagargli lo stipendio che, dimettendosi, avrebbe perso alla Juventus. Ma anche l’aspetto tecnico deve averlo preoccupato. Probabilmente, come è giusto che sia, la società gli ha comunicato che non esistono incedibili e che, a prescindere dalle esigenze di bilancio, in realtà colmate in gran parte con le operazioni della prima parte del mercato, in presenza di “offerte indecenti” avrebbero ceduto Vidal o Pogba. Questa potrebbe essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
 
In ogni caso Antonio Conte da questa storia esce malissimo, lasciando una macchia indelebile sui suoi tre anni a Torino, ancorchè costellati da vittorie, record e qualche delusione internazionale. Da un allenatore e uomo del suo livello non mi sarei aspettato un comportamento del genere. Già i tira e molla del 2013 non mi erano piaciuti. Ma se vuoi andare via, non lo fai a ritiro iniziato. E’ una questione di rispetto verso i tifosi, e verso la società che, non dimentichiamolo, ti ha difeso a spada tratta nel corso di spiacevoli vicende giudiziarie. Ed è un privilegio che alla Juventus in tempi recenti è stato negato a gente che per 10 anni aveva vinto tutto. Ecco quindi che l’uomo Conte aveva il dovere di chiudere subito, e di mettere la società davanti alle proprie responsabilità. Tutti sono utili e nessuno è indispensabile. Antonio Conte a Torino ha fatto tantissimo, ma gli è mancata la ciliegina finale. Quella che lo avrebbe consacrato Juventinovero a prescindere. Invece questi due mesi ci restituiscono, al posto dell’uomo gobbo, un semplice allenatore di calcio, uno che è abituato a parlare di sé in prima persona durante le interviste, uno che spesso ci è sembrato sopra le righe dialetticamente, ma che abbiamo accettato e giustificato come si accettano e giustificano solo i figli prediletti, anche quando fanno qualche cazzata. E anche lui, nonostante tutto, qualche cazzata l'ha fatta.
 
Ha chiuso nel modo peggiore, ma questo non deve sminuire le responsabilità della società. Capisco le ragioni economiche che possono essere alla base di certi comportamenti, ma i fatti dicono che oggi, 16 luglio, la Juventus riparte da zero. E io spero che questo zero non sia uno zero assoluto. Spero che un minimo di programmazione, vista anche solo la probabilità statistica che questo evento potesse accadere, sia stata fatta. Un nuovo allenatore subito, che potrebbe essere Allegri, a quanto ho saputo, ma soprattutto una chiara strategia di calciomercato, per cominciare un nuovo ciclo.
 
Dimenticare Conte, adesso. Dimenticarlo in fretta.