Conte, Capello e la comunicazione della Juventus

Le parole di Capello. L'allenatore della Russia aveva detto essenzialmente due cose che non sono andate giù a Conte:
1) Che lui non è d'accordo col dare "castighi" alla propria squadra, in riferimento al giorno di riposo soppresso dopo il pareggio di Verona;
2) Che se la Juventus di Conte non va bene in Europa è perché gioca in un campionato "non allenante" in quanto di basso livello. Lui, ovviamente, nel 2005 e 2006 vinse due scudetti in un torneo di livello superiore e quindi in un campionato più "allenante".
Riguardo al punto 1), credo che buona regola di un allenatore sia quella di non mettere becco nel lavoro di un suo collega, lavoro del quale lui non può sapere nulla e quindi dovrebbe, quanto meno per buona educazione, esimersi dal dare giudizi. Capello fa l'opinionista per Fox Sports, quindi forse deve aver confuso per un momento la sua divisa da allenatore con quella di opinion man. Ovvio che a Conte questo abbia dato fastidio: lui segue con assoluta fedeltà la regola di non interferire nel lavoro dei suoi colleghi, inoltre il suo modo di lavorare è quello che ha portato in due anni la Juventus da due settimi a due primi posti.
Riguardo al punto 2), credo che Capello abbia ragione solo su un punto: che il livello del Campionato italiano sia molto calato, in maniera costante, nell'ultimo decennio. Ciò premesso, però, lui non è nella situazione di poter pontificare circa le prestazioni europee della Juventus. Quando l'ha allenata lui, la serie A era forse più "allenante" e, senza forse, aveva a disposizione una squadra molto più forte di quella di Conte: i risultati europei sono state due eliminazioni ai quarti di finale con annesse figuracce.
Inoltre: sicuri che gli avversari del biennio capelliano fossero davvero così probanti? A mio parere c'era solo un Milan di livello europeo (che infatti arrivò secondo entrambe le volte), ma per il resto non è che ci fossero grandi squadroni. Viceversa, Conte ha compiuto nel suo primo anno un vero capolavoro, prendendo una squadra che veniva da due anni disastrosi e vincendo contro il Milan di Ibrahimovic con una rosa non certo migliore e spezzando così la lunghissima egemonia di trionfi interni del campione svedese. Vero che nelle due stagioni successive, invece, la Juve è diventata nettamente la squadra più forte del lotto. Ma, comunque sia, vincere in Italia non è mai una passeggiata per nessuno. Mia sensazione è che i record battuti dalla Juventus contiana, ottenuti con un materiale tecnico decisamente inferiore a quello a disposizione di Capello, abbiano ridimensionato i risultati del biennio del tecnico goriziano che quindi, in maniera un po' puerile, ha provato a rispolverare i suoi gioielli sminuendo al rango di bigiotteria quelli altrui.
 
Le parole di Conte. Conte aveva quindi enormi argomenti per rispondere a Capello nel merito. Ha deciso di puntare su un concetto un po' etereo come quello della qualità del gioco. Credo fossero argomenti migliori quelli che ho provato a esprimere sopra, perché inoppugnabili. Il discorso del "bel gioco" è molto soggettivo. Io, nello specifico, sono d'accordo che la Juve di Conte giochi meglio di quella di Capello, ma capisco le ragioni di chi sostiene che conta solo il risultato e quindi Capello, vincendo due campionati, ha fatto il suo. Conte, partendo dal disprezzo per la qualità del gioco e facendosi travolgere dal livore personale nei confronti del suo collega (che probabilmente risiede anche nel fatto che, nel 2004, il suo avvento sulla panchina bianconera coincise con la conclusione della sua avventura da calciatore), ha poi esteso il discorso a quello del "lasciare il segno" nella storia della Juventus. Secondo lui lo hanno fatto la Juve di Lippi e quella del Trap, non quella di Capello (e fin qui personalmente sono abbastanza d'accordo). Poi, Conte è scivolato: "Di Capello alla Juve si ricordano solo due scudetti revocati". Lo ha detto su Sky, e l'ha detto molto male. Passando da una pay tv all'altra ha specificato correttamente che Calciopoli è stata una "stronzata" (cit.) e che quei due scudetti furono legittimi e stravinti meritatamente sul campo. Ma la frittata era fatta e il fianco al can can mediatico già prestato. Calciopoli è argomento troppo scottante, un nervo ancora scoperto, perché ci si possano permettere scivoloni di quel tipo. Ovvio che i cantori della farsa non aspettassero altro per strumentalizzare una (molto) presunta conversione di Conte alla vulgata calciopolista. Perché questa scivolata su un tema così delicato? Credo che Conte non abbia saputo gestire il rancore personale nei confronti di Capello e che l'abbia detta in maniera così brutale nel tentativo di ferire e sminuire il suo antagonista. Come quando, litigando, usiamo parole fuori luogo delle quali ci pentiamo a mente fredda. C'è un problema, però: Capello aveva parlato quattro giorni prima e Conte, che sapeva glielo avrebbero chiesto, ha avuto tutto il tempo per preparare una risposta adeguata che, ripeto, nel merito lo vedeva in possesso di argomenti fortissimi. E invece ha preso in pieno la buccia di banana. Questo ripropone sul tavolo l'annoso problema della società Juventus, quello della comunicazione.
 
Il problema mediatico e la comunicazione. Siamo alle solite. Perché della comunicazione della Juventus si deve occupare Antonio Conte? Ogni volta che c'è un terreno mediatico di polemica si lascia che a gestirlo sia l'allenatore. Una volta accadeva nelle conferenze stampa prepartita, ora che queste non si fanno più da qualche settimana ci pensa sempre Conte ma nel post partita, con ancora in corpo l'adrenalina dei 90 minuti e affrontando compiti che non dovrebbero essere suoi. Poi succedono pasticci come quello di ieri, e la società ancora una volta risulta essere la grande assente. Non c'è un dirigente che sappia comunicare con puntualità e precisione, le polemiche vengono fatte scivolare via durante la settimana e nel week end Conte se la sbriga come può e come sa. E' un sanguigno, un impulsivo, uno che non le manda a dire, ma certamente non è uno che sappia maneggiare tutte le leve della comunicazione alla perfezione. A volte fa godere per come rimette al suo posto qualche giornalista un po' troppo tifoso, altre volte esce fuori strada. Errori come quello di ieri passerebbero anche inosservati se la Juventus non fosse una società sempre nell'occhio del ciclone, con i media pronti a strumentalizzare ogni piccolo cavillo per creare polemiche. Può una grande società che si trova ad agire in questo tipo di ambiente continuare ancora, imperterrita, a trascurare il tema della comunicazione delegandolo sempre a chi di mestiere dovrebbe fare altro?


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