Juve-Chievo 2005: l'inizio di una corsa da 91 punti

Il 28 agosto 2005 Juventus e Chievo si affrontarono nel posticipo della prima giornata del campionato 2005/06.  Ai nastri di partenza la Juve si presentò dopo aver praticamente confermato in toto la squadra che solo quattro mesi prima si era laureata campione d’Italia, dopo un estenuante testa a testa col Milan di Ancelotti durato un’intera stagione. Il mercato estivo aveva allontanato da Torino Tacchinardi (destinazione Villareal), Ferrara (che aveva attaccato gli scarpini al chiodo) e Stephen Appiah, dirottato verso i turchi del Fenerbahçe. La somma incassata dalla cessione del ghanese costituì un piccolo tesoretto che Luciano Moggi aveva impiegato per dare a Capello quel centrocampista centrale da affiancare ad Emerson e che nella stagione precedente il tecnico di Pieris aveva fatto fatica ad individuare in Appiah, Tacchinardi o Blasi. Serviva un mediano di caratura internazionale, in grado di formare insieme ad Emerson una delle coppie di centrocampo più forti in Europa, e venne individuato nel francese Patrick Viera. Sotto la Mole, a parametro zero erano arrivati inoltre Kovac e  Giannichedda, ed anche Adrian Mutu, ingaggiato nel mercato di gennaio, ma fermo fino a maggio a causa di una squalifica per doping, poteva essere considerato un nuovo acquisto a tutti gli effetti. Negli ultimi giorni di mercato era inoltre arrivato Abbiati in prestito dal Milan per sostituire l’infortunato Buffon che ne avrebbe avuto almeno fino a gennaio.
Le premesse per bissare il successo dell’anno prima c’erano tutte, ed anche il pareggio pomeridiano del Milan ad Ascoli in un campo impanato ai limiti dell’impraticabilità serviva a Del Piero e compagni l’occasione per prendere le distanze dai rossoneri già alla prima giornata. 4-4-2  ormai collaudato per Capello con Ibrahimovic-Trezeguet tandem d’attacco, la nuova coppia Emerson-Viera in mezzo a fare da filtro agli inossidabili Cannavaro e Thuram. Anche il Chievo, con Pillon alla prima panchina in A, si presentò al “Delle Alpi” con uno speculare 4-4-2, che vedeva in Pellissier e Cossato la coppia offensiva.
La partenza della Juve fu abbastanza lenta, con Viera a gestire da subito tantissimi palloni da smistare sulle fasce a Camoranesi e Nedved che cercavano di allargare un Chievo troppo timido e abbottonato per far paura ai campioni d’Italia. Trezeguet ingaggiò da subito un personalissimo duello col portiere Fontana: l’ex interista vinse i primi duelli col francese, salvo poi perdere il terzo quando Trezegol si liberò di Mantovani e portò in vantaggio la Juve al 36’ con un colpo di testa dei suoi su cross di Zambrotta. Si andò così al riposo sull’1-0.
Nel secondo tempo Fontana fu costretto ad uscire per infortunio, mentre Capello, che al 7’ del primo tempo aveva già perso Zebina per un guaio muscolare, non fece nessun altro  cambio. Al 9’ ci fu l’unico sussulto del secondo tempo con Ibrahimovic e Trezeguet che, pestandosi i piedi, sciuparono una ghiottissima occasione per il 2-0. Il resto del secondo tempo fu caratterizzato da ritmi bassissimi e da una Juve in completo controllo di un match tutt’altro che spumeggiante, cosa che non toccò minimamente Fabio Capello, che nelle interviste post partita avrebbe dichiarato: “ A chi mi chiede dello spettacolo io rispondo che conta solo vincere, il resto sono chiacchiere.
Sarebbe stato il primo di nove successi consecutivi che avrebbero permesso a Capello e ai suoi ragazzi di eguagliare il record di vittorie consecutive a inizio torneo della Juve ’85-86 di Trapattoni. La prima di 27 vittorie che avrebbero permesso alla Signora di chiudere il campionato in testa con 91 punti. Poi sarebbe arrivato Guido Rossi, ma questa purtroppo è un’altra storia che vi abbiamo già raccontato per filo e segno.