Trecinquedue: il revival di un modulo "obsoleto“

Manca ancora una partita, la finalina è inutile contarla e, a meno che il commissario tecnico dell’Argentina, Alejandro Sabella, non decida di schierare la difesa a tre contro gli schiacciasassi tedeschi visti in semifinale, possiamo considerare molto probabilmente chiusa l’esperienza del 3-5-2 e della difesa a tre in generale a questi mondiali. È vero tuttavia che il tecnico ha già proposto lo schieramento con i tre centrali nella partita inaugurale del proprio torneo contro i bosniaci. E al tecnico che ha riportato l’Albiceleste in finale per la prima volta dai tempi di Maradona, non sarà certamente sfuggito lo schieramento con cui l‘Algeria agli ottavi mise in difficoltà la 'deutsche Elf': un 4-2-3-1 con marcatura a uomo a centrocampo per larghi tratti della partita, trasformato in copertura in un 5-3-1-1, con talvolta il mediano Mustefa nei centrali difensivi, talvolta Ghoulam bloccato molto stretto e Soudani a proteggere la fascia sinistra dei nordafricani.
Per l’Argentina si tratterebbe tuttavia di una modifica piuttosto radicale, dopo aver giocato quasi tutto il campionato con i quattro dietro. Oltretutto tale messa in pratica presupporrebbe il ri-utilizzo del Campagnaro visto in evidenti difficoltà contro la Bosnia, un centrocampo a quattro, tra cui due esterni di fascia e Messi e Lavezzi dietro Higuain. In alternativa Sabella dovrebbe ricorrere all’azzardo della "variante Barcellona“, con l’arretramento di Mascherano sulla linea difensiva, perdendone così a centrocampo lo straordinario rendimento, finora mostrato, di perno davanti alla difesa. Assieme ad un Messi spesso ispirato ed a qualche colpo da fuoriclasse di Di Maria, sicuramente uno dei principali fattori del successo della formazione sudamericana.

Data quindi la probabilità piuttosto remota di vedere ancora la difesa a tre in questo torneo, possiamo già ora fare un bilancio conclusivo del sistema ultimamente passato un po‘ di moda, ma adottato durante le ultime stagioni dall’allenatore vincente della Juve, Antonio Conte, e che in varie in forme più o meno paragonabili è comparso durante il Mondiale brasiliano in modo sorprendentemente continuo e con un certo successo. Delle formazioni che hanno adottato sistematicamente la difesa a tre in versione 3-5-2, 3-5-1-1, 3-4-1-2, 3-4-3 e via dicendo.
- l’Olanda si è arresa in semifinale ai calci di rigore, senza mai perdere una sola partita nei tempi regolamentari o supplementari;
- il Costa Rica, vera sorpresa del Mondiale, si è fermato nei quarti di finale, perdendo ai rigori contro l’Olanda nel confronto dei moduli con difesa a tre;
- il Chile con un acciaccato Vidal ha dovuto lasciare il Mondiale già negli ottavi di finale, sconfitto ai rigori dal Brasile di Neymar, dopo una partita combattuta finita 1-1 nei tempi di gioco;
- anche il Messico è uscito agli ottavi, battuto proprio come il Costa Rica dall’Olanda del maestro Van Gaal, nell’altro incontro "fratricida“ tra difese a tre. Sconfitta maturata in modo rocambolesco in una partita condotta per larga parte dai messicani e ribaltata dagli Oranje proprio nei minuti di recupero grazie prima ad un gol di Sneijder sugli sviluppi di un calcio da fermo e poi ad un discutibile calcio di rigore assegnato dall’arbitro per un dubbio fallo di Rafa Marquez su Robben.

Oltre alle quattro squadre citate, anche l‘Italia ha fatto ricorso al modulo tanto caro all’attuale tecnico salentino della Juventus. Il CT della nazionale azzurra, Prandelli, proprio nella partita del destino, dentro o fuori contro l’Uruguay, schierò una sorta di clone bianconero con in campo ben sei giocatori della formazione torinese, adottando un solido 3-5-2 che fino all'ingiusta espulsione di Marchisio aveva tenuto Caceres e compagni lontani dalla porta di Buffon.
E anche lo stesso Uruguay ha scoperto, strada facendo, il modulo con i tre difensori centrali. Prima nella partita vittoriosa proprio contro l’Italia con Caceres centrale aggiunto e poi riproponendo lo stesso schema nella partita persa negli ottavi di finale contro la Colombia.
Alle sei squadre fin qui nominate, va aggiunta, come detto, anche la finalista Argentina partita nel torneo con un 3-5-2 in cui trovarono spazio gli attaccanti Di Maria, Messi e Aguero, per poi virare sul 4-2-3-1.
Ci sono infine da menzionare, usando la terminologia molto diffusa del "falso“ (nueve), anche le diverse squadre che hanno spesso giocato con il "falso terzino“, come ad esempio l‘Algeria contro la Germania o "il falso mediano“ stile David Luiz o Pepe, per intenderci, spesso visto nel Chelsea o Real di Mourinho. Posizioni che sostanzialmente bloccano sistematicamente tre giocatori centralmente. Questo schema tuttavia non puo‘ essere considerato al pari della classica difesa a tre poiché durante la partita lascia piu‘ flessibilità nella scelta dello schema difensivo da adottare.

Per concludere, in questo Mondiale brasiliano quattro squadre su trentadue hanno sistematicamente adottato il modulo con una difesa a tre. Altre due lo hanno usato in circostanze cruciali del proprio percorso ed una è partita con l’idea di usare questo modulo, salvo poi cambiare in corsa.
Delle sedici squadre arrivate agli ottavi, quasi una su tre (ben cinque) hanno giocato con la difesa a tre. Di queste cinque, tre sono poi successivamente uscite tra ottavi e semifinali arrendendosi solo ai calci di rigore. E due delle cinque solo contro altre formazioni utilizzanti lo stesso modulo a tre.
Delle otto formazioni arrivate ai quarti, due, scontrandosi fra loro, giocavano a tre dietro. Quindi nel 2014, una delle quattro semifinaliste del Mondiale ha adottato questo schema di gioco "obsoleto“. Imbattuta sul campo nell’intera competizione, la squadra di punta si è dovuta poi accontentare della finalina avendo perso la lotteria dei calci di rigore.

L’apoteosi si avrebbe se domenica, contro ogni pronostico, Sabella decidesse di schierare in finale i tre dietro come, tra l’altro, avvenne nel 1986, quando l’Albiceleste guidata dalla "mano de Dios“ di Maradona, sconfisse a Città del Messico in finale la Germania di Beckenbauer. Non succederà, ma già così i sostenitori del caro vecchio solido modulo possono ritenersi soddisfatti: il Mondiale contemporaneo ha ancora una volta confermato che la scelta del modulo deve fare i conti con i giocatori a disposizione. E se è abbastanza diffuso l'utilizzo nelle squadre che per mancanza di qualità devono pensare soprattutto a difendersi, l'esempio dell'Olanda mostra che anche squadre che dispongono di veri e propri fuoriclasse possono adottare la difesa con tre centrali. A dispetto delle teorie un po‘ troppo integraliste secondo le quali in astratto vada sempre adottato un modulo con una base di quattro difensori.